Le ferree leggi del mondo nella narrativa verghiana
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28 Dicembre 2019Il paragrafo 15 del libro sesto del De re publica di Cicerone è tratto dal “Somnium Scipionis” (“Il sogno di Scipione”), parte conclusiva del sesto libro del “De re publica” di Cicerone.
In questo passo, Scipione Emiliano dopo aver dialogato con il suo avo adottivo, Scipione l’Africano, si trova davanti all’anima del padre Lucio Emilio Paolo, all’interno di un sogno ambientato nella Via Lattea.
Analisi e commento:
1. Contesto e struttura:
Il dialogo si svolge in un contesto ultraterreno, tipico della letteratura visionaria antica. La struttura a domanda e risposta riflette la tradizione filosofica platonica, permettendo a Cicerone di esporre complesse idee filosofiche in modo accessibile.
2. Desiderio di trascendenza:
Scipione, colpito dalla bellezza e perfezione del mondo celeste, esprime il desiderio di abbandonare la vita terrena. Questa reazione riflette l’antica concezione del mondo celeste come superiore e più desiderabile rispetto a quello terreno.
3. Rifiuto del suicidio:
L’Africano respinge categoricamente l’idea di un abbandono prematuro della vita. Questo rifiuto si basa su principi stoici e platonici, secondo cui la vita è un dono divino e un dovere da compiere.
4. Cosmologia e teologia:
Il brano presenta una visione del cosmo tipica del pensiero antico, dove la Terra occupa il centro dell’universo. L’idea del mondo come “tempio di dio” fonde elementi stoici e platonici, suggerendo un universo divinamente ordinato.
5. Natura dell’anima:
Cicerone propone una concezione dell’anima di origine celeste, derivata dai “fuochi eterni” (stelle). Questa visione combina elementi della filosofia platonica con credenze astrologiche diffuse nel mondo antico.
6. Missione dell’umanità:
Gli esseri umani sono presentati come custodi della Terra, con una specifica missione cosmica. Questa concezione eleva il ruolo dell’uomo nell’universo, attribuendogli una responsabilità divina.
7. Etica e dovere:
Il brano enfatizza fortemente il concetto di dovere (munus). La vita è vista come un compito assegnato da dio, sottolineando l’importanza dell’etica e della responsabilità individuale.
8. Influenze filosofiche:
Si notano chiari elementi stoici (l’idea del dovere, il rifiuto del suicidio) e platonici (la concezione dell’anima, la struttura del cosmo), dimostrando la capacità di Cicerone di sintetizzare diverse correnti filosofiche.
9. Stile retorico:
Cicerone impiega un linguaggio elevato e solenne, adatto al contesto cosmico e alla gravità dei temi trattati. L’uso di termini come “sanctissime” e “optume” sottolinea il rispetto filiale e la riverenza per la saggezza ancestrale.
10. Eredità culturale:
Questo brano ha avuto un’influenza duratura nella cultura occidentale, ispirando riflessioni filosofiche e teologiche sul significato della vita e sul rapporto tra l’uomo e il divino.
In conclusione, questo passo del “Somnium Scipionis” rappresenta una sintesi magistrale di cosmologia, etica e filosofia, tipica del pensiero tardo-repubblicano romano, e offre una profonda riflessione sul ruolo dell’uomo nell’universo e sul significato della vita umana.
Cicerone esprime qui, attraverso le parole di Lucio Emilio Paolo, l’idea stoica che il suicidio non è accettabile, in quanto la vita è un dovere assegnato da dio che non dovrebbe essere abbandonato prematuramente.
Testo e Traduzione
Testo di Cicerone [15]. Atque ego ut primum fletu represso loqui posse coepi, “Quaeso”, inquam, “pater sanctissime atque optume, quoniam haec est vita, ut Africbnum audio dicere, quid moror in terris? Quin huc ad vos venire propero?”. “Non est ita”, inquit ille. “Nisi enim cum deus is, cuius hoc templum est omne quod conspicis, istis te corporis custodiis liberaverit, huc tibi aditus patere non potest. Homines enim sunt hac lege generati, qui tuerentur illum globum, quem in hoc templo medium vides, quae terra dicitur, iisque animus datus est ex illis sempiternis ignibus quae sidera et stellas vocatis, quae globosae et rotundae, divinis animatae mentibus, circulos suos orbesque conficiunt celeritate mirabili. Quare et tibi, Publi, et piis omnibus retinendus animus est in custodib corporis, nec iniussu eius, a quo ille est vobis datus, ex hominum vita migrandum est, ne munus humanum adsignatum a deo defugisse videamini. |
Traduzione in italiano:
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