Nebbia di Giovanni Pascoli
28 Dicembre 2019Pianto antico di Giosuè Carducci
28 Dicembre 2019introduzione, analisi, commento e parafrasi della poesia “Funere mersit acerbo” di Giosuè Carducci
Introduzione: “Funere mersit acerbo” è una poesia di Giosuè Carducci, poeta italiano del XIX secolo. Il titolo, in latino, significa “Lo sommerse una morte prematura” ed è tratto dall’Eneide di Virgilio. La poesia fa parte della raccolta “Rime Nuove” e fu scritta nel 1871 in seguito alla morte del figlio primogenito di Carducci, Dante.
Analisi: La poesia è composta da 14 versi in endecasillabi, strutturati in due quartine e due terzine, seguendo lo schema delle rime ABAB ABAB CDC DCD. Il componimento è un sonetto, una forma poetica tradizionale italiana.
Il poeta si rivolge al fratello defunto, sepolto in una collina toscana, per annunciargli l’imminente arrivo di suo figlio nell’aldilà. Il tono è elegiaco e malinconico, caratterizzato da un profondo dolore per la perdita del bambino.
Commento: Questa poesia è un’espressione intensa del dolore personale di Carducci per la perdita del figlio. Il poeta crea un dialogo immaginario tra i morti, collegando la sua perdita presente con quella passata del fratello. L’uso di immagini naturali (la collina fiorita, l’erba del sepolcro) contrasta con il tema della morte, creando una tensione emotiva.
Il componimento riflette anche temi tipici della poesia carducciana, come il legame con la terra toscana e il confronto tra la vita e la morte. La figura del bambino che gioca inconsapevole della sua fine imminente aggiunge un elemento di tragica ironia alla poesia.
Testo e Parafrasi:
Testo
O tu che dormi là su la fiorita E’ il fanciulletto mio, che a la romita Ahi no! giocava per le pinte aiole, Vostre rive lo spinse. Oh, giú ne l’adre |
Parafrasi:
Il poeta si rivolge al fratello sepolto sulla collina toscana fiorita, chiedendogli se ha sentito un pianto gentile. Spiega che è il suo bambino che bussa alla porta della tomba. Il figlio, che portava lo stesso nome del fratello defunto, sta per morire giovane come lui. Il poeta ricorda come il bambino giocasse felice, ignaro del suo destino, quando improvvisamente la morte lo ha avvolto. Chiede quindi al fratello di accogliere il figlio nell’aldilà, mentre il bambino cerca ancora la luce del sole e chiama la madre. La poesia si conclude con un’immagine di grande pathos, rappresentando il bambino che, anche dopo la morte, cerca ancora la vita e l’affetto materno.
|
Funere mersit acerbo (solo testo)
O tu che dormi là su la fiorita
Collina tósca, e ti sta il padre a canto;
Non hai tra l’erbe del sepolcro udita
Pur ora una gentil voce di pianto? 4
E’ il fanciulletto mio, che a la romita
Tua porta batte: ei che nel grande e santo
Nome te rinnovava, anch’ei la vita
Fugge, o fratel, che a te fu amara tanto. 8
Ahi no! giocava per le pinte aiole,
E arriso pur di visïon leggiadre
L’ombra l’avvolse, ed a le fredde e sole 11
Vostre rive lo spinse. Oh, giú ne l’adre
Sedi accoglilo tu, ché al dolce sole
Ei volge il capo ed a chiamar la madre. 14