Letteratura Italiana 800 – I Canti di Ossian
16 Febbraio 2013La crisi del sistema – di Laura Alberico
17 Febbraio 2013Anche agli occhi di un profano si evidenzia nel mondo animale una complessità sempre crescente, ma difficile è forse vedere il perché e come si sia verificato un salto qualitativo tra un organismo e un altro e a quali necessità ambientali risponda l’adattamento e il modo di vita di ciascuno.
Le molteplici variazioni non restano isolate bensì rispondenti a un complesso adattamento funzionale degli animali in genere e in particolare degli organismi inferiori. In origine, quando in qualche modo comparve la prima forma di vita sulla terra ( e a tale proposito molte sono le teorie materialistiche e non) non esisteva la differenziazione ma certamente l’autonomia pur nella semplicità strutturale. Le prime organizzazioni vitali trovarono nel bios acquatico la possibilità di sussistenza ed autoregolazione. Nel corso del tempo sono avvenuti cambiamenti di ordine chimico, biologico e fisico per far sì che l’adattamento funzionale dei primi organismi viventi si potenziasse in determinate condizioni ambientali. Le forme di vita attualmente presenti sulla terra ci permettono però di osservare come la complessità si sia accentuata con l’instaurarsi di nuovi habitat, di nicchie ecologiche sempre diverse. La selezione naturale, ancor prima della selezione sessuale, ha svolto un ruolo di primaria importanza in parallelo con i cambiamenti biologici menzionati. L’unità centrale da cui si sono originati tutti i processi di differenziazione primaria e secondaria è la cellula. Tutti gli organismi viventi compreso l’uomo sono composti da cellule. La cellula rappresenta una piccola centrale energetica ed autosufficiente e questo può essere compreso se si pensa che l’ameba che è un protozoo è composto da un’unica cellula. L’ameba vive e si riproduce concentrando in uno spazio microscopico le sue funzioni essenziali. Essendo questa una forma non differenziata non necessita di ulteriori complicazioni strutturali, anche la riproduzione, di tipo asessuale e senza variabilità genetica, permette un adattamento e una sopravvivenza fine a se stessa. L’ameba è un esempio come tanti nel mondo degli organismi unicellulari il cui studio è particolarmente interessante proprio perché rappresenta il primo stadio nell’evoluzione della vita animale. In questi organismi primitivi è assente qualsiasi organizzazione funzionale e l’esistenza di centri nervosi che presuppongono una progressiva e specifica funzione cellulare. Ciò nonostante si è visto come i protozoi reagiscano agli stimoli ambientali con movimenti chiamati ” tropismi” . Così i parameci sono attirati dalle bolle d’aria ( tropismo positivo per l’ossigeno) ma sfuggono l’anidride carbonica ( tropismo negativo). Lo studio collaterale degli organismi pluricellulari ci mostra come in questi organismi più cellule aventi lo stesso compito si uniscono insieme a formare tessuti e organi. Le funzioni vitali diventano specifiche e ogni cellula è affiancata da altre che compiono lo stesso lavoro. La complessità morfologica trova la sua giustificazione nella “speciazione” di gruppi cellulari già determinati allo stadio embrionale e potenzialmente coordinatori di funzioni specifiche. La riproduzione asessuale permane ancora ma si alterna a quella sessuale. Un tipico esempio è quello dei Celenterati che possiedono cellule sensoriali ciliate e veri e propri neuroni, cellule nervose di forma allungata che si trovano dislocate in diverse parti del corpo. Queste cellule sono sensitive e motrici, sono destinate cioè a convogliare il cibo nell’apparato boccale oppure presiedono al movimento. La prima organizzazione di centri nervosi la riscontriamo negli Acelomati o vermi piatti che possiedono una rete nervosa più vasta distribuita in tutto il corpo. Ad una estremità del corpo esistono due gangli primari ( gangli cerebrali) da cui si diramano i cordoni dove scorre l’impulso nervoso. I gangli cerebrali rappresentano un abbozzo di sistema nervoso centrale che non esisteva nei Celenterati. Questi centri rivestono una notevole importanza perché collegano le cellule sensoriali dell’epidermide ai nervi che regolano le contrazioni nervose. Accanto a questa nuova differenziazione cellulare è necessario ricordare che la riproduzione avviene quasi esclusivamente per via sessuale. Ciò conferma come la riproduzione sessuale si instaura come meccanismo di conservazione della specie in condizioni ambientali diverse da quelle primitive determinando l’adattamento funzionale degli organismi più evoluti. L’evoluzione morfologica si evidenzia nei vermi piatti con la comparsa, oltre che di un sistema nervoso autonomo, anche di un sistema digerente ed escretore. Con gli anellini o vermi metamerici il processo di perfezionamento si completa, il sistema nervoso è formato da una catena di gangli ventrali ( un paio per ogni metamero) legati tra loro da una connessura nervosa. Dai gangli si diramano i nervi periferici che arrivano in tutto il corpo dell’animale. Gli organi annessi al sistema nervoso si specializzano ed ecco che compare il primo abbozzo dell’occhio; le cellule visive si trovano raccolte in piccole fossette ricoperte, in alcune specie, da un cristallino e da un organo rifrangente. Gli stimoli ricevuti dalla cellule sensoriali sono trasmesse al cervello dai nervi sensitivi ( via afferente) e dal cervello partono degli ordini che comandano i nervi motori per coordinare i movimenti ( via efferente). Per concludere abbiamo visto come l’evoluzione strutturale del sistema nervoso negli organismi inferiori comprenda tappe graduali di perfezionamento e specializzazione. La natura adattativa e il cambiamento dell’habitat ha modificato la morfologia e l’anatomia di questi organismi e in particolare il sistema nervoso che si afferma sempre più nella scala evolutiva come centro di collegamento della vita di relazione.
Laura Alberico