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27 Gennaio 2019sulla nuova concezione della donna
8 Marzo 2014, Festa internazionale della Donna – quotidiano di Trieste
“Le basi della nuova concezione della Donna agli albori della Resistenza” intervento di Marco Barone pubblicato oggi 8 marzo, Festa internazionale della Donna, da IL PICCOLO, giornale di Trieste.
Il sole dell’avvenire”
Ho avuto modo di leggere l’ultimo libro di Valerio Evangelisti, “il sole dell’avvenire”, che ti schiaffeggia anche con violenza, cercando di farti capire che i diritti conquistati vanno difesi, che mille e più sofferenze ci sono state, violenze ci sono state, abusi e soprusi, per mano di quell’uomo padrone, capo bastone, il caporale, che ti puniva ed umiliava.
Le filande prima, le mondine dopo, le camiciaie di New York, da una parte all’altra del mondo, si ribellarono iniziando a prendere coscienza della propria forza e della possibilità di dire no. Oltre 14 ore di lavoro schiavista, con l’acqua oltre le ginocchia, oltre ogni oltre, nervi e mani deformate dalla fatica imposta, multe che azzeravano la paga settimanale già misera, e poi, primo in modo timido, poi sempre con maggior forza, dilagava, cresceva, diventava sia voce che eco di ribellione, questa era la parola sciopero, sciopero, sciopero.
L’unione nello sciopero ha intimorito, ha unito, ha posto le basi per quella donna che ha alzato la testa ed è stata anche punita per ciò, donna che per le vie di San Pietroburgo urlò pace, pretendendo la fine della guerra, donna che ha imbracciato anche fucili per le nostre montagne per la libertà, donna che ancora oggi è discriminata nel lavoro, sul lavoro e nella società, ma che tramite la resistenza, nelle sue diverse articolazioni, ha rivendicato la sua esistenza, il diritto all’esistenza, il diritto alla dignità, il diritto alla libertà. Quanto era difficile gridare sciopero in quel tempo.
Dalla vicenda delle filande, mondine a quella di Ondina Peteani e di tante e tante altre donne, corre un solo filo conduttore, un filo sottile sottile, ma indistruttibile, il filo della dignità. Una dignità che ha avuto un prezzo, il prezzo del dolore, il prezzo del sangue versato, il prezzo della fatica, il prezzo dello schiavismo, quello schiavismo che l’Italia ha conosciuto,praticato e che ancora oggi attua verso gli ultimi, gli emarginati ed i ricattati, i migranti.
Il monito di Ondina Peteani, che ben si armonizza con quanto ora ho scritto, “Le basi della nuova concezione della Donna agli albori della Resistenza”, nel nome di quella libertà, tanto eroica per il contributo della donna, quanto ribelle, conquistata, rivendicata, deve essere diffuso ovunque e non confondersi e non perdersi, perché la resistenza non è stata solamente una guerra contro il nazifascismo, ma anche la battaglia per un sistema sociale completamente diverso. Ed anche per questo, ribadisco l’importanza per la nostra comunità, che Trieste, ma non solo Trieste, possa quanto prima intitolare una via ad Ondina Peteani, ma non solo ad Ondina, ma anche a tutte quelle donne che hanno lottato per la libertà, per la dignità. Questo è il modo con il quale voglio ricordare la festa della donna.
Marco Barone
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