L’Italia nel seicento
27 Gennaio 2019Il Gran Priorato giovannita di Capua
27 Gennaio 2019Saggio sulla Prima Guerra Mondiale
di Rossella Natalini
La Prima Guerra Mondiale fu uno di quegli eventi, come la scoperta dei nuovi continenti nel XVI secolo o la rivoluzione francese del 1789, che produsse numerosi cambiamenti non solo di portata macroscopica, modificando i confini geopolitici dell’Europa, ma anche microscopica in quanto andò a influenzare la vita del singolo individuo, cambian-done radicalmente il modo di pensare e di agire. Infatti accadde spesso che i cambia-menti che si verificarono fossero in totale contraddizione con ciò che era avvenuto precedentemente. Un esempio fu l’opinione pubblica, per la prima volta coinvolta in prima persona dai governi. Prima ancora dello scoppio del conflitto, nellagosto 1914, la prospettiva bellica, secondo E.J. Leed in ?Terra di nessuno?, rappresentò l’ultima grande incarnazione del ‘popolo come entità morale unitaria” e successivamente la dichiarazione di guerra potè dunque essere salutata come l’elevazione del conflitto dalla sfera della vita economica, in cui risultava dannoso per la comunità, a livello di un contesto che implicava uninedita solidarietà nazionale, svincolata dalle leggi di merca-to”. Questa unità si può evidenziare in paesi come la Francia, la cui identità nazionale si era consolidata da secoli e in cui si ripresero i valori e i principi scaturiti dalle guerre rivoluzionarie, e la Germania in cui la guerra potè diventare vessillo di tutto ciò che era maggiormente minacciato dalla massiccia industrializzazione e modernizzazione affrontate dalla società tedesca nei quarant’anni precedenti.” ma in particolare La guerra fu ben accolta perché apparve come soluzione di realtà altrimenti ineludibili: essa rappresentò la possibilità di riattualizzare quei valori che la vita moderna rendeva sempre più anacronistici, e che pure erano generalmente sentiti come degni di essere ancora difesi e sostenuti.” . Quindi il conflitto fu visto come culmine di quella insoddi-sfazione, generata dalla logica economica e finanziaria di stampo capitalista, diffusa tra gli strati sociali medio bassi, i quali avevano subito il risvolto negativo dell’industrializ-zazione che già Charles Dickens aveva descritto nellambientare i suoi racconti. Anche in Italia si fece sentire questa volontà di rinnovamento, soprattutto grazie agli esponenti del movimento futurista; si vedeva l’opportunità di attuare una quarta guerra di indi-pendenza” che avrebbe unificato definitivamente la penisola. All’entrata in guerra le forze politiche rimaste contrarie furono ben poche in quanto molti cedettero verso lin-terventismo: nel mondo socialista un esempio significativo fu quello di Benito Mussolini che nell’ottobre 1914 prese le distanze dal neutralismo del PSI, per dichiararsi favore-vole ad una alleanza con l’Intesa; nell’articolo del 15 novembre 1914 del suo neo-nato giornale ?Il popolo d’Italia? egli dichiara apertamente che la propaganda antiguer-resca è la propaganda della vigliaccheria.” , svalutando le motivazioni degli oppositori al conflitto e sottolineando apertamente il ruolo del socialismo nella storia nazionale Ma noi, socialisti, abbiamo rappresentato-salvo nelle epoche basse del riformismo mercatore e giolittiano- una delle forze vive della nuova Italia: vogliamo ora legare il nostro destino a queste forze di morte” in nome di una pace” che non ci salva oggi dai disastri della guerra e non ci salverà domani da pericoli indubbiamente maggiori e in ogni caso non ci salverà dalla vergogna e dallo scherno universale dei popoli che hanno vissuto questa grande tragedia della storia?” e indirizza principalmente questa suo grido” ai giovani è a voi giovani d’Italia: giovani delle officine e degli atenei; gio-vani danni e giovani di spirito; giovani che appartenete alla generazione cui il destino ha commesso di fare” la storia; è a voi che io lancio il mio grido augurale, sicuro che avrà nelle vostre file una vasta risonanza di echi e di simpatie.”. In conclusione, poche furono le voci che si levarono contro la prospettiva bellica, in particolare accusate di disfattismo e spesso fatte tacere con la violenza, risultato di una esasperazione del nazionalismo, di cui si ha un esempio con il deputato socialista Jean Jaurés che venne ucciso da un fanatico, dopo aver fatto un discorso a sfavore della guerra.
Un altro cambiamento importante fu la riconquista da parte dello Stato del ruolo centrale nella vita dei cittadini, in particolare nella gestione dell’economia. La motiva-zione che il governo socialdemocratico tedesco presentò come giustificazione alle spese e agli interventi straordinari imposti dallo stato, fu il tentativo di contrastare il regime dispotico dello zar al fine di conseguire una pace civile; la spiegazione per questa giustificazione nei confronti dell’opinione pubblica si può trovare nel fatto che nessuna guerra può essere sostenuta né tanto meno vinta senza un ampio appoggio popolare, poiché solo l’iniziativa degli imprenditori non poteva sopperire all’enorme richiesta dell’apparato produttivo. Le principali misure attuate durante questi pochi anni furono il protezionismo, in particolare per proteggere il mercato interno, e un sistema di razionamento di generi alimentari che fecero del potere pubblico il principale protagonista della vita della popolazione tedesca, in primo luogo, e successivamente anche degli altri paesi coinvolti nel conflitto.
Un elemento per cui questa guerra si distinse furono le strategie militari e la tecnologia che modificarono sensibilmente l’evoluzione della guerra. La previsione dei governi su questa guerra, pensata di breve durata e con minimo dispendio di mezzi e uomini, si rivelò completamente errata in quanto essa non teneva conto del progresso assai rapi-do compiuto dallo sviluppo degli armamenti che aumentarono la potenza di fuoco da entrambi i fronti, proponendo sotto questo punto di vista uno scontro quasi alla pari. L’elemento che quindi segnerà la supremazia dell’uno o dell’altro blocco di forze sarà l’organizzazione logistica dell’esercito, in particolare l’efficienza dei mezzi di trasporto specialmente della rete ferroviaria, la migliore dislocazione dei depositi e dei punti di rifornimento per le truppe e la rapidità di movimento delle stesse, così da poter volgere il conflitto a favore del proprio paese. Già dopo le prime battaglie del 1914 si vide che i fronti si stabilizzarono, non permettendo agli schieramenti di avanzare, bloccando il conflitto su terra. La guerra da offensiva divenne difensiva e l’unico scopo divenne quello di aumentare le proprie risorse e minare quelle dell’avversario in modo da inde-bolirlo: la conseguenza fu l’allargamento del conflitto poiché si cercavano alleati per conseguire migliori posizioni strategiche. Da questo punto di vista l’Intesa era favorita in quanto era riuscita ad accerchiare gli imperi centrali che in risposta a ciò attuarono una guerra sottomarina per contrastare lefficiente marina inglese che riforniva i vari fronti della guerra. Su terra la situazione peggiora in quanto da guerra difensiva si passa alla guerra di logoramento: ai fronti vennero scavati chilometri di trincee in cui i soldati vivevano costantemente in attesa dell’ordine di attaccare o di una offensiva dei soldati della trincea avversaria. Ogni attacco però risultava pressoché inutile in quanto l’artiglieria nemica riusciva facilmente a respingere i soldati che tentavano di sbloccare la situazione ma che in realtà venivano mandati incontro ad una morte certa. Battaglie come quelle della Somme del 1916 e di Caporetto del 1917 furono un esempio di scempio di vite umane che alla fine dei conti modificarono in modo non significativo il conflitto. Della prima di queste ne parla Mario Silvestri ne ?La decadenza dell’Europa occidentale? che descrive l’offensiva britannica e il suo tragico epilogo: Quel giorno inaugurava la grande offensiva dell’esercito britannico[…] linea dopo linea gli inglesi uscirono dalle trincee avanzando a contatto di gomito: a passo lento, con calma, come avevano raccomandato gli ufficiali che ora li accompagnavano. Alla prima riga una seconda seguiva,poi una terza e una quarta, tutti avanzanti allo stesso ritmo, sotto il peso dell’equipaggiamento, come se partecipassero alle manovre, come se non un solo sopravvissuto guarnisse le trincee tedesche. Ma queste non erano morte. Cessato il fuoco inglese, non appena coi lunghi periscopi da trincea gli osservatori avevano scorto le truppe inglesi superare gli spalti e partire verso di loro, erano stati impartiti ordini fulminei e imperiosi.[…]In qualche minuto era stata organizzata una sommaria linea di fuoco[…]. L’ordine di far fuoco concertato quando la prima linea inglese era a soli cento metri dai tedeschi ed emergeva appena dal fumo degli scoppi. Razzi rossi si in-nalzarono affinché i cannoni tedeschi aprissero il fuoco all’unisono. E si videro allora intere sezioni di soldati inglesi falciate da una mano gigantesca. A migliaia si vedevano soldati gettare in alto le mani e cadere a terra per non più rialzarsi. Arrivati ai reticolati, i superstiti si accorsero con terrore che in essi erano stati aperti solo varchi angusti verso cui si affollarono.[…] Gli osservatori inglesi non volevano credere ai loro occhi: speravano che quei soldati distesi faccia a terra volessero sottrarsi al fuoco, per rial-zarsi poco dopo. Ma si dovettero ricredere: quelle interminabili righe kaki davanti alle trincee tedesche erano cadaveri.[…] L’esercito inglese aveva subito la più sanguinosa sconfitta della sua storia.”. Successivamente esprime il suo disappunto per la reazione di alcuni elementi dell esercitoIl diarista del comandi inglese, colonnello Boraston, ebbe tuttavia limpudenza di scrivere che i risultati della giornata avevano ampiamente giustificato” i metodi tattici escogitati dal comandi inglese. Il nuovo comandante dell’esercito inglese, sir Douglas Haig, annotò però il giorno dopo che le notizie, nellin-sieme, non erano buone”. Il colonnello Repington, che pur faceva il difensore d’ufficio dell’alto comando, parlò di quanto avvenuto come di una indescrivibile allucinazione”.” Ma quello che più colpisce di questo brano è la reazione ampiamente giustificata” di un osservatore che testimoniò la vera situazione del campo di battaglia Pochi giorni dopo Lloyd George, nella sua recente posizione di ministro della guerra, fece visita al campo di battaglia. Sia presso il quartier generale inglese che quello francese l’atmosfera era trionfale.[…] Lloyd George rimase inorridito: quegli uomini un tempo valorosi, si comportavano come ubriachi incapaci di vedere ciò che accadeva sotto i loro occhi. Essi facevano strage dei propri figli con la stessa indifferenza di giocatori d’azzardo che dilapidassero patrimoni altrui. La cosiddetta battaglia della Somme” continuò a sobbalzi fino al 18 novembre. E fu una delle molte battaglie di sterminio della grande guerra”.” Anche in ambito letterario si ritrova una descrizione della battaglia di trincea in ?Dulce et decorum est? di Wilfred Owen, del suo improvviso scatenarsi e della sua rapidità di mietere vittime, ma soprattutto contiene un messaggio tuttora attuale che è anche parte del titolo, ovvero che la dolce morte per la patria risulta solo una bugia da raccontare ai bambini che cercano la gloria di questo evento. Come i legami più sacri venivano messi da parte, in riferimento alla relazione tra soldati e la Patria di cui sono figli, in quanto essi non si sentivano più sostenuti dalla nazione che proteggevano, ne nacquero altri. Nuovi legami interpersonali che sfociavano dall’appartenenza non ad una stessa terra d’origine ma ad una stessa comunità di trincea, di cui facevano parte anche gli ufficiali, che avevano sempre più rinforzato, attraverso il contatto umano, la fiducia con la truppa. In una lettera, presa da ?Momenti della vita di guerra?, dellinterventi-sta Adolfo Omodeo vi è un esempio di queste nuove relazioni Il giorno accennato da Cadorna, in cui gli austriaci cambiarono le loro milizie, patimmo un bombardamento spaventoso: per qualche ora vivemmo sotto una pioggia di ferro e fuoco.[…] Ma i sol-dati mi meravigliarono: non si mossero, mantennero un contegno che mi sbalordì.[…] Ho visto cose miracolose. Essendo io di servizio quel giorno, ero l’unico ufficiale che si trovasse nelle trincee, in mezzo ai soldati, per dar l’esempio di rimanere al proprio posto; ebbene, essi pensavano prima alla mia vita, poi alla propria:si precipitavano, su di me, mi coprivano con un tavolone, su cui la tempesta di terra sollevata dagli scoppi strepitava sinistramente. Durante il bombardamento ho visto dei soldati sdraiati a terra dormire tranquilli come in un letto delle loro case. Una granata è scoppiata ai piedi di una vedetta che è stata ricoperta di terra: ebbene, non si è mossa, insensibile statua. Interrogata poi perché non fosse fuggita rispose:”Perché i miei superiori mi avevano ordinato di star lì, qualunque cosa fosse avvenuta”.[…] E pur direi bugie se affermassi che i nostri soldati fan tutto ciò per entusiasmo.[…] C’è senso del dovere.” Ma soprat-tutto viene sottolineato il sentimento comune ai soldati: la non-illusione In Italia biso-gna che non silludano, bisogna che spengano le loro fiamme garibaldine nell’acqua lenta monotona della tenacia, della pazienza, della costanza. La nostra guerra sarà lunga, dura, feroce.” Questo ultimo passo evidenzia anche il carattere totalizzante della guerra: non colpiva solo il fronte ma anche le retrovie, disorientate dall’uso dell’artiglieria pe-sante e dai bombardamenti, capaci di colpire a lungo raggio. La società civile, oltre ad essere provata per le ristrettezze, in particolare per quelle alimentari, era anche demo-ralizzata dalle numerose scomparse che tutti i ceti sociali avevano subito: dai ceti più poveri, che come al solito subivano le perdite maggiori, agli intellettuali e ai borghesi. Con l’evoluzione della guerra, la società dovette adeguarsi e ai numerosi posti di lavoro lasciati vuoti dagli uomini in battaglia occorreva una nuova forza per mandare avanti l’economia. Di questo grande passo in avanti per quella che sarà la lotta femminista ne parlano i giornali, in particolare il Corriere della Sera che nel 1917 scriveva E’ venuta la guerra. Da due, da tre anni milioni di uomini hanno lasciato il posto vuoto per andare a fronteggiare il nemico, e per tutti glinterstizi una fiumana di donne è penetrata, gor-gogliando e frusciando, nei luoghi degli uomini: campi, fabbriche, uffici, ospedali, stazioni, tranvie, banche, botteghe.” Con la necessità vennero meno tutti possibili pre-giudizi che si avevano sul sesso debole Le teorie sono scomparse, le ipotesi dimen-ticate.[…] Vi sono i fatti. Che cosa sarebbero capaci di fare le donne? Quello che ormai fanno.[…] Ma è importante questo: oggi lavorano per il bene di tutti, di tante donne quante mai ne avevamo vedute anzi pensate in lavori da uomini. E il problema della cosiddetta emancipazione sé per la guerra capovolto: prima le donne chiedevano di essere emancipate in diritto per avere il modo, dicevano, di lavorare con libertà e magari coi salari degli uomini; oggi le donne lavorano e spesso con alti salari, e a molti che sopponevano alla loro emancipazione questa sembra ormai loro logica e magari utile. Il fatto-vecchia storia-ha avuto più valore delle parole. E la legge, se verrà il suo dovere: quello di seguire i fatti non di precederli.”
Il fattore che distinse questa guerra da tutte le altre avvenute in precedenza fu la tecnologia utilizzata per la costruzione delle nuove armi: in realtà non modificò solo il modo di combattere ma anche la percezione stessa della società industriale. Questa novità viene descritta in ?Terra di Nessuno? di Eric J.Leed La sorpresa con la quale molti combattenti si accorsero di trovarsi nel bel mezzo della prima guerra completa-mente industrializzata deve essere ascritta a due fattori: aspettative modellate su di un’immagine tradizionale della guerra come attività gratuita, del tutto anti-economica; e, del fatto ancor più importante, quella che potrebbe essere definita una sottovaluta-zione” della tecnologia, seguita dalla prepotente reimpostazione” della stessa. Molti accolsero la guerra come via d’uscita della società industriale; ma in guerra appresero che la tecnologia dominava l’organizzazione di soldati, macchine e armi proprio come in tempo di pace”. La guerra risulta quindi una contraddizione in se stessa e in questo caso si può dire che la tecnologia non abbia permesso all’umanità di progredire, ma di regredire Uomini che avevano creduto di poter riscattare attraverso gesta cavallere-sche la loro spiritualità dall’onnipotenza delle forze materiali e tecnologiche, scoprirono che nella moderna guerra di materiali il trionfo della macchina sull’individuo raggiunge la sua forma assoluta.” Questa ultima frase può essere spiegata nel senso che l’uomo utilizzando la macchina per distruggere un suo simile non fa altro che affermare il potere della macchina stessa; un po come la voluntas di Arthur Shopenhauer che ha nel suicidio dell’individuo la sua affermazione in quanto il suicidio non è che la morte del corpo ma non della volontà di vivere che è la voluntas stessa. Per Leed è da sotto-lineare la particolarità di questo elemento Ma ciò che realmente rendeva la tecnologia abnorme, terrorizzante, demoniaca, era rimosso da un contesto in cui poteva essere comprensibile come strumento di produzione e distribuzione[…] dei mezzi che la civiltà industriale aveva sviluppato per ottenere il controllo della natura e trascendere le limi-tazioni umane, apparvero in tutta la loro evidenza.”. L’esperienza che la guerra ha lasciato in coloro che l’hanno combattuta fu la seguente “Le terrificanti dimensioni assunte dalla guerra, l’assolutamente inatteso volume di fuoco necessario sul campo di battaglia ribadirono unincontestabile verità, una verità che tanti si accorsero di cono-scere già”: la guerra non avrebbe potuto essere vissuta e valutata come esperienza personale bensì, attraverso il fuoco di sbarramento e i reticolati, avrebbe finito per apparire come creatura di potenze sovrapersonali e tecnologie padrone delle azioni e dei sentimenti degli individui. Galtier-Bossier descrive il suo primo impatto con la guerra di trincea e con l’attitudine di completa rassegnazione dei suoi camerati:?Essi avevano l’aria di condannati che offrono la nuca al boia[…]. Le salve d’artiglieria, nella loro potenza e fragore immani, rivelavano la tremenda sproporzione tra gli strumenti di morte e il misero fante, il cui sistema nervoso non poteva essere all’altezza di così formidabili colpi?”. Effetti praticamente identici sono quelli descritto dai poeti della guerra inglesi, in particolar modo da Siegfried Sasson nella poesia ?Survivors? dove descriva la nevrosi dei soldati nell’infermeria di ritorno dal fronte che hanno spesso incubi dei compagni morti, hanno facce spaventate di bambini nonostante la loro età. Alla fine si ebbe che In guerra la tecnologia fu riconosciuta in tutta la sua autonoma concretezza: una realtà che dettava legge in maniera totale, e non soltanto per quanto riguardava armi e strumenti, ma anche nell’organizzazione di uomini e materiali. Questa organizzazione[…]assurse a livello di astrazione, di un coeso e massiccio sistema di forze.” per cui la tecnologia assunse un ruolo chiave nella discussione dell’opinione pubblica Dopo la guerra gli uomini parlarono di tecnologia in un modo completamente differente da quanto non facessero nelle discussioni relative alla meccanicizzazione prima del 1914. prima della guerra, la tecnologia non era ancora un tema universale d’attenzione e discussione. La consapevolezza che avremmo avuto a che fare con qualcosa di enorme, globale, con una potenza in grado di trasfigurare il mondo, non faceva parte ancora della coscienza collettiva.”
In conclusione molti furono i fattori che determinarono il drammatico esito di quella che fu denominata Prima Guerra Mondiale che per la prima volta coinvolgeva tutte le potenze del globo e che marcò con una linea profonda il prima e il dopo di essa.
Natalini Rossella