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27 Gennaio 2019Le condizioni dell’arte per Gaudì da limitazione diventano occasione
dalla tesina “La finzione artistica: veicolo di verità?” di Samuele Gaudio
Esame di Stato 2010
Una caratteristica dell’opera d’arte, e quindi della finzione artistica, è che si attua concretamente, nel senso che la finzione deve sempre avere a che fare con la realtà, in quanto un’opera d’arte è concreta. Un esempio è il fatto che deve sottostare alle coordinate di spazio e tempo, alle regole a cui è sottoposta la realtà, regole di causa – effetto, se la si vuole rendere più verosimile. Per un verso, queste condizioni potrebbero essere considerate delle limitazioni che opprimono, delimitano il potere creativo e comunicativo dell’opera d’arte. D’altra parte, però, possono essere considerate, a seconda del punto di vista dell’artista appunto, come degli elementi da sfruttare all’interno della propria costruzione artistica, e diventarne un pilastro, nel senso cha basandosi su di esse si può articolare la finzione. Un esempio può chiarire il concetto.
Per l’architettura, la forza di gravità è sempre stata una limitazione, in quanto gli architetti sono obbligati a costruire edifici che si autosostengano, e questo implica limiti, soprattutto riguardo all’altezza di una architettura. In epoca gotica si è voluto conferire una tensione verticale alle chiese, inserendo l’elemento dell’arco a ogiva, le costruzioni presentavano altezze mai raggiunte precedentemente da quella tipologia di edificio. Ma questo aspetto è stato possibile solo grazie alla presenza di contrafforti, o archi rampanti che disperdessero il peso verso il basso e non verso l’esterno, con il risultato però che questi elementi di sostegno ingombravano parte dello spazio fruibile.
E esemplificativo il modo in cui Gaudì guarda alla condizione della gravità, non come una limitazione a cui opporsi, ma come qualcosa da cui imparare, perché comunque esistente, e quindi necessaria e positiva, non limitativa. Questo suo punto di vista lo portò a concepire il metodo costruttivo della catenaria”. Gaudì ha chiesto alla gravità stessa come poter sviluppare un edificio verticalmente, con il minore ingombro orizzontale possibile. Egli osservò come una corda che presenti dei pesi, come una collana, sotto la forza della gravità, si piega secondo una curva simile ad una parabola. Quindi scoprì, ovvero trovò” da un dato reale il metodo più efficace per creare strutture autosostenibili, questo non era né l’architrave classica, né l’arco a tutto sesto romano, né logiva gotica, ma la forma che naturalmente un filo con dei pesi assume sotto l’azione stessa della forza di gravità, forza contro la quale le architetture sembrava dovessero imporsi. Questo fatto esemplifica l’idea di cosa sia realmente un’opera d’arte secondo il concetto di invenzione, contrapposta alla concezione per cui un’opera d’arte è risultante della creazione dell’estro artistico e geniale di un singolo uomo che ha saputo concepire dal nulla una cosa nuova. Uninvenzione, invece, trova le sue radici dall’osservazione della realtà.
Nelle opere di Gaudì infatti un elemento fondamentale, e subito visibile, è limitazione della natura, sia nelle sculture che riproduce nei suoi edifici, come nella facciata della Sagrada Famiglia, sia nei metodi costruttivi, come abbiamo visto, che imitano le leggi con cui la gravità opera nella realtà. Il concetto di imitazione si lega a quello di invenzione, perché limitazione non è la copia della realtà, parte da una cosa reale esistente, ma non è la copia di una cosa reale esistente, da essa può attingere le risorse grazie a cui la finzione si rinnova, cresce e si arricchisce.
Gaudì e limitazione della realtà
Limitazione della natura per Gaudì è fondamentale. Questa indagine sul mondo è visibile, dicevamo, sia a livello decorativo estetico (forme animali, simboliche, ecc) sia a livello strutturale. Degli esempi visibili sono Casa Milà e Casa Batlò, le quali sembrano diventare dei corpi organici, i cui muri si muovono secondo il respiro della luce, che entra nelledificio e viene riflessa e colorata dai variopinti elementi, sui vetri colorati, basati sulle linea di forza di come si sviluppa la natura
Gaudì definisce l’originalità come il tornare alle origini”. Proprio in questo senso, le sue opere sono innovative, nuove e originali, perché Gaudì non si pone come obbiettivo quello di stupire l’osservatore usando linguaggi ricercatamente anticonvenzionali e scioccanti, ma perché egli compie una ricerca su ciò che si trova davanti e che lo colpisce di più.
Il rapporto con la natura è stato decisivo per Gaudì sin dalla nascita, perché egli soffriva di malattie che lo indebolivano. Ma a causa di quella condizione che sembrerebbe unicamente limitatoria iniziò a ricercare nell’ambiente dove era isolato, nella natura circostante, le cose che più lo colpivano, che trovava dopo una lunga osservazione.
Queste cose trovate da piccolo e che lo stupivano, come animali, piante, elementi naturali, furono successivamente tradotte in immagini nella sua produzione artistica, arricchendosi di significati simbolici e religiosi, che non venivano quindi applicati, quasi appiccicati sull’oggetto, ma che nascevano dalla sua esperienza personale.
Antoni Gaudì Facciata della Sagrada Familia” (1881 – )- Barcellona
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