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28 Dicembre 2019Il potere e la funzione sociale dei Druidi sono descritti nei capitoli 13-14 del De Bello Gallico di Cesare
I druidi erano una sorta di aristocrazia intellettuale, rispettata e temuta da tutti. La loro influenza era tale da poter bandire dai sacrifici coloro che non rispettavano le loro decisioni, una punizione gravissima che equivaleva all’esclusione dalla comunità.
Perché Cesare se ne interessava?
Cesare, nel descrivere i druidi, non si limita a fornire una semplice informazione etnografica. La sua descrizione ha uno scopo ben preciso:
- Comprendere il nemico: Conoscere le istituzioni e le credenze dei Galli era fondamentale per Cesare per poterli conquistare.
- Sottolineare la superiorità romana: La descrizione dei druidi, con le loro pratiche misteriose e la loro influenza sulla società, serviva a contrapporre la razionalità romana alla superstizione celtica.
- Giustificare la conquista: Cesare, presentando i Galli come un popolo superstizioso e arretrato, giustificava la sua campagna di conquista come un’opera di civilizzazione.
Testo e traduzione
Testo del capitolo 13 del sesto libro de De bello gallicoIn omni Gallia eorum hominum, qui aliquo sunt numero atque honore, genera sunt duo. Nam plebes paene servorum habetur loco, quae nihil audet per se, nullo adhibetur consilio. Plerique, cum aut aere alieno aut magnitudine tributorum aut iniuria potentiorum premuntur, sese in servitutem dicant nobilibus: in hos eadem omnia sunt iura, quae dominis in servos. Sed de his duobus generibus alterum est druidum, alterum equitum. Illi rebus divinis intersunt, sacrificia publica ac privata procurant, religiones interpretantur: ad hos magnus adulescentium numerus disciplinae causa concurrit, magnoque hi sunt apud eos honore. Nam fere de omnibus controversiis publicis privatisque constituunt, et, si quod est admissum facinus, si caedes facta, si de hereditate, de finibus controversia est, idem decernunt, praemia poenasque constituunt; si qui aut privatus aut populus eorum decreto non stetit, sacrificiis interdicunt. Haec poena apud eos est gravissima. Quibus ita est interdictum, hi numero impiorum ac sceleratorum habentur, his omnes decedunt, aditum sermonemque defugiunt, ne quid ex contagione incommodi accipiant, neque his petentibus ius redditur neque honos ullus communicatur. His autem omnibus druidibus praeest unus, qui summam inter eos habet auctoritatem. Hoc mortuo aut si qui ex reliquis excellit dignitate succedit, aut, si sunt plures pares, suffragio druidum, nonnumquam etiam armis de principatu contendunt. Hi certo anni tempore in finibus Carnutum, quae regio totius Galliae media habetur, considunt in loco consecrato. Huc omnes undique, qui controversias habent, conveniunt eorumque decretis iudiciisque parent. Disciplina in Britannia reperta atque inde in Galliam translata esse existimatur, et nunc, qui diligentius eam rem cognoscere volunt, plerumque illo discendi causa proficiscuntur. |
Traduzione Capitolo 13 In tutta la Gallia vi sono due classi di persone che godono di qualche prestigio e considerazione. Infatti la plebe è considerata quasi alla stregua di schiavi, e non osa prendere alcuna iniziativa, né viene coinvolta in alcun consiglio. Molti, quando sono oppressi dai debiti, dalle tasse gravose o dai soprusi dei potenti, si sottomettono ai nobili, entrando in una condizione di servitù in cui hanno gli stessi obblighi degli schiavi verso i loro padroni. Ma di queste due classi, una è composta dai druidi e l’altra dai cavalieri.
I druidi si occupano delle questioni sacre, organizzano i sacrifici pubblici e privati e interpretano i culti religiosi. Molti giovani accorrono a loro per essere istruiti e godono di grande prestigio. Infatti, sono loro a decidere quasi tutte le controversie pubbliche e private: se qualcuno ha commesso un delitto, se è avvenuto un omicidio o se ci sono dispute riguardo a eredità o confini, stabiliscono essi stessi premi e punizioni. Se qualcuno, privato cittadino o intero popolo, non accetta le loro decisioni, viene escluso dai sacrifici: questa è per loro la punizione più grave. Chi subisce questo bando è considerato empio e criminale; tutti lo evitano, rifuggono qualsiasi contatto e conversazione per evitare il rischio di essere contaminati, e a costoro non viene data giustizia né riconosciuto alcun onore. A capo di tutti i druidi c’è uno solo, che ha la massima autorità. Alla sua morte, se c’è qualcuno di grande prestigio fra i rimanenti, lo succede; se vi sono più candidati con pari merito, allora la successione viene decisa tramite voto dei druidi o talvolta con le armi. In un periodo fisso dell’anno, i druidi si riuniscono nei territori dei Carnuti, regione che è considerata il centro della Gallia, in un luogo sacro. Qui accorrono da ogni parte tutti coloro che hanno controversie e si sottopongono ai loro giudizi e decisioni. Si pensa che questa dottrina abbia avuto origine in Britannia e da lì sia stata portata in Gallia, e oggi quelli che desiderano approfondire maggiormente la loro conoscenza si recano in Britannia per apprendere. |
Testo capitolo 14Druides a bello abesse consuerunt neque tributa una cum reliquis pendunt; militiae vacationem omniumque rerum habent immunitatem. Tantis excitati praemiis et sua sponte multi in disciplinam conveniunt et a parentibus propinquisque mittuntur. Magnum ibi numerum versuum ediscere dicuntur. Itaque annos nonnulli vicenos in disciplina permanent. Neque fas esse existimant ea litteris mandare, cum in reliquis fere rebus, publicis privatisque rationibus Graecis litteris utantur. Id mihi duabus de causis instituisse videntur, quod neque in vulgum disciplinam efferri velint neque eos, qui discunt, litteris confisos minus memoriae studere: quod fere plerisque accidit, ut praesidio litterarum diligentiam in perdiscendo ac memoriam remittant. In primis hoc volunt persuadere, non interire animas, sed ab aliis post mortem transire ad alios, atque hoc maxime ad virtutem excitari putant metu mortis neglecto. Multa praeterea de sideribus atque eorum motu, de mundi ac terrarum magnitudine, de rerum natura, de deorum immortalium vi ac potestate disputant et iuventuti tradunt. |
Traduzione Capitolo 14 I druidi sono soliti astenersi dalla guerra e non pagano tributi come il resto della popolazione; godono di esenzione dal servizio militare e da qualsiasi altra incombenza. Attirati da tali privilegi, molti vi si recano spontaneamente per apprendere la disciplina, e altri sono inviati dai genitori e dai parenti. Si dice che debbano memorizzare un grande numero di versi. Così, alcuni rimangono in formazione anche vent’anni. Non è ritenuto lecito trascrivere questi insegnamenti, anche se in quasi tutte le altre questioni, sia pubbliche sia private, usano l’alfabeto greco. Mi sembra che abbiano stabilito questa regola per due motivi: in primo luogo perché non desiderano che la dottrina si diffonda tra la popolazione, e poi per evitare che coloro che apprendono, confidando nella scrittura, si applichino meno alla memorizzazione; infatti, per la maggior parte delle persone, l’uso della scrittura fa diminuire la diligenza nello studio e la memoria.
I druidi cercano di convincere soprattutto di questo principio: che le anime non muoiono, ma passano da un corpo all’altro dopo la morte; e ritengono che proprio questo principio stimoli in misura massima il coraggio, permettendo di superare il timore della morte. Inoltre discutono molto del moto degli astri, della grandezza del mondo e delle terre, della natura, e della potenza e dei poteri degli dei immortali, e ne tramandano le conoscenze ai giovani. |
Testo capitolo 15Alterum genus est equitum. Hi, cum est usus atque aliquod bellum incidit (quod fere ante Caesaris adventum quotannis accidere solebat, uti aut ipsi iniurias inferrent aut illatas propulsarent), omnes in bello versantur, atque eorum ut quisque est genere copiisque amplissimus, ita plurimos circum se ambactos clientesque habet. Hanc unam gratiam potentiamque noverunt. |
Traduzione Capitolo 15 L’altra classe è quella dei cavalieri. Essi, quando è necessario o scoppia una guerra (cosa che prima dell’arrivo di Cesare accadeva quasi ogni anno, sia per muovere attacchi sia per difendersi), partecipano tutti al combattimento, e tra loro chi è più elevato per nascita e ricchezze ha più seguaci e clienti intorno a sé. Questa è l’unica forma di prestigio e potere che conoscono. |
Analisi
- Stratificazione sociale e potere dei druidi:
- Cesare descrive la struttura sociale della Gallia in modo ordinato, distinguendo la plebe, con pochi diritti e molta sottomissione, dalla nobiltà, che si divide in druidi e cavalieri. La plebe vive in una condizione di servitù simile alla schiavitù, oppressa economicamente e socialmente, tanto che spesso si vede costretta a “offrirsi” come schiava alla nobiltà.
- I druidi sono presentati come autorità sia religiose sia giuridiche, e svolgono il ruolo di arbitri nelle controversie più complesse. La loro autorità si manifesta anche nella capacità di escludere dai sacrifici chi non rispetta le decisioni emesse, un’esclusione considerata una punizione gravissima. I druidi godono dunque di un’influenza che va oltre la sfera religiosa, entrando anche in quella politica e sociale, e fungono da custodi della tradizione e del sapere.
- L’istruzione e l’oralità dei druidi:
- La dottrina druidica prevede che la conoscenza sia trasmessa oralmente, e l’uso della scrittura è evitato per preservare i segreti della dottrina e incentivare la memoria. Cesare ci informa che il loro insegnamento si basa su una quantità enorme di versi da imparare a memoria, e il percorso formativo dura anche vent’anni. La memorizzazione non è solo uno strumento didattico, ma sembra anche una strategia di controllo culturale, con cui i druidi mantengono il loro sapere riservato all’élite.
- Il principio della trasmigrazione dell’anima è un elemento centrale della loro dottrina, poiché, esortando alla ricerca della virtù e alla dedizione verso la comunità, permette di affrontare il timore della morte. Cesare ci offre qui un esempio della fusione tra pensiero religioso e sociale, dove il concetto di reincarnazione non è solo filosofico, ma ha conseguenze dirette sul comportamento dei guerrieri gallici.
- Ruolo e prestigio dei cavalieri:
- Diversamente dai druidi, i cavalieri ricoprono una funzione principalmente militare. La nobiltà guerriera è molto numerosa e potente, e l’influenza dei singoli cavalieri dipende dal numero di seguaci, ambactos e clientes, che riescono a radunare intorno a sé. Questa rete di seguaci rappresenta il mezzo con cui i cavalieri guadagnano e mantengono il proprio potere sociale e politico.
- La guerra era una componente costante della vita in Gallia, e la nobiltà trovava in essa l’unico strumento di ascesa e prestigio. Prima dell’arrivo di Cesare, la guerra era un fenomeno annuale, dimostrando una società instabile e competitiva, in cui le varie tribù si scontravano regolarmente.
Commento finale
Cesare descrive con precisione il sistema di caste della Gallia preromana, rappresentando un’organizzazione sociale complessa e gerarchica. I druidi e i cavalieri detengono il potere reale, mentre la plebe vive in uno stato di quasi totale subordinazione. Attraverso la figura dei druidi, Cesare ci introduce a una società dove la religione e la legge si intrecciano, con i druidi che sono non solo sacerdoti ma anche arbitri supremi delle controversie. Questo ruolo religioso-giuridico riflette l’importanza del sapere e della cultura tradizionale in Gallia.
Allo stesso tempo, la descrizione dei cavalieri evidenzia un’aristocrazia guerriera che considera la guerra come l’unico modo per acquisire prestigio e ricchezza. In questo contesto, l’arrivo di Cesare rappresenta un fattore di destabilizzazione: l’equilibrio precario tra guerra e potere è sconvolto dalla presenza romana, che porta nuovi valori e sistemi. Il sistema descritto da Cesare mostra i contrasti con la cultura romana, ma anche la complessità di una società che, pur essendo meno avanzata secondo Cesare, ha sviluppato un sistema di autorità molto strutturato e codificato.