L’Italia nel seicento
27 Gennaio 2019Il Gran Priorato giovannita di Capua
27 Gennaio 2019
Il Cinquecento è un secolo ricco di avvenimenti storici e culturali: è il secolo del Rinascimento nella cultura letteraria e nelle arti, della scoperta e dell’impiego della stampa, della Riforma protestante, delle grandi scoperte geografiche: grandi eventi che hanno coinvolto non solo l’Italia, ma l’Europa intera.
E il secolo delle guerre, dei rivolgimenti politici e dell’affermazione di grandi stati nazionali come la Spagna, l’Inghilterra e la Francia.
La cultura rinascimentale
Dopo la pace di Lodi del 1454 in Italia vi è un lungo periodo di pace che permette la nascita di una nuova cultura detta Umanesimo, che continuerà nel Rinascimento e si espanderà in tutta Europa. Questa cultura laica antropocentrista che dava valore all’esistenza dell’uomo e alle sue capacità, oltre che promuovere le attività artistiche, valorizza la conoscenza scientifica fino allora trascurata come la politica, la medicina, il diritto l’amministrazione dei beni.
Gli artisti che erano stati considerati fino allora artigiani vengono valorizzati come creatori di bellezza e vengono accolti e protetti dai mecenati nelle corti dei signori e a Roma presso il papa.
La mobilità degli intellettuali, che viaggiano di corte in corte e la diffusione della stampa (invenzione di Gutemberg del 1438) contribuiscono notevolmente alla diffusione della cultura Rinascimentale dal nostro paese in tutta Europa.
L’uomo dell’Umanesimo ha superato le sue paure, le sue superstizioni, i miti, a fiducia in se stesso e nelle sue capacità, le scoperte scientifiche lo aiutano e si apre così la stagione delle esplorazioni.
Esplorazioni e colonizzazioni
Il XV secolo (1492) si chiude con la scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo e si apre l’età moderna.
Vasco de Gama circumnaviga l’Africa. Ferdinando Magellano arriva fino alle Filippine e si consolida la teoria della rotondità della Terra. Questi grandi viaggi fecero anche sperimentare nuove competenze cartografiche e astronomiche. Si costruirono anche nuove imbarcazioni, al posto delle Galee a remi usate nel Mediterraneo si costruirono le Caravelle navi piccole e leggere con tre vele e con le sponde molto alte adatte all’oceano.
La Spagna e il Portogallo sono gli stati che maggiormente avevano promosso le esplorazioni e cercarono di consolidare i loro domini.
Spagna: colonizzazione di ampi territori dei quali sfruttare le risorse e la mano dopera.
Portogallo: colonizzazione solo di città costiere come punto dappoggio per i commerci.
Le civiltà delle Americhe (Maya, Aztechi e Incas) vennero annientate dai Conquistatore. In Messico Ferdinando Cortés e in Cile Francesco Pizzarro commisero gravi crudeltà per sete di ricchezze e fanatismo religioso.
La Spagna fece da padrona con il monopolio dei prodotti con le colonie, specialmente con i metalli preziosi. Ma importò anche molti prodotti che modificarono l’alimentazione degli europei (mais, patate, cacao, tabacco, canna da zuccheri).
In Europa dove la popolazione era aumentata e cera sempre maggior richiesta di prodotti, per tanto nelle colonie si svilupparono le piantagioni” che richiedevano molta mano dopera. Poiché non erano sufficienti gli indigeni ormai decimati sia per il duro lavoro sia le malattie portate dagli europei, si supplì con la tratta degli schiavi.
Il quadro politico europeo
Nel XVI scolo il processo di rafforzamento delle monarchie nazionali in Francia, Inghilterra, Spagna si conclude con la nascita dello Stato assoluto moderno, fondato sull’accentramento di tutti i poteri nelle mani del sovrano che esercita il controllo tramite funzionari e che ha un proprio esercito. Anche l’Impero, con l’ascesa degli Asburgo, assume una connotazione più nazionale.
Un processo analogo, anche se di proporzioni più ridotte, avviene nell’Italia rinascimentale dove si formano gli Stati regionali, spesso in lotta fra loro e responsabili della crisi politica ed economica che, nel corso del Cinquecento, determina, per buona parte della penisola, la perdita dell’indipendenza.
La prima metà del ‘500 è dominata dalla figura di Carlo V imperatore di gran parte dell’Europa: Austria, Spagna e Paesi Bassi. Fu in conflitto con la Francia (Francesco I) per la supremazia in Italia.
La seconda metà del ‘500 ha come figura dominante Filippo II divenuto imperatore dopo labdicazione di Carlo V. ebbe sempre l’intento di restaurare la religione cattolica, perseguitò gli ebrei e i mussulmani in Spagna. Ebbe scarsa fortuna nelle sue guerre e nel mantenimento dei suoi possedimenti. Fu sconfitto dall’Inghilterra che distrusse l’Invincibile Armata, si impegnò nella repressione dell’insurrezione dei valloni dei fiamminghi nei Paesi Bassi, fu alleato contro i Turchi. Tutto ciò unito a una corte costosissima a Madrid, la scarsa industrializzazione del paese e l’inflazione li crearono gravi difficoltà economiche e banca rotta.
Il quadro politico in Italia fra il Quattrocento e il Cinquecento
All’inizio del ‘400 l’Italia si presentava politicamente molto divisa e frammentata: esistevano tante realtà statali per lo più in lotta tra di loro. L’Italia infatti non conobbe quella evoluzione politica in senso nazionale che in quei secoli si verificò in Francia, Inghilterra e Spagna.
Nella frantumata geografia politica italiana cerano comunque cinque realtà statali che simponevano sulle altre per la loro dimensione territoriale e per la loro forza politico-militare:
1) la repubblica di Venezia (la Serenissima”)
2) il ducato di Milano
3) la repubblica di Firenze
4) lo Stato pontificio
5) il regno di Napoli
E proprio a proposito di queste cinque entità politiche, gli storici hanno parlato di Stati regionali, ossia di Stati che avevano assunto una dimensione territoriale piuttosto ampia, e che costituirono in un certo qual modo il corrispondente italiano dei primi Stati nazionali europei, in quanto nelle loro strutture interne (politiche, amministrative, militari, legislative ecc.) riprodussero più o meno quel tipo di organizzazione centralizzata e tendenzialmente omogenea che era tipica degli Stati nazionali.
Esistevano però anche diversi principati minori:
Italia nord-occidentale: il principato sabaudo dei Savoia e anche altri due principati di antica origine feudale, il marchesato di Saluzzo ed il marchesato del Monferrato; inoltre sopravviveva l’antica e gloriosa repubblica di Genova, entrata però in una fase di declino a causa dei laceranti conflitti interni e della forte concorrenza politica ed economica degli aragonesi, degli ottomani e di Venezia.
Italia nord-orientale: il principato di Trento, un principato ecclesiastico, retto cioè dallarcivescovo che da un punto di vista giuridico-formale faceva parte dell’Impero; Nell’area padana à il principato degli Estensi, comprendente i territori di Ferrara, Modena e Reggio, e quello dei Gonzaga, situato nel territorio di Mantova.
Italia centrale: in Toscana, cerano la repubblica di Siena e quella di Lucca, che si opponevano strenuamente all’espansionismo di Firenze.
Gli stati regionali
NORD ITALIA
Venezia
Venezia fu sicuramente lo Stato regionale più ricco e potente di questo periodo che riuscì ad ottenere l’egemonia nel Mediterraneo orientale lungo le cui coste conquistò isole, postazioni e porti sottratti all’impero bizantino. La Repubblica di Venezia si era impossessata di fatto di un territorio comprendente grosso modo il Friuli e il Veneto, penetrando anche in Lombardia.
Il Cinquecento è il secolo che segna la crisi della supremazia veneziana nei commerci marittimi, conseguenza della scoperta del Nuovo Mondo e dell’apertura di nuove rotte per i traffici via mare.
Milano
Per tutto il Quattrocento i rapporti tra Milano e Venezia furono tesi ed antagonistici: infatti Venezia tendeva ad espandersi verso ovest Milano, a partire dalla signoria di Filippo Maria Visconti, tendeva a sua volta ad espandersi verso est. La signoria di Milano passò dalla famiglia Visconti a quella Sforza: infatti Filippo Maria Visconti, che non aveva eredi maschi, fece sposare la figlia con il Capitano di ventura Francesco Sforza, che divenne così il nuovo signore di Milano.
La signoria sforzesca inaugurò un periodo di prosperità e di sviluppo che venne favorito nelle città da un’economia manifatturiera, cresciuta con le lavorazioni del ferro e della seta, e nelle campagne dalla zootecnia, dalla gelsi-bachicoltura e dalla viticoltura. Sotto Ludovico il Moro il Ducato fu una delle realtà più importanti del Rinascimento italiano. Conteso tra Francia e Spagna durante le guerre d’Italia dei primi decenni del XVI secolo, il Ducato passò sotto il dominio spagnolo (1535), con la perdita di territori tra cui quello Mantovano, passato sotto il governo dei Gonzaga.
La dominazione spagnola, destinata a durare per centosettant’anni, introdusse aspetti di fiscalismo che non intaccarono però le autonomie politiche. L’aristocrazia nobiliare milanese controllava infatti il Senato, principale organo di governo dello stato. A causa della dominazione straniera però il ducato di Milano perse quella centralità culturale, goduta agli inizi del cinquecento sotto gli Sforza.
CENTRO ITALIA
Firenze
Firenze fin dal 1434 (avvento dei Medici) si era trasformata di fatto da repubblica oligarchica in signoria. Tuttavia i Medici, pur detenendo tutto il potere, non modificarono la forma repubblicana dello Stato: con la loro signoria Firenze si rafforzò politicamente e militarmente e riuscì a sottomettere gran parte del territorio toscano. Lorenzo, detto il Magnifico” resse lo Stato nella seconda metà del XV secolo e fu un grande uomo politico e grande mecenate. La sua azione politica fu improntata alla ricerca di un equilibrio tra i maggiori Stati italiani, un equilibrio che avrebbe dovuto garantire la stabilità della situazione creatasi all’indomani della Pace di Lodi (1454).
Nel corso del 1500 esperienze repubblicane si alternarono alla restaurazione dei Medici che mantennero il titolo di protettori della Repubblica fiorentina che nominalmente, sopravvisse fino al 1537, anno in cui Cosimo de’ Medici ottenne prima il titolo ducale e poi quello di granduca”: nacque così il granducato di Toscana. A seguito della traversie politiche seguenti la caduta dei Medici la supremazia mantenuta fino all’epoca di Lorenzo il Magnifico però venne perduta. (fonte: encarta)
Roma
Grande importanza ebbe lo Stato Pontificio. I pontefici romani divennero di fatto dei veri e propri signori rinascimentali e vissero secondo quello stile lussuoso e sfarzoso che caratterizzò la vita dei principi italiani di questo periodo. Non fu attuata nessuna riforma morale e spirituale, anzi continuarono a prevalere nettamente gli interessi mondani: si preparò così il terreno favorevole allo sviluppo della Riforma di Lutero. Un fenomeno tipico della storia del papato di questo periodo fu quello del nepotismo, che toccò il suo culmine nei decenni a cavallo tra XV e XVI secolo: i pontefici si circondarono di parenti cui affidarono incarichi ed uffici importanti colmandoli di benefici e rendite. Le cause di tale fenomeno furono varie, ma due prevalsero su tutte: lambizione personale e familiare e la necessità di assicurarsi dei collaboratori fedeli, essendo il Papa stesso minacciato da tante forze ostili.
SUD ITALIA
La guerra dinastica tra angioini e aragonesi si era conclusa con la definitiva conquista aragonese di Napoli nel 1442. Il dominio aragonese non apportò novità positive e significative rispetto a quello angioino: il feudalesimo, nelle sue forme più deteriori, continuò a sussistere.
In seguito i regni di Napoli, Sicilia e Sardegna a seguito della cacciata degli Aragonesi (1504) passarono sotto le dirette dipendenza della Spagna che, con la pace di Cateau Cambrésis (1559), vi pose come suo rappresentante un viceré.
Le zone meridionali vivono anni di profonda crisi sia per il rigido centralismo che impone un pesante fiscalismo, sia per limmobilismo economico, soprattutto nelle campagne, da parte dei baroni.
La chiesa : riforma e controriforma
Nel 1500 la chiesa non è insensibile all’aumento di ricchezza. I prelati vivono nel lusso trascurando i compiti religiosi. Dilagante è il nepotismo e la simonia, cioè la concessione di cariche ecclesiastiche, indulgenze sia per se stessi che per i defunti il tutto viene barattato con denaro o con aiuti militari. Sia ha così una forte esigenza di cambiare costume della chiesa che si concretizzò nella riforma di Lutero, monaco tedesco, professore di teologia a Wittemberg in Sassonia. Il 31 ottobre del 1517 egli affisse sulla porte della chiesa 95 tesi sulla riforma. Papa Leone X con un a bolla lo scomunicò e anche l’imperatore, alla dieta di Worms, lo condannò. Questi allora si staccò da Roma dando origine alla chiesa luterana.
La riforma religiosa si intreccia con le vicende politiche; infatti molti principi tedeschi appoggiano la riforma a vengono chiamati protestanti. Si formano molte sette di protestanti che aderiscono alla riforma: calvinisti, dal monaco Giovanni Calvino, in Svizzera, ugonotti in Francia con Enrico di Navarra, i presbiteriani in Scozia. Anche l’Inghilterra si stacca da Roma e fonda la chiesa anglicana (nel 1534 Enrico VIII diventa capo della chiesa).
La chiesa cattolica deve difendersi dal propagarsi del protestantesimo e così viene messo in atto il movimento chiamato Controriforma.
Papa Paolo III indice il concilio di Trento (1545-1563) per fissare i principi della chiesa cristiana:
í– il libero arbitrio (l’uomo può scegliere tra fare il bene o il male)
í– opere buone per salvarsi
í– validità dei sette sacramenti.
Si istituiscono seminari per preparare i sacerdoti e la chiesa si mobilita contro le eresie con: l’indice dei libri proibiti, il ripristini dei tribunali dell’inquisizione e il sorgere dei nuovi ordini religiosi trai quali la compagnia di Gesù (gesuiti) fondata da S. Ignazio di Loyola militari per la fede.
Dal cinquecento al seicento
Dall’inizio del ‘600 carestie e pestilenze assediarono l’Europa tuttavia non riescono ad arrestare l’aumento della popolazione. Sia ha un netto declino dei paesi mediterranei perché le rotte economiche sono ormai fuori dallo stretto di Gibilterra.
Il ‘600 sarà importantissimo per la rivoluzione scientifica.
di Sabry
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