“The strange case of Dr. Jekyll and Mr. Hyde”by Robert Louls Stevenson
27 Gennaio 2019Gabriele D’Annunzio
27 Gennaio 2019Salvador Dalì a Barcellona Una visione psicoanalitica della realtà, tesina interdisciplinare di Michael, a.s. 2005/2006 – Liceo Classico “Paolo Sarpi” di Bergamo
ARTE
- GLI INFLUSSI SULL‘ARTE: IL SURREALISMO
Il 20 Luglio 1938, nella lettera a S.Zweig, Freud scriveva:
“Caro Signore, bisogna realmente che io vi ringrazi della parola di introduzione che mi ha condotto il visitatore di ieri. Poiché fino a quel momento ero tentato di considerare i surrealisti, che apparentemente mi hanno scelto come Santo patrono, come dei pazzi integrali (diciamo al 95% ,come l’alcool puro). Il giovane spagnolo (Salvador Dalì, n.d.s.), con i suoi occhi di fanatico e la sua indubbia padronanza tecnica, mi ha incitato a riconsiderare la mia opinione. In realtà sarebbe molto interessante studiare la genesi d’un quadro di tal genere […].”
Con queste parole Freud descriveva le sue impressioni di fronte alle tele del giovane Dalì.
Freud era stato per il Surrealismo quello che Winckelmann era stato per i neoclassici: l’ ispiratore o, come egli stesso si definisce, il “santo patrono”.
Già nel manifesto del Surrealismo (1924) di Andrè Breton, era lo stesso Breton a riconoscere apertamente l’apporto fondamentale degli studi di psicanalisi, anzi dichiarava che il metodo della psicanalisi era proprio la strada da seguire per raggiungere la libertà dell’immaginazione: lasciarsi guidare dall’Inconscio, come accade nel sogno, lasciare che le immagini scorrano nella propria mente liberamente, per rivelare la nostra interiorità che altrimenti resterebbe ignota anche a noi stessi.
Non esiste per i surrealisti un rigido programma o un dogma a cui conformarsi, ma un atteggiamento generale verso la vita, inteso a salvaguardare la libertà dell’individuo e dell’artista nell’esprimere, in qualsiasi forma, senza limiti né preclusioni, la sua verità.
Questo movimento artistico si inserisce in un senso generale di rivolta e di negazione, tuttavia associato al tentativo di trovare una soluzione alla crisi, una posizione di mediazione che in qualche modo componga la frattura, ancora viva e dolorosa, tra arte e società, tra realtà e fantasia, tra individuo e collettività.
Ferma restando la critica e la protesta, si sente il bisogno di costruire, di organizzare, di dare una risposta chiara e programmatica al problema, basilare per il Surrealismo, della libertà, sia individuale che sociale.
Il movimento:
Il Surrealismo, come movimento artistico, nacque nel 1924. Alla sua nascita contribuirono in maniera determinante sia il Dadaismo sia la pittura Metafisica.
Teorico del gruppo fu soprattutto lo scrittore André Breton. Fu egli, nel 1924, a redigere il Manifesto del Surrealismo. Egli mosse da Freud, per chiedersi come mai sul sogno, che rappresenta molta dell’attività di pensiero dell’uomo, visto che trascorriamo buona parte della nostra vita a dormire, ci si sia interessati così poco. Secondo Breton, bisogna cercare il modo di giungere ad una realtà superiore (appunto una surrealtà), in cui conciliare i due momenti fondamentali del pensiero umano: quello della veglia e quello del sogno.
Il Surrealismo è dunque il processo mediante il quale si giunge a questa surrealtà. Sempre Breton così definisce il Surrealismo:
Con l’automatismo psichico puro ci si propone di esprimere sia verbalmente, sia per iscritto, sia in qualsiasi altro modo, il funzionamento reale del pensiero; è il dettato del pensiero con l’assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica o morale” dal Manifesto surrealista del 1917.
L’automatismo psichico significa quindi liberare la mente dai freni inibitori, razionali, morali, eccetera, così che il pensiero è libero di vagare secondo libere associazioni di immagini e di idee. In tal modo si riesce a portare in superficie quell’inconscio che altrimenti appare solo nel sogno.
Al Surrealismo aderirono diversi pittori europei, tra i quali Max Ernst, Juan Mirò, René Magritte e Salvador Dalì. Non vi aderì Giorgio De Chirico, che pure aveva fornito con la sua pittura metafisica un contributo determinante alla nascita del movimento, mentre vi aderì, seppure con una certa originalità, il fratello Andrea, più noto con lo pseudonimo di Alberto Savinio.
Max Ernst:
L’aspetto più visionario del surrealismo, fondato da Breton nel 1924, corrisponde senza dubbio all’arte del pittore tedesco Max Ernst (1891-1976), anticipatore del movimento nato nel 1923 dall’incontro tra Paul Eluard e André Breton, che mirava a esprimere il funzionamento del pensiero al di là di ogni controllo cosciente. Considerato uno dei principali esponenti del movimento, Ernst ne ha dato tuttavia, nel corso della sua lunga e poliedrica carriera artistica, una lettura e un’interpretazione assolutamente personali. Operando un recupero dei significati simbolici e onirici delle immagini, facendo appello alla sua profonda conoscenza della psicanalisi freudiana, Ernst intravede nel surrealismo un vero e proprio metodo di ricerca della realtà profonda delle cose, della verità che si nasconde dietro il mondo sensibile dell’apparenza. Accostando elementi apparentemente estranei e inconciliabili fra loro, il pittore opera uno spostamento del senso, favorendo una lettura e una sensazione inedite che destabilizzano e contraddicono le certezze dello spettatore.
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