Il buon nome di Dino Buzzati
28 Dicembre 2019Il romanzo Lo scudo di Talos di Valerio Massimo Manfredi
28 Dicembre 2019Dal romanzo del 1955, uscito nel 1959 a puntate su Candido, e dal 1963 edito dalla Rizzoli, fu tratto un film nel 1965
Il titolo potrebbe scoraggiare, perché risente del suo tempo, ma la lettura è una scoperta acuta e divertente.
Incipit
L’atomica scoppiò verso il mezzogiorno del lunedì, quando arrivarono i giornali.
Uno del paese aveva fatto il colpo al totocalcio vincendo dieci milioni. I giornali precisavano che si trattava di certo Pepito Sbezzeguti: ma in paese non vi era nessun Pepito e nessun Sbezzeguti.
Il gestore della ricevitoria, assediato dal popolo in agitazione, allargò le braccia:
“Sabato c’era mercato e ho venduto un sacco di schedine a dei forestieri. Sarà uno di quelli. Comunque salterà fuori”. (p. 1)
Citazioni dal romanzo
- Il totocalcio è una delle più subdole armi inventate dalla borghesia capitalista per difendersi dal proletariato. Un’arma efficacissima e che non costa niente alla borghesia. Anzi le dà dei grossi guadagni. Un buon comunista non aiuta, ma combatte fieramente il totocalcio!
- “Nell’Unione Sovietica non esistono che libertà vere e complete” affermò severamente don Camillo.
Ma Scamoggia era scatenato:
“Preti anche là? Compagno, è mai possibile, che questa porca razza non la si possa eliminare?”
Peppone gli rispose autoritario:
“Scomparirà da sola quando finiranno la miseria e l’ignoranza: quei cornacchioni maledetti vivono sull’ignoranza e sulla miseria!”
Don Camillo diventava sempre più gelido e categorico:
“Compagno senatore, tu sai meglio di noi che, nell’Unione Sovietica, ignoranza e miseria non esistono più. Questo significa che, se i preti continuano ad esistere, essi dispongono di una forza che non s’è ancora riusciti a neutralizzare completamente”.
“Ma che cos’hanno di speciale questi maledetti” ruggì Scamoggia. “Non sono forse gente fatta di carne e d’ossa come noi?”
“No” urlò Peppone rosso come un gallinaccio. “È gente fabbricata con tutte le peggiori porcherie dell’universo. Sono falsi, ipocriti, vigliacchi, ricattatori, assassini, ladri. I serpenti velenosi li schivano perché hanno paura d’essere morsicati.” (pp. 33-34) - Riempì di vino i bicchieri di carta:
“Alla salute della grande Russia sovietica!” gridò il compagno Scamoggia levando il bicchiere.
“Alla distruzione del capitalismo!” brindò il compagno Rondella.
“Alla faccia di tutti i preti dell’universo!” ruggì Peppone guardando negli occhi don Camillo. (p. 35) - “I preti” stabilì Peppone con voce feroce “sono la più infame razza che esista sulla terra. Noè, quando fece salire sull’arca tutte le bestie, non voleva portarsi la vipera, ma il Padreterno gli gridò: ‘Noè, e io come potrei fare a vivere senza i preti?’.”
Il compagno Oregov, informato dalla Petrovna, rise di gusto e la battuta gli piacque tanto che volle prenderne nota sul suo taccuino.
Rise, un po’ a stento, anche don Camillo e, portatosi alla pari di Peppone che arrancava in coda, gli disse a mezza bocca:
“Sei un disonesto, compagno. La storia che io ti ho raccontato ieri era diversa. Noè non voleva portare l’asino e allora Dio gli disse: ‘E come potrebbe divertirsi il mondo senza senatori comunisti?’.”
“Suona meglio così” rispose Peppone. “Però bisognerà che domandi scusa alle vipere.” (p. 92) - La metropolitana di Mosca è l’orgoglio dell’Unione Sovietica e, per aver un’idea di cosa essa sia, bisogna pensare a un incubo assiro-babilonese. Marmi, cristalli, lampadari, porcellane, mosaici, stucchi, affreschi, altorilievi, bassorilievi, statue, quadri, ceselli, bronzi, argenti, ori: ci si stupisce che gli zerbini non siano di visone. (p. 169)
- Tutti tacquero raggelati e, nel silenzio, il compagno Oregov disse con un italiano stentato, ma anche troppo comprensibile:
“Viva il grande Stalin!”
Levò il bicchiere colmo di vodka e tutti balzarono in piedi levando il bicchiere.
“Viva!” risposero tutti a una sola voce. (p. 184)
Explicit del romanzo
I due sposi se ne andarono e don Camillo e Peppone rimasero a scaldarsi davanti al fuoco che ardeva nel caminetto del tinello.
Non apersero bocca per un bel pezzo, quindi, don Camillo esclamò:
“Prendiamo nota, prima che mi dimentichi!”
Trasse di tasca la sua famosa agenda e spiegò:
“Bisogna che aggiunga alla lista altre due conversioni e un altro matrimonio”.
“Scrivete pure!” ruggì Peppone. “È tutta roba che poi vi troverete sul conto quando arriverà il momento della riscossa proletaria. E pagherete tutto!”
“Non mi farete neanche un piccolo sconto? Neanche un po’ di riguardo per un ex compagno?”
“Ma sì” ghignò Peppone. “Vi lasceremo scegliere dove vorrete essere impiccato.”
“Lo so già” rispose don Camillo. “Vicino a te, compagno…”
Era una fredda giornata d’inverno e la nebbia, salendo dal grande fiume, distese il suo velo anche su questa storia che era appena appena finita e già pareva vecchia come il cucco. (pp. 222-223)
Citazioni dal film:
- Signor Sindaco, questo gemellaggio può solo proporlo con un particolare referendum democratico perché la cittadinanza possa dire se vuole essere gemellata con un nido infetto di vipere rosse! (Don Camillo) [Rivolto a Peppone durante la convocazione del popolo al municipio]
- Se hanno creduto a Carlo Marx, qualunque balla gli racconti andrà bene! (Don Camillo) [mentre ricatta Peppone quando questi gli dice che non sa cosa dire ai suoi compagni per giustificare la presenza di don Camillo nel viaggio in Russia]
- Come vedete reverendo il falsario siete voi, vedete, ci avete spacciato per fuggiaschi russi certo Coretti Adolfo di Busto Arsizio e Andreini Giuliana di Carate Brianza. (Peppone) [Rivolto a don Camillo dopo aver scoperto l’identità dei sedicenti fuggiaschi russi]
- … Ah, t’ho capito, te compagno non vuoi mica fare il gemelaggio, vuoi fare due gemelli. (Don Camillo) [A Scamoggia che tenta di convincere Nadia per farsi aprire ed entrare nella sua stanza, vanificando così il tentativo del giovane]
- Compagno, chi ha avuto venti milioni di caduti in guerra non può preoccuparsi dei cinquanta o centomila morti che il nemico gli ha lasciato in casa. (Don Camillo) [Al Brusco dopo che hanno trovato il luogo in cui è stato sepolto il fratello morto in guerra di quest’ultimo]
- È piena di grano, e il grano è il pane degli uomini, e il pane sono io! […] Quando entrano a prendere il grano son costretti a pensar a me anche coloro che qui non entravano mai, e mi parlano pur restando muti, perché questa è la chiesa del silenzio. (Gesù)