Un infinito numero
27 Gennaio 2019Un’ idea
27 Gennaio 2019Rodolfo il Glabro
Historiae, II, 12
Ipso quoque tempore non impar apud Ravennam exortum est malum. Quidam igitur Vilgardus dictus, studio artis grammaticae magis assiduus quam frequens, sicut Italis mos semper fuit artes negligere caeteras, illam sectari. Is enim cum ex scientia suae artis coepisset, inflatus superbia, stultior apparere, quadam nocte assumpsere daemones poetarum species Virgilii et Horatii atque Juvenalis, apparentesque illi, fallaces retulerunt grates quoniam suorum dicta voluminum charius amplectens exerceret, seque illorum posteritatis felicem esse praeconem; promiserunt ei insuper suae gloriae postmodum fore participem. Hisque daemonum fallaciis depravatus, coepit multa turgide docere fidei sacrae contraria, dictaque poetarum per omnia credenda esse asserebat. Ad ultimum vero haereticus est repertus, atque a pontifice ipsius urbis Petro damnatus. Plures etiam per Italiam tempore hujus pestiferi dogmatis reperti, quique ipsi aut gladiis aut incendiis perierunt.
Traduzione
A quel tempo anche a Ravenna, era scoppiato un contagio (culturale pagano) simile a quello di sopra. Un certo uomo di nome Vilgardo si occupava di studi letterari, non solo spesso, ma con unassiduità ostinata, perché era sempre abitudine degli italiani perseguire questi studi e trascurare le altre arti. Poi, una notte in cui, colmo di orgoglio nella conoscenza della sua arte, aveva cominciato a rivelarsi più stupido che saggio, gli apparvero i fantasmi dei poeti Virgilio, Orazio e Giovenale, fingendo ringraziamenti per l’amorevole studio che aveva dedicato ai contenuti dei loro libri e perché li serviva come loro fortunato araldo presso i posteri. Gli promisero perfino che avrebbe presto condiviso la loro fama. Corrotto da questi spiriti diabolici, cominciò a insegnare molte cose contrarie alla fede santa e affermava che le parole dei poeti meritavano di essere credute in tutti i casi. Ma alla fine fu trovato eretico e fu condannato da Pietro, arcivescovo di quella stessa città (Ravenna).Molti altri che professano questa dannosa dottrina sono stati scoperti in tutta Italia, e anche loro sono morti, giustiziati con la spada o con il fuoco.