Fleur Jaeggey
27 Gennaio 2019Programma svolto di Italiano
27 Gennaio 2019
Saggio breve o articolo di giornale
Ambito tecnico-scientifico
CONSEGNE
Sviluppa l’argomento scelto o in forma di saggio breve” o di articolo di giornale”, utilizzando i documenti e i dati che lo corredano e facendo riferimento alle tue conoscenze ed esperienze di studio.
Da’ un titolo alla tua trattazione.
Se scegli la forma del saggio breve”, indica la destinazione editoriale (rivista specialistica, relazione scolastica, rassegna di argomento culturale, altro).
Se scegli la forma dell’ “articolo di giornale”, indica il tipo di giornale sul quale ipotizzi la pubblicazione (quotidiano, rivista divulgativa, giornale scolastico, altro).
Per attualizzare l’argomento, puoi riferirti a circostanze immaginarie o reali (mostre, anniversari, convegni o eventi di rilievo).
Non superare le quattro o cinque colonne di metà di foglio protocollo.
AMBITO TECNICO SCIENTIFICO
argomento: I giovani e la scienza
documenti:
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Piergiorgio Odifreddi a lezione
ROMA – Una notte di luci non risolve i problemi, ma è sempre meglio del buio oscurantista. Parola di Piergiorgio Odifreddi, il matematico “impertinente” (titolo di un suo famoso libro) che insegna Logica all’università di Torino. Odifreddi elogia la Notte europea della ricerca e ne sottolinea l’utilità per avvicinare chi usa i prodotti tecnologici a chi li inventa e realizza, gli scienziati: “Persone normali, più normali di preti e filosofi!”. Teme però che tutto questo non porterà più giovani nelle facoltà scientifiche, perché il calo progressivo degli iscritti è dovuto soprattutto a un motivo più strutturale. “La pubblicità”.
Laboratori aperti, esperimenti e spettacoli. La Notte della ricerca contribuirà davvero ad avvicinare il pubblico al mondo scientifico?
“E’ un’iniziativa benemerita, un tentativo di far avvicinare la scienza, attraverso i suoi esponenti, alla ‘gente’. Quelli che usano i prodotti tecnologici, ma magari non sanno da dove arriva. Sarebbe più importante, però che la cosa non si fermi qui. Senza dubbio, questa specie di ‘notte bianca’ servirà a sensibilizzare la gente ai problemi della ricerca, ma bisogna continuare a parlarne per tutto l’anno. Altrimenti resterà un semplice incontro, senza grandi conseguenze per la scienza italiana.
Ma l’obiettivo di questo evento è anche demolire lo stereotipo del ricercatore triste, occhialuto e solitario. Una persona diversa dalla media.
“Gli scienziati anormali?
Sarà anche una percezione diffusa, ma è senza fondamento. A me sembrano molto più anormali i preti e i filosofi! Quando uno li sente parlare, dicono cose che certamente non stanno in terra, ma spesso non stanno nemmeno in cielo. Se uno va a sentire le prediche che fanno certi preti, può solo pensare: ma questi ma dove vivono?. Invece i ricercatori fanno cose che influiscono fortemente nella nostra vita quotidiana”.
Resiste però anche l’immagine dell’uomo di scienza geniale e un po’ fuori di testa.
“Certo, c’è questa mitologia dello scienziato pazzo, alimentata da film e altro. Ma questi stereotipi resistono anche in altri campi, come nella musica, con i compositori associati tutti al Beethoven spettinato e dedito solo a scrivere sinfonie. Sono miti, che possono valere solo per alcuni casi isolati. Ma gli scienziati non sono tutti matematici schizofrenici come il Nobel John Nash, e i musicisti non sono tutti Beethoven. C’è anche una base della piramide, dove lavorano persone più che normali. E fa bene andare a scoprire che sono persone comuni. Dubito però che una notte bianca possa spingere i giovani verso le facoltà scientifiche, sempre più deserte”.
Perché?
“Ci sono numerose ragioni, di carattere più strutturale. Ma credo che il motivo principale del calo di iscrizioni sia la pubblicità dilagante”.
La pubblicità?
Certo, la pubblicità. Tv, cellulari, internet hanno cambiato radicalmente il modo di comunicare, in una maniera che non si combina con il fare scienza. Quando andavo a scuola io, e non era l’Ottocento, mantenere la concentrazione per 45 minuti, un’ora, era più che normale. Oggi per i giovani la capacità di concentrazione è scesa a 6-7 minuti, perché sono abituati a una maniera diversa di presentare le informazioni. Più televisiva, discontinua, intervallata da continue pause. E a lezione ci accorgiamo di questa difficoltà nel restare concentrati. Se fai una facoltà scientifica e riesci a stare attento solo dieci minuti, è chiaro che vai poco lontano”.
Ma questo vale anche per gli studi umanistici?
“E infatti c’è un secondo elemento che allontana dalle facoltà scientifiche, ossia la percezione comune di facoltà difficili. Ed è vero, bisogna studiare, non ci sono scorciatoie. Ci sono invece alcuni corsi di laurea, come scienze della comunicazione e altri, che si presentano meglio. Sono più attraenti per un ragazzo di 18 anni, che magari pensa: è già difficile trovare lavoro, perché allora devo fare una facoltà più difficile? Paradossalmente, però, matematici, fisici, chimici trovano lavoro prima degli altri, in media entro un anno dalla laurea”.
(di Gianvito Lo Vecchio)
(La repubblica – 21 settembre 2006)
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Crollo degli iscritti tra Fisica, Chimica e Matematica
Iscrizioni in calo da anni. Gli atenei corrono ai ripari
Università, fuga dalla scienza
“Siamo sotto la media Ue”
Molte accademie hanno lanciato sconti per invogliare i giovani
Dal 2004 borse di studio dal ministero per tre milioni
di MARIO REGGIO
ROMA – Qualche ateneo ha inventato la formula: frequenti tre anni e ne paghi solo due. Il ministero dell’Università ha stanziato 3 milioni di euro per incentivare la permanenza degli studenti meritevoli. L’università di Camerino, la Libera università di Bari, l’ateneo di Cosenza hanno deciso di non far pagare le tasse alle matricole, e in casi particolari, danno gratis anche l’alloggio ed il computer. La Federico II di Napoli ha scelto lo sconto delle tasse per gli studenti meritevoli.
Ma tutto questo basterà a far uscire le facoltà di Fisica, Chimica e Matematica dal tunnel della crisi di vocazioni? A dire il vero il momento più buio sembra essere passato, anche se oggi, rispetto agli Paesi sviluppati le distanze restano abissali. Gli anni “tragici” sono stati dal ’93 al 2001, poi con la riforma della laurea triennale e il biennio di specialistica, le immatricolazioni hanno preso lentamente a salire. Ma parliamo sempre di poche centinaia di studenti in più.
Perché le tre facoltà scientifiche sono così poco attrattive per i giovani che finiscono le scuole superiori. Un dato è certo: l’impegno didattico è tale da non permettere distrazioni, non consente ai giovani di lavorare mentre si preparano agli esami. Quindi, oltre al forte impegno personale, le famiglie devono essere in grado mantenere agli studi il giovane per 4 o cinque anni. E qui avviene la prima selezione: quella sociale.
C’è anche chi ci prova. Ma lo scotto pagato è molto duro: più di un terzo delle matricole lascia al termine del primo anno. Abbandona gli studi o sceglie una facoltà più facile.
Eppure chi ce la fa a prendere la tanto agognata laurea poi trova molti meno ostacoli di chi ha frequentato facoltà umanistiche o sociali.
Lo conferma il più recente studio di Alma Laurea che ha preso in esame i livelli occupazionali, gli stipendi, il livello di gradimento degli studi appena terminati. “I laureati in Fisica, Chimica e Matematica hanno il tasso di occupazione più elevato, gli stipendi più alti ed esprimono un indici di gradimento molto elevato – commenta il professor Andrea Cammelli, direttore di Alma Laurea, il Consorzio che associa 48 atenei italiani – anche se gli obiettivi raggiunti beneficiano anche del numero ridotto dei laureati nelle tre facoltà”.
Ma se aumentassero in maniera significativa il sistema sarebbe in grado di assorbirli?
“In questo momento no. Il sistema produttivo italiano, almeno ora, si trova in mezzo al guado – commenta il professor Cammelli – le aziende che hanno vissuto grazie ai sussidi pubblici stanno uscendo dal mercato per effetto della globalizzazione. Se non ci sarà una forte ripresa del sistema industriale le cose si metteranno davvero male. Anche l’università si sta muovendo, cerca di fare il possibile per riparare i danni, l’industria un po’ meno”.
Per il momento l’unica iniziativa per ridare ossigeno alle tre facoltà cenerentola è il piano d’investimenti di 3 milioni di euro, destinati agli studenti che hanno superato il primo anno di corso di laurea con un alto profitto. Borse di studio, prestiti d’onore. Ma ancora poco. E poi il sistema universitario italiano, tra le altre, soffre di una stortura macroscopica. La media degli studenti laureati che hanno usufruito di una borsa di studio è del 24 per cento. Ma a Fisica scende al 19, a Matematica supera di poco il 23 per cento. Solo a Chimica supera il 27 per cento.
“E negli altri Paesi, dove l’incremento delle lauree scientifiche è esponenziale – afferma il professor Andrea Cammelli – numerosi giovani provengono da famiglie disagiate, ma sono molto motivati dal desiderio di promozione sociale e sostenuti finanziariamente dagli atenei. Ecco perché negli Stati Uniti le nuove leve delle facoltà scientifiche che primeggiano vengono dalla Cina, dall’India o dal Messico”.
( La Repubblica – 4 settembre 2006)