Il senso del limite e della misura: dalla paura dell invidia all idea di un Ordine…
1 Febbraio 2013La rosa bianca
1 Febbraio 2013Terzo articolo sull’argomento “il senso del limite per i Greci”.
Ho fatto osservare, nei due precedenti
articoli, che un essere umano dotato di una personalità
più forte, una fortuna più grande, un sentimento più appassionato “della
misura” , distinguendosi dagli “altri” del suo gruppo, è per gli antichi Greci in
qualche modo esposto al rischio di essere inviso dagli dèi – se non da tutti,
comunque da qualcuno che combatte contro di lui.
Ho anche detto che in Omero, il
problema non è ancora affrontato del tutto: gli eroi, perseguitati da alcune
divinità, sono spalleggiati da altre divinità a cui in qualche modo possiamo
anche far risalire l’origine della loro azione – le parole di Agamennone gli
vengono “sussurrate all’orecchio dal divino, l’amore di Elena le viene indotto
dal divino, Ulisse è trattenuto da Calipso… Lo sforzo di Omero sembra quello di “giustificare” , ha detto qualche
studioso, il piano dell’azione umana con il piano parallelo del divino. Da
Omero, passando per Esiodo, siamo arrivati ad Anassimandro.
articoli, che un essere umano dotato di una personalità
più forte, una fortuna più grande, un sentimento più appassionato “della
misura” , distinguendosi dagli “altri” del suo gruppo, è per gli antichi Greci in
qualche modo esposto al rischio di essere inviso dagli dèi – se non da tutti,
comunque da qualcuno che combatte contro di lui.
Ho anche detto che in Omero, il
problema non è ancora affrontato del tutto: gli eroi, perseguitati da alcune
divinità, sono spalleggiati da altre divinità a cui in qualche modo possiamo
anche far risalire l’origine della loro azione – le parole di Agamennone gli
vengono “sussurrate all’orecchio dal divino, l’amore di Elena le viene indotto
dal divino, Ulisse è trattenuto da Calipso… Lo sforzo di Omero sembra quello di “giustificare” , ha detto qualche
studioso, il piano dell’azione umana con il piano parallelo del divino. Da
Omero, passando per Esiodo, siamo arrivati ad Anassimandro.
Questo filosofo, che scelgo tra gli
altri di nominare, ma che non è l’unico né il solo pieno di fascino di quel
periodo (il Web è pieno di pagine sugli aforismi dei filosofi anche
presocratici: io non voglio appesantire il discorso già non troppo semplice), non
giungeva a distinguere, nella sua speculazione sul mondo della Natura (“phí½sis”, da cui il termine che oggi usiamo per la Fisica, disciplina che si è piano specializzata dal discorso generale fatto precedentemente dalla “Filosofia naturale” poi diramatasi nelle varie “scienze naturali” – dico così per mantenermi “semplice”),
il problema dell’esistenza “delle cose” da quello dell’esistenza “degli esseri
viventi”. Appunto, questa è grossomodo una delle caratteristiche del pensiero
della filosofia presocratica, che non si preoccupa ancora dell’individuo preso
come soggetto responsabile della sua azione.
altri di nominare, ma che non è l’unico né il solo pieno di fascino di quel
periodo (il Web è pieno di pagine sugli aforismi dei filosofi anche
presocratici: io non voglio appesantire il discorso già non troppo semplice), non
giungeva a distinguere, nella sua speculazione sul mondo della Natura (“phí½sis”, da cui il termine che oggi usiamo per la Fisica, disciplina che si è piano specializzata dal discorso generale fatto precedentemente dalla “Filosofia naturale” poi diramatasi nelle varie “scienze naturali” – dico così per mantenermi “semplice”),
il problema dell’esistenza “delle cose” da quello dell’esistenza “degli esseri
viventi”. Appunto, questa è grossomodo una delle caratteristiche del pensiero
della filosofia presocratica, che non si preoccupa ancora dell’individuo preso
come soggetto responsabile della sua azione.
Saranno in effetti soprattutto la tragedia, i Sofisti e
Socrate a concentrarsi su questo punto cardine della nascente filosofia “morale”
(dal latino “mos, moris”: costume, usanza, quindi poi “comportamento” frutto di
una “scelta” , che, se genera danni, diventa “colpa” ), che è fondamentalmente un
discorso sull’azione umana e sui valori ai quali essa si riferisce “di fatto” .
Socrate a concentrarsi su questo punto cardine della nascente filosofia “morale”
(dal latino “mos, moris”: costume, usanza, quindi poi “comportamento” frutto di
una “scelta” , che, se genera danni, diventa “colpa” ), che è fondamentalmente un
discorso sull’azione umana e sui valori ai quali essa si riferisce “di fatto” .
Intanto, gli dèi si stanno
allontanando dal mondo e soprattutto dall’uomo: stanno diventando simbolo di
principi sempre meno antropomorfi… Con la pòlis, l’uomo diventa veramente
soggetto nel mondo, divenendo soggetto della sua azione. Ma, se non sono più gli dèi a muoverlo
all’azione, allora egli rimane unico responsabile delle sue scelte e delle
conseguenze che le sue scelte attivano. Continua perciò a mantenersi
superstizioso (lo sarà sempre), a cercare orientamento e consiglio in divinazioni ed oracoli; e,
nelle opere artistiche, onora i suoi dèi, mai se stesso, mostrando alla
divinità di conoscere il segreto della “misura” attraverso l’assoluto
equilibrio e l’armonia delle proporzioni tra parti – così come i cittadini sono
parti di un organismo, la pòlis, che deve risultare nell’insieme forte perché
armonico, giusto e vitale.
allontanando dal mondo e soprattutto dall’uomo: stanno diventando simbolo di
principi sempre meno antropomorfi… Con la pòlis, l’uomo diventa veramente
soggetto nel mondo, divenendo soggetto della sua azione. Ma, se non sono più gli dèi a muoverlo
all’azione, allora egli rimane unico responsabile delle sue scelte e delle
conseguenze che le sue scelte attivano. Continua perciò a mantenersi
superstizioso (lo sarà sempre), a cercare orientamento e consiglio in divinazioni ed oracoli; e,
nelle opere artistiche, onora i suoi dèi, mai se stesso, mostrando alla
divinità di conoscere il segreto della “misura” attraverso l’assoluto
equilibrio e l’armonia delle proporzioni tra parti – così come i cittadini sono
parti di un organismo, la pòlis, che deve risultare nell’insieme forte perché
armonico, giusto e vitale.
Con la tragedia si indagherà
proprio questo problema. Ai suoi albori, il dilemma si può porre così: se io
sono “io” (e quindi “non sono” talvolta come “gli altri” vogliono che io sia), “distinguendomi” ,
“emergendo” , “de-finendomi” come individualità personale, quindi “diversa” e”separata” ,
compio (per i Greci) una forma di “ingiustizia” verso gli dèi, ossia verso la
comunità intesa come un insieme indistinto (“pòlis” , termine con cui si intende
sia la città-Stato che l’insieme dei suoi abitanti, la cittadinanza). Ne ho
parlato sugli articoli sulla tragedia, a cui rimando.
proprio questo problema. Ai suoi albori, il dilemma si può porre così: se io
sono “io” (e quindi “non sono” talvolta come “gli altri” vogliono che io sia), “distinguendomi” ,
“emergendo” , “de-finendomi” come individualità personale, quindi “diversa” e”separata” ,
compio (per i Greci) una forma di “ingiustizia” verso gli dèi, ossia verso la
comunità intesa come un insieme indistinto (“pòlis” , termine con cui si intende
sia la città-Stato che l’insieme dei suoi abitanti, la cittadinanza). Ne ho
parlato sugli articoli sulla tragedia, a cui rimando.
http://atuttascuoladuepuntozero.blogspot.it/2013/01/la-tragedia-antica-1.html
http://atuttascuoladuepuntozero.blogspot.it/2013/01/la-tragedia-antica-2.html
http://atuttascuoladuepuntozero.blogspot.it/2013/01/la-tragedia-antica-2.html
Qui desidero aggiungere altri
spunti di riflessione.
spunti di riflessione.
I protagonisti della tragedia non
sono più “eroi” a cui è lecito distinguersi “perché così era stato voluto dagli
dèi” : sono uomini ormai abbandonati dal divino, che gira la testa nel momento
della vita ove il loro dolore è più insopportabile, dicendo, come nell’
“Ippolito” di Euripide, la dea Artemide (la Diana latina) tanto amata da lui al
punto da dedicarle una vita pura (casta) e scatenando così l’ira di Afrodite
(Venere), dirà al suo beniamino, che le chiede (riporto liberamente il senso
dello scambio di queste loro battute):
sono più “eroi” a cui è lecito distinguersi “perché così era stato voluto dagli
dèi” : sono uomini ormai abbandonati dal divino, che gira la testa nel momento
della vita ove il loro dolore è più insopportabile, dicendo, come nell’
“Ippolito” di Euripide, la dea Artemide (la Diana latina) tanto amata da lui al
punto da dedicarle una vita pura (casta) e scatenando così l’ira di Afrodite
(Venere), dirà al suo beniamino, che le chiede (riporto liberamente il senso
dello scambio di queste loro battute):
(Ippolito) “Tu mi vedi, o Signora,
in quale stato io sono…”
in quale stato io sono…”
(Artemide) “Sì, io vedo… ma
piangere (mi) è vietato”
piangere (mi) è vietato”
E, più sotto: (Artemide)”Addio: vedere
i morti non mi è lecito…” .
i morti non mi è lecito…” .
Per “concludere” l’argomento, quando parleremo di
“limite” , della “misura” , di quell’equilibrio che tanto ci affascina guardando
il Partenone, studiando le regole matematiche alla base dei calendari, della
màntica (divinazione, arte fondata sulla previsione del futuro), i calcoli
delle proporzioni alla base dell’arte, noi siamo di fronte anche ad un “Numero”
inteso come mezzo ragionevole (perché strappato alla disperazione ed al senso
della propria impotenza) di un uomo che cerca di stabilire (“de-finire” ) il
confine del “limite” e le possibilità, entro quello, di muoversi senza occupare
“troppo spazio” , adirando qualcuno o qualcosa che sente comunque al di sopra di
lui.
“limite” , della “misura” , di quell’equilibrio che tanto ci affascina guardando
il Partenone, studiando le regole matematiche alla base dei calendari, della
màntica (divinazione, arte fondata sulla previsione del futuro), i calcoli
delle proporzioni alla base dell’arte, noi siamo di fronte anche ad un “Numero”
inteso come mezzo ragionevole (perché strappato alla disperazione ed al senso
della propria impotenza) di un uomo che cerca di stabilire (“de-finire” ) il
confine del “limite” e le possibilità, entro quello, di muoversi senza occupare
“troppo spazio” , adirando qualcuno o qualcosa che sente comunque al di sopra di
lui.
Rinvio qui ora al link ad un
documentario storico sugli Spartani per stimolare la riflessione sulla differenza
di mentalità tra essi, che si concepivano solo in quanto “gruppo” , “unità
assoluta a scapito dell’individualità” , e gli Ateniesi, dove invece fiorirono infatti
le opere creative ed espressive di autori nelle arti plastiche e figurative, nell’architettura,
nella tragedia e nella filosofia. Ripeto l’appunto già fatto sulla mia pagina
Facebook dedicata alla Grecia (“Storia e cultura greca: perché è importante non dimenticarla?” ): su questo video è sbagliata
la locazione geografica di Sparta, che non si trovava sul mare, ma molto
all’interno del Peloponneso (cfr. per esempio questa mappa, http://maps.google.it/maps?q=Sparta+antica&aq=f&um=1&ie=UTF-8&hl=it&sa=N&tab=wl).
documentario storico sugli Spartani per stimolare la riflessione sulla differenza
di mentalità tra essi, che si concepivano solo in quanto “gruppo” , “unità
assoluta a scapito dell’individualità” , e gli Ateniesi, dove invece fiorirono infatti
le opere creative ed espressive di autori nelle arti plastiche e figurative, nell’architettura,
nella tragedia e nella filosofia. Ripeto l’appunto già fatto sulla mia pagina
Facebook dedicata alla Grecia (“Storia e cultura greca: perché è importante non dimenticarla?” ): su questo video è sbagliata
la locazione geografica di Sparta, che non si trovava sul mare, ma molto
all’interno del Peloponneso (cfr. per esempio questa mappa, http://maps.google.it/maps?q=Sparta+antica&aq=f&um=1&ie=UTF-8&hl=it&sa=N&tab=wl).
Ecco quindi il documentario storico “Sparta e le guerre persiane” ,
https://www.youtube.com/watch?v=G37bsW_jYL8&list=PLDF436E596029B8A8
https://www.youtube.com/watch?v=G37bsW_jYL8&list=PLDF436E596029B8A8
Cristina Rocchetto