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6 Dicembre 2016Il dissesto idrogeologico del nostro paese provoca sempre più frequentemente catastrofi che travolgono cose e persone
In questi giorni abbiamo visto immagini che difficilmente potranno essere dimenticate. La forza della natura ha distrutto interi paesi, fiumi straripati dagli argini hanno invaso case e trascinato con sé tutto quello che incontravano, oggetti e persone colti di sorpresa e travolti da una improvvisa carica di energia che ha mostrato il volto nemico della natura e delle sue manifestazioni.
Da diversi anni ormai assistiamo a fenomeni climatici molto intensi che hanno provocato morte e distruzione in territori critici dal punto di vista idrogeologico. E come sempre, in queste situazioni, si parla di prevenzione, una parola molto spesso usata e abusata quando bisogna fare i conti con i danni provocati dai disastri ambientali. La natura e l’uomo rappresentano un binomio inscindibile, un legame necessario dal quale è impossibile separarsi perché l’ecologia è una grande comunità in cui gli esseri viventi stabiliscono relazioni e scambi energetici fondamentali per la presenza e lo sviluppo della vita stessa sulla terra.
La cultura ambientalista oggi ha uno spazio limitato, non rappresenta una priorità nel campo dell’informazione e quello che riusciamo a conoscere a livello divulgativo non basta per avere una visione completa ed esaustiva delle problematiche ad essa connesse. Come nel campo sanitario la prevenzione si articola su tre livelli e trasferendo questo concetto allo studio della natura possiamo interpretare i rischi e le “malattie” che affliggono l’ambiente in cui viviamo. La prevenzione primaria mette in campo tutti gli interventi necessari per evitare che possano verificarsi determinate situazioni, quella secondaria invece svolge la sua azione quando sono già emerse manifestazioni e sintomi critici. La prevenzione del terzo livello è rappresentata da tutte quelle azioni che possono tamponare e in qualche modo riparare i danni che si sono già verificati.
E’ doloroso notare che in Italia purtroppo si attiva soltanto la prevenzione terziaria quando gli effetti degli sconvolgimenti climatici hanno già avuto luogo producendo le devastazioni di vasti territori. La natura è malata perché l’uomo ha modificato il territorio costruendo vicino agli argini dei fiumi, deviando il loro corso naturale e impossessandosi di quelle zone che sono state poi “riconquistate” con improvvisa violenza. Il territorio italiano presenta una diffusa e selvaggia urbanizzazione che evidenzia molte situazioni a rischio. Parlare di prevenzione è quindi indispensabile e urgente per evitare altri disastri ambientali in cui la morte e la distruzione trasformano l’ambiente e la natura in un vero campo di battaglia.
Laura Alberico