Jingle bells
28 Dicembre 2019Prefazione dell’ Amante di Gramigna
28 Dicembre 2019Nel De Monarchia, Dante Alighieri affronta una questione centrale nella cultura politica e filosofica medievale: la relazione tra i due poteri supremi del mondo cristiano medievale, ovvero l’Impero e la Chiesa.
La Teoria dei Due Poteri
Dante distingue tra due ambiti principali del potere: quello temporale, affidato all’Imperatore, e quello spirituale, affidato al Papa. Questi due poteri derivano entrambi direttamente da Dio, ma ciascuno ha una missione specifica, senza che uno sia subordinato all’altro.
- Il potere temporale dell’Imperatore: L’Impero ha il compito di garantire la pace e la giustizia terrena. L’Imperatore, secondo Dante, deve essere il garante dell’ordine politico e civile, guidando l’umanità verso il bene comune e promuovendo la giustizia. L’autorità imperiale non deriva dal Papa, ma direttamente da Dio. Per Dante, l’imperatore agisce in ambito terreno e si occupa della felicità mondana, che è distinta ma non contraria alla felicità spirituale.
- Il potere spirituale del Papa: La Chiesa ha la funzione di guidare le anime alla salvezza eterna. Il Papa è l’autorità massima in ambito spirituale, responsabile dell’interpretazione delle Scritture e della guida morale dei cristiani. Il Papa, dunque, si occupa della vita ultraterrena e del bene spirituale delle anime.
L’Autonomia dei Due Poteri
Dante, nel De Monarchia, sostiene che i due poteri sono autonomi e non devono interferire nei rispettivi ambiti. Questo si oppone alla concezione teocratica della supremazia papale, sostenuta da alcuni teorici del tempo (come Papa Bonifacio VIII), secondo cui il Papa avrebbe autorità anche sull’impero. Dante afferma che, pur avendo origini comuni (entrambi derivano da Dio), i due poteri sono distinti e agiscono in sfere separate: il potere imperiale non è subordinato a quello spirituale, ma entrambi sono necessari per il corretto funzionamento della società umana.
La Fonte del Potere: L’Ordine Provvidenziale
Dante argomenta che l’ordine dei due poteri è voluto da Dio per assicurare il bene sia materiale che spirituale dell’umanità. Egli basa la sua visione sull’idea della provvidenza divina, che ha stabilito due guide per l’umanità: il Papa per la guida spirituale e l’Imperatore per la guida terrena. L’Impero e la Chiesa, quindi, collaborano al fine ultimo dell’umanità: la realizzazione della felicità terrena (attraverso l’Impero) e la beatitudine eterna (attraverso la Chiesa).
Il Mito delle Due Lune
Uno dei simboli più significativi che Dante usa nel De Monarchia per esprimere la distinzione tra i due poteri è quello delle due luci: il Papa è paragonato al sole, fonte della luce spirituale, mentre l’Imperatore è la luna, che riflette la luce terrena. Questo simbolismo è significativo perché mostra come Dante concepisca i due poteri come complementari e destinati a lavorare insieme, pur nella loro autonomia.
Conclusione
Nel De Monarchia, Dante sviluppa una visione politica che sfida le concezioni teocratiche dominanti del suo tempo. Egli difende la necessità di un’autonomia del potere temporale, rappresentato dall’Impero, rispetto al potere spirituale del Papa, affermando che entrambi i poteri derivano direttamente da Dio e operano per il bene comune dell’umanità, ma su piani differenti. Questa visione duale, ispirata da una concezione provvidenziale della storia, mira a ristabilire l’armonia tra la Chiesa e l’Impero, al fine di garantire la realizzazione tanto della felicità terrena quanto della