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27 Gennaio 2019Gomorra
27 Gennaio 2019di Melissa Galloni
Con il termine feudalesimo si intendono sia i rapporti giuridico politici basati sul vassallaggio, sia una particolare organizzazione economica.
Il tutto partì da Carlo Magno, che si dovette confrontare con i nobili franchi (riconoscenti l’autorità del sovrano entro certi limiti) perché voleva dare un’organizzazione efficiente al suo impero.
Così si diede impulso all’antica tradizione del vassallaggio che consisteva in un rapporto di dipendenza fra il signore e i suoi vassalli (=servitori). Costoro offrivano il loro sostegno militare in cambio di un feudo e questo legame di fedeltà si basava su sei parole: incolume (per non danneggiare corporalmente il signore); sicuro (per non danneggiarlo nelle sue cose segrete); onesto (per non danneggiarlo nella giustizia); utile (per non danneggiarlo nei suoi possessi); facile o possibile (per non rendere difficile al signore ciò che potrebbe fare).
Il sistema feudale, quindi, si basava su un giuramento che doveva essere fatto dal vassallo: quest’ultimo, in ginocchio, metteva le mani congiunte in quelle del signore ed esprimeva la sua volontà (atto di omaggio).
A questo punto il signore faceva rialzare il vassallo e gli metteva in mano un oggetto sacro e recitava il giuramento (fase di giuramento).
Poi seguiva la consegna al vassallo di un simbolo del feudo (fase di investitura).
Questo vincolo non poteva essere violato e, in caso contrario, il vassallo sarebbe stato chiamato “fellone”.
I primi vassalli di Carlo Magno, divenuti potenti, ebbero a loro volta altri vassalli e venne dunque a costituirsi una grande rete di subordinazione.
I legami di vassallaggio erano forti e solitamente rispettati, ma non rappresentavano una rete di relazioni precise e stabili. Le entità territoriali su cui i signori esercitavano il loro potere erano spesso cellule dai contorni sfuggenti e mutevoli, disposte l’una dentro l’altra in un groviglio intricato di relazioni non di rado vaghe e mal definite. Cera il caso di vassalli che dipendevano da più signori, oppure di feudi inglobati in un territorio più vasto senza che tra i rispettivi signori ci fossero rapporti di vassallaggio. Cerano inoltre signori che possedevano terre e servi in zone il cui controllo militare era assicurato da un altro signore, e così via.
Il risultato era un sistema molto più fluido di quanto saremmo portati a immaginare.
In origine il feudo era revocabile ossia alla morte di un vassallo, il signore aveva il diritto di recuperare il beneficio e di assegnarlo ad altri ma dopo la morte di Carlo Magno tutto cambiò.
Nell’887, infatti, Carlo il Calvo emanò il capitolare di Quierzy, con il quale si riconosceva l’ereditarietà di feudi maggiori, ossia di quelli attenti dal sovrano.
Successivamente ciò fu esteso a tutti i feudi e, solo nel 1037 fu emanata la “Constitutio de Feudis” da Corrado II il Salico ma ne riconosceva la situazione di fatto ormai consolidata.
Fonti: – Profili di Storia Antica e Medievale”
– Signoria e feudalesimo
– Monumenta Germaniae Historica, Constitutione et acta publica imperatorum et regum.
Melissa Galloni