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28 Dicembre 2019Eric-Emmanuel Schmitt abbandona per una volta il ruolo dello scrittore romantico di attualità. per immergere i lettori in una delle vicende più inquietanti del 20° secolo: la persecuzione dei giovani ebrei, e di uno di essi in particolare, di nome Joseph.
L’inizio del Bambino di Noè
L’autore Eric-Emmanuel Schmitt inizia direttamente con le esperienze drammatiche di Joseph, un bambino ebreo di 10 anni, alla fine della seconda guerra mondiale. Alla fine scopriremo che si tratta di un flash-forward, cioè di una anticipazione, che adesso è misteriosa, ma che diventerà chiara solo alla fine del romanzo.
Ogni domenica, Joseph viene fatto sfilate su un palco insieme con altri bambini. Questi sono presentati a una folla per due motivi. Da un lato, stavano cercando i loro genitori, e, d’altra parte, stavano sperando di essere notati da qualche famiglia disposta ad adottarli.
Uno spavento a Bruxelles
Nel 1942 i tedeschi occuparono il Belgio. Joseph e sua madre sono seduti su un carro per attraversare Bruxelles. Quel giorno le strade erano disordinate e rumorose. Tutti erano in preda al panico. A Joseph, che allora aveva ancora sette anni, fu chiesto di stare zitto, fingendosi muto, ogni volta che incontrava un soldato tedesco. I genitori volevano impedirgli di parlare inavvertitamente la lingua yiddish.
I nazisti salirono sul carro, e, purtroppo, sentirono qualcosa-
La madre quindi iniziò a irrigidirsi e tremare. Sconvolta, condusse il Bambino di Noè fuori dal carro. Il bambino chiese subito alla madre il motivo di questa precipitosa discesa. Per rassicurare il bambino, la madre gli spiegò che le sarebbe piaciuto passeggiare un po’. Lungo la strada, gli propose di visitare una contessa, di nome Sully.
L’incontro con la contessa Sully
Secondo la madre, la contessa Sully era una gran dama, per via del suo rango nobiliare. Il Bambino di Noè non aveva capito in che senso la contessa era “grande”, aveva preso alla lettera quell’espressione, e si aspettava di vedere un gran donnone. Rimase perfino deluso nello scoprire che la contessa era giovane. Dopo aver conversato con lei a bassa voce, la madre disse a Joseph che lei sarebbe poi ritornata. In altre parole, intendeva affidare Joseph ai Sully. Poi se n’era andata dopo aver baciato suo figlio.
La verità fa male nel romanzo di Schmitt
La contessa ha condotto il personaggio principale del romanzo di Eric-Emmanuel Schmitt nel soggiorno e gli ha servito del cibo. Suonava anche brani per pianoforte. Il suo obiettivo era metterlo a suo agio. Dopo alcune ore, dice a Joseph la verità sui pericoli in cui si trovano lui e i suoi genitori.
In effetti, la madre di Joseph aveva sentito i soldati sul carro menzionare l’arresto di molti ebrei nel quartiere in cui viveva.
Il piccolo Joseph ha quindi appreso la verità sulle persecuzioni dei Giudei, mentre la contessa de Sully si era incaricata di proteggere il bambino.
Il corpo della storia de Il Bambino di Noè
Il libro di Eric-Emmanuel Schmitt affronta ora i motivi che hanno portato il ragazzo alla villa gialla.
La separazione
Al calar della notte, i genitori di Joseph suonarono il campanello della villa dei Sully. Erano sopraffatti dal terrore. Tutti gli ebrei erano stati catturati nelle loro case. Mishke (il padre di Joseph) e sua moglie erano riusciti per il momento a scappare, ma non erano al sicuro, e avevano pensato di fuggire in Spagna. Così, quel giorno, Il Bambino di Noè dormì per l’ultima volta accanto ai suoi genitori.
Il giorno successivo, i genitori se ne andarono lasciando Joseph con i Sully per salvargli la vita. Per camuffare la verità sulla sua identità, Joseph sarebbe diventato un “Sully” da quel momento.
Un grosso rischio
Un giorno, i poliziotti della Gestapo bussarono alla porta dopo che qualcuno aveva fatto la spia. i tedeschi perquisirono la casa e accusarono i Sully di ospitare ebrei. Chiesero poi l’identità del ragazzo. La contessa ribatté che era il figlio del generale Grebels. Dopo che i tedeschi se ne andarono, forse non del tutto convinti, i Sully decisero di affidare precauzionalmente Joseph a padre Pons, un prete cattolico. Ritennero che fosse la soluzione migliore per evitare altri guai.
L’incontro con padre Pons
Il prete andò all’Hotel Sully per prendere il Bambino di Noè. L’uomo scherzava ed era calvo. I due presero la bicicletta. Le strade non erano sicure, perché c’erano traditori anche all’interno della comunità ebraica.
Arrivarono alla villa gialla situata nella città di Chemlay. In questa particolare residenza vi erano già ospitati diversi bambini, tra cui Rudy. Un farmacista del villaggio era responsabile della fornitura dei loro documenti d’identità falsi.
La vita nella villa gialla
Rudy divenne il padrino-tutor del Bambino di Noè durante i due anni che visse nella residenza. Era infatti responsabile della protezione dei più piccoli. Durante il suo soggiorno, Joseph ebbe l’opportunità di conoscere la cultura cristiana e i personaggi della Bibbia, tra cui Noè. Riuscì anche a scoprire i segreti di padre Pons. In effetti, quel prete aveva organizzato una stanza segreta per praticare la religione ebraica. Questo permise a quei bambini ebrei di salvarsi, senza perdere il contatto con la loro tradizione.
Cosa successe dopo la caduta del nazismo a Bruxelles?
Rudy partì con padre Pons per trovare sua madre, che era una sopravvissuta al campo di concentramento alla fine della guerra. Da parte sua, Il Bambino di Noè non aveva ancora ritrovato i suoi genitori, nonostante il passare dei giorni. Gli ultimi residenti della città gialla sono stati fatti sfilare su un palco, e in mezzo ad essi vi era Joseph. Adesso il lettore scopre che il bambino di 10 anni nel primo capitolo era in realtà Joseph.
Ma un giorno, mentre passeggia con Rudy e sua madre, Joseph riconosce suo padre Mishke, e sua madre, grazie al loro vestito. Dopo il ricongiungimento, il ragazzo voleva convertirsi alla religione cattolica, ma lo stesso Padre Pons glielo impedì.
Alla fine, a cinquant’anni da quegli eventi, i due amici d’infanzia, Rudy e Joseph, si ritrovano, a Gerusalemme, ma hanno opinioni divergenti sulla pace e sulla guerra tra arabi e israeliani. Padre Pons invece era morto, ma dopo la sua morte ottenne il nome di giusto, e Joseph realizzò il suo sogno, costruendosi un bar in Israele.
Audio Lezioni, ascolta il podcast sulla Letteratura del novecento del prof. Gaudio