GUIDA ALL’ESAME ECDL
27 Gennaio 2019Aldo Serbelli Odisio
27 Gennaio 2019Magni Stefano 4° F
A.S. 2006 7
Relazione di italiano
de – Il Signore degli anelli –
di Tolkien
Tre anelli al re degli Elfi sotto il cielo che risplende,
Sette ai principi dei Nani nelle lor rocche di pietra,
Nove agli Uomini Mortali che la triste morte attende,
Uno per lOscuro Sire chiuso nella reggia tetra
Nella terra di Mordor, dove lOmbra nera scende.
Un Anello per domarli, Un Anello per trovarli,
Un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli,
Nella terra di Mordor, dove lOmbra nera scende.
Titolo:
Il signore degli Anelli” di J.R.R. Tolkien
Autore:
John Ronald Reuel Tolkien nacque il 3 gennaio 1892 a Bloemfontein, da genitori inglesi. Massimo studioso di letteratura medievale inglese, studiò allExeter College di Oxford. Insegnò lingua inglese e letteratura anglosassone a Oxford dal 1925 al 1945, e poi lingua e letteratura inglese fino al suo ritiro dall’attività didattica. Morì a Bournemouth, nello Hampshire, il 2 settembre 1973. Una delle sue prime opere letterarie fu un saggio sul “Beowulf”, poema importantissimo della letteratura anglosassone. Nel 1937 scrisse “The Hobbit”, prendendo spunto da alcune favole per bambini. Alcuni personaggi di quest’opera riapparirono anche nel capolavoro di Tolkien, “Il Signore degli Anelli”, una trilogia avventurosa composta nell’arco di quattordici anni che si svolge in terre fantastiche. Quest’opera è frutto delle sue profonde conoscenze sulla letteratura anglosassone. Un’altra opera molto importante fu “Le avventure di Tom Bombadil” pubblicata nel 1962; da quel momento lo scrittore cominciò a pensare di mettere in musica le molte canzoni che i suoi molteplici personaggi cantano.
Riassunto:
La scena si apre nella Contea, una terra di pace in cui vivono gli hobbit, i mezzuomini, il giorno del compleanno di Bilbo e Frodo Baggins. Bilbo, di cui Frodo è il nipote adottivo, prepara una festa grandiosa con l’aiuto di un vecchio amico stregone, Gandalf, e, sempre con l’aiuto dell’amico, scompare e parte. Dietro al mistero della sua improvvisa scomparsa c’è la vicenda di un anello, trovato molti anni prima, che ha il potere di rendere invisibili. A fatica lo stregone convince Bilbo a lasciare a Frodo l’eredità del prezioso gioiello, poi entrambi partono per destinazioni diverse. Lo straordinario attaccamento del vecchio hobbit verso il gioiello, mette in allarme Gandalf che comincia ad indagare e scopre che in realtà Frodo e la Contea sono in pericolo come il resto dei territori: l’anello è stato forgiato da Sauron, sovrano rovesciato del Male, ed è proprio quello leggendario che conferisce potere allOscuro Sire. Non solo Sauron è alla ricerca del suo tesoro perduto, ma lAnello stesso potrebbe essere un pericolo per Frodo a causa dellirresistibile tentazione che esercita e del fatto che, se indossato a lungo, divora mente e corpo del Portatore, fino a tramutarlo in un’ombra al servizio del Male. Gandalf, in possesso di queste preziose informazioni, torna nella Contea e convince Frodo a partire, con una scusa, accompagnato da tre suoi amici: Sam, Pipino e Merry, cui però non dovrà dire il vero scopo della sua missione. Il viaggio, camuffato da visita di cortesia ad una lontana parente, potrebbe avere come destinazione il Monte Fato -nel cuore della terra di Sauron -per gettare nel fuoco del vulcano lAnello.
Al momento di partire, Gandalf non è ancora tornato e così Frodo e i suoi tre accompagnatori decidono di partire ugualmente. Poco dopo la loro partenza da Casa Baggins, si presenta loro un misterioso e inquietante cavaliere alla ricerca di Frodo. Questa figura li insegue per tutta la Contea, fino alla falsa destinazione di Frodo. Una volta giunti al luogo dove solo Sam e Baggins dovrebbero proseguire, si scopre che in realtà anche gli altri due amici sono a conoscenza della vicenda dellAnello e si offrono di accompagnare Frodo fino alla sua remota destinazione. I quattro sono ora diretti a Gran Burrone, residenza degli Elfi più saggi e punto di incontro con Gandalf, dove il destino dellAnello dovrà essere discusso.
La compagnia si inoltra nella Vecchia Foresta, lungo il corso del Sinuosalice, dove vengono aggrediti dalle forze della natura e salvati da Tom Bombardil, stravagante signore di quei luoghi che vive insieme a Dama Baccador. Sono accompagnati dalla loro protezione fino oltre Tumulilande, dove il valore di Frodo non sarebbe bastato a salvare se e i suoi compagni dallo spettro dei tumuli.
Giunti nella Terra di Brea, i quattro alloggiano alla locanda del Puledro Impennato di Smorzo Cactaceo, uomo non intelligentissimo, ma al servizio di Gandalf che li mette in guardia contro una figura sinistra che frequenta il locale: Grampasso. La sua descrizione corrisponde in modo quasi perfetto all’idea che i quattro si erano fatti dei loro inseguitori misteriosi, ma lo strano individuo, nonostante la riluttanza di Pipino, ispira una strana fiducia a Frodo, che lo accetta come guida al loro viaggio. Anche Grampasso si rivela essere amico di Gandalf e una guida che il vecchio stregone ha mandato ai quattro hobbit, anche se in realtà si scoprirà in seguito che il misterioso individuo è ben altro che un semplice conoscitore dei luoghi. I cinque scappano durante la notte, poco prima che quattro cavalieri neri al servizio di Sauron (è questa la natura dei misteriosi inseguitori) facciano irruzione all’interno dei loro all’oggi per prenderli a tradimento. Vengono, però, sorpresi in una radura ed accerchiati. Nel momento in cui Frodo viene sopraffatto dal desiderio di infilarsi l’anello, un cavaliere lo pugnala alla spalla ed egli rimane, nonostante l’intervento di Grampasso, agonizzante per la ferita micidiale inferta dal nemico. Raggiunti di nuovo dai cavalieri, Frodo e i suoi vengono salvati e curati dagli Elfi di Gran Burrone. Qui Frodo, al suo risveglio, ritrova Gandalf e apprende che Grampasso, il cui nome elfico è Aragorn, è l’ultimo discendente dei re dell’Ovest, quindi il legittimo sovrano della Gente Alta. A Gran Burrone si trova anche il vecchio Bilbo, macerato nei ricordi ed immerso nella redazione delle sue vecchie avventure sotto forma di racconto.
Durante il consiglio in cui si dovrebbe decidere della sorte dellAnello, Gandalf racconta il motivo del suo ritardo nella Contea: il suo vecchio maestro, capo del consiglio degli stregoni, si è volto al male ed è diventato servitore di Sauron. Saruman il bianco, questo il nome del traditore, aveva imprigionato Gandalf, ma egli era riuscito a fuggire con l’aiuto del re delle aquile. Il Consiglio, di fronte a questo nuovo ed inaspettato pericolo, raduna in fretta una compagnia di nove persone per raggiungere e portare aiuto agli uomini nella loro terra e per accompagnare il portatore dell’anello al Monte Fato dove distruggere il pericoloso emblema del potere oscuro. La compagnia è così formata da Frodo Baggins, portatore dell’anello, con i suoi tre amici Samvise, Peregrino e Meriadoc. Lo stregone Gandalf il Grigio farà loro da guida, affiancato da Aragorn; della stirpe degli uomini ci sarà Boromir di Gondor (che tante gioie darà poi alla compagnia), dei nani Gimli e degli Elfi Legolas. Questi ultimi due, iniziano il viaggio in un’atmosfera di ostilità reciproca a causa di una vecchia rivalità che sussiste da tre due stirpi. Le avversità riusciranno a mutare il loro animo e a piegare il loro orgoglio. Quando ad Aragorn, alias Grampasso, è senza dubbio il più saggio dopo Gandalf, cui si rimette quasi completamente riconoscendone la saggezza e l’esperienza. All’ordine della discussione è anche un piccolo essere subdolo, Gollum, la cui etnia è incerta. Bilbo aveva in passato sottratto l’anello a questo malvagio abitatore del sottosuolo ed ora egli, divorato dal potere dellAnello e inconsciamente assoggettato al volere di Sauron, insegue Frodo Baggins per impossessarsi del suo tesoro perduto. Aragorn assicura al consiglio che Gollum si trova in prigione sorvegliato da Elfi, ma Gandalf sembra sapere che in realtà quello che è un vecchio hobbit reso irriconoscibile dal male avrà un ruolo importante nell’epilogo della vicenda, in bene o in male. Sempre nei racconti del consiglio, fa la sua comparsa la nuova cavalcatura di Gandalf, il cavallo Ombromanto, la cui velocità sarà di importanza fondamentale nelle vicende successive.
La decisione finale, comunque, è quella già profilata da Gandalf: la distruzione dell’anello a Monte Fato passando per Moria, un complesso di gallerie estremamente infido ed infestato da Orchetti. Prima di inoltrarsi nelle profonde gallerie, Bilbo lascia Frodo con due regali: la sua cotta di maglia, che poi si rivela preziosissima, e la sua vecchia spada elica, in grado di illuminarsi per rivelare la presenza dei Nemici. All’interno della rete di grotte, Gandalf mette in atto il suo potere di stregone e, illuminando la punta del suo bastone, guida la compagnia attraverso le gallerie di Moria fino quasi all’uscita. In una delle ultime sale, già quasi illuminata dalla luce del sole, la compagnia rinviene tombe di elfi ed un libro. La consultazione di questo rivela di chi sia la tomba: il nano Balin, vecchia conoscenza dei lettori di Lo Hobbit”. Lui e la sua gente erano stati sconfitti in una dura battaglia contro gli Orchetti ed erano rimasti intrappolati all’interno della galleria. Come se si trattasse di una profezia per loro, mentre stanno leggendo il libro i nove vengono assaliti da Orchetti. Riescono a fuggire combattendo valorosamente, ma all’ultimo la strada viene loro sbarrata da una figura malefica dai forti poteri magici: un Barlog. La lotta tra lo stregone Grigio e la potenza maligna è violentissima e, alla fine, Gandalf viene trascinato in un burrone infuocato dal suo nemico agonizzante. Spaventati e pieni di tristezza, gli otto membri superstiti della compagnia sono costretti a proseguire sotto la guida di Aragorn. Riescono a fuggire fino alla terra elica di Lothorien, dove si sentono più al sicuro.
Lothorien è il regno di Dama Galadriel e di suo marito Celeborn, dove tutti tranne Gimli vengono accolti con grande onore. Superate le ostilità iniziali, però, sia Gimli che Galadriel si trattano con rispetto e, alla fine, il nano riesce perfino a dichiarare la dama la più bella creatura esistente.
La compagnia, attraverso uno specchio magico della dama, vede riflessi di futuro e tentazioni del proprio animo: Sam vede la Contea brulla e distrutta e i suoi amici maltrattati, un avvenimento che in realtà non si è ancora verificato ma che i quattro hobbit troveranno al loro ritorno. La Dama gli chiede se, dopo quello che ha visto, vuole ritornare nella sua terra, ma Sam resiste alla tentazione di Galadriel. Più o meno accade così anche per gli altri membri della compagnia, dei quali solo Aragorn riesce a sostenere lo sguardo indagatore della Dama senza abbassare gli occhi. Per Frodo è diverso: Galadriel gli mostra nello specchio l’immagine di Gandalf, che lhobbit scambia per Saruman, e lOcchio del Nemico. Prima di lasciarli partire, il re e la regina degli elfi donano loro spade, cotte di maglia, corde magiche e manti di ombra, che li rendono quasi invisibili agli occhi del nemico.
La compagnia riparte seguendo con delle barche elfiche il corso del Grande Fiume, sempre più vicini alle terre del nemico. Vengono attaccati da Orchetti e, senza capire cosa sia, Legolas abbatte un Nazgul, i cavalieri dell’aria al servizio di Sauron. La notte successiva, la compagnia si rende conto di essere seguita da un’altra piccola imbarcazione, o da un essere che si muove a nuoto dietro di loro. Sembrano non esserci più dubbi sul fatto che Gollum è scappato dalle prigioni elfiche ed ora insegue Frodo, attratto dal potere dellAnello.
Dopo essere attraccati sulle rive del Grande Fiume, la compagnia viene attaccata da Orchetti e Boromir rimane ucciso. Nessuno sa, però, che aveva tentato di sottrarre l’anello a Frodo, che era fuggito con Sam in direzione della terra di Mordor. La compagnia si scioglie, così, e quindi i superstiti si lanciano all’inseguimento della schiera di Orchetti che hanno fatto prigionieri Merry e Pipino.
Durante l’inseguimento, Aragorn, Gimli e Legolas incontrano i cavalieri di Rohan che li conducono a Minas Ithil.
Nel frattempo, durante una battaglia tra cavalieri e Orchetti, Merry e Pipino sono riusciti a fuggire. Durante la fuga, vengono aiutati da un’altra strana creatura, simile a Tom Bombardil come temperamento: Barbalbero. Fa parte di un’antica specie di giganti, gli Ent, distrutti dai servi di Saruman, cui hanno giurato vendetta. Barbalbero dà da bere e da mangiare agli hobbit, e la bevanda degli Ent ha su di loro uno strano effetto a causa del quale torneranno a casa un palmo più alti del normale.
Lontano dalla casa di Barbalbero, Gimli, Legolas e Aragorn sono seguiti da un misterioso cavaliere vestito di bianco. Quando egli si mostra ancora, lo attaccano convinti che sia Saruman, ma si rendono conto che si tratta di Gandalf. Scampato dalla morte, lo stregone è divenuto molto più potente ed ora indossa le insegne che furono di Saruman, ora volto al male.
I quattro si dirigono verso la città di Edoras, dove Gandalf non è visto di buon occhio, ma dove è necessario convincere Théoden, il re, a scendere in battaglia contro l’esercito di Saruman. Vermilinguo, il consigliere di Théoden, il cui nome è molto più di una garanzia, tenta di convincere il re a scacciare Gandalf e i suoi, ma lo stregone smaschera il traditore ed apre gli occhi al re: il suo consigliere non è altro che un servo di Saruman. Aiutato dalla figlia Eowyn, il re decide di uscire dal suo palazzo e di accompagnare Gandalf e i suoi in guerra. Nonostante ella lo desideri tanto, il re non permette ad Eowyn di accompagnarli, benché lei sia molto abile in guerra.
La battaglia contro le forze di Saruman è vinta grazie al valore dei combattenti, più che al numero, e la compagnia si reca alla torre dove si è rifugiato Saruman. Gandalf offre allo stregone la libertà e la salvezza, ma egli rifiuta, temendo di passare per traditore agli occhi di Sauron. Così Gandalf spezza il bastone di Saruman e lo espelle dal consiglio, privandolo così dei suoi poteri. Vermilinguo, dalla cima della torre, tenta di uccidere Gandalf lanciando una grossa sfera, ma lo manca e priva inconsapevolmente Saruman dell’unico mezzo che avrebbe per spiegare la situazione a Sauron: la sfera di vetro è, infatti, un mezzo per mettersi in contatto con la mente del Nemico. Gandalf, prima di partire su Ombromanto con, in sella, Pipino, la affida ad Aragorn. Più tardi il re guarderà nella sfera e sfiderà Sauron, compiendo un gesto che solo una persona con la sua forza d’animo avrebbe potuto portare a termine.
Nel frattempo Frodo e Sam, durante la scalata ad una parete di roccia, incontrano e catturano Gollum e lo costringono a fargli da guida strappandogli un giuramento. Per il momento, lamina del vecchio hobbit corrotto dal male, sembra volgersi a scopi più limpidi, tanto che riaffiora a tratti, nel suo modo di parlare, il segno di un passato senno ora perduto. Con questa strana guida, i due hobbit attraversano le paludi dei morti, piene degli spiriti di antichi e valorosi guerrieri caduti combattendo contro lOscuro Sire. Giunti al Cancello Nero, però, lo trovano chiuso e sorvegliato, per cui sono costretti a seguire Gollum su un sentiero alternativo e forse meno sorvegliato che li conduca all’interno della terra di Mordor. I tre incontrano dei cavalieri che raccontano loro la fine di Boromir, che Frodo ancora ignorava. Poi, intuendo la loro missione, li lasciano partire e gli hobbit giungono alle gallerie di Shelob. Shelob è un essere mostruoso simile ad un ragno che morde Frodo e lo lascia come morto. Sam si vendica pugnalando il mostro, ma è disperato per la morte di Frodo. Gli toglie l’anello e se lo mette al collo, prima di ricomporre il padrone e lasciarlo lì. Inseguito da alcuni Orchetti, Sam si nasconde e riesce a sentire che in realtà il suo padrone non è affatto morto, ma paralizzato dall’effetto temporaneo del veleno di Shelob. Sam si lancia all’interno del covo di Orchetti e libera il suo padrone, gli restituisce l’anello, e lo riporta fuori.
Intanto, a Minas Tirith, la compagnia è raggiunta da altri doni di Dama Galadriel, tra cui anche uno stendardo per Aragorn. L’assedio di Gondor, patria di Aragorn e del defunto Boromir, viene messa in atto da uno sconfinato esercito di Orchetti, capitanati dal capo degli Spettri dellAnello. Gli abitanti all’interno della città, attendono invano l’arrivo di Théoden, Re di Rohan, con i rinforzi. Proprio quando tutti stanno per perdere le speranze, si sentono in lontananza dei corni che annunciano l’arrivo dei Rohirrim, cavalieri di Rohan, la cui carica disperde gli assedianti. Re Théoden, però, muore in battaglia e sua figlia Eowyn è rimasta gravemente ferita per aver colpito, e ucciso, il capo dei Servi dellAnello con l’aiuto di Merry. Chiunque colpisce il Nemico, infatti, viene colto da una febbre misteriosa che lo porta alla morte. Solo il Re d’occidente ha il potere di guarire queste ferite, ma al momento la dinastia è spodestata e nessuno, tranne Gandalf, sa chi sia l’erede. Naturalmente lo stregone interpella Aragorn che, con erbe e chiamando i malati per nome, risveglia dalle tenebre Merry ed Eowyn.
A Gondor, però, sire Denethor dispera della vittoria. Ha guardato in una delle sfere che mettono in contatto con il Nemico ed egli gli ha fatto credere di essere spacciato, mostrandogli immensi eserciti pronti a muoversi contro di lui. Denethor vorrebbe bruciarsi con il figlio Faramir, ferito a morte dal Nemico, ma Gandalf riesce a salvare il moribondo. Purtroppo, il Sovrintendente della città, accecato dalla follia e dalla paura, appicca le fiamme e muore nel rogo. La malattia di Faramir è curata a fatica da Aragorn, ma il nuovo Sovraintendente di Gondor deve restare nelle Case di Guarigione, dove si trova anche Eowyn. La vicinanza tra i due farà nascere una profonda amicizia che si concluderà con il matrimonio.
Aragorn, Gimli, Legolas e Gandalf, nel frattempo, escogitano un trucco per attirare fuori da Mordor le forze di Sauron, distrarre la sua mente e permettere a Frodo di compiere la sua missione. Con un potente esercito, muovono guerra direttamente al Cancello Oscuro, ben sapendo di non poter vincere, e sperano di far credere al Nemico che uno di loro possiede lAnello e lo vuole utilizzare per sconfiggerlo. Mentre si svolgono i preparativi di questa battaglia diversiva, eppure decisiva, la scena si sposta sui due hobbit, tre con Gollum che li segue da lontano. La loro fuga dalla torre di Cirith Ungol è riuscita, nonostante abbiano gli Orchetti alle calcagna. Grazie ad un colpo di genio di Sam, i due si travestono da nemici e si mischiano alle loro schiere, riuscendo così ad oltrepassare il Cancello e ad entrare nel Reame di Sauron. Attraverso la Terra dOmbra, lungo un percorso sempre più difficile per Frodo, io due giungono fino alle pendici del Monte Fato. Mano a mano che il Portatore dellAnello si avvicina al luogo dove il suo fardello è stato creato, il potere dellUnico cresce e rende faticoso ogni passo, tormentando Frodo con l’idea di arrogarsi il potere dellAnello. Giunti a Monte Fato, però, Frodo cede e si infila lAnello, arrogandoselo. In quel momento Sauron capisce i trucchi dei nemici e lancia i suoi Nazgul in una corsa disperata per salvare lAnello dall’unico fuoco che potrebbe distruggerlo: quello del Monte Fato. Mentre Frodo è scomparso agli occhi di Sam, Gollum segue la traccia emotiva dellAnello e si lancia sul suo invisibile portatore, tranciandone il dito. Nel giubilo per il Tesoro finalmente riconquistato, Gollum però mette un piede in fallo e precipita, con lAnello, nellInestinguibile fuoco del Monte Fato. In un modo o nell’altro, la missione di Frodo è stata portata a termine e le forze di Sauron ne sono sconvolte. Lui stesso appare come un’ombra portata via dal vento e le schiere del Re Aragorn capiscono che il Nemico è stato privato del suo potere. Prima che le esplosioni del Monte Fato uccidano i due Hobbit, il re delle aquile, mandato da Gandalf, li salva e li porta a Gondor.
Lì, Frodo e Sam si svegliano giorni dopo e ritrovano Gandalf, che credevano morto dai tempi di Moria. Scoprono che Grampasso è in realtà il Re Aragorn e, dopo sontuosi festeggiamenti, tornano alla Contea con Pipino, Merry e Gandalf. I cinque, che per abitudine ormai cavalcano armati, sono accolti con sospetto e timore dagli abitanti di Brea. Omorzo Cactaceo accoglie i cinque con molta gioia, ma spiega loro che da tempo la situazione nella Contea non è più quella di un tempo. Prima di entrare nella Contea, Gandalf li lascia e procede verso Tom Bombadil, vecchio amico che non vedeva da tempo. I quattro hobbit trovano la loro casa usurpata da avidi guardiani al servizio di Sharkey. Chi sia questo hobbit, i quattro non lo sanno, ma procedono spediti verso Casa Baggins e, con l’aiuto della gente e della loro acquisita abilità militare, scacciano tutti i guardiani. Giunti alla porta, scoprono che Sharkey è in realtà ancora Saruman, con il suo maltrattato servo Vermilinguo. Scacciato di nuovo, lo stregone decaduto viene ucciso dal suo servo, stanco dei maltrattamenti. Prima che Frodo possa dire qualcosa, gli hobbit uccidono Vermilinguo.
La pace è ristabilita, Sam si sposa ed ha una figlia e la Contea è rinverdita dalla sua abilità di giardiniere, aggiunta ad un dono di Dama Galadriel: una polvere per rendere fertile una terra improduttiva. Nonostante ciò, però, Frodo non si sente soddisfatto e riparte per andare oltre il mare con Bilbo e, all’ultimo momento, anche Gandalf si unisce a loro. In questo frangente si scopre che lo stregone era in realtà sin dall’inizio il Portatore del terzo anello degli Elfi, che si credeva perduto.
Personaggi:
Gollum, hobbit divorato dal potere dell’anello e dilaniato tra il bene, di cui pure resta traccia nel suo animo, e il male che va sempre più impossessandosi di lui. Questo spasmo interiore si manifesta attraverso le sue parole, pervase da uno spiccato dualismo (Gollum/Smeagol, singolare/plurale). La scelta di farlo redimere sarebbe stata non fuori luogo, ma sicuramente banale, così Tolkien decide di prendere un’altra strada: il male che si ritorce contro se stesso ed è causa della propria rovina. Il tentativo di redenzione di Gollum fallisce e ciò lo porta alla morte.
Saruman, invece, è una figura psicologicamente più complessa. Il suo desiderio di potere è intriso di paura per il Nemico, che lo porta a diventare suo servo. La sua saggezza di stregone è indiscussa (sa di non potersi impossessare dell’anello e quindi desidera solo una parte del potere che da esso si può sprigionare), ma chiaramente si volge al male utilizzando nel modo sbagliato la sua abilità e la sua intelligenza. La disfatta di Saruman, però, è dovuta solo all’errore di aver sottovalutato Gandalf che lo priva del suo potere di stregone e lo lascia come un traditore agli occhi di tutti (Sauron compreso). La sua morte è misera, per un uomo del genere, ed è derivata dalla convinzione errata di poter esercitare il suo potere anche dopo averlo perso.
Bilbo Baggins è un vecchio hobbit pieno di ricordi la cui vecchiaia provoca un po di malinconia a chi ne ha letto le avventure nel romanzo di Tolkien che costituisce l’antefatto di Il Signore degli Anelli”: Lo Hobbit”. E fortemente tentato dal potere dell’anello, ma non ne è schiavo grazie all’influenza dell’amico Gandalf.
Frodo, nipote adottivo di Bilbo, è astuto e coraggioso, ma si espone per troppo tempo al potere dell’anello per poterne rimanere immune e ne cade in parte vittima, soprattutto a causa della mancanza di una guida quale avrebbe potuto essere Gandalf. I nomi dei suoi servitori Peregrino Tuc, Meriadoc e Samvise sono sostituiti da famigliari diminutivi soprattutto per renderli figure semplici e affettuose, un po distanti dalle altre figure epiche e più vicini al nostro mondo.
Sam è un altro portatore dellAnello, ma si sottrae, anche se a fatica, dalla tentazione del potere, soprattutto spinto dal grande affetto verso il suo padrone.
Pipino e Merry sono ugualmente caratterizzati dalla fedeltà di servitori, ma non più con Frodo, dal quale si sono dovuti separare. Il loro eroismo in battaglia li distingue soprattutto perché il loro aspetto di Mezzouomini cela la loro grandezza d’animo.
Figure simili ma diverse sono Gimli il Nano e Legolas lElfo. L’amicizia tra i due spezza un antico odio che affonda le sue radici in tempi molto anteriori rispetto a Il Signore degli Anelli”. La forza d’animo (e la testardaggine) che accomuna i due, li rende talmente simili da far scordare il fatto che appartengano a due specie diverse. La gentilezza di Gimli nei confronti della bella Dama Galadriel (regina degli Elfi) rende completo l’armistizio.
Dama Galadriel è una donna che detiene un grande potere e a cui piace esercitarlo. Sonda la mente dei suoi alleati alla ricerca di tentazioni e debolezze, ma ha anche una forza di volontà tanto grande da rifiutare la tentazione di Frodo, che le offre lAnello. Al suo dito ce né un altro (uno dei tre ai re degli elfi) e lei sa che, con la distruzione dellUnico, anche lei perderà parte del suo potere. Ciononostante, comprende quale sia la scelta giusta e la accetta. Suo marito, re degli Elfi, risulta in questo romanzo come una figura minore quale lui non è. Al suo dito c’è il secondo anello degli Elfi, quello con la pietra azzurra. Il terzo, rosso, sarà al dito di Gandalf alla fine del romanzo.
Tom Bombardil è una strana potenza della natura che sembra non curarsi di ciò che normalmente viene considerato importante. Aiuta gli Hobbit solo finché si trovano nel suo territorio ma, a detta di Gandalf, non potrebbe in alcun modo essere coinvolto nella guerra in quanto non sente alcun interesse per ciò che accade al di fuori dei suoi domini. Fosse anche una lotta contro il Male.
Aragorn è forse la figura politicamente più potente nella guerra, perché è proprio il Re d’Occidente cui Sauron vorrebbe usurpare sul trono. E in grado di mascherare il suo aspetto in modo tale da non far trapelare nulla della sua innata e regale maestà. E amico di Gandalf e cerca gli Hobbit per aiutarli e ottenere aiuto. La sua investitura è accettata semplicemente perché lui solo è in grado di curare le ferite inferte dal Nemico, capacità che una profezia attribuisce solo al legittimo sovrano. Ha una forza d’animo non comune, tanto da giungere a sfidare apertamente Sauron guardando all’interno della sfera che mette in contatto con la mente del nemico.
In tutto il romanzo, gli Uomini non fanno un’impressione egregia e si dimostrano esseri fragili, soggetti più di altri alla tentazione del male. Tra di loro, comunque, non mancano individui di grande valore. Lambiguità dell’uomo si manifesta nella sua grande complessità attraverso personaggi incarnanti il bene e altri chiaramente corrotti al male.
Anche gli Hobbit sono molto soggetti alla corruzione del male, così come sono capaci di atti di eroismo e grande coraggio. Per questo motivo le due specie (uomini e mezzouomini) sono quelle che più si avvicinano alla realtà e alla nostra natura.
Gandalf è il personaggio più potente, a parte il Nemico, e incarna il bene più puro del romanzo. Sfiora la morte e ne esce talmente potente da spodestare il suo maestro volto al male, Saruman. Acquista la carica più alta del consiglio assieme al titolo di bianco” (emblematico) e si rende protagonista di un salto di qualità” come stregone e come guerriero. Senza la sua guida (dopo Moria), la compagnia diventa più debole, ma non certo indifesa. La sua presenza è soprattutto motivo di conforto morale e spirituale.
Spazio:
I luoghi in cui si svolge la vicenda sono sicuramente fantastici ma per la maggior parte sono spazi aperti descritti con grande maestria dallauture, queste descrizioni fanno si che il luoghi acquistino una connotazione benefica o malefica. Le vicende si svolgono però anche in luoghi chiusi come la tana di Shelob, dove le centinaia di cunicoli sembrano creare una prigione senza via di scampo. La Terra di Mezzo può essere concettualmente divisa in tre fasce.
La prima è la Contea: un eden in cui Frodo (come Bilbo in Lo Hobbit”) si trova bene e che non vorrebbe mai lasciare. L’intervento di Gandalf e la pressione di un male lontano che diventa sempre più potente lo costringono a lasciare la sua terra per un viaggio dalla destinazione ignota. Quando, finalmente, gli hobbit riusciranno a fare ritorno, si troveranno, come Ulisse, in un luogo da cui sono stati come spodestati e in cui imperversa la violenza. Anche dopo aver riportato la pace, Frodo non si sentirà più a suo agio e sentirà il bisogno di partire ancora. Sotto questo aspetto, Il Signore degli Anelli” può essere considerato un «romanzo senza idillio», allo stesso modo di I Promessi Sposi”.
La seconda categoria di luoghi è classificabile come Terra di Transizione. Si tratta di paesi in cui si trovano in ugual misura insidie e aiuti, malvagità e personaggi positivi. Vi aleggia un’atmosfera di incertezza, più che di paura, e i personaggi sono portati a diffidare di tutti. Sono inseguiti dalle spie del Nemico, che però è ancora lontano dal centro del suo potere, ma incontrano anche Aragorn, travestito da viaggiatore sotto il nome di Grampasso. Anche Gandalf, in questo luoghi, è chiamato con un altro nome e anche questo non fa che intorbidare la situazione.
L’ultimo luogo in cui si svolge la vicenda è la Terra di Mordor in cui è palpabile la paura. Frodo e Sam si trovano soli a fronteggiare il Nemico nella sua stessa terra, con linfido Gollum come unica guida. I due hobbit devono aver paura dei servi del nemico (Orchetti e Nazgul), dei luoghi (paludi, pareti rocciose) e della loro stessa guida, nonché della loro anima soggetta sempre più alla tentazione dellAnello.
Tempo:
La vicenda si svolge in quattordici anni. Non vi è corrispondenza tra fabula e intreccio in particolar modo dopo lo scioglimento della compagnia alle cascate di Rauros. Sono presenti anche flashback.
Stile:
Il linguaggio adottato dall’autore è in certi casi semplice e in altri molto ricercato, ma del tutto comprensibile. Vengono utilizzate lingue straniere” come lelfico e sono presenti molti dialetti che vengono utilizzati soprattutto per i nomi.
Tecniche:
non c’è un tipo di discorso prevalente. Sono presenti anche monologhi interiori.
Narratore:
Il narratore è esterno onnisciente.
Tematiche:
La tematica di questo romanzo è la più semplice: la continua lotta tra bene e male, con una novità però: la ritorsione del male su se stesso, come si vede allla fine del romanzo con Vermilinguo che uccide Saruman o meglio ancora con Gollum che per rimpossessarsi dellAnello cade nella lava del Monte Fato.
Commento:
LUnico Anello è il simbolo del potere in tutta la sua manifestazione diabolicità: nel momento in cui lo si possiede, si finisce schiavi della propria stessa posizione fino a non potervi più rinunciare in alcun modo. Chi si veste di questo potere, diventa invisibile, irraggiungibile, anche agli occhi degli amici più affezionati e la diffidenza, sempre innata in chi teme di essere derubato da qualcosa di molto prezioso, si trasforma in violenza capace di distruggere qualsiasi relazione umana.
LUnico Anello del Potere, non a caso, è stato forgiato dal Male, Sauron, e necessita di una grande forza mentale per essere utilizzato; anche la mente più retta, però, rischia di esserne consumata perché il Potere, una volta creato, si autogestisce e sceglie autonomamente di passare da un portatore all’altro, tentando e usando le menti a suo piacimento. Gli altri anelli dipendono in parte dal potere centrale e ne sono completamente assoggettati, finché lUnico si trova al dito di un individuo in grado di sfruttarne a pieno lo straordinario potere. Una volta distrutto l’anello più potente, gli altri diventano in parte meno prestigiosi, ma sicuramente più liberi. La rinuncia al male, quindi, senza dubbio toglie una parte di potenziale potere, ma conferisce la capacità di dominare quello che si ha, senza esserne soggiogati.
A differenza del film il libro è molto più bello in quanto Tolkien non descrive mai completamente, ad esempio, un orchetto così che ogni lettore può avere una sua idea di orchetto. La capacità di Tolkien di far sognare è tale da renderlo qualcosa di più di un moderno autore di fiabe e nonostante la morale principale sia molto semplice (la lotta tra il bene e il male), libri come Il Signore degli Anelli” sono in grado di far pensare, riflettere e, a volte, trasformano il lettore in studioso appassionato di antiche lingue eliche. Questo è l’effetto della straordinaria capacità di Tolkien di creare un universo infinito oltre le parole (magari tante, ma numero finito) dei suoi romanzi.
di Stefano Magni