Resoconto finale del dialogo con Agostino, dal Secretum di Francesco Petrarca R…
4 Agosto 2015Decameron di Giovanni Boccaccio – di Carlo Zacco
4 Agosto 2015
Vita. Anche la vita di Giovanni Boccaccio è segnata da una frattura
profonda, che determina un cambiamento negli interessi e nella scrittura.
Questa frattura si colloca intorno al 1848, anni della peste a Firenze,
che uccide molti suoi parenti e amici.
profonda, che determina un cambiamento negli interessi e nella scrittura.
Questa frattura si colloca intorno al 1848, anni della peste a Firenze,
che uccide molti suoi parenti e amici.
–
la vita artistica di Boccaccio può quindi essere divisa in due periodi:
fino a più o meno il 1350, e dopo questa data;
la vita artistica di Boccaccio può quindi essere divisa in due periodi:
fino a più o meno il 1350, e dopo questa data;
–
la prima fase più sperimentale, e legata al volgare;
la prima fase più sperimentale, e legata al volgare;
–
la seconda fase più tradizionalista, e legata al latino e
all’amicizia con Petrarca.
la seconda fase più tradizionalista, e legata al latino e
all’amicizia con Petrarca.
Prima fase. Nella prima fase le esperienze più importanti sono legate a due
città: Napoli e Firenze (quindi si parla di fase
napoletana e fase fiorentina).
Infanzia a Firenze (1313-1327)
Infanzia. Boccaccio nasce a Firenze, nel 1313. Il padre (Boccaccino
di Chelino) è un ricco commerciante fiorentino;
–
Giovanni in realtà è un figlio illegittimo, nato al di fuori del
matrimonio, ma il padre si occupa comunque di lui, e procura che il figlio abbia
una prima istruzione a Firenze:
Giovanni in realtà è un figlio illegittimo, nato al di fuori del
matrimonio, ma il padre si occupa comunque di lui, e procura che il figlio abbia
una prima istruzione a Firenze:
–
dapprima in casa, poi presso un maestro privato (Domenico da
Strada) che gli infonde l’amore per Dante e la Commedia.
dapprima in casa, poi presso un maestro privato (Domenico da
Strada) che gli infonde l’amore per Dante e la Commedia.
Periodo Napoletano (1327-1340)
A Napoli. All’età di 11 anni si trasferisce a Napoli. Il padre
infatti era diventato socio in affari con i Bardi;
–
i Bardi erano banchieri fiorentini, ed avevano una sede a Napoli,
poiché erano anche i principali finanziatori degli angioini;
i Bardi erano banchieri fiorentini, ed avevano una sede a Napoli,
poiché erano anche i principali finanziatori degli angioini;
1)
L’apprendistato. In un primo momento Giovanni inizia un periodo di
apprendistato presso i Bardi, stando al banco, ma non dimostra
alcuna inclinazione per il lavoro di bancario; era più portato per gli
studi;
L’apprendistato. In un primo momento Giovanni inizia un periodo di
apprendistato presso i Bardi, stando al banco, ma non dimostra
alcuna inclinazione per il lavoro di bancario; era più portato per gli
studi;
2)
Università. Il padre allora lo iscrive alla facoltà di diritto
canonico, che frequenta per due anni (1330-31);
Università. Il padre allora lo iscrive alla facoltà di diritto
canonico, che frequenta per due anni (1330-31);
3)
La vita di corte. Durante gli studi viene attratto anche dalla
elegante e raffinata vita di corte: partecipa alla «dolce vita»
delle brigate giovanili, tra conversazioni mondane, amori frivoli;
La vita di corte. Durante gli studi viene attratto anche dalla
elegante e raffinata vita di corte: partecipa alla «dolce vita»
delle brigate giovanili, tra conversazioni mondane, amori frivoli;
– nel frattempo entra anche in contatto con la letteratura che girava in
quell’ambiente: la letteratura cortese e i romanzi francesi, che
lì erano molto diffusi;
quell’ambiente: la letteratura cortese e i romanzi francesi, che
lì erano molto diffusi;
– frequenta assiduamente anche la biblioteca di corte, e si appassiona
anche di letteratura latina: studia da autodidatta;
anche di letteratura latina: studia da autodidatta;
4)
La scrittura. Inizia anche a scrivere, in volgare:
inventa anche un mito letterario sulla propria persona, nel quale
si dichiarava nato a Parigi, e innamorato (infelicemente) di una certa
Fiammetta, dietro la quale i biografi hanno voluto vedere una
figlia illegittima del Re Roberto d’Angiò.
La scrittura. Inizia anche a scrivere, in volgare:
inventa anche un mito letterario sulla propria persona, nel quale
si dichiarava nato a Parigi, e innamorato (infelicemente) di una certa
Fiammetta, dietro la quale i biografi hanno voluto vedere una
figlia illegittima del Re Roberto d’Angiò.
Opere del periodo Napoletano
Il pubblico cortese. Le opere del periodo napoletano sono legate,
naturalmente, alla vita di corte, e al pubblico dei cortigiani che
ne facevano parte, in particolare le donne.
–
la scrittura di queste opere nasce sempre da un elemento biografico dell’autore,
cioè da un amore privato, che viene trasfigurato e proiettato in un
universo letterario.
la scrittura di queste opere nasce sempre da un elemento biografico dell’autore,
cioè da un amore privato, che viene trasfigurato e proiettato in un
universo letterario.
Le opere. Per le opere di questo periodo gli studiosi parlano di «sperimentalismo»,
cioè della tendenza a sperimentare generi letterari diversi, mescolandoli
anche tra loro:
–
i critici parlano anche di stile mescidato, cioè
«mescolato», indicando con questo termine la tendenza a mescolare tra loro
generi e motivi letterari diversi; di stile mescidato si parla anche in
riferimento al Decameron.
i critici parlano anche di stile mescidato, cioè
«mescolato», indicando con questo termine la tendenza a mescolare tra loro
generi e motivi letterari diversi; di stile mescidato si parla anche in
riferimento al Decameron.
Il Filocolo
Scrittura. L’opera più significativa di questo periodo è il Filocolo:
romanzo in prosa in cinque libri, scritto forse nel 1337.
Occasione. Il racconto parte da un dato biografico: la richiesta da
parte di Maria (la figlia di Roberto d’Angiò che verrà chiamata Fiammetta nelle
poesie d’amore) di raccontare la storia di Floro e Biancifiore.
La storia. Floro e Biancifiore sono due ragazzini che crescono insieme alla
corte di un re saraceno, Felice.
–
Florio è il figlio del Re;
Florio è il figlio del Re;
–
Biancifiore invece è orfana: il padre era stato ucciso dai
soldati del Re stesso; la madre era stata per questo accolta alla corte del
Re, ma era morte poco dopo.
Biancifiore invece è orfana: il padre era stato ucciso dai
soldati del Re stesso; la madre era stata per questo accolta alla corte del
Re, ma era morte poco dopo.
–
Floro e Biancifiore a un certo punto (leggendo l’Ars Amandi di Ovidio), si
innamorano, ma il re si oppone al loro amore, e fa vendere Biancifiore come
schiava ad un ammiraglio di Alessandria, e là viene condotta;
Floro e Biancifiore a un certo punto (leggendo l’Ars Amandi di Ovidio), si
innamorano, ma il re si oppone al loro amore, e fa vendere Biancifiore come
schiava ad un ammiraglio di Alessandria, e là viene condotta;
–
A questo punto Floro inizia la sua fatica d’amore, la cosiddetta
quete, l’inchiesta amorosa, ovvero la ricerca della donna
amata: si cambia il nome in Filocolo (appunto: fatica d’amore), e parte;
A questo punto Floro inizia la sua fatica d’amore, la cosiddetta
quete, l’inchiesta amorosa, ovvero la ricerca della donna
amata: si cambia il nome in Filocolo (appunto: fatica d’amore), e parte;
–
dopo varie avventure arriva ad Alessandria: viene a sapere che Biancifiore si
trova nascosta su una torre, vi si introduce, viene scoperto e
condannato a morte;
dopo varie avventure arriva ad Alessandria: viene a sapere che Biancifiore si
trova nascosta su una torre, vi si introduce, viene scoperto e
condannato a morte;
–
se non che, si scopre che l’ammiraglio che tiene prigioniera Biancifiore è un
parente di Floro, che acconsente quindi che i due si sposino.
se non che, si scopre che l’ammiraglio che tiene prigioniera Biancifiore è un
parente di Floro, che acconsente quindi che i due si sposino.
–
Il romanzo si conclude con la conversione di Floro, che promette di
tornare dal padre (Felice) solo se anche questi si convertirà; Felice si
converte, e Floro viene incoronato Re.
Il romanzo si conclude con la conversione di Floro, che promette di
tornare dal padre (Felice) solo se anche questi si convertirà; Felice si
converte, e Floro viene incoronato Re.
Rapporto col padre. In questo episodio gli studiosi hanno voluto vedere un
elemento autobiografico che riflette il rapporto di Boccaccio con il padre.
Il primo periodo fiorentino (1340-1350)
Rientro a Firenze. Nel 1341 la collaborazione tra il padre di
Giovanni e i Bardi finisce, e la famiglia si sposta di nuovo a Firenze.
–
Boccaccio rimpiangerà spesso il periodo di spensieratezza di cui aveva
potuto godere alla corte angioina di Napoli;
Boccaccio rimpiangerà spesso il periodo di spensieratezza di cui aveva
potuto godere alla corte angioina di Napoli;
–
A Firenze Boccaccio cerca un’occupazione stabile (presso qualche
famiglia), ma senza grandi risultati;
A Firenze Boccaccio cerca un’occupazione stabile (presso qualche
famiglia), ma senza grandi risultati;
–
intanto si inserisce nella vita culturale cittadina e scrive varie opere
in volgare, alcune delle quali molto influenzate dalla Commedia dantesca (Amorosa
visione, Commedia delle Ninfe);
intanto si inserisce nella vita culturale cittadina e scrive varie opere
in volgare, alcune delle quali molto influenzate dalla Commedia dantesca (Amorosa
visione, Commedia delle Ninfe);
Peste. Nel 1348 a Firenze giunge la peste, che stermina la famiglia
di Boccaccio (muoiono sia il padre che la matrigna, nonché molti amici stretti);
–
dopo il ’48 avvengono due fatti importanti:
dopo il ’48 avvengono due fatti importanti:
1)
inizia a scrivere il Decameron;
inizia a scrivere il Decameron;
2)
conosce Francesco Petrarca, col quale instaurerà una
profonda amicizia;
conosce Francesco Petrarca, col quale instaurerà una
profonda amicizia;
Dopo questi due fatti il percorso intellettuale e artistico di Boccaccio
prenderà una piega nuova.
prenderà una piega nuova.
Opere del primo periodo fiorentino
Nuovo pubblico. A Firenze il pubblico è diverso: non più quello
nobile della corte Angioina, ma quello borghese della città, per giunta dotata
di una ricca tradizione letteraria in volgare.
Nuovi generi. Boccaccio continua a sperimentare, a mescidare,
includendo tra i suoi interessi generi diversi, che all’epoca erano molto
diffusi in toscana:
–
la letteratura allegorico-didattica (Brunetto Latini);
la letteratura allegorico-didattica (Brunetto Latini);
–
la cronaca (Dino Compagni);
la cronaca (Dino Compagni);
–
la novellistica (Il Novellino, il Libro dei Sette Savi);
la novellistica (Il Novellino, il Libro dei Sette Savi);
Commedia delle Ninfe Fiorentine
Storia. La storia è situata in un ambiente idillico-pastorale in
prossimità dell’Arno. Il protagonista è Ameto, un pastore rozzo e grossolano.
–
a un certo punto Ameto incontra sette ninfe, e si innamora di una di
loro, Lia;
a un certo punto Ameto incontra sette ninfe, e si innamora di una di
loro, Lia;
–
durante una celebrazione in onore di Venere, le sette Ninfe si radunano intorno
ad Ameto, e gli raccontano delle storie (Decameron);
durante una celebrazione in onore di Venere, le sette Ninfe si radunano intorno
ad Ameto, e gli raccontano delle storie (Decameron);
–
tra queste storie ce ne sono due che hanno carattere celebrativo: una (quella di
Fiammetta) narra le origini mitologiche di Napoli; l’altra (quella di Lia) le
origini di Firenze; questo è un tipico esempio di stile mescidato, che mescola
tematica erotica e celebrativa;
tra queste storie ce ne sono due che hanno carattere celebrativo: una (quella di
Fiammetta) narra le origini mitologiche di Napoli; l’altra (quella di Lia) le
origini di Firenze; questo è un tipico esempio di stile mescidato, che mescola
tematica erotica e celebrativa;
Senso allegorico. Alla fine delle narrazioni, Ameto è sottoposto a un bagno
purificatore, dopo il quale egli risulta ingentilito e raffinato, e può
comprendere il senso della vicenda di cui è stato protagonista:
1)
le sette ninfe sono la rappresentazione allegorica delle quattro virtù
cardinali e delle tre teologali;
le sette ninfe sono la rappresentazione allegorica delle quattro virtù
cardinali e delle tre teologali;
2)
le sette storie rappresentano la possibilità per l’uomo di avvicinarsi a
conoscere Dio attraverso la conoscenza e l’insegnamento;
le sette storie rappresentano la possibilità per l’uomo di avvicinarsi a
conoscere Dio attraverso la conoscenza e l’insegnamento;
Il piacere della narrazione. La struttura allegorica è però un mero
involucro: l’elemento preponderante è quello novellistico, che punta sul piacere
nel raccontare, e sulla volontà di intrattenere il lettore con delle storie
appassionanti.
Il Ninfale Fiesolano
Genere. E’ un poemetto in ottave con cui Boccaccio canta le origini
mitologiche di Firenze e di Fiesole.
–
i protagonisti del poemetto sono Africo e Mensola, i cui discendenti sarebbero
stati in seguito fondatori delle città;
i protagonisti del poemetto sono Africo e Mensola, i cui discendenti sarebbero
stati in seguito fondatori delle città;
–
Africo e Mensola sono anche due fiumi, che, nel racconto di Boccaccio, i
fondatori avrebbero dato in ricordo dei due progenitori antichi.
Africo e Mensola sono anche due fiumi, che, nel racconto di Boccaccio, i
fondatori avrebbero dato in ricordo dei due progenitori antichi.
Trama. Un giorno Africo, un giovane pastore, vede da lontano alcune ninfe in
un bosco, e si innamora di una di loro, Mensola, e vorrebbe cercarla e sposarla;
–
il padre di lui cerca di distoglierlo, poiché sa che le ninfe sono consacrate a
Diana, ma Africo persevera;
il padre di lui cerca di distoglierlo, poiché sa che le ninfe sono consacrate a
Diana, ma Africo persevera;
–
su consiglio di Venere, Africo si traveste da donna; si mescola tra le ninfe, e
violenta Mensola;
su consiglio di Venere, Africo si traveste da donna; si mescola tra le ninfe, e
violenta Mensola;
–
questa è disperata per aver disobbedito a Diana, ma nonostante ciò continua a
vedere Africo, finché non ne resta incinta;
questa è disperata per aver disobbedito a Diana, ma nonostante ciò continua a
vedere Africo, finché non ne resta incinta;
–
una ninfa più grande suggerisce a Mensola di nascondere la propria gravidanza,
ma contemporaneamente smettere di vedere il giovane; Mensola segue il
consiglio;
una ninfa più grande suggerisce a Mensola di nascondere la propria gravidanza,
ma contemporaneamente smettere di vedere il giovane; Mensola segue il
consiglio;
–
Africo, per la disperazione si uccide, gettandosi nel fiume che poi prenderà il
suo nome;
Africo, per la disperazione si uccide, gettandosi nel fiume che poi prenderà il
suo nome;
–
Mensola partorisce, e viene scoperta da Diana, che la trasforma in fiume a sua
volta.
Mensola partorisce, e viene scoperta da Diana, che la trasforma in fiume a sua
volta.
L’elegia di Madonna Fiammetta
Genere elegiaco. E’ l’opera più matura di Boccaccio prima del Decameron. Il
genere è quello dell’elegia, ma si tratta di un’opera in prosa, in cui la
protagonista, Fiammetta, parla in prima persona, e racconta alle altre
donne il proprio dramma d’amore. L’opera è metà tra confessione e lamento.
Il mescidato. Lo stile Mescidato qui si ritrova nella
commistione di generi:
–
l’epistola: di fatto si tratta di una lunga lettera indirizzata alle donne, da
parte di Fiammetta;
l’epistola: di fatto si tratta di una lunga lettera indirizzata alle donne, da
parte di Fiammetta;
–
l’elegia: il lamento d’amore;
l’elegia: il lamento d’amore;
–
il romanzesco: perché Fiammetta racconta anche alcune sue vicende.
il romanzesco: perché Fiammetta racconta anche alcune sue vicende.
Trama. La storia è ambientata a Napoli. Fiammetta è una donna sposata, ma è
innamorata di Panfilo, ed è da lui ricambiata;
–
A un certo punto Panfilo si trova a dover partire per Napoli, e promette a
Fiammetta che tornerà dopo quattro mesi, e non la tradirà;
A un certo punto Panfilo si trova a dover partire per Napoli, e promette a
Fiammetta che tornerà dopo quattro mesi, e non la tradirà;
–
Tuttavia, durante l’assenza di Panfilo, a Fiammetta iniziano a giungere notizie
ambigue e contrastanti riguardo ad un possibile tradimento da parte di lui:
Tuttavia, durante l’assenza di Panfilo, a Fiammetta iniziano a giungere notizie
ambigue e contrastanti riguardo ad un possibile tradimento da parte di lui:
–
qui inizia il vero e proprio dramma di Fiammetta, che è totalmente in preda a
sentimenti e ipotesi contrastanti, e alle oscillazioni del suo stato d’animo,
dovute all’incapacità di distinguere realtà e apparenza;
qui inizia il vero e proprio dramma di Fiammetta, che è totalmente in preda a
sentimenti e ipotesi contrastanti, e alle oscillazioni del suo stato d’animo,
dovute all’incapacità di distinguere realtà e apparenza;
–
a tutto ciò si aggiunge il fatto che Fiammetta deve fingere davanti al marito,
che, vedendola in queste condizioni disperate, la crede malata, e cerca di farla
curare.
a tutto ciò si aggiunge il fatto che Fiammetta deve fingere davanti al marito,
che, vedendola in queste condizioni disperate, la crede malata, e cerca di farla
curare.
–
L’unica soluzione per Fiammetta è quella di scrivere, e cercare, ci operare
un’analisi profonda del suo io attraverso la scrittura.
L’unica soluzione per Fiammetta è quella di scrivere, e cercare, ci operare
un’analisi profonda del suo io attraverso la scrittura.
Lo stile. Lo stile è molto elevato, con numerose citazioni di autori latini
(Ovidio, Boezio, Virgilio, Seneca);
–
questo innalzamento di stile è dovuto al carattere «scottante» della materia
trattata, e con questo Boccaccio vuole evitare di stuzzicare il suscettibile
moralismo della borghesia fiorentina.
questo innalzamento di stile è dovuto al carattere «scottante» della materia
trattata, e con questo Boccaccio vuole evitare di stuzzicare il suscettibile
moralismo della borghesia fiorentina.
Il secondo periodo fiorentino (1351-1360)
Il Decameron. All’indomani della Peste Boccaccio scrive il Decameron, che
costituisce, di fatto, la sintesi di tutte le sperimentazioni degli anni
precedenti.
La Svolta. A partire al 1351 inizia un periodo molto importante, poiché
intervengono altre novità:
1)
l’amicizia con Petrarca: i due si erano conosciuti nel ’50 a
Firenze, e iniziano una stretta amicizia; da questa amicizia crescerà in
Boccaccio l’interesse per gli studi umanistici e la filologia;
l’amicizia con Petrarca: i due si erano conosciuti nel ’50 a
Firenze, e iniziano una stretta amicizia; da questa amicizia crescerà in
Boccaccio l’interesse per gli studi umanistici e la filologia;
– un segno di ciò è visibile in un viaggio a Napoli: Boccaccio
aveva sempre cercato di ritornarvi, e di trovare un’occupazione in modo da
potervisi stabilire;
aveva sempre cercato di ritornarvi, e di trovare un’occupazione in modo da
potervisi stabilire;
– all’inizio degli anni ’50 vi si reca; non cava un ragno dal buco, ma visita
la biblioteca di Montecassino, e sappiamo che in quell’occasione inizia a
trascrivere alcuni codici;
la biblioteca di Montecassino, e sappiamo che in quell’occasione inizia a
trascrivere alcuni codici;
– altro fatto importante, è l’interesse per gli studi di greco: stringe
i rapporti con un certo Leonzio Pilato, maestro di Greco, e fa in modo che
questi si sposti a Firenze ad insegnare lì questa lingua: è la prima ?classe’
di greco d’Europa;
i rapporti con un certo Leonzio Pilato, maestro di Greco, e fa in modo che
questi si sposti a Firenze ad insegnare lì questa lingua: è la prima ?classe’
di greco d’Europa;
2)
il comune di Firenze comincia ad affidargli incarichi molto
prestigiosi:
il comune di Firenze comincia ad affidargli incarichi molto
prestigiosi:
– ad esempio: missioni diplomatiche presso il papa ad Avignone, per convincerlo
a ritornare a Roma;
a ritornare a Roma;
Ritiro a Certaldo. Nel 1360 inizia la carriera ecclesiastica,
e diventa chierico:
–
questo ruolo non prevedeva mansioni particolarmente gravose, e dava in cambio
una buona rendita, sicché Boccaccio può dedicarsi solamente allo studio e alla
scrittura (la bella vita, insomma);
questo ruolo non prevedeva mansioni particolarmente gravose, e dava in cambio
una buona rendita, sicché Boccaccio può dedicarsi solamente allo studio e alla
scrittura (la bella vita, insomma);
–
nel ’61 si ritira a Certaldo, facendo alcuni viaggi (Avignone, Napoli).
nel ’61 si ritira a Certaldo, facendo alcuni viaggi (Avignone, Napoli).
–
Muore nel 1375 a Certaldo: era malato di obesità e scabbia.
Muore nel 1375 a Certaldo: era malato di obesità e scabbia.
Opere del secondo periodo fiorentino
Opere in Latino. Mostrano la nuova vocazione umanistica; scrive diverse
opere in latino:
–
De mulieribus claris: rassegna di donne famose: raccolta di
106 biografie di donne dall’antichità ei suoi tempi (personaggi biblici, della
mitologia romana e greca, storici);
De mulieribus claris: rassegna di donne famose: raccolta di
106 biografie di donne dall’antichità ei suoi tempi (personaggi biblici, della
mitologia romana e greca, storici);
–
Genealogia deorum gentilium. Una specie di dizionario dei
miti. E’ la raccolta più completa e filologicamente rigorosa di miti classici
disponibile all’epoca.
Genealogia deorum gentilium. Una specie di dizionario dei
miti. E’ la raccolta più completa e filologicamente rigorosa di miti classici
disponibile all’epoca.
–
Bucolicum Carmen. Raccolta di 16 egloghe, in esametri latini, dove
in un’ambientazione pastorale si possono intravedere riferimenti alla realtà
attuale; sulla scia di Petrarca.
Bucolicum Carmen. Raccolta di 16 egloghe, in esametri latini, dove
in un’ambientazione pastorale si possono intravedere riferimenti alla realtà
attuale; sulla scia di Petrarca.
–
Traduzione in latino della Griselda.
Traduzione in latino della Griselda.
Opera in Volgare. Oltre al Decameron (capolavoro assoluto), le opere in
volgare più importanti di questo periodo sono:
1)
Il Corbaccio. Il titolo deriva da corvo,
corvaccio, richiama una figura di malaugurio;
Il Corbaccio. Il titolo deriva da corvo,
corvaccio, richiama una figura di malaugurio;
– è un’opera apertamente misogina, contro le donne, che ribalta le
posizioni filogine che Boccaccio ha tenuto fino ad allora;
posizioni filogine che Boccaccio ha tenuto fino ad allora;
– è un’opera a metà tra la satira; il vituperium contro le
donne; il viaggio allegorico.
donne; il viaggio allegorico.
– con quest’opera Boccaccio vuole più che altro ribadire la propria
conversione letteraria: non più verso temi mondani, ma temi elevati, propri di
un intellettuale umanista;
conversione letteraria: non più verso temi mondani, ma temi elevati, propri di
un intellettuale umanista;
2)
Il Trattatello in laude di Dante. E’ un’opera in volgare;
una biografia di Dante. Che Boccaccio ha successivamente anteposto ad un
commento della Commedia Dantesca, cioè la trascrizione di letture
pubbliche della Commedia che aveva fatto nel ’70 a Firenze.
Il Trattatello in laude di Dante. E’ un’opera in volgare;
una biografia di Dante. Che Boccaccio ha successivamente anteposto ad un
commento della Commedia Dantesca, cioè la trascrizione di letture
pubbliche della Commedia che aveva fatto nel ’70 a Firenze.