Nebbia di Giovanni Pascoli
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28 Dicembre 2019Il Fanciullino di Giovanni Pascoli rappresenta uno dei nuclei teorici fondamentali della sua poetica.
Scritto nel 1897 e pubblicato come saggio nel 1903, questo breve testo programmatico espone una concezione della poesia in forte contrasto con le correnti dominanti del tempo, inserendosi nel contesto culturale del tardo Ottocento come una risposta alle grandi istanze del positivismo e del decadentismo. Il Fanciullino non è soltanto una teoria estetica, ma un manifesto spirituale, capace di illuminare il significato profondo dell’opera pascoliana.
La figura del fanciullino
Il Fanciullino di Pascoli è una metafora che identifica quella parte dell’animo umano, mai sopita, che permane nello stato di innocenza e stupore infantile. Secondo Pascoli, in ogni individuo esiste una dimensione primordiale, rappresentata da un “fanciullo” interiore che è capace di percepire il mondo con una purezza e una freschezza non accessibili all’adulto condizionato dall’esperienza e dal razionalismo. Questo fanciullo non “scopre” nuove verità, bensì vede il mondo con meraviglia e stupore, restituendogli un significato quasi mitico e misterioso.
Il poeta, secondo questa concezione, è colui che ha saputo mantenere viva la sensibilità del fanciullino, colui che riesce a cogliere nelle piccole cose della vita quotidiana, nella natura e nei suoi elementi più semplici, quei significati universali e profondi che sfuggono alla ragione adulta. Il poeta diventa quindi mediatore tra la realtà visibile e un mondo invisibile, simbolico, che solo l’animo innocente può scorgere.
La poesia come intuizione e rivelazione
Pascoli si discosta dai canoni della poesia tradizionale, sia classicista che romantica, per proporre una poetica basata sull’intuizione. Il fanciullino non è un erudito, non fa affidamento sulla cultura o sulla retorica, ma si esprime attraverso l’intuizione pura e immediata, simile al balbettio dei bambini. La poesia, in questa visione, non è il frutto di uno sforzo intellettuale o di una ricerca estetica consapevole, ma un’esperienza di rivelazione spontanea, che emerge dall’osservazione del mondo naturale e delle piccole cose.
Pascoli insiste sulla dimensione del “sentire” più che del “capire”: la poesia deve evocare emozioni, risvegliare sentimenti, suggerire immagini che non hanno bisogno di essere spiegate razionalmente. In questo, il poeta si fa veicolo di un messaggio non decifrabile in modo logico, ma intuibile attraverso il richiamo ai ricordi, alle percezioni sensoriali e ai moti del cuore. La lingua poetica pascoliana, frammentata e spesso evocativa, riflette questa intenzione di restituire l’immediatezza del sentire, più che la costruzione intellettuale di un significato.
Il fanciullino e la natura
La natura occupa un ruolo centrale nella poetica del fanciullino, poiché è il luogo privilegiato in cui il poeta può riscoprire quella dimensione arcaica e primordiale che il progresso moderno tende a occultare. Gli elementi naturali – animali, piante, paesaggi – non sono mai descritti in modo oggettivo, ma sempre come proiezioni di una sensibilità infantile capace di cogliere in essi significati nascosti. Un volo di uccelli, il fruscio delle foglie o il canto degli insetti diventano, nella poesia pascoliana, simboli di un universo segreto e misterioso.
L’atteggiamento di Pascoli nei confronti della natura è quindi lontano dal naturalismo scientifico del positivismo, ma anche dalle grandi visioni cosmiche e titaniche del romanticismo. La natura è osservata attraverso uno sguardo intimo e delicato, che si sofferma sui dettagli apparentemente insignificanti per trovare in essi tracce di un mistero più vasto. Questa sensibilità si riflette nella tecnica stilistica di Pascoli, che fa largo uso di onomatopee, metafore visive e sinestesie per ricreare l’impressione sensoriale immediata.
Il Fanciullino come teoria del decadentismo
Sebbene il Fanciullino si distacchi dalle modalità espressive tipiche del decadentismo europeo, in particolare dall’estetismo di D’Annunzio, esso ne condivide alcune fondamentali premesse filosofiche. Come nei poeti simbolisti, anche in Pascoli è presente una forte sfiducia nella capacità della ragione di cogliere la realtà nella sua totalità. Il poeta è colui che, attraverso la sua sensibilità accresciuta, riesce a intravedere frammenti di una verità inafferrabile, che si manifesta solo attraverso simboli e allusioni.
Il Fanciullino, tuttavia, differisce dalla concezione estetica del poeta-vate: se in D’Annunzio il poeta è un superuomo capace di creare una realtà superiore attraverso l’arte, in Pascoli il poeta è una figura umile, fragile, che si affida al potere delle piccole cose e alla loro capacità di rivelare il mistero del mondo. La poesia non è un atto di potenza creativa, ma di scoperta e stupore.
Conclusioni
Il Fanciullino di Giovanni Pascoli rappresenta un modello poetico che mira a restituire alla parola una dimensione di purezza originaria, lontana dalle sovrastrutture intellettuali e dai codici retorici della tradizione. In questo senso, Pascoli anticipa molti aspetti della sensibilità novecentesca, influenzando profondamente la poesia italiana successiva. Il suo appello alla semplicità, alla spontaneità e all’intuizione rimane un contributo essenziale alla riflessione sulla funzione della poesia e del poeta nella modernità.
In definitiva, il Fanciullino non è solo un bambino che guarda il mondo con occhi ingenui, ma una metafora di una condizione esistenziale e spirituale: quella di chi, pur immerso nella complessità e nel dolore della vita adulta, sa ancora cogliere l’infinito nel finito, il mistero nel quotidiano.