Gli Antonini dalla pietas al dispotismo. Il secondo secolo d.C. tra pros…
26 Novembre 2015Astolfo sulla luna Orlando furioso XXXIV 70 85
26 Novembre 2015La poesia esprime il senso di isolamento e la profonda malinconia che caratterizzano la visione del mondo di Leopardi, rendendo questo componimento un riflesso intimo e universale della condizione umana.
La figura del passero solitario diventa una potente metafora della condizione esistenziale del poeta, che osserva la bellezza e la vitalità del mondo circostante ma ne resta distaccato, consapevole dell’inevitabile passare del tempo e della perdita della giovinezza e della felicità.
Ecco il testo completo della poesia:
Il passero solitario
D’in su la vetta della torre antica, 1
Passero solitario, alla campagna
Cantando vai finchè non more il giorno;
Ed erra l’armonia per questa valle.
Primavera dintorno 5
Brilla nell’aria, e per li campi esulta,
Sì ch’a mirarla intenerisce il core.
Odi greggi belar, muggire armenti;
Gli altri augelli contenti, a gara insieme
Per lo libero ciel fan mille giri, 10
Pur festeggiando il lor tempo migliore:
Tu pensoso in disparte il tutto miri;
Non compagni, non voli,
Non ti cal d’allegria, schivi gli spassi;
Canti, e così trapassi 15
Dell’anno e di tua vita il più bel fiore.
Oimè, quanto somiglia
Al tuo costume il mio! Sollazzo e riso,
Della novella età dolce famiglia,
E te german di giovinezza, amore, 20
Sospiro acerbo de’ provetti giorni,
Non curo, io non so come; anzi da loro
Quasi fuggo lontano;
Quasi romito, e strano
Al mio loco natio, 25
Passo del viver mio la primavera.
Questo giorno ch’omai cede alla sera,
Festeggiar si costuma al nostro borgo.
Odi per lo sereno un suon di squilla,
Odi spesso un tonar di ferree canne, 30
Che rimbomba lontan di villa in villa.
Tutta vestita a festa
La gioventù del loco
Lascia le case, e per le vie si spande;
E mira ed è mirata, e in cor s’allegra. 35
Io solitario in questa
Rimota parte alla campagna uscendo,
Ogni diletto e gioco
Indugio in altro tempo: e intanto il guardo
Steso nell’aria aprica 40
Mi fere il Sol che tra lontani monti,
Dopo il giorno sereno,
Cadendo si dilegua, e par che dica
Che la beata gioventù vien meno.
Tu solingo augellin, venuto a sera 45
Del viver che daranno a te le stelle,
Certo del tuo costume
Non ti dorrai; che di natura è frutto
Ogni vostra vaghezza.
A me, se di vecchiezza 50
La detestata soglia
Evitar non impetro,
Quando muti questi occhi all’altrui core,
E lor fia voto il mondo, e il dì futuro
Del dì presente più noioso e tetro, 55
Che parrà di tal voglia?
Che di quest’anni miei? Che di me stesso?
Ahi pentiromi, e spesso,
Ma sconsolato, volgerommi indietro.
Commento
“Il passero solitario” è una delle poesie più celebri di Giacomo Leopardi, scritta nel 1831 e inserita nei “Canti”. In questa poesia, Leopardi si paragona a un passero solitario che, lontano dalla vita sociale e dalle feste della gioventù, osserva pensosamente il mondo. La poesia è un’intensa meditazione sulla solitudine e sulla malinconia, temi centrali nell’opera leopardiana.
Prima strofa: Leopardi descrive il passero solitario che canta dalla vetta di una torre antica, distaccato dalla vita vibrante della primavera che si svolge intorno a lui. Il poeta riflette sulla condizione del passero, che, nonostante la bellezza e la vitalità della natura circostante, resta solitario e pensoso, evitandone la compagnia e l’allegria.
Seconda strofa: Leopardi si riconosce nel passero solitario, sottolineando la propria alienazione dalle gioie e dai divertimenti della giovinezza. Il poeta si distacca volontariamente dalla vita sociale del borgo, preferendo la solitudine e il silenzio della campagna. Questa scelta lo porta a contemplare il tramonto, simbolo del declino e della fine, sia del giorno che della vita.
Terza strofa: Leopardi riflette sulla fugacità del tempo e della giovinezza, consapevole che anche lui, come il passero, sarà costretto a percorrere la strada della vita fino alla sua fine. La malinconia del poeta emerge dalla consapevolezza che la dolcezza e la gioia della giovinezza non torneranno più, lasciandolo in una solitudine che riflette quella del passero.
La poesia esprime il senso di isolamento e la profonda malinconia che caratterizzano la visione del mondo di Leopardi. La figura del passero solitario diventa una potente metafora della condizione esistenziale del poeta, che osserva la bellezza e la vitalità del mondo circostante ma ne resta distaccato, consapevole dell’inevitabile passare del tempo e della perdita della giovinezza e della felicità.
Audio Lezioni su Giacomo Leopardi del prof. Gaudio