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28 Dicembre 2019Il rapporto tra Luigi Pirandello e gli altri autori della sua epoca, nonché con i grandi scrittori che lo precedettero, è complesso e sfaccettato.
Pirandello si inserisce nel contesto letterario di fine Ottocento e del primo Novecento, un’epoca di profonde trasformazioni artistiche e culturali, dove la crisi dell’individuo e delle certezze tradizionali diventa uno dei temi principali. Anche se il suo stile e i suoi temi lo distinguono in modo netto dagli altri, Pirandello ha dialogato con diversi autori e movimenti letterari, spesso prendendone spunto per poi ribaltarne i presupposti.
Pirandello e il Naturalismo
Un punto di partenza importante è il Naturalismo, movimento che ha influenzato la narrativa italiana a partire dalla fine dell’Ottocento, soprattutto con autori come Giovanni Verga. Il naturalismo, con la sua visione deterministica dell’uomo e delle sue azioni, è però una matrice dalla quale Pirandello si distacca abbastanza presto. Se il naturalismo vede l’individuo come fortemente condizionato dalle circostanze esterne (l’ambiente sociale, l’eredità, la classe), Pirandello introduce una visione più psicologica e soggettiva della realtà.
Pirandello eredita da Verga la descrizione della realtà sociale e delle contraddizioni tra individui e società, ma lo fa in modo diverso. Invece di concentrarsi su una rappresentazione oggettiva e impersonale, Pirandello scava nel mondo interiore dei suoi personaggi, ponendo l’accento sulle loro contraddizioni interne, sull’autoinganno e sull’alienazione. Se Verga dà al lettore l’impressione che la realtà esterna sia qualcosa di fisso e immutabile, per Pirandello la realtà è una costruzione soggettiva, continuamente modificata dalla percezione individuale.
Pirandello e il Decadentismo
Pirandello è anche influenzato dal Decadentismo, movimento letterario che ha dominato l’Europa sul finire dell’Ottocento, con figure come Gabriele D’Annunzio e Oscar Wilde. Tuttavia, il rapporto di Pirandello con il Decadentismo è ambivalente.
Se da un lato egli condivide con i decadenti la crisi dell’uomo moderno, diviso tra maschere sociali e identità frammentate, dall’altro Pirandello critica l’estetismo dannunziano, rifiutando l’esaltazione del bello e del superuomo. Laddove D’Annunzio celebra l’individualismo eroico e la volontà di potenza, Pirandello scava nel senso di frustrazione e impotenza dell’individuo, mostrandone le fragilità e l’incapacità di sfuggire alle convenzioni sociali.
In questo senso, Pirandello si avvicina di più alla figura di Oscar Wilde, soprattutto per l’idea che la vita sia una maschera e che l’individuo sia costretto a indossare ruoli imposti dalla società. Tuttavia, mentre Wilde gioca in modo leggero e ironico con il concetto di maschera, per Pirandello la frammentazione dell’io è un dramma esistenziale.
Pirandello e la psicoanalisi freudiana
Un’altra grande influenza sul pensiero pirandelliano è senza dubbio il pensiero di Sigmund Freud, che Pirandello recepisce in modo indiretto ma fondamentale. Le opere di Pirandello, in particolare i suoi romanzi e le sue opere teatrali, sono permeate da una profonda riflessione sulla psiche umana e sui meccanismi dell’inconscio, che ricorda la visione freudiana della mente come un campo di forze in conflitto.
Come in Freud, anche in Pirandello i personaggi spesso negano a sé stessi le verità scomode e vivono una realtà filtrata dalle loro nevrosi. Pirandello, come Freud, si interessa al processo di autoinganno e al modo in cui gli individui creano versioni alternative della realtà per sopravvivere psicologicamente. Il romanzo “La coscienza di Zeno” di Italo Svevo, che esplora anch’esso le dinamiche dell’inconscio, può essere considerato parallelo alle riflessioni pirandelliane sul conflitto interiore e l’incapacità di conciliare l’io con il mondo esterno.
Pirandello e gli autori modernisti
Pirandello è considerato una figura di transizione verso il modernismo, un movimento letterario che trova esponenti come James Joyce, Marcel Proust e Virginia Woolf. Anche Pirandello, come i modernisti, rompe con le strutture narrative tradizionali e indaga il flusso di coscienza e le percezioni frammentate dei suoi personaggi. Sebbene Pirandello non abbia adottato pienamente le tecniche narrative sperimentali del modernismo (come il monologo interiore o il flusso di coscienza puro), il suo lavoro anticipa molte delle tematiche tipiche di questo movimento.
Uno dei punti di contatto più evidenti tra Pirandello e il modernismo è la concezione relativa della realtà. Come Joyce in “Ulisse” o Woolf in “La signora Dalloway”, Pirandello non crede più in una realtà oggettiva e univoca. Nei suoi romanzi, la frammentazione dell’io e la soggettività della percezione sono centrali: ogni personaggio vive in una realtà tutta sua, senza mai poter comprendere appieno quella degli altri.
Pirandello e Kafka
Spesso, Pirandello è accostato a Franz Kafka, un altro grande scrittore che esplora la crisi dell’individuo moderno di fronte a una realtà opprimente e incomprensibile. In entrambi gli autori, il protagonista vive un conflitto insolubile con le regole della società e si sente schiacciato da un mondo che non riesce a comprendere. Tuttavia, mentre il mondo kafkiano è dominato dall’assurdo e dal burocratico (come ne “Il processo” o “La metamorfosi”), in Pirandello il conflitto nasce principalmente dalla frammentazione dell’identità e dall’impossibilità di conciliare l’immagine che gli altri hanno di noi con la nostra realtà interiore.
Come i personaggi di Kafka, anche quelli di Pirandello si ritrovano spesso a lottare contro un potere invisibile e insormontabile, ma in Pirandello questo potere è rappresentato dalle convenzioni sociali e dalle maschere che gli individui devono indossare per sopravvivere.
Pirandello e il teatro dell’assurdo
Un altro aspetto importante della relazione tra Pirandello e altri autori riguarda il suo contributo al teatro. Pirandello è considerato uno dei precursori del teatro dell’assurdo, movimento che vedrà la sua massima espressione negli anni Cinquanta con autori come Samuel Beckett e Eugène Ionesco. Pirandello, con opere come “Sei personaggi in cerca d’autore” e “Enrico IV”, introduce l’idea di un teatro che mette in discussione le convenzioni stesse della rappresentazione teatrale, svelando la finzione che si cela dietro ogni forma di narrazione.
I protagonisti di Pirandello, come quelli di Beckett, sono spesso figure alienate, incapaci di trovare un senso alla propria esistenza, imprigionati in una realtà che li travolge. Tuttavia, se Beckett porta all’estremo la disperazione esistenziale, Pirandello gioca più sottilmente con l’umorismo e l’ironia, rivelando la natura tragicamente comica dell’uomo moderno.
Conclusione
Il rapporto di Luigi Pirandello con gli altri autori della sua epoca e con quelli che lo precedettero è segnato da una profonda continuità e rottura. Da una parte, Pirandello prende spunto dal naturalismo e dal decadentismo, ma li trascende per elaborare una visione più psicologica e relativista della realtà. Dall’altra, anticipa molte delle tematiche e delle innovazioni che verranno sviluppate dal modernismo e dal teatro dell’assurdo. Pirandello si colloca così come una figura di snodo tra i grandi movimenti letterari europei, dando vita a un’opera che riflette le inquietudini e le contraddizioni della modernità, e che continua a influenzare la letteratura e il teatro contemporanei.