“Il rogo di Berlino” è un libro scritto da Helga Schneider nel 2003, che racconta l’infanzia dell’autrice, figlia di un membro delle SS, e la sua esperienza durante la Seconda Guerra Mondiale e l’occupazione sovietica di Berlino nel 1945. di Helga Schneider
GENERE: Storico
AUTORE: Helga Schneider nacque in Polonia nel 1937. Nel 1941, quando aveva 4 anni e il suo fratellino neppure 2, la madre che aveva il marito al fronte, li abbandonò per diventare prima ausiliaria delle SS e poi guardiana al campo femminile di Ravensbruck e successivamente di Auschwitz-Birkenau.
Visse in Germania, in Austria e ora vive in Italia. Ha pubblicato Il rogo di Berlino, Porta di Brandeburgo, Il piccolo Adolf non aveva le ciglia e Lasciami andare, madre.
Helga Schneider esordì nel mondo letterario nel 1995 con Il rogo di Berlino che fu un autentico caso editoriale. Nel 1963 si stabilisce a Bologna dove vive a lavora, essendo diventata cittadina italiana. Nel 1998 decide su invito di un’amica di andare a rivedere la madre molto anziana per l’ultima volta; ma quest’incontro la sgomenta, la fa stare male fisicamente. Helga vuole sapere, vuole capire come può un essere umano abbandonare due figli piccoli per inseguire un sogno di morte. Come si può assistere agli orrori che si svolgono quotidianamente sotto i propri occhi senza alcun turbamento? Insomma vuole capire a tutti i costi, se è in grado di tagliare definitivamente il legame con lei o se non riuscirà mai a liberarsene del tutto.
RIASSUNTO: Questo libro tratta la storia di Helga Schneider, che in prima persona raccontò della sua infanzia trascorsa a Berlino negli anni bui del nazismo. Nel 1971, Helga, scoprì che la sua vera madre era ancora viva e decise di andarla a trovare. Seppe che viveva a Vienna ma quando decise di andarla a trovare il loro incontro durò solo mezz’ora. La madre, in quell’occasione, la portò in una stanza dove conservava ancora la sua uniforme; la divisa nazista che indossava il giorno in cui venne arrestata ad Auschwitz. A distanza di tanti anni era ancora fiera di quel passato. Tentò anche di farla indossare ad Helga e di regalarle una manciata d’oro, forse come risarcimento della sua latitanza materna durata 30 anni. Inorridita, Helga scappò e tornò a Bologna con un gran peso nel cuore. Helga racconta a distanza di cinquant’anni della sua infanzia trascorsa tra morti e solitudine; con una matrigna che preferiva il fratello a lei, costringendola ad andare in un collegio. Tra lei e la matrigna cera un cattivo rapporto a differenza di quello esistente tra la matrigna Ursula e il fratello che lo renderà un bambino viziato. Quando arrivarono i russi, la situazione peggiorò e quando tutto finì rimase solo una città rasa al suolo dai bombardamenti, una vita a brandelli e la solitudine nel cuore.
La storia di Helga, vera e cruda, narra di una tragedia vissuta nella condizione di chi, nato dalla parte degli aggressori, si trova ad essere una vittima di chi combatte per liberare la Germania.
PERSONAGGI: HELGA: è una ragazza ed è la protagonista delle vicende ke vive in prima persona
PETER: è il fratello di Helga
OPA: è un amico. Egli è molto gentile, ma incolpa Ursula di viziare troppo Peter.
URSULA: è la matrigna di Helga. Le due non hanno però un bel rapporto.
SPAZIO: Prevalgono i luoghi chiusi e stretti come la stanza del collegio o il bunker di Hitler, ma sono preseti anche luoghi aperti.
TEMPO: La vicenda si svolge negli anni della seconda guerra mondiale. La narrazione si apre con l’incontro tra Helga e la madre nel 1971: tutta la vicenda è quindi un lungo flashback.
NARRATORE: Il narratore è interno e onnisciente con localizzazione zero.
STILE: Lo stile di narrazione dei fatti è semplice e scorrevole. Sono presenti espressioni in tedesco e in russo.
TEMATICHE: Principalmente si parla della lotta per la sopravvivenza dove le uniche cose importanti sono l’acqua e il cibo. In un clima dove non ci sono né buoni né cattivi ma dove tutti si accomunano per rabbia, freddo, insonnia e lapatia che la guerra comporta.
TECNICHE DI NARRAZIONE: Prevale il discorso diretto anche se sono presenti monologhi che vengono talvolta interrotti da riflessioni sulle ingiustizie della guerra.
CONCLUSIONI: La lettura del libro è stata alquanto impegnativa, non perché fosse una narrazione difficile, ma per la narrazione cruenta in alcuni punti che però faceva molto riflettere su cosa provasse e vivesse la gente in quel duro periodo.
Audio Lezioni sulla Letteratura del novecento del prof. Gaudio