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Gandhi, l’istruzione e lo Schema di Wardha
Uno degli aspetti meno noti ma fondamentali del pensiero di Mohandas Karamchand Gandhi riguarda la sua visione dell’istruzione, strettamente legata alla sua filosofia di vita e alla costruzione di una società equa e autosufficiente. Questa visione trovò forma concreta nello Schema di Wardha, un piano educativo innovativo presentato durante una conferenza tenutasi nel 1937 nella città indiana di Wardha.
L’educazione secondo Gandhi
Per Gandhi, l’istruzione non era solo un mezzo per ottenere conoscenze, ma uno strumento per la trasformazione morale e spirituale dell’individuo. Egli riteneva che il sistema educativo imposto dai britannici fosse alienante, elitario e finalizzato a creare una classe di burocrati servili. Propose, invece, un’educazione pratica, incentrata sui bisogni della comunità e capace di promuovere valori di autodisciplina, lavoro e semplicità.
La sua idea di educazione era radicata in tre principi fondamentali:
- Centralità del lavoro manuale: Gandhi credeva che il lavoro produttivo, come la tessitura o l’agricoltura, dovesse essere il fulcro dell’educazione. Ciò non solo rendeva l’apprendimento pratico, ma promuoveva anche l’autosufficienza economica.
- Educazione morale e spirituale: Per Gandhi, l’istruzione doveva formare il carattere, insegnando valori come la verità (satya), la nonviolenza (ahimsa) e la cooperazione.
- Lingua madre: L’insegnamento doveva essere impartito nella lingua madre degli studenti, per rafforzare il legame con la propria cultura e comunità.
Lo Schema di Wardha
Lo Schema di Wardha, sviluppato a seguito di una conferenza educativa guidata da Gandhi, tradusse queste idee in un programma pratico. Le principali caratteristiche dello schema erano:
- Educazione basata sul lavoro produttivo: Ogni scuola avrebbe integrato il lavoro manuale, come la tessitura o la lavorazione del legno, nel curriculum. Il lavoro non era solo un mezzo per coprire i costi della scuola, ma anche un modo per collegare l’apprendimento al mondo reale.
- Educazione gratuita e universale: Gandhi sosteneva che l’istruzione dovesse essere gratuita per tutti i bambini fino ai 14 anni, con un focus particolare sui villaggi, dove viveva la maggior parte della popolazione indiana.
- Semplicità e autosufficienza: Le scuole avrebbero insegnato abilità pratiche utili per la vita quotidiana, come l’agricoltura, il cucito e la lavorazione artigianale, per incoraggiare l’autonomia delle comunità rurali.
- Educazione integrale: Il programma mirava a sviluppare non solo le capacità intellettuali, ma anche quelle fisiche, morali e spirituali, creando individui completi e responsabili.
Le critiche e i limiti
Nonostante la sua visione rivoluzionaria, lo Schema di Wardha affrontò diverse critiche. Alcuni intellettuali lo accusarono di essere troppo utopistico e inadatto a una società moderna. Altri temevano che l’enfasi sul lavoro manuale potesse limitare le opportunità di avanzamento sociale per gli studenti delle classi più povere. Inoltre, la mancanza di risorse e infrastrutture rese difficile l’attuazione pratica dello schema su larga scala.
L’eredità educativa di Gandhi
Sebbene il sistema educativo gandhiano non sia stato pienamente adottato, i suoi principi hanno influenzato profondamente il discorso sull’istruzione in India e nel mondo. L’idea che l’educazione debba essere legata ai bisogni locali, promuovere valori etici e incoraggiare l’autosufficienza rimane rilevante, soprattutto in contesti di sviluppo rurale.
In un mondo sempre più globalizzato, la visione di Gandhi ci ricorda l’importanza di un’istruzione radicata nella cultura locale, che valorizzi la dignità del lavoro e formi cittadini responsabili e consapevoli.
Lo Schema di Wardha, nonostante le sue sfide, rappresenta un faro di ispirazione per ripensare l’educazione come uno strumento di giustizia sociale e progresso umano.
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Audio Lezioni di Storia moderna e contemporanea del prof. Gaudio
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