La fine di qualcosa di Ernest Hemingway
28 Dicembre 2019Gia’ in noi di Luigi Gaudio
28 Dicembre 2019Pur essendo stato un partigiano, Cassola rifiutò il ruolo di intellettuale impegnato che tanto aveva avuto successo negli anni del neorealismo.
Egli diventò quindi, accanto a Buzzati e a Tomasi da Lampedusa, scrittore emblematico di quel periodo di riflusso verso la fine degli anni cinquanta, in cui comincia a serpeggiare un rifiuto di qualsiasi ideologia politica, dopo gli anni convulsi delle lotte politiche del decennio precedente. La sua è una letteratura della memoria, antiretorica, antipatriottica. L’esistenza è descritta così com’è, nei suoi piccoli drammi, come quello di Guglielmo, protagonista de Il taglio del bosco(1959), senza giudizi, critiche ideologiche, ecc…
Biografia e presentazione dell’ Autore
Nato nel 1917, fu molto influenzato dalla lettura dei “Dublinesi” di Joyce. Infatti Cassola scrive: “In Joyce scoprii il primo scrittore che concentrasse la sua attenzione su quegli aspetti della vita che per me erano sempre stati i più importanti e di cui gli altri sembravano non accorgersi nemmeno”
Questo è il primo passo verso quella poetica del quotidiano avviata a divenire la sua cifra stilistica abituale.
“Per affetto e per organica intelligenza di poesia, Cassola ha fatto della Maremma (la Toscana, nella zona compresa tra Volterra e Marina di Cecina) non una provincia, e sia pure la sua provincia, ma un luogo, anzi il luogo dell’anima”, scrisse Mario Luzi.
Malgrado l’ostilità di gran parte della critica, espressa tramite recensioni impietose, a volte, feroci, ai suoi successi editoriali, “Fausto e Anna” (1952), “Il taglio del bosco” (1954), “Esiliati”, “La ragazza di via Valadier” (1956), “La ragazza di Bube” (1960), Cassola non muta la direzione della sua ricerca di narratore, intesa come d’uso a “squarciare il velo opaco che nasconde le cose”, percorrendo sentieri lirico-intimistici, pur se talvolta associati a tematiche neorealistiche e resistenziali
C’è un filo rosso ineliminabile dell’intero suo universo, una profonda sfiducia nella storia, che mai gli verrà perdonata in tempi di accalorato dibattito ideologico. Nell’ultimo decennio della sua esistenza, Cassola si dedica a un’intensa attività pacifista, ecologista, antimilitarista, espressa in testi quali “La lezione della storia” e “Letteratura e disarmo” (1978), “Contro le armi” (1980), “Diritto alla sopravvivenza” (1982),“La rivoluzione disarmista” (1983).
Romanzo breve
Il “taglio nel bosco” fu ispirato dalla crisi umana e letteraria che colse Cassola alla morte della moglie nel 1949 e al conseguente ripensamento della propria poetica. Il racconto viene suddiviso in dieci capitoli. Apparve nella rivista “Paragone” nel 1954 ed in volume nel 1959.
Questo Racconto viene considerato dagli intenditori come la cosa più alta e più nuova prodotta da Cassola.
Il racconto si ambienta in una Maremma sospesa, fuori dallo spazio e dal tempo; i giorni susseguono uguali, scanditi dal lavoro, dalle chiacchiere, da affetti semplici e da tanta solitudine.
Personaggi: Guglielmo
Guglielmo, il protagonista. “Era un uomo dall’apparente età di trentasette-trentott’anni. […] Aveva il viso magro, il naso diritto, le labbra ferme, le mani ossute e robuste”. Da qualche mese aveva perso la moglie e ciò lo portava spesso a dover confrontarsi con i tristi ricordi legati a quest’ultima. Infatti tutto il romanzo è incentrato su questa sofferenza. Tra i suoi pregi c’è quello di essere molto protettivo e aperto con le sue figlie: non fa pesare il suo dolore per la scomparsa della moglie. È inoltre un uomo ordinato e attento alle spese di famiglia che ama annotare sul suo taccuino. Infatti era sua abitudine segnare “in colonna le spese che aveva fatto nella giornata; prima di tirare la somma, [pensava] a lungo se non se ne dimenticava qualcuna”, è assiduo nel suo lavoro in cui si butta a capofitto per non pensare alla perdita della moglie deceduta pochi mesi prima dell’avvio della vicenda.
Guglielmo ha però il difetto di essere molto introverso e questo non gli permette di sfogare anche un po’ sugli altri la sua tensione nervosa e la sua sofferenza. È deplorevole il fatto che durante la malattia e soprattutto davanti al cimitero dove è sepolta la sua amata arrivi a meditare su un possibile suicidio. Questo è un gesto egocentrico ed è criticabile in quanto egli non pensa alle sue due figlie e a tutte le persone che gli vogliono bene. La moglie, per lui, è ormai un chiodo fisso, che ricorda sempre e la sua implorazione finale mostra quanto senta accanto a sé la sua presenza. Ma fortunatamente alla fine della vicenda, Guglielmo capisce quanto è importante ‘ricominciare’ a vivere soprattutto per le sue figlie. Nel racconto Guglielmo entra in contatto oltre che con i vari personaggi secondari, con la sorella e le figlie e con la zia e con il carbonaio, con il quale ha un importante dialogo finale.
Guglielmo è il personaggio in cui il lettore (e l’autore) più si immedesimano. Accade spesso che si cerchi nel lavoro o in altri diversivi l’occasione per dimenticare una disgrazia familiare, ma inevitabilmente il volto della persona cara ci tormenta e il suo ricordo ci perseguita senza tregua. Facciamo le cose come degli automi, ma il pensiero torna sempre là: è questo che accade a Guglielmo. Un po’ ci viene in mente Piccolo mondo antico di Fogazzaro, ma il dramma di Guglielmo è ancora più disperante, perché privo di valvole di sfogo religiose (come in Franco Maironi) o di denuncia titanica (come in Luisa). Paradossalmente, però, proprio i momenti in cui Guglielmo è costretto a ricordare, come quando incontra il Carbonaio alla fine del racconto, sono quelli in cui affiora una maggiore serenità, forse perché tra i due uomini si instaura una solidarietà basata sulla disgrazia comune.
Personaggi: Fiore
Oltre a Guglielmo, i personaggi principali della vicenda sono i suoi compagni di lavoro, cioè gli altri boscaioli che lavorano per lui (e con lui) al “taglio.
Fiore è il lavoratore più accanito del gruppo. Era vicino alla cinquantina. Basso, tarchiato, coi capelli grigi tagliati a spazzola, era tutt’altro che un uomo facile a trattarsi, ma si faceva perdonare con la grande esperienza e la continuità nel lavoro.
Come il Cavaliere inesistente di Calvino vive solo per ottemperare ai suoi doveri di paladino, così Fiore è il più taciturno e solitario di tutti, attaccatissimo al lavoro, vive esclusivamente per gli alberi da tagliare e basta.
Personaggi: Francesco
Francesco, “Egli non aveva sempre fatto il boscaiolo: era stato mercante, girovago, cuoco, carrettiere artigiano. Sul lavoro non rendeva molto; ma la sua provvista inesauribile di racconti e di storie permetteva di passare alla meno peggio le lunghe serate invernali e le giornate di pioggia, quando i boscaioli sono costretti a restare nel capanno inoperosi”. Francesco, inoltre, non ha nessun parente ad aspettarlo, non è un gran lavoratore, ma è utilissimo perché sa intrattenere gli altri durante le veglie nel capanno, cioè nelle serate dopocena, che, senza i suoi racconti fantastici e qualche giocata a carte sarebbero addirittura insopportabili, soprattutto per Guglielmo. Infatti, i momenti di silenzio, nei quali non si può lavorare per l’inclemenza del tempo o le festività, sono i peggiori per Guglielmo, perché allora diventa impossibile superare la tristezza del ricordo di sua moglie.
Personaggi: Amedeo
Amedeo, “coetaneo di Guglielmo, era inoltre suo primo cugino. Durante il racconto viene caratterizzato per il tipo di tabacco che fuma. Amedeo, inoltre, è sempre pronto ad accettare le partite di Germano poiché ha una vera passione per il gioco ed è il più grande fumatore del gruppo. È sposato ed è invidiato da Guglielmo perché quando torna a casa, ha qualcuno che lo aspetta. Infatti sua moglie è viva, e questo genera rabbia in Guglielmo.
Personaggi: Germano
Germano, “era di gran lunga il più giovane della compagnia, essendo appena ventenne”. doveva ancora fare il servizio militare ed è impaziente di farlo per cambiare vita, non essendo soddisfatto di quella che faceva come taglialegna. È sempre il primo a proporre una partita a carte la sera durante l’ora di veglia. Insomma, è il più giovane e istintivo, ed è un po’ insofferente del duro mestiere di boscaiolo
Confronto con il film
Il film “Il taglio del bosco” rispetta pienamente il testo dell’omonimo racconto. Il regista Vittorio Cottafavi decide di girare il film con taglio talvolta quasi documentaristico, ma non privo di un secco lirismo. Il taglio del bosco (versione film) costituisce uno di quei rari casi in cui la recitazione di un attore di grande scuola, ossia Gian Maria Volontè che interpreta Guglielmo, si fonde in maniera credibile con quella dei non professionisti. Inoltre usa quasi pari passo i dialoghi riportati nel libro. La differenza principale che risalta subito all’occhio è la modifica del dialogo con il carbonaio. Infatti Cottafavi elimina la riflessione sulle stelle, rendendo così il film ancora più realistico, poiché è difficile associare all’immagine di quel carbonaio una riflessione così correttamente espressa, ciò non per sminuire tale considerazione ma semplicemente per renderlo ancora più credibile e realistico. Inoltre il film, dà quel senso di speranza, di forza che si trova in Guglielmo che nel libro è certamente negata dall’assenza di stelle nel cielo.
Riassunto del taglio del bosco di Carlo Cassola (1959) di Graziana Cassaniti – 5C Istituto “P. Verri” – Busto Arsizio
Riassunto
La storia inizia con il ritorno a casa di Guglielmo (essendo morta da sette mesi la moglie, vive con la sorella Caterina e le sue figlie bambine Jrma e Adriana) dopo aver concluso un affare importante di lavoro, difatti Guglielmo nella strada per tornare a casa “rifaceva i calcoli, e perveniva sempre alla conclusione che non avrebbe dovuto guadagnarci meno di settemila lire”. Prima dell’effettivo ritorno a casa, si ferma in una bottega, nella quale lavora la zia. Fin da questo avvenimento si percepisce la povertà della gente, proprio per questo motivo viene descritto un pasto umile, composto da “una scodella di brodo chiaro in cui nuotavano pochi chicchi di riso” accompagnato da pane e un quarto di vino. Uscito dalla bottega, nell’incamminarsi nuovamente verso casa, si percepisce che Guglielmo ha perso la moglie. Appunto “passando davanti al piccolo cimitero, volse uno sguardo rattristato attraverso il cancello, si segnò e disse un requiem per la sua povera moglie. Erano giusto tre mesi che l’aveva lasciato”.
Nel rientro a casa compare un nuovo personaggio, la sorella Caterina che accudiva le due figlie di Guglielmo, Jrma e Adriana, durante la sua assenza. Nella descrizione della camera da letto del protagonista si percepisce il senso di solitudine che prova per la scomparsa della moglie. Prima di dormire infatti “lo sguardo gli cadde sulla fotografia della moglie, ma lo distolse subito”. Il racconto prosegue con la narrazione dei due giorni che trascorre a casa con la sorella e le figlie. Il giorno prima che partisse, ossia domenica, le figlie, “specialmente la piccola”, chiesero al padre di andare a fare un giro con loro , ma Guglielmo irritato rifiutò. “Il sole tramontava dietro la collina prospiciente San Dalmazio”, quindi la partenza del protagonista era sempre più vicina. Il giorno successivo, Guglielmo, si incontrò con la sua squadra formata da Fiore, il più anziano, Francesco, poco più giovane di Fiore, Amedeo, coetaneo di Guglielmo e infine il più giovane Germano.
Durante il taglio del bosco i cinque compagni riuscirono a conoscersi meglio e a trascorrere questi lunghi mesi insieme. Durante il racconto si percepisce anche l’importanza che ognuno da al proprio lavoro, di fatto Amedeo considerava meglio fare il boscaiolo, ossia il suo mestiere, che fare il contadino (ciò si potrà riscontrare anche alla fine del racconto nel dialogo con il carbonaio). Nuovamente si potrà avvertire il senso di solitudine che prova Guglielmo a causa della morte della giovane moglie. Infatti riaffiorano in lui, ad esempio quando vanno a lavare i panni, vari ricordi della moglie, ossia “gli venne in mente la moglie, quando tornava dal lavatoio portando in equilibrio sul capo la cesta dei panni.” Proprio per questo Guglielmo si dedicava al lavoro senza interruzione, poiché era uno dei pochi modi per occupare la mente così da non pensare alla moglie.
Vi fu un momento, però, che fu particolarmente triste per Guglielmo perché a causa del mal tempo per qualche giorno non potettero lavorare e lui non riusciva a mantenere la mente occupata e distogliere il pensiero dalla moglie. Ad ogni modo i cinque boscaioli trascorrevano le sera a raccontarsi storie, il principale narratore era Francesco. “Quel vecchio sembrava che avesse avuto venti vite tante erano le cose che sapeva e le avventure che gli erano occorse. In genere raccontava episodi della propria vita; e non tutti, per la verità, erano credibili”. Durante i giorni di Natale, Guglielmo preferisce restare al taglio invece che tornare a casa con la scusa di fare compagnia a Fiore, che aveva perso i figli. Il lavoro era agli sgoccioli, era rimasto come legname ben poco da tagliare. Con il passare dei giorni, giunse la primavera e Guglielmo sapeva che con l’arrivare della primavera si concludeva il periodo più duro del lavoro.
Difatti da lì a poco la squadra partì per tornare a casa mentre Guglielmo aspetta il carbonaio. Questo incontro è uno dei momenti più salienti del libro. Guglielmo riuscì ad imparare molto dal carbonaio, che con la sua esperienza di vita, gli permise di capire che c’è gente che stava peggio di lui. Difatti il carbonaio, ormai non più tanto giovane, è rimasto vedovo e ormai una figlia era morta e una era andata a vivere lontano dopo essersi sposata. Inizialmente Guglielmo continuò a pensare che la sua condizione era altrettanto tragica se non peggiore. Infatti “Guglielmo non disse nulla, ma sentiva che l’apprezzamento dell’uomo non era giusto. In fin dei conti, [secondo Guglielmo] quello era stato venticinque o trenta anni insieme alla moglie, mentre a lui era morta dopo nove.
Questa era la differenza, a tutto vantaggio del carbonaio, e lui non poteva prenderne in considerazione altre”. Ma ad un certo punto, dopo che il carbonaio parlava del proprio mestiere, “Guglielmo guardò l’uomo e senti improvvisamente una grave pietà per lui”. Infatti pensò ‘che lui si ritiene disgraziato ma c’è chi sta peggio. Rifletté che lui almeno ha una sorella, ha le bambine, che c’è ancora qualcuno che gli vuole bene e che si prende cura di lui’. Il dialogo con il carbonaio si conclude con la riflessione poetica, di questo ultimo, sulle stelle. Guglielmo rientra a casa e il racconto si conclude con questo riferimento alle stelle (come nella Divina Commedia).