Orgoglio di essere italiani
27 Gennaio 2019Angelo Stummo
27 Gennaio 2019Prima, seconda e terza guerra di indipendenza in Italia nell’ottocento di Silvia Sorrentino
PRIMA GUERRA D’INDIPENDENZA
nel 1849
nessun risultato
SECONDA GUERRA D’INDIPENDENZA
nel 1859,
vengono annessi Toscana, Emilia, Romagna, Modena e Parma (mancano Lazio e Roma, Veneto e Trentino)
TERZA GUERRA D’INDIPENDENZA
nel 1866
l’Italia aiuta la Prussia: ricompensa: annessione del Veneto
DATE IMPORTANTI
1849 Prima guerra d’Indipendenza
1854 Guerra di Crimea
1856 Accordo di Plombiers fra Cavour e Napoleone III
1859 Seconda guerra d’Indipendenza
1860 Garibaldi parte con i Mille e conquista il Sud
17 marzo 1861 Unità d’Italia
1861 (6 giugno) muore Cavour
1864 Sillabo: Pio IX condanna il Liberalismo,
1864 Garibaldi prova a scendere verso Roma
1865 Firenze capitale su accordo con Napoleone III
1866 Terza Guerra d’Indipendenza
1867 Garibaldi riprova a scendere verso Roma
1870 la Prussia sconfigge la Francia e Napoleone III lascia il trono
1870 (20 settembre) conquista di Roma
1871 Legge delle Guarentigie per il papa, Roma capitale
Riassunto seconda e terza guerra d’indipendenza:
CAVOUR è il ministro dell’agricoltura del governo sabaudo, è il capo del partito liberale moderato e diventerà primo ministro.
Nel 1854 Cavour trova il modo di inserire la questione italiana a livello europea. Si offre infatti di mandare un contingente numero di soldati che intervenissero nella guerra di Crimea, che vedeva opposti la Russia, la Turchia, Gran Bretagna e Francia.
Nel 1856, Cavour venne invitato a prender parte al Congresso di Parigi, dove denunciò il malgoverno austriaco e degli altri regnanti.
Nel giro di questi anni, infatti c’erano state diverse rivolte nella Lunigiana, a Mantova con i martiri di Belfiore e la più importante a Sapri, vicino Salerno, nella quale Mazzini e Pisacane si trovarono alleati e dove quest’ultimo morì. Aspettavano l’aiuto delle truppe che non arrivò e furono attaccati dall’esercito borbonico e dai contadini che li avevano scambiati per banditi. Nel 1857 Mazzini fondò la Società Nazionale. Nel 1858 Felice Orsini, repubblicano, attaccò alla vita di Napoleone III per vendicarsi del suo intervento del 1849 a Roma. Prima di essere processato chiese scusa all’imperatore attraverso una lettera e chiese di sostenere la causa italiana. Fu così che Cavour convinse Napoleone III a stipulare un accordo il 20 luglio 1858 a Plombiers: la Francia sarebbe intervenuta a fianco del regno piemontese solo se l’Austria avesse attaccato per prima e in cambio dei territori di Nizza e Savoia. I piemontesi pur di conquistare i territori austriaci, spostarono i loro campi militari sui confini lombardo-veneti e provocarono l’Austria che mandò un ultimatum, ma esso fu respinto e l’Austria fu costretta a dichiarare guerra il 26 aprile 1859. l’Austria fu sconfitta a Magenta Solferino e San Martino. Intanto Firenze, Modena e Parma chiedevano l’annessione al Piemonte dove aver scacciato i propri principi. Napoleone III vide così infrangersi il suo sogno e stipulò l’armistizio di Villafranca in segreto con l’Austria in modo che Vittorio Emanuele II fu costretto a firmarlo. La successiva Pace di Zurigo stabiliva che l’Austria avrebbe ceduto alla Francia e poi al Piemonte la Lombardia; i territori del centro tornavano ai principi spodestati e il Veneto rimaneva all’Austria. Cavour diede le dimissione sconfitto dal risultato scarso della guerra. Venne però richiamato perché i territori del centro volevano l’annessione al Piemonte e contemporaneamente Napoleone III pretendeva Nizza e la Savoia. Fecero quindi un accordo secondo il quale Nizza e la Savoia sarebbero andati alla Francia solo se i territori centrali fossero stati annessi al Piemonte. L’11 e 12 marzo 1860 i plebisciti decisero l’annessione al Piemonte allargando i suoi territori con Toscana, Modena, Parma, Emilia, Romagna. Il prossimo obiettivo era il Sud, i territori borbonici. Anche Mazzini ormai si era convinto che era meglio appoggiare Cavour il quale però preferiva seguire vie diplomatiche per paura che il partito democratico prevalesse su quello liberale. Ma anche il re era d’accordo alla via militare e così Garibaldi salpò da Quarto con 1089 soldati e approdò a Marsala. Da qui conquistò la Sicilia in tre guerre: Calatafimi , Palermo e Milazzo. I contadini chiedevano una riforma agraria con diminuzione di latifondi, Garibaldi lo promise loro ma non lo fece mai per non perdere il sostegno della borghesia. Ci fu perciò la necessità di reprimere alcune rivolte contadine, una di queste è quella di Bronte, repressa da Nino Bixio (storia raccontata da Verga nella novella Libertà).
L’ultima battagli fu quella a Volturno. Cavour aveva paura che le truppe garibaldine attaccassero Roma, facendo intervenire potenze europee. Inviò così delle truppe a Modena e Parma per calmare le acque e controllare i confini papali. Garibaldi si incontrò con Vittorio Emanuele il 26 ottobre 1860 a Teano dove consegnò il pieno potere al re dando un senso di legalità all’azione. Il 21 22 ottobre con un plebiscito, fu decisa l’annessione del Sud al regno di Piemonte. Il 17 marzo 1861 fu proclamato il Regno d’Italia con capitale Torino, mancavano i territori papali, il Veneto e il Trentino.
Nel 1866 venne l’occasione di acquisire il Veneto. La Prussia infatti combatteva contro l’Austria e per tenerla occupata su un altro fronte invitò l’Italia a partecipare, nonostante non avesse un esercito in grado. Ebbero diverse sconfitte come Custoza e Lissa, ma a Sadowa la Prussia sconfisse l’Austria. La pace di Vienna sancì l’annessione del Veneto all’Italia. Tutti consideravano Roma capitale naturale d’Italia e Cavour aveva pensato diplomaticamente di assegnare al papa il potere temporale assoluto, ma papa Pio IX fu totalmente intransigente. Nel 1864 il Papa condannò le idee liberali con il Sillabo che avevano laicizzato la scuola, il matrimonio e la società. Ci fu così una grande spaccatura fra Liberali e Cattolici.
Nel 1862 Garibaldi tentò la via militare ma sull’Aspromonte ricevette una dura sconfitta. Nel 1864 fecero un accordo con la Francia: Napoleone III ritirava le truppe se il governo italiano si preoccupava di difendere i confini papali e spostare la capitale da Torino a Firenze. Nel 1867 Garibaldi ritentò ma subì una dura sconfitta, rendendosi conto che finché Napoleone III avesse avuto un trono stabile sarebbe stato impossibile. L’occasione arrivò nel 1870 quando Napoleone III sconfitto dalla Prussia lasciò il suo trono. Il 20 settembre l’esercito italiano entrò a Porta Pia e il 2 ottobre un plebiscito sancì l’annessione del Lazio e nel 1871 Roma era capitale. Per risarcire il Papa si decise di approvare la Legge delle Guarentigie, assicurandogli totale potere temporale, i palazzi vaticani, Castelgandolfo e una rendita annua per il clero. Il papa non contento, scomunicò il re e il governo italiano, vietando ai rappresentanti cattolici di candidarsi e ai cattolici votare.