Seconda parte della presentazione del libro, di Giovanni Ghiselli
PONTE ALLE GRAZIE, Milano 2013
Capitolo secondo (pp. 15-17)
La legge del taglione.
La retribuzione del male con il male
Colombo nota il nesso che ha per moltissimo tempo legato la cultura alla religione”, un vincolo molto stretto fino al coincidere delle due categorie.
La legge come parola di Dio.
In effetti alcuni legislatori antichi dicevano di avere tratto le loro costituzioni dall’ispirazione divina, o dalla voce, o, addirittura, dalle mani di Dio.
Ricordo solo il caso di Licurgo cui gli Spartani chiesero aiuto poiché i loro re erano inetti, mentre quest’uomo aveva una fuvsin hJgemonikhvn (Plutarco,Vita di Licurgo 5, 1), una naturale attitudine al comando e una capacità di trascinare gli uomini. Licurgo dunque tornò a Sparta da un viaggio in Egitto con la volontà di risanare lo stato.
Con questo proposito il legislatore si recò a Delfi, dove sacrificò e consultò l’oracolo: prw’ton me;n ajpedhvmhsen eij” Delfouv”: kai; tw’/ qew’/ quvsa” kai; crhsavmeno”, ejpanh’lqe to;n diabovhton ejkei’non crhsmo;n komivzwn, w|/ qeofilh’ me;n aujto;n hJ Puqiva prosei’pe kai; qeo;n ma’llon h] a[nqrwpon, eujnomiva” de; crh/vzonti didovnai kai; katainei’n e[fh to;n qeo;n h{ polu; krativsth tw’n a[llwn e[stai politeiw’n” (, 5, 4), in primo luogo si recò a Delfi, e, dopo avere sacrificato al dio e avere consultato l’oracolo, tornò portando quel famoso responso, con il quale la Pizia lo chiamò caro agli dei e dio più che uomo, e a lui che chiedeva una buona legislazione disse che il dio gliela dava e prometteva che la sua sarebbe stata di gran lunga la migliore tra tutte le costituzioni. Licurgo fece risalire al dio Pitico (eij~ to; Puvqion ajnh`ye, 6, 3) il principio e l’origine della sua costituzione.
Anche il poeta Tirteo ricorda che la costituzione spartana veniva da Febo pitico.
Più avanti Plutarco scrive che Licurgo non fissò leggi scritte:”novmou” de; gegrammevnou” oJ Lukou’rgo” oujk e[qhken”( 13, 1), anzi una delle cosiddette retre proibisce di darne.
Colombo riferisce alcune prescrizioni contraddittorie dellAntico Testamento.
Da una parte la parola di Dio che impone la liberazione senza contropartita: Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nella terra di tutti i suoi abitanti ()” (Levitico 25, 10 ss.)
O ancora, dalla stessa parte: quando vedrai lasino del tuo nemico accasciarsi sotto il carico non abbandonarlo a se stesso: mettiti con lui a scioglierlo dal carico (Esodo 23, 5).
La costituzione delfica di Licurgo certamente non sta da questa parte, ma nella letteratura greca non mancano espressioni di amore per l’umanità che suggeriscono di donare senza contropartita
Un umanesimo che troviamo già in Omero. Sentiamo quello che dicono Nausicaa a Odisseo, poi Eumeo sempre a Odisseo
La principessa dei Feaci, nel VI canto dellOdissea (207-208) vuole aiutare Ulisse giunto naufrago nell’isola di Scheria e dice queste parole alle ancelle in fuga siccome spaventate dall’aspetto malconcio di Odisseo : to;n nu`n crh; komevein: pro;~ ga;r Dio;~ eijsin a[pante~-xei`noiv te ptwcoiv te, dovsi~ d j ojlivgh te fivlh te”, questo è un misero naufrago e dobbiamo curarcene: da Zeus infatti vengono tutti gli stranieri e i poveri, e un dono pur piccolo è caro.
Le stesse parole (Odissea, XIV, 57-59) dice Eumeo il guardiano dei porci di Itaca quando Ulisse gli si presenta travestito da mendicante, irriconoscibile. Lumile porcaio lo accoglie ospitalmente spiegandogli che non è suo costume maltrattare lo straniero (xei`non ajtimh`sai), nemmeno quando ne arriva uno kakivwn più malconcio di lui. Bisognerebbe che Salvini e la gente come lui leggessero i classici.
Non dissimile è la situazione di Edipo giunto a Colono cieco e vagabondo, per giunta malfamato. Teseo, il re di Atene, lo aiuta poiché, dice so di essere uomo”(Edipo a Colono, v. 567).
Il sapere di essere uomo che cosa comporta?
Significa incontrare una creatura mezza distrutta come è Edipo cieco, esule e mendico, provarne pietà , incoraggiarla ponendo domande, chiedendo di che cosa abbia bisogno: kaiv s j oijktivsa”-qevlw jperevsqai[1], duvsmor j Oijdivpou, tivna-povlew” ejpevsth” prostroph;n ejmou’ t j e[cwn,-aujtov” te chj sh; duvsmoro” parastavti””, (Edipo a Colono, vv. 556-559), e sentendo compassione, voglio domandarti, infelice Edipo, con quale preghiera per la città e per me ti sei fermato qui, tu e l’infelice che ti aiuta.
Quindi vuol dire ascoltare, mettersi nei panni del supplice e comprendere con simpatia poiché siamo tutti effimeri, sottoposti al dolore e destinati alla morte.
” Fammi sapere – continua Teseo – infatti dovresti raccontarmi misfatti atroci perché mi sottraessi; poiché so che anche io sono stato allevato da straniero, come te, e in terra straniera ho affrontato più di ogni altro uomo lotte rischiose per la mia vita, sicché non rifuggirei dal salvare nessuno straniero, come ora sei tu, in quanto so di essere uomo (e[xoid j ajnh;r w[n, v. 567) e so che del domani nessun attimo appartiene più a me che a te” (vv.560-568).
A queste parole si può accostare lhomo sum di Terenzio :”Homo sum: humani nil a me alienum puto ” [2].
Colombo poi considera l’altro versante: Dall’altra parte, invece, la retribuzione proporzionata del male col male (Ma se segue una disgrazia, allora pagherà vita per vita: occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede, bruciatura per bruciatura, ferita per ferita, livido per livido”, legge del taglione, Esodo 21, 23-25)
La legge del taglione secondo una ferrea successione di delitto-castigo viene affermata anche dal Coro dell’Agamennone di Eschilo come legge divina: “chi uccide, sconta la pena./Rimane stabilito, finché rimane nel trono Zeus,/che chi ha agito subisca: infatti è una legge divina”( vv.1562-1564). Naturalmente ci sono molte altre testimonianze di questo tipo nella letteratura greca.
oppura-continua Colombo- la vendetta illimitata (Lamec disse alle mogli: Ada e Silla, ascoltate la mia voce; mogli di Lamec, porgete l’orecchio al mio dire. Ho ucciso un uomo per una mia scalfittura e un ragazzo per un mio livido. Sette volte sarà vendicato Caino, ma Lamec settantasette”, Genesi, 4, 23-24)
Si trattava di scegliere, e della parola di Dio”, dunque, veniva accettata quella parte che prevedeva l’annullamento dell’autore del torto oppure la sua ricompensa con tanto male quanto ne aveva fatto, e non quella la cui consistenza stava nel riconoscimento e nel ricongiungimento. La cultura optava per la prima e le regole venivano riempite fondandosi su di essa” (p. 17)
continua
Giovanni Ghiselli
[1] Aferesi da ejperevsqai, infinito aoristo da ejpeivromai, domando”