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27 Gennaio 2019Francesco Colasanti
27 Gennaio 2019Michel Foucault (1926-1984), uno dei più influenti filosofi del XX secolo, ha analizzato le trasformazioni del potere nella modernità, mettendo in luce nuove forme di controllo sociale che si esercitano sui corpi e sulla vita stessa.
Tra i concetti chiave del suo pensiero, il biopotere occupa una posizione centrale, poiché descrive un cambiamento radicale nel modo in cui il potere si relaziona agli individui e alle popolazioni.
Il Biopotere: Definizione e Origine
Il termine biopotere, introdotto da Foucault ne La volontà di sapere (1976), indica l’emergere di tecniche e strategie di potere finalizzate non più alla mera repressione, ma alla gestione della vita biologica. Questo passaggio segna un’evoluzione storica: se il potere sovrano tradizionale si esercitava attraverso il diritto di “far morire o lasciar vivere,” il biopotere si configura come la capacità di “far vivere o lasciar morire.”
Il biopotere agisce su due livelli:
- L’anatomo-politica del corpo umano, focalizzata sull’individuo e sulla regolazione dei suoi comportamenti (ad esempio, tramite discipline come la medicina, l’educazione e l’organizzazione del lavoro).
- La biopolitica della popolazione, che si concentra su fenomeni collettivi come la natalità, la mortalità, la salute pubblica e la gestione delle risorse.
Potere e Modernità: Dal Sovrano al Governo della Vita
Foucault colloca l’emergere del biopotere nell’Europa del XVII e XVIII secolo, in concomitanza con lo sviluppo dello Stato moderno e delle scienze biologiche. A partire da questo periodo, il potere si interessa non solo alla regolamentazione dei corpi individuali, ma anche alla gestione della popolazione come totalità biologica. Questo interesse si traduce in un insieme di pratiche volte a ottimizzare la vita: vaccinazioni, politiche igieniche, censimenti, e controllo demografico sono esempi di dispositivi biopolitici.
La modernità è quindi caratterizzata da una duplice articolazione del potere: il controllo disciplinare sugli individui e il controllo biopolitico sulle masse. Questa trasformazione implica che il potere non opera più soltanto attraverso la coercizione, ma si insinua nei dettagli della vita quotidiana, configurandosi come una forza produttiva, capace di plasmare comportamenti, norme e desideri.
Il Biopotere nel Contesto Contemporaneo
Foucault sottolinea come il biopotere sia profondamente legato al capitalismo, poiché il controllo della vita diventa funzionale all’efficienza economica. La regolazione dei corpi e delle popolazioni serve a garantire la produttività del lavoro, la crescita demografica e la stabilità sociale. Questa connessione tra biopotere e economia si riflette nelle politiche statali contemporanee, in cui la gestione della salute, del benessere e della sicurezza gioca un ruolo cruciale.
Esempi moderni di biopotere possono essere rintracciati in fenomeni quali:
- Le campagne vaccinali su larga scala.
- Le misure di contenimento durante le pandemie.
- Le politiche di controllo delle migrazioni.
- Le biotecnologie e le loro implicazioni etiche (ad esempio, la clonazione e la manipolazione genetica).
- L’uso dei big data per monitorare e prevedere comportamenti umani.
Resistenza e Critica al Biopotere
Nonostante il biopotere si presenti come una forma di governo che mira a preservare e ottimizzare la vita, Foucault mette in guardia contro i suoi effetti normalizzanti e disciplinari. Il biopotere, infatti, rischia di ridurre l’individuo a un oggetto di gestione, eliminando spazi di libertà e autonomia.
Questa critica si collega al concetto di biopolitica della morte, o thanatopolitica, in cui la gestione della vita si rovescia nel controllo della morte: genocidi, guerre, e politiche di esclusione diventano strumenti per preservare la “purezza” della popolazione. Foucault cita come esempio il razzismo di Stato, che giustifica la soppressione di alcune vite per garantire la prosperità di altre.
Conclusione
Il concetto di biopotere, introdotto da Michel Foucault, offre una lente potente per analizzare le trasformazioni del potere nella modernità e le sue implicazioni nella vita quotidiana. La capacità del potere di gestire la vita biologica – intervenendo sul corpo e sulla popolazione – solleva questioni etiche e politiche di estrema rilevanza. In un’epoca di crescente controllo tecnologico e biologico, il pensiero di Foucault rappresenta un invito a riflettere criticamente sul rapporto tra potere, libertà e vita.
Michel Foucault e il Biopotere, sintesi di Elena Fortini
Nei suoi primi scritti Foucault si propone di portare alla luce epistemi che hanno informato la storia europea dal cinquecento in poi. Le griglie epistemiche distinte da F. sono fondamentalmente tre: quella rinascimentale, quella classica e quella moderna. Quella su cui insiste maggiormente F. è l’ultima poiché è proprio in questa che l’uomo è nato”. In precedenza non esisteva la peculiare figura moderna dell’uomo come oggetto-soggetto di scienza. Questa nascita epistemica dell’uomo ha tuttavia qualcosa di paradossale in quanto non può fare a meno di accompagnarsi ad una simultanea morte epistemica dell’uomo. Questa dissoluzione dell’uomo soggetto trova il suo esito più emblematico nel dominio del linguaggio, in cui è apparso finalmente chiaro che chi parla non è l’individuo ma la parola stessa. In un secondo momento F. di concentrò sui nessi esistenti fra sapere e potere. F. è andato mettendo a punto una genealogia del potere impegnata a portare alla luce la dinamica dei microsistemi di potere operanti nella società. Il potere è ovunque e abita in ognuno ma i puti di resistenza ad esso risiedono dappertutto. Il potere è positivo in quanto è una rete produttiva di sapere.
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