Cola di Rienzo
28 Dicembre 2019Le crociate
28 Dicembre 2019Nel 1305 venne eletto il papa francese Clemente V che trasferì la sede pontificia ad Avignone, dove rimase fino al 1377, mentre si succedevano 7 papi, tutti i francesi. Gli italiani hanno parlato di “prigionia” o “cattività avignonese”, però i papi vi rimasero spontaneamente, sebbene sotto l’influenza della monarchia francese.
Benedetto XI (1303-1304)
Primo successore di Bonifacio VIII fu Benedetto XI (1303-1304) di Treviso, uomo mite e pacifico, ex generale dei Domenicani.
Simpatizzante di Bonifacio VIII seguì un atteggiamento diverso dal suo: ritirò la scomunica agli avversari romani di Bonifacio, assolse Filippo il Bello dalla scomunica, sospese le sentenze emanate da Bonifacio contro la Francia.
Il clima politico a Roma però era sempre pericoloso e Benedetto fu costretto a trasferirsi a Perugia, dove presto morì.
Intanto l’odio del re di Francia contro la memoria bonifaciana continuava (chiedeva un processo contro il papa che lo condannasse per eresia).
Clemente V (1305-1314)
Il conclave si svolse a Perugia e durò 11 mesi a causa della forte ostilità interna al Collegio cardinalizio fra il partito dei bonifaciani e quello antibonifaciani (pro o contro la linea filo francese).
Prevalse il partito antibonifaciano.
Risultò eletto una persona che durante lo scontro bonifaciano aveva mantenuto una posizione moderata: Clemente V (1305-1314), un francese, ma in buone relazioni anche con Filippo il Bello.
L’incoronazione papale si svolse a Lione.
Clemente promise e fece sperare più volte il suo ritorno in Italia, ma non attuò mai questo proposito; la situazione caotica e malsicura della Stato Pontificio non invitava a tornare a Roma.
Nel 1309 spostò il suo soggiorno ad Avignone, cittadina sul fiume Rodano, territorio che allora era feudo imperiale in mano agli Angiò di Napoli.
Decisione molto gradita al re francese: il debole pontefice, minato anche nella salute fisica, veniva a dipendere sempre più da lui.
Clemente V non aveva l’intenzione di trasferre la sede apostolica in modo permanente. Di fatto però, i sei papi che gli succedettero, furono tutti francesi e continuarono a dimorare ad Avignone.
Clemente diede così inizio al periodo chiamato “esilio avignonese” del papato, ovvero l’assenza del papa da Roma che durò 71 anni, dal 1305 al 1376.
Le conseguenze di questo fatto furono molto gravi:
① Roma e lo Stato Pontificio, abbandonate dal papa, caddero in condizioni disastrose: lotte tra fazioni a Roma, nello Stato Pontificio (città in abbandono);
② i papi diventarono strumento della politica francese, con grave danno per il loro ascendente per il resto della cristianità; perdita della valenza universale del papato (primato);
③ proprio durante l’esilio avignonese prese a svilupparsi enormemente il sistema del fiscalismo curiale.
Durante il pontificato di Clemente V l’elemento francese divenne preponderante all’interno del collegio cardinalizio.
Questo elemento giocò un ruolo decisivo nei conclavi seguenti.
La Francia contro l’imperatore Lodovico il Bavaro
Sul versante politico, il re francese tramava anche per ottenere la corona germanica e imperiale, senza riuscirvi.
Il nuovo imperatore, Enrico VII (1308-1313) nel 1310 intraprendeva una spedizione romana, per portare ordine nel territorio italiano. Molti italiani (Dante compreso) lo salutarono come “portatore di pace” aspettandosi da lui la salvezza dell’Italia.
Enrico VII ricevette la corona imperiale il 29 giugno 1312 nella Basilica del Laterano per mano di tre cardinali delegati dal papa.
Il conclave che seguì alla morte di Clemente V si aprì ad Avignone e si trascinò per oltre due anni e tre mesi.
Causa: opposizione interna ai cardinali: esistevano due partiti, uno italiano, l’altro francese.
Alla fine nell’agosto del 1316 a Lione risultò eletto un altro cardinale francese, che prese il nome di Giovanni XXII (1316-1334).
E’ il più importante dei papi avignonesi: instancabilmente preoccupato del maggior potenziamento dell’organizzazione amministrativa e finanziaria.
Deciso sostenitore degli interessi francesi.
La maggioranza dei cardinali, che lo avevano eletto desiderava che egli rimanesse ad Avignone, e così fece: la città divenne per lungo tempo sede dei papi.
Durante il pontificato di Giovanni XXII, l’influenza francese ebbe ripercussioni fatali sulla politica pontificia verso l’impero tedesco.
Con un pretesto, nel 1323 il papa depose dal trono imperiale Lodovico il Bavaro (1314-1347) assumendo un atteggiamento ostile verso di lui.
All’origine di questo conflitto non stavano più i motivi del passato, ma solo ed unicamente miseri interessi politici funzionali alla politica francese.
Il papato che aveva avuto sempre un ruolo arbitrale al di sopra delle parti e dei partiti, e ciò gli veniva riconosciuto, ora palesemente perdeva questa sua prerogativa.
Ciò suscitò in Germania una reazione antipapale nefasta.
Per la prima volta nella storia, l’ostilità imperiale non si rivolse contro un singolo papa, ma contro l’istituzione in quanto tale.
Nel 1324 Ludovico il Bavaro fece appello a un concilio ecumenico contro Giovanni XXII.
Tutti i religiosi ostili al papa convennero alla sua corte.
Due dottori parigini, Marsilio da Padova e Giovanni di Jandun, consegnarono all’imperatore uno scritto rivoluzionario, intitolato Defensor pacis.
In esso si nega l’origine divina del primato; il potere sovrano della Chiesa è nel popolo, comunità di tutti credenti in Cristo; non esisteva alcuna priorità del clero sui laici. Papa, vescovi e clero non hanno ricevuto alcuna particolare funzione indipendente da Cristo, ma essi esercitano le loro funzioni esclusivamente come incaricati della congregatio fidelium rappresentata dal concilio, che rappresenta l’intero popolo della Chiesa.
Il “conciliarismo”
Questa concezione della Chiesa faceva del papa un puro organo esecutivo del concilio; lo subordinava ad esso costringendolo ad obbedire alle sue decisioni e conferiva al concilio il diritto, in ogni tempo, di chiedergli conto dei suoi atti ed, eventualmente di deporlo dal suo ufficio.
Questa teoria, che subordina il papa al concilio, viene designata col termine “conciliarismo” e giocherà un ruolo decisivo nell’epoca seguente.
Il ritorno a Roma
Tutta la cristianità, tranne la Francia, lamentava l’assenza del papa da Roma come una cosa innaturale ed infausta.
Le personalità più eminenti del tempo invocavano il ritorno della sede apostolica a Roma: Carlo IV (imperatore), il poeta Petrarca, S. Brigida, Santa Caterina.
Urbano V (1362-1370) fu il primo papa ad intraprendere degli sforzi sinceri per superare l’inconveniente.
Senza dar ascolto alle proteste della corte di Parigi e dei cardinali francesi, nel 1367 Urbano V lasciò Avignone e si trasferì a Roma.
Il paese d’Italia tuttavia era lacerato dalle fazioni. Situazione difficile.
Il papa non riuscì a dominare le difficoltà; cedendo alle insistenze dei cardinali francesi, nell’autunno del 1370, tornava ad Avignone dove moriva poco dopo.
Firenze fomentava la ribellione dei sudditi contro il papato. Il nuovo papa Gregorio XI (1370-1378) entrava in guerra con Firenze.
Nell’implorare il ritorno del papa a Roma si aggiungeva ora anche S. Caterina da Siena (1347-1380). Per perorare il ripristino della pace e il ritorno del papa a Roma, ella si recava personalmente da Gregorio XI ad Avignone (1374).
Dopo due anni la cosa finalmente aveva effetto: nonostante tutti gli ostacoli Gregorio XI tornava definitivamente a Roma nel gennaio 1377.
Da allora in poi la residenza dei papi divenne il Vaticano, e non più il Laterano, come nel passato.