Il tema della pazzia in letteratura italiana
27 Gennaio 2019PENA DI MORTE
27 Gennaio 2019dalla tesina Ma cosa abbiamo in testa? di Elena Roma
Indice:
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Freud e la psicoanalisi:
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Le nevrosi
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Le cause
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Le vittime:
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Victorian society;
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The role of woman.
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Conscio ed inconscio;
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Le pulsioni e la società.
Critiche alla psicoanalisi:
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Umiliazione psicologica;
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I. Svevo e la psicoanalisi (La Coscienza di Zeno”).
Svolgimento:
Freud certamente non avrebbe potuto addentrarsi così tanto in questi studi, ma la sua tesi fu vitale per la ricerca successiva. Egli, infatti, sosteneva che studiare la mente e le malattie mentali da un punto di vista puramente neurologico non bastava e non avrebbe portato a nessuna soluzione per i malati.
Freud nasce nel 1856 in Moravia. Dopo essersi laureato in medicina e trasferito a Vienna, comincia a lavorare per Charcot, direttore di una clinica parigina, nonché una dei più noti neurologi francesi. In quel periodo Charcot si stava occupando dell’isteria e riconduceva, appunto, a fattori neurologici i sintomi somatici di questa malattia (paralisi, spasmi muscolari, tremori, disturbi della parola, problemi gastrointestinali e del respiro). Charcot tentava di curare le pazienti con l’ipnosi, ma la scomparsa dei sintomi si aveva solo durante questo stato. Essi ricomparivano, infatti, dopo la fine della seduta.
Si parla di pazienti donne in quanto nell’Europa di fine ottocento inizio novecento hanno avuto una grande diffusione malattie nervose soprattutto in soggetti di sesso femminile appartenenti a classi alte o borghesi.
This fact isnt an accident: during a large part of 18th century, in fact, the ideals of Victorian Age present in England influenced whole Europe. The Victorians were great moralisers: they promote a code of values based on duty, hard work, respectability and charity. Middle class ideals dominated Victorian family life: the family was patriarchal and the husband represented the authority. The role of woman regarded only the education of children, the duties of a wife and the managing of the house.
In this period developed also the concept of privacy that imposed a big wall between domestic life and outside life. The dialogue in the family was broken, in particular about sex and sexuality. Adolescence was considered as a danger and impurely age. Girls education was very strictly and repressive against a series of natural instincts absolutely intrinsic in human nature. Young women werent free to live publically their sexuality not even in the domestic walls because there was an intense fear for the opinion of the society. When a girl was considered a fallen woman”, a prostitute, automatically she lost the respect of the other and of her family. She will not find a husband and she was considered as an outcast. The ideal woman was a pure, chaste and sexless figure that must repress every instinct. Between the two extremes were not condition of mediation.
In una società di questo tipo fatta di ipocrisia e lotta contro la sessualità non ce da stupirsi se la salute mentale di molte donne cominciò a vacillare.
Freud si interessò molto a questi studi: sviluppò nuove tecniche per la cura e ipotizzò nuove possibili cause fondando una nuova scienza: la psicoanalisi.
Essa vede la psiche umana come una campo di forza contrastanti: il motore della vita è la pulsione, un fenomeno al limite tra psichico e somatico, che ci condanna in uno stato di costante inquietudine. Rimaniamo così sospesi tra un principio del piacere e un principio della realtà. Il primo segue la richiesta della pulsioni, il secondo le censura, autoconservando l’individuo nella società ed impedendoci quindi di seguire la violenza e la nostra natura selvaggia. Quando ciò che si prova, si vive o si desidera è fortemente inadeguato per la società viene rimosso inconsciamente e posto, appunto, nell’inconscio.
Esso contiene”, quindi, tutto il rimosso che però non è razionalmente organizzato, non ha tempo né morale ed è espresso in un linguaggio totalmente differente da quello della ragione. Lintricato groviglio di rimossi non è però cancellato, nel senso che influisce ancora sulla vita e sulla parte conscia della psiche e, in alcuni casi, provoca sintomi somatici come quelli della nevrosi. La miglior cura per questo stato è, secondo Freud, il ricordo di quei momenti che ci disturbano. Ovviamente riportare a livello conscio ciò che è stato rimosso è tutt’altro che semplice, sia per li suo linguaggio complesso sia per le resistenze che pone la nostra psiche a ricordare ciò che era stato così traumatico.
Nel periodo di passaggio tra ‘800 e ‘900 in cui Freud opera però, le sue idee e la psicoanalisi in genere non sono comunemente accettate e spesso creano scalpore e disdegno. Lui stesso si interroga sul motivo di tale repulsione e, in uno scritto dal titolo le resistenze alla psicoanalisi”, lo individua nel fatto che la psicoanalisi sottopone l’uomo a una umiliazione psicologica. Nel clima di positivismo fortemente presente fino a quegli anni, si era finiti col dare alla scienza non solo un ruolo predominante, ma esclusivo nell’interpretazione del mondo, della società, della storia e dell’individuo stesso. La nuova scienza” freudiana, invece, propone una visione dell’uomo come il risultato di dinamiche inconsce e quindi non direttamente controllabili dalla ragione. Freud afferma che si potrebbe vedere la psicoanalisi come la terza ferita all’orgoglio umano: la prima fu quella inferta da Copernico con la teoria eliocentrica e la seconda quella di Darwin con la teoria evoluzionistica.
Purtroppo le critiche arrivarono anche per quanto riguarda le sue teorie sulla sessualità infantile che, come possiamo immaginare, in una società come quella descritta non potevano che creare sgomento e indignazione.
Una critica molto famosa, Freud, la ricevette da uno dei più grandi scrittori del ‘900: Italo Svevo. Egli, nel suo romanzo, La coscienza di Zeno”, ed in particolare nell’ultimo capitolo, si scaglia contro di lui e contro la tecnica psicoanalitica utilizzata come cura. Essa, infatti, non è per niente riuscita a guarire il protagonista Zeno Cosini che parla così: «Ma ora che sapevo tutto, cioè che non si trattava d’altro che di una sciocca illusione, un trucco buono per commuovere qualche vecchia donna isterica, come potevo sopportare la compagnia di quell’uomo ridicolo, con quel suo occhio che vuole essere scrutatore e quella sua presunzione che gli permette di aggruppare tutti i fenomeni di questo mondo intorno la sua grande teoria? ». Il libro è, infatti, una prescrizione data da un certo dottor S. a Zeno in preparazione alla sua cura e in cui egli deve raccontare la sua vita, ma che alla fine diventa una invettiva contro il dottore.
Svevo ritiene la psicoanalisi una tecnica più utile agli scrittori piuttosto che ai medici e a sottolineare questa sua avversione vi sono molti avvenimenti, tematiche e stratagemmi all’interno del libro.
Innanzitutto l’iniziale scelta per il nome del dottore è un chiaro riferimento a Sigmund Freud.
In secondo luogo viene evidenziato in fatto che questa preparazione imposta dal dottore sia già di per sé inutile. Nel preambolo del libro, infatti, Zeno dichiara apertamente sia di aver scritto delle cose non vere sia di aver consultato un manuale di psicoanalisi prima di farlo. Questo ultimo particolare denota subito il carattere indocile del paziente che è desideroso di usurpare il ruolo del medico nell’interpretazione dei fatti della propria vita. Tendenza che si evidenzia anche nell’organizzazione dell’autobiografia dove Zeno imposta già dei capitoli tematici, dando così precedenza ad alcuni fatti e non ad altri, compito che spetterebbe al medico. Il fatto che vi siano sia verità sia bugie è, per Svevo, una caratteristica intrinseca nella scrittura stessa.
Innanzitutto se si tratta di una autobiografia come è quella di Zeno non può essere completa e non può avere senso se non alla fine della vita, ma così si farebbe coincidere il senso della vita con la morte. Il dover ricordare e scrivere eventi passati, poi, cambia irrimediabilmente gli stessi perché rivissuti con l’io attuale e non con quello passato; essi non potranno mai essere gli stessi di allora. Svevo ritiene inoltre che «raccontiamo con predilezione tutte le cose per le quali abbiamo pronta la frase ed evitiamo quelle che ci obbligherebbero a ricorrere al dizionario». Ciò significa che scrivendo della sua vita ha omesso ciò che gli era difficile spiegare. Insomma «la nostra vita avrebbe tutto un altro aspetto se fosse detta nel nostro dialetto».
All’interno dell’ultimo capitolo del libro vi è anche la dichiarazione di Zeno di essere perfettamente sano e di essere guarito grazie alla sua vantaggiosa situazione economica. Essa deriva da guadagni che sfruttano la tragica situazione di guerra in cui si trova l’Italia. Quindi la malattia è solo una convinzione delle nostra mente e deriva dal fatto che siamo consapevoli della nostra vita; se i sani” si guardassero attentamente allo specchio diventerebbero malati.
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