“The strange case of Dr. Jekyll and Mr. Hyde”by Robert Louls Stevenson
27 Gennaio 2019Gabriele D’Annunzio
27 Gennaio 2019Il surrealismo è un movimento intellettuale, letterario e artistico, delineato intorno al 1919 sulla scia del simbolismo e del dadaismo, fondato da André Breton nel 1924, e caratterizzato principalmente dal rifiuto di qualsiasi considerazione logica, estetica o morale e dalle tradizionali opposizioni tra reale e immaginario, arte e vita, per la preponderanza data al caso, alle forze dell’istinto, dell’inconscio liberato dal controllo della ragione, e che vuole sorprendere, provocare, che cerca di far emergere una realtà superiore, ricorrendo all’uso di nuovi mezzi: sonno ipnotico, esplorazione dei sogni, scrittura automatica, associazioni spontanee di parole, confronti inaspettati di immagini, ecc.
Definizione di Surrealismo
Secondo la definizione data nel 1924 da André Breton, il Surrealismo è un “puro automatismo psichico con il quale ci proponiamo di esprimere, verbalmente, per iscritto o in qualsiasi altro modo, il funzionamento reale del pensiero”. Si tratta quindi di un vero e proprio “dettato del pensiero”, composto “in assenza di ogni controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica e morale”.
Dichiarandosi Sade, Rimbaud, Mallarmé, Apollinaire, Roussel e soprattutto Lautréamont, l’autore dei Canti di Maldoror (1868-1870), i surrealisti cercarono di liberare l’uomo dal razionalismo della cultura borghese occidentale, considerata soffocante e obsoleta.
Nel primo Manifesto del Surrealismo, pubblicato nel 1924, André Breton, segnato dalla lettura di Freud, inaugura quello che sarà il processo di produzione della maggior parte delle opere letterarie e plastiche, proponendo di fare dell’inconscio la nuova materia del creatore. Questo materiale che richiedeva un metodo di lavoro, il sogno nello stato di sonno o nello stato di veglia, il discorso sotto ipnosi, o anche il fantastico, il bizzarro, lo strano e l’inaspettato sembravano costituire tanti mezzi per portarlo alla luce. Il surrealismo quindi non venne mai considerato come una tecnica produttiva, ma come uno strumento sperimentale di conoscenza del mondo.
→ Da leggere: Il manifesto.
Surrealismo in letteratura
I primi scrittori surrealisti
I primi scrittori ad aderire al movimento furono Paul Éluard, Louis Aragon, Antonin Artaud, Benjamin Péret, Robert Desnos, Georges Limbour, Raymond Queneau, Michel Leiris, Joseph Delteil, Pierre Naville, René Crevel, Roger Vitrac e Philippe Soupault.
Campi magnetici, testo scritto nel 1919 congiuntamente da André Breton e Philippe Soupault e pubblicato sulla rivista Littérature nel 1920, è stato considerato, in retrospettiva, il primo scritto surrealista. L’automatismo era già stato sperimentato dai due autori, che hanno dato libero sfogo alla fantasia, cercando di liberare il linguaggio da ogni controllo, scrivendo il testo di getto e rifiutando ogni successivo ritocco.
Vera esplorazione del linguaggio, il surrealismo sosteneva una poesia rivoluzionaria, che doveva stare lontana da ogni regola e da ogni controllo della ragione. L’atto poetico era vissuto come posizione sociale, politica e filosofica, e costituiva uno dei tre rami della trinità surrealista “libertà, amore, poesia”. La poesia esprime una nuova moralità dell’amore, che trova il suo equilibrio tra la potenza del desiderio e l’amore elettivo nel Libertinage di Louis Aragon (1924), nella Liberté ou l’amour di Robert Desnos (1927) o nell’Amour fou di André Breton (1937); era anche un riflesso della libertà in opuscoli scandalosi come A Corpse (che fu distribuito alla morte di Anatole France nel 1924), nell’accettazione e nell’uso del caso, così come nel fascino della follia ( Nadja, André Breton, 1928).
Impegno politico
Il movimento surrealista raggiunse il suo apice tra le due guerre. Il suo organo principale, la Rivoluzione Surrealista, fondato nel 1924, era diretto da Pierre Naville e Benjamin Péret. Nel 1930 la rivista divenne Surrealismo al servizio della rivoluzione, riflettendo l’orientamento politico del movimento (che aveva aderito al Partito Comunista nel 1927). A partire dal 1936, le famose “mostre internazionali del surrealismo” ne scandiscono regolarmente l’evoluzione, la più famosa delle quali ebbe luogo nel 1938, alla Galerie des Beaux-Arts di Parigi.
L’impegno politico del movimento così come la personalità di André Breton furono causa di un certo numero di contrasti e di allontanamenti (quelli di Artaud, Vitrac e Soupault, in particolare) alla fine degli anni ’20: il Secondo Manifesto del surrealismo, pubblicato nel Il 1929 segna l’adesione di nuovi membri (René Char, Francis Ponge, Joë Bousquet, Georges Sadoul, ecc.) e la riconciliazione di Tristan Tzara con André Breton.
Dopo essersi unito a Breton nel 1925, il gruppo di rue Blomet (André Masson, Joan Miróó, Michel Leiris, Antonin Artaud) si uniscono a Georges Bataille e alla rivista Documents, rimproverando Breton per il suo “volgare materialismo”. Allo stesso tempo, il gruppo di rue du Château (Jacques Prévert, Marcel Duhamel, Yves Tanguy), per un certo periodo coinvolto nelle attività del movimento, si allontana gradualmente. Nel 1929, Roger Gilbert-Lecomte, René Daumal, Roger Vailland e il pittore di origine ceca Joseph Sima fondano, in opposizione a Breton, la rivista Le Grand Jeu, che pubblica le opere di Saint-Pol Roux, Georges Ribemont-Dssaisignes e gli artisti progettista Maurice Henry. Nel 1933, surrealisti di ogni genere partecipano alla rivista Minotaure, fondata dall’editore Albert Skira e di cui Breton diventa caporedattore nel 1937.
Surrealismo nelle arti visive
Lo spirito surrealista
Il surrealismo nelle arti plastiche (architettura, scultura, pittura) ha continuato una tradizione pittorica in cui la fantasticheria, il fantastico, il simbolico, l’allegorico, il meraviglioso e i miti giocano un ruolo importante; questi elementi erano già presenti nelle opere di Bosch e dell’Arcimboldo, nelle anamorfosi e nelle grottesche, tra i preraffaelliti inglesi, nelle illustrazioni di William Blake e nei dipinti di Gustave Moreau, dei Nabis, del Douanier Rousseau, dell’Odilon Redon o Gustav Klimt. L’onirico, lo shock visivo prodotto dalla giustapposizione di immagini o oggetti incongrui, ma sempre disposti in una produzione significativa, sono uno dei fondamenti della poetica surrealista.
Gli artisti contemporanei ammirati dai surrealisti includevano Giorgio De Chirico, Marcel Duchamp, Francis Picabia e Pablo Picasso, sebbene nessuno di loro fosse mai ufficialmente membro del gruppo surrealista.
Pittori surrealisti
Dal 1924 Max Ernst, Jean Arp e Man Ray si unirono al movimento. A loro si unirono presto André Masson e Joan Miróó. La prima mostra surrealista fu organizzata dalla galleria Pierre nel 1925. Due opere, Pittura in sfida (1926) di Louis Aragon, poi Surrealismo e Pittura (1928) di André Breton, fecero il punto sulle attività del gruppo: “L’opera plastica, scrive Breton, per rispondere all’esigenza di revisione assoluta dei valori reali su cui oggi tutte le menti concordano, farà quindi riferimento ad un modello puramente interiore oppure non lo sarà.
Tra gli ultimi membri del gruppo ci furono l’americano Yves Tanguy, il belga René Magritte, lo svizzero Alberto Giacometti, che aderirono al movimento surrealista nel 1930. Anche Hans Bellmer, Raoul Ubac, Oscar Dominguez e Victor Brauner si unirono al movimento.
Tecniche surrealiste
Anche se a volte prende in prestito dal cubismo o dal dadaismo, la pittura surrealista innova tuttavia utilizzando nuovi materiali e nuove tecniche. Il più conosciuto e praticato in gruppo era quello del “cadavere squisito”, che consisteva nel disegnare su un foglio di carta, poi piegarlo in modo da rivelare solo una frazione del disegno, che il vicino continuava; una volta aperto il disegno, abbiamo ottenuto un montaggio di immagini disparate che formano una nuova immagine. L’automatismo della scrittura fu ripreso da André Masson, che tentò di trascriverlo nei suoi disegni, poi nelle sue tele sabbiate e incollate (Battaglia di pesci, 1926, Museo Nazionale d’Arte Moderna, Parigi). Questi esperimenti furono praticati anche da Max Ernest nei suoi collage e nei suoi frottage (raccolti nella raccolta Histoires naturel, pubblicata nel 1926), o da Miró nei suoi dipinti degli anni ’20 (La Sieste, 1925, Museo Nazionale d’Arte Moderna).
Salvador Dalí, dal canto suo, cercò di trascrivere le sue fantasie utilizzando un metodo che definì “paranoico-critico”, basato su una sistematica oggettivazione di associazioni e interpretazioni deliranti (Persistenza della memoria, 1931, Museo di Arte Moderna, Nuova York). La collaborazione di Dalí con Luis Buñuel sui film Un Chien Andalou (1928) e L’Age d’or (1930) lanciò anche il Surrealismo nell’arte cinematografica. Le creazioni di Jean Arp, a metà tra astrazione e figurazione, sono opere biomorfiche situate tra pittura e scultura; nei suoi Tableaux-poèmes degli anni ’20 e ’30, Miró traccia forme che sembrano ispirarsi ai disegni realizzati dai bambini, aggiungendo parole ed espressioni, mescolando così testi e immagini. Infine, i surrealisti crearono “poesie-oggetto”, dove oggetti disparati, spesso rinvenuti nei mercatini delle pulci, venivano assemblati con testi poetici o ritagliati da giornali per ottenere una bellezza a prima vista fortuita ma che si rivelò essere profonda espressione del desiderio del suo creatore.
Internazionalizzazione e declino del Surrealismo
L’influenza del surrealismo
Nel corso degli anni ’30 il movimento si diffuse abbastanza rapidamente e assistemmo alla nascita di gruppi surrealisti in Cecoslovacchia (Karen Toige), in Belgio (Paul Delvaux, Henri Michaux), in Italia (Alberto Savinio), in Gran Bretagna (Roland Penrose, Henry Moore), in Giappone (Yamanaka, Abe Kobo), poi in America, durante la Seconda Guerra Mondiale, quando la maggior parte degli artisti andò in esilio, facendo di New York la seconda città surrealista dopo Parigi. Il surrealismo trovò infatti un nuovo dinamismo negli Stati Uniti, come testimoniano le scatole di vetro di Joseph Cornell, le opere di Roberto Matta e Wilfredo Lam e i dipinti di Arshile Gorky, che preannunciavano l’espressionismo astratto.
Gli ultimi anni del surrealismo
Ritornato a Parigi nel 1946, Breton continuò la sua azione unificatrice, senza tuttavia restituire al movimento la vitalità degli anni precedenti. Scissioni, esclusioni, nuove adesioni modificarono ulteriormente la composizione del gruppo, che poi accolse artisti come Meret Oppenheim, Pierre Molinier, Max Walter Svanberg e Toyen e scrittori come André Pieyre de Mandiargues, Joyce Mansour e Julien Gracq.
Il surrealismo esercitò un’influenza significativa oltre gli anni ’60 su numerosi movimenti letterari o artistici, e ispirò in particolare gli automatisti canadesi (Paul-Emile Borduas, Jean-Paul Riopelle), artisti della pop art e seguaci del Nuovo Realismo. Nel 1969, tre anni dopo la morte di André Breton, Jean Schuster firma ufficialmente, sul quotidiano Le Monde, l’atto di morte del movimento.
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