Fleur Jaeggey
27 Gennaio 2019Programma svolto di Italiano
27 Gennaio 2019Giulio Augusto Levi nacque a Torino il 23 novembre 1879. Studiò all’università di Torino laureandosi nel 1903 con una tesi in storia antica. Si laureò poi anche in Filosofia. Dal 1904 al 1938 insegnò nelle scuole medie superiori; la legge razziale lo tolse dalla cattedra del Liceo-Ginnasio “Galileo” di Firenze. Riottenne l’insegnamento nel 1944, e negli anni successivi, con la revisione dei concorsi universitari, gli fu riconosciuto il diritto di cattedra. Divenne così professore ordinario di Storia della Letteratura Italiana. Morì nel 1951.
Levi è considerato uno dei più grandi studiosi di Leopardi. Diceva di lui Attilio Momigliano, nella sua Antologia della letteratura italiana: “Leopardi, come l’ha capito il Levi, nessuno”. Levi ha scritto una Storia del pensiero di Giacomo Leopardi (1911), un’edizione commentata dei Canti (1921 ristampata fino al 1962), e una monumentale biografia intitolata Giacomo Leopardi (1931) e Ragione e sentimento nel Leopardi, lettera aperta al prof. M.Fubini. In quest’ultima opera afferma che “il problema fondamentale della interpretazione del Leopardi consiste nelle relazioni del poeta col cristianesimo (pag.231).
E riguardo al canto “Alla sua donna”, che egli giudica la chiave di volta di tutto l’itinerario spirituale di tutta l’espressione poetica leopardiana afferma: “In questo canto si cela un pensiero più alto: il pensiero che la delizia delle anime elette si confonde col loro tormento; è l’amore d’un bene che non si può attingere: l’impervia lontananza glielo rende sommamente amabile, perché il loro amore vi riconosce il carattere del divino e dell’infinito a cui tende.” (G.A.Levi Giacomo Leopardi pp.223-224)
“Egli [sempre Leopardi in “Alla sua donna”] sente che di tante miserie basterebbe a consolarlo, solo che potesse serbarne l’immagine, il suo fantasma divino; divino non solo per la spirituale bellezza, ma perché non è dato d’incontrarlo incarnato quaggiù: non fa bisogno di rilevare la tendenza manifestamente mistica di quest’ultimo pensiero (G.A.Levi introduzione ai Canti).
Infatti di un’interpretazione, se non mistica, certamente religiosa di Leopardi in molti, tra cui autorevoli studiosi come Ezio Raimondi ed Elio Gioanola, sentono finalmente il bisogno.