Gabriele D’Annunzio. Vita e opere
28 Dicembre 2019X Agosto di Giovanni Pascoli
28 Dicembre 2019Giovenale (Decimo Giunio Giovenale), vissuto tra il I e il II secolo d.C., è uno dei più celebri poeti satirici della letteratura latina.
Le sue opere, conosciute come Satire, sono una feroce critica alla società romana del suo tempo, caratterizzate da un tono amaro, ironico e spesso violento. Giovenale esplora la corruzione morale e la decadenza dei costumi romani con un’invettiva aggressiva che ha reso i suoi versi celebri e incisivi.
Vita di Giovenale
Poco si sa della vita di Giovenale, e la maggior parte delle informazioni proviene da fonti tarde o da indizi presenti nelle sue opere. Si pensa che sia nato ad Aquino (nell’attuale Lazio) attorno al 50 d.C. e che abbia vissuto durante il regno degli imperatori Domiziano, Nerva, Traiano e Adriano. Si ipotizza che abbia svolto una carriera nella vita pubblica o militare, ma queste informazioni sono incerte.
Le sue Satire rappresentano il cuore della sua produzione e sono considerate un esempio estremo della satira latina, un genere che aveva avuto illustri predecessori come Lucilio e Orazio, ma che in Giovenale raggiunge una forma molto più aspra e caustica.
Le Satire
Le Satire di Giovenale sono divise in sedici componimenti che affrontano una vasta gamma di temi legati alla corruzione morale, politica e sociale della Roma imperiale. L’invettiva giovenaliana è caratterizzata da uno stile vigoroso, intenso e moralista, ed è principalmente indirizzata contro i vizi della società romana, come l’avarizia, il lusso sfrenato, l’ipocrisia, l’abuso di potere, la decadenza della nobiltà, e la degradazione dei costumi sessuali.
Le satire di Giovenale si distinguono dalle precedenti forme di satira latina per il loro tono feroce e indignato. Mentre Orazio utilizzava una satira più bonaria e ironica, Giovenale attacca la società romana con violenza e disprezzo. Egli esprime l’idea che la Roma del suo tempo sia completamente degenerata e irrecuperabile, dominata dalla corruzione, dall’immoralità e dal degrado. Le sue opere non sono mai leggere, ma sempre impregnate di uno spirito moralista esasperato.
1. Satira I: La corruzione generale
Nella prima satira, Giovenale si presenta e spiega le ragioni del suo impegno satirico. Egli lamenta che il mondo è così corrotto che la satira è l’unica risposta possibile. L’autore dichiara di voler denunciare i vizi e le assurdità della sua società, e si chiede ironicamente come si possa restare in silenzio di fronte a tanto degrado.
“Difficile est saturam non scribere” (“È difficile non scrivere satire”) è una delle frasi emblematiche di questa satira, che esprime lo spirito di ribellione morale che anima l’intera opera di Giovenale.
2. Satira III: L’invettiva contro Roma
Una delle satire più celebri è la Satira III, in cui Giovenale mette in bocca al personaggio di Umbricio un lungo monologo che descrive la decadenza di Roma. Umbricio, un vecchio romano, decide di abbandonare la città per trasferirsi in campagna, poiché Roma è diventata insopportabile a causa della corruzione, della criminalità e della degenerazione morale. Viene descritto un quadro desolante della capitale, dominata da stranieri e caratterizzata da ingiustizie e soprusi.
L’autore usa Umbricio per esprimere una nostalgia per un passato in cui Roma era virtuosa e moralmente sana, contrapponendo questa immagine all’immoralità del presente.
3. Satira VI: Contro le donne (Misoginia)
La Satira VI è una delle più discusse, poiché è un’invettiva feroce contro le donne. Giovenale accusa le donne romane di essere corrotte, infedeli, lussuriose e dedite a ogni sorta di vizi. L’intera satira è pervasa da un forte tono misogino, che riflette un punto di vista estremo sul ruolo delle donne nella società romana. Tuttavia, al di là dell’apparente misoginia, la satira è anche una denuncia della decadenza generale dei costumi, e non solo delle donne.
Esempi di violente invettive si trovano in frasi come “Qualis artifex pereo”, che colpiscono per la loro brutalità e portano alla luce l’indignazione morale di Giovenale.
4. Satira X: La vanità dei desideri umani
Un’altra satira celebre è la Satira X, in cui Giovenale riflette sulla vanità dei desideri umani. Qui, denuncia la futilità delle aspirazioni comuni come la ricchezza, il potere, la bellezza e la lunga vita, poiché tutto questo porta solo infelicità. È in questa satira che Giovenale pronuncia una delle sue frasi più famose: “Mens sana in corpore sano” (“Una mente sana in un corpo sano”), esprimendo il desiderio di un equilibrio tra benessere fisico e spirituale, il vero obiettivo a cui l’uomo dovrebbe aspirare.
Questa satira ha un carattere più filosofico rispetto ad altre, e Giovenale qui invita l’uomo a cercare la saggezza e la moderazione invece di inseguire desideri effimeri.
Stile e Tecniche Satiriche
Lo stile di Giovenale è caratterizzato da un linguaggio crudo e diretto, senza eufemismi o mezze misure. Utilizza immagini forti, a volte scioccanti, per evidenziare la corruzione della sua epoca. Il tono è spesso amaro e disperato, e Giovenale mostra una completa sfiducia nella possibilità di miglioramento della società.
Le sue satire sono ricche di figure retoriche, come l’ironia e l’iperbole, e spesso usa il paradosso per mettere in evidenza le contraddizioni del mondo romano. La sua satira non risparmia nessuno: imperatori, nobili, donne, avvocati, stranieri, artisti e filosofi sono tutti bersagli delle sue invettive.
Temi Principali
- Corruzione morale: La società romana è dipinta come profondamente corrotta e decadente, con personaggi che incarnano i vizi peggiori, come l’avidità, la lussuria e l’ipocrisia.
- Nostalgia per il passato: Giovenale spesso guarda con rimpianto al passato, quando Roma era virtuosa e forte. Egli sente che la gloria di Roma è ormai un ricordo lontano, sostituita da una società depravata.
- Critica sociale: Le satire di Giovenale sono uno specchio impietoso della società romana, e le sue invettive colpiscono tanto i potenti quanto i comuni cittadini. Non c’è speranza o redenzione per Giovenale: la società è in uno stato irreversibile di degenerazione.
- Misoginia e critica delle donne: Anche se oggi la Satira VI può essere letta come profondamente misogina, è anche un riflesso della decadenza generale che Giovenale attribuisce a tutti, non solo alle donne. Tuttavia, la violenza con cui attacca le donne romane è significativa, e il poeta le ritrae come portatrici di disordine sociale.
Giudizio e Influenza
Giovenale è spesso visto come il campione dell’indignazione morale, un poeta che non teme di attaccare apertamente i mali della sua società. Le sue satire sono amare e pessimistiche, con una visione cupa del mondo, e il suo stile violento ha affascinato molti scrittori successivi. Sebbene sia difficile non considerare il suo tono eccessivamente aggressivo, la sua abilità retorica e la sua capacità di evocare immagini potenti sono innegabili.
Giovenale ha avuto una grande influenza sulla satira successiva, soprattutto nel Rinascimento e nel Neoclassicismo, quando scrittori come Samuel Johnson e Jonathan Swift hanno ripreso i suoi temi e il suo stile.
Conclusione
Giovenale rappresenta una delle voci più potenti e indignate della letteratura latina. Le sue satire sono un grido di rabbia contro la corruzione e la decadenza della Roma imperiale, e attraverso la sua invettiva feroce, ci offre un quadro vivido della società del suo tempo. Il suo pessimismo morale, unito alla sua abilità retorica, rende le Satire di Giovenale uno dei testi più influenti della letteratura satirica, capace