Sistema nervoso
27 Gennaio 2019Paolo Marsich
27 Gennaio 2019L’eterno fanciullo
dalla tesina “Peter Pan” esame di stato 2011
di Angela Maraggia
Nella concezione generale un Peter Pan è colui che non vuole crescere, che è rimasto fermo alla propria infanzia ed adolescenza dove tutto è bello, e possibile. Vi è quindi una sorta di rifiuto di calarsi nel mondo con le limitazioni che questo comporta.
Egli è un essere perfetto che vive in un suo mondo ideale: è vivace, curioso, brillante;ed ha un’ inestinguibile sete di novità, di esperienze. Inoltre è egocentrico, impaziente, “al di là del bene e del male”, incapace di fare i conti con la realtà ma è anche ottimista, impulsivo, incostante. Vive in un mondo che non esiste, l’Isola che non c’è, e non ha nessuna intenzione di abbandonarla, anzi, essa rappresenta per lui l’unica realtà possibile.
Nel suo mondo egli è il padrone assoluto e tutto esiste unicamente per lui, in funzione dei suoi desideri e dei suoi umori. L’unica cosa che conta è stare bene, ed essere felici ma soprattutto non avere bisogno di nulla e di nessuno. Egli è perfetto in se è una sorta di Dio” a cui tutto è dovuto e davanti a cui il mondo s’inchina ammirato.
Le piccole banalità quotidiane, le fastidiose difficoltà della vita gli scivolano addosso. Data poi la sua superiorità e specialità vive nel futuro, nell’immaginario, e nello straordinario. Il Puer non ha dolori o affanni, quindi non li può riconoscere nell’altro: una battuta, uno scherzo, ed ecco che se ne va, pronto per un nuovo gioco. Tutto gli è permesso, senza alcun limite.
Tempo, spazio e possibilità sono concetti non compresi dal Puer. Se vuole qualcosa, lo vuole subito, e non contempla la possibilità di non essere esaudito, anzi, non contempla nemmeno il dover chiedere per ottenere. In questo, anche, consiste il fascino del Puer, che scappa da un’avventura all’altra.
Il Puer usa l’intelligenza, ed è estremamente attento al mondo esterno: ma l’attenzione può venire distorta, nel tentativo di difendersi da ciò che può essere spiacevole. Attenzione non necessariamente vuol dire consapevolezza, anzi: qui è spesso un attenzione selettiva che elimina alcuni aspetti di realtà, e porta quindi ad una percezione distorta dell’esperienza.
Il vivere nell’ Eden implica evidentemente un’altra caratteristica: l’ottimismo. In un mondo perfetto, non si può che essere ottimisti. Tutta va sempre e comunque,bene. Qualora qualche piccolo intoppo si frappone nel raggiungimento dell’obiettivo, questo viene sdegnosamente spazzato via. Il Puer vive nel mondo dell’innocenza tanto che è facile rilevare in lui una tendenza ad essere ingenuo, credulone e idealista. Si tratta di un ottimismo cieco che nega la realtà, a favore del mantenimento dell’illusione.
Il mondo del Puer è un’esplosione di entusiasmo, in cui ogni cosa conferma la sua eccezionalità. Il Puer rifugge dal banale, dal quotidiano e non si sofferma sulle piccolezze della vita. Il Puer mira altrove, e non si capacita di come gli altri, invece, siano ancorati ad una realtà così restrittiva..”
Il rifiuto della banalità è evidentemente un modo per confermare la propria unicità; la solitudine, l’individualismo e il non adattamento alle regole sociali sono tentativi di alimentare l’ideale di sé. Ma il voler essere diversi a tutti i costi è una forzatura, e smaschera l’inconsistenza del Puer: “se fuggiamo l’adattamento pensando di essere qualcosa di speciale, o il risultato è che diventiamo proprio persone prive d’individualità.” (M-L. von Franz).
Allo stesso modo, l’estrema flessibilità e la capacità di adattamento del Puer diventano mancanza di specificità. Volendo essere tutto, il Puer si trova a non essere nulla, a non avere una individualità ben definita.
A tratti, nel Puer, l’opposto fa capolino. Quando il Puer giocherellone non riesce nei suoi intenti è possibile intravedere in lui l’ombra: “quella figura fredda e brutale, nascosta sullo sfondo, che compensa l’atteggiamento troppo idealistico della coscienza” (8). Nelle relazioni emerge come “brutalità glaciale, priva di sentimenti umani”. E la stessa lucida e brutale freddezza appare anche nel rapporto col denaro. Il Puer “non vuole adattarsi socialmente, e neppure è disposto ad impegnarsi in un lavoro regolare, tuttavia ha pur bisogno di denaro. Per procurarselo, agisce per vie traverse, lo ottiene in modi anomali, a volte meschini” .
Talora accade che il Puer si trasformi in quello che Hillman chiama Senex (l’anziano), che il sognatore si trovi ad affrontare la dura realtà, ed assuma un atteggiamento cinico, disilluso e meschino rinnegando come stupidi sogni giovanili la propria parte fanciullesca: “questo atteggiamento è dovuto ad una coscienza debole, che non può concepire di resistere alle difficoltà della realtà senza sacrificare i propri ideali”. Evidentemente questa non è un’evoluzione, bensì il precipitare nella polarità opposta, il rifiutare la parte di sé spensierata in nome di un amaro materialismo.
Il Puer non cresce diventando Senex. Certamente per evolvere, il Fanciullo dovrà affrontare il proprio aspetto ombra, quindi dovrà integrare quegli elementi di concretezza, senso pratico, che appartengono al Senex.
Ciò che davvero manca al Puer è la capacità di amare. Entrare nei rapporti significa esporsi al rischio di soffrire e la fuga dal dolore è quanto di più caratteristico del Puer. Nel suo mondo, naturalmente, il dolore non esiste. Questo però implica mantenere la distanza, da una parte di sé innanzitutto, e poi dall’altro. Il Puer si protegge dalla vita, con tutte le pene che questa comporta, con una patina di giocosità, di superiorità e lucida razionalità. Nella lotta fra emozione e pensiero, quest’ultimo è il vincitore assoluto. Tuttavia, dare spazio all’emozione significa sperimentare la pienezza della vita. In questo senso, il Puer non vive, poiché non è connesso al cuore. La sua vita è nella testa, nelle idee e nella fantasia. Il potere del sentimento è negato, il femminile è segregato.
L’evoluzione del Puer implica, l’integrazione del femminile: “prima la Psiche, poi il mondo; o il mondo attraverso la psiche” (J. Hillman) (9). Egli deve abbandonare l’egocentrismo e calarsi in quegli aspetti della realtà che cerca con tutto se stesso di evitare, una realtà fatta di sofferenza ma anche di profondo nutrimento: “è il sentimento che dà valore al presente, perché senza di esso non è possibile stabilire alcuna relazione con la situazione. Il sentimento porta il senso di responsabilità, attraverso la quale acquistiamo il senso della nostra individualità” (J. Hillaman) .
Il Puer deve riconoscere in sé il bisogno, deve abbandonare l’idea di essere completo in se stesso, deve mescolarsi agli uomini, per poi comprendere che egli è davvero perfetto. Se non c’è questo tuffo nel mondo, questa apertura all’altro, il Puer rimarrà soltanto un idea di perfezione.
Il Puer può crescere solo aprendo gli occhi sull’altro. L’evoluzione del Puer passa necessariamente per la scoperta del dolore dentro di sé, che aprirà le porte all’amore.
Il Puer deve imparare ad amare, innanzitutto se stesso, nella propria pienezza di essere umano, facendo i conti con i limiti, il dolore, la caducità. Da qui, egli potrà vedere l’altro e amarlo, riconoscere se stesso nell’altro.
Note
8 Ho tratto queste informazioni da:
F. M. Cantaluccio (a cura di) Peter Pan, il bambino che non voleva crescere, Feltrinelli, Milano 1992
www.Mald’amore.it
9 Senex et puer. Un aspetto del presente storico e psicologico, Marsilio, (riconfluito come parte di Puer aeternus)
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