Orgoglio di essere italiani
27 Gennaio 2019Angelo Stummo
27 Gennaio 2019di Silvia Sorrentino
Fair Play è il nome di un impegno ufficiale preso dalla FIFA per aumentare l’etica all’interno del calcio e per prevenire la discriminazione in questo sport. Gli intenti del Fair Play comunque, esulano dal mero contesto calcistico: oltre a cercare di ridurre il razzismo all’interno del calcio, il Fair Play è il supporto che la FIFA dà alle organizzazioni che cercano di migliorare le condizioni di vita nel mondo.
Il fair play è quindi un codice d’onore nato nel gioco del calcio, oggi presente in molti altri sport e non è solo il rispetto delle regole, ma viene riconosciuto come un modo di pensare che si basa sui concetti d’amicizia, della non violenza e della lealtà sia in campo sportivo che nella vita quotidiana. La FIFA e la UEFA hanno in più occasioni premiato coloro che hanno dimostrato di seguire attentamente i fondamenti del Fair Play.
Dall’anno 2007 proprio per rimarcare le regole non scritte del Fair Play, alla fine dello svolgimento delle partite di serie A è stato in Italia inserito il cosiddetto Terzo tempo, in cui i giocatori in fila stringono le mani dei Direttori di Gara, similmente a quanto accade da tempo alla fine nelle partite di Pallavolo e di Rugby. Questi gesti, queste promozioni servono a diffondere il più possibile gli ideali del Fair Play; la responsabilità di seguirlo e di emanciparlo è però compito di tutti: dalle organizzazioni sportive più piccole a quelle di Serie A come nel calcio, dagli insegnati e dagli alunni nelle scuole e a proposito di questo Il Comitato Nazionale Italiano ha emanato una serie di diritti del ragazzo.
Carta dei Diritti del Ragazzo nello Sport
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Diritto di divertirsi e di giocare;
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Diritto di fare sport;
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Diritto di beneficiare di un ambiente sano;
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Diritto di essere trattato con dignità;
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Diritto di essere circondato ed allenato da persone competenti;
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Diritto di seguire allenamenti adeguati ai suoi ritmi e di avere i giusti tempi di riposo;
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Diritto di misurarsi con giovani che abbiano le medesime probabilità di successo;
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Diritto di partecipare a competizioni adatte alla sua età;
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Diritto di praticare il suo sport in assoluta sicurezza;
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Diritto di non essere un campione.
Il Comitato Nazionale Italiano (CONI), inoltre, si è impegnato e si impegna quotidianamente a:
-diffondere il concetto di fair play nelle organizzazioni sportive;
-promuovere l’inserimento del principio del fair play negli statuti delle organizzazioni sportive;
-incoraggiare la Scuola, gli Enti, le Organizzazioni Sportive nella promozione del fair play;
-segnalare particolari esempi di fair play per riconoscimenti ufficiali;
-istituire riconoscimenti ufficiali per: gesti, carriere, promozioni significative dal punto di vista del fair play;
-svolgere attività di natura culturale volte alla diffusione ed alla propaganda dell’idea di sport, dei suoi ideali e valori, effettuate anche mediante iniziative promozionali a carattere organizzativo, di stampa ed affini;
-svolgere attività di natura scientifica finalizzate alla conoscenza ed all’approfondimento del fenomeno sportivo sul piano teorico e pratico;
-difendere lo sport dai pericoli della droga e del doping;
-svolgere propaganda per evitare la violenza nelle manifestazioni sportive.
Il fair play, dal punto di vista morale, è un modo per essere soddisfatti di ciò che facciamo: una vittoria leale e lecita è sicuramente più soddisfacente che una ottenuta con imbrogli, inganni e falsità. Nel mondo del calcio, è recente il caso Calciopoli”.
Lo scandalo del calcio italiano del 2006 è stato, in ordine di tempo, il terzo grande scandalo (dopo quello del 1980, noto come Calcioscommesse e quello del 1986, noto come Secondo calcioscommesse o Calcioscommesse 2) a investire il mondo del calcio italiano, anche se come portata ed effetti è stato certamente maggiore dei primi due. Definito dalla stampa ironicamente Calciopoli, Calciocaos o anche Moggiopoli si dipanò, secondo le risultanze processuali, tra il 2004 e il 2006, emerse il 2 maggio 2006 a seguito di alcune intercettazioni operate dal tribunale di Torino e soprattutto da quello di Napoli, nei confronti delle dirigenze di quattro club italiani: Juventus, Fiorentina, Lazio e Milan. Sotto accusa in un secondo filone d’indagini anche la Reggina e l’Arezzo. L’accusa principale era di illecito sportivo, verificato nel tentativo di aggiustare le designazioni arbitrali per determinati incontri di campionato o di intimidire (o corrompere) gli arbitri assegnati affinché favorissero le azioni conclusive di una squadra a danno dell’altra.
Una parte di intervista a L.Moggi:
Titolo del giornale: Moggi: L’ex dg della Juventus parla a 360 gradi: dalle intercettazioni alla nazionale di Donadoni, da Calciopoli allo scudetto dell’Inter maturato grazie ai favori arbitrali ottenuti dai nerazzurri ai danni della Roma”
Anche su questo argomento, però, ci sono stati dubbi e contraddizioni, non arrivando mai ad una soluzione chiara e precisa.
Giornalista: Quante verità sono emerse con Calciopoli?”
Moggi: La vera storia di Calciopoli è da riscrivere: almeno per il 60%”.
Un altro esempio, tratto dalla quotidianità, può essere l’uso della violenza o favoreggiamenti, presenti in quasi tutti i campi. Per evitare tutto ciò, il Fair play insegna a vedere l’avversario una persona che come me vuole giocare lealmente e non deve essere visto come un nemico da combattere e sconfiggere brutalmente”. Nonostante tutto, però, un pizzico di sana ambizione serve nello sport come nella vita e aiuta ad affrontare le situazioni più difficili.
Il Fair play deve essere un atteggiamento spontaneo, non una regola da seguire perché è stata imposta; questo atteggiamento si manifesta, infatti, semplicemente: soccorrendo un giocatore ferito o incoraggiando i compagni o i concorrenti.