Aldo Bonet
27 Gennaio 2019Paesaggi
27 Gennaio 2019I libri di Livio Rossetti sui presocratici rappresentano un contributo importante alla comprensione anche della figura di Talete, uno dei sette sapienti e padre della filosofia occidentale.
Tuttavia, ciò che emerge dalle riflessioni di Rossetti, e che Aldo Bonet sottolinea nel suo studio, è il “non detto” da Platone su Talete. Questa lacuna, apparentemente marginale, offre spunti significativi per comprendere non solo Talete, ma anche l’approccio di Platone alla tradizione filosofica.
La marginalità di Talete nel corpus platonico
Platone menziona Talete in poche occasioni, principalmente in forma aneddotica o ironica. Ad esempio, nel Teeteto, Talete è descritto come il filosofo che, intento a osservare le stelle, cade in un pozzo, suscitando l’ilarità di una serva tracia. Questo episodio, più che descrivere il pensiero di Talete, evidenzia il contrasto tra la vita contemplativa e le preoccupazioni pratiche della quotidianità.
Secondo Rossetti, l’assenza di una trattazione approfondita su Talete non è casuale:
- Platone preferisce un modello di filosofia legato all’ideale metafisico, mentre Talete è radicato in un pensiero più empirico e cosmologico.
- La figura di Talete viene deliberatamente ridimensionata perché rappresenta un tipo di sapienza più arcaica e lontana dalle ambizioni teoretiche della scuola platonica.
Il Talete di Rossetti
Rossetti propone di considerare Talete non solo come un cosmologo, ma anche come un pensatore capace di fondere osservazione naturale e riflessione speculativa. Secondo il suo approccio, Talete va oltre l’identificazione dell’arché (principio primo) con l’acqua, ma inaugura un modo di pensare che unisce conoscenza pratica e intuizione teorica.
Temi centrali del Talete “non detto”
- La continuità tra filosofia e sapienza tradizionale:
Talete rappresenta un ponte tra il sapere mitico-religioso e la filosofia razionale. La sua idea di un principio unitario (l’acqua) può essere vista come una reinterpretazione razionale delle credenze cosmologiche arcaiche. - La filosofia come sapere pratico:
Talete non è solo l’osservatore del cielo, ma anche l’uomo che, secondo Aristotele, dimostrò la possibilità di guadagno pratico sfruttando la conoscenza filosofica (ad esempio, attraverso il controllo dei frantoi). Questo aspetto è spesso ignorato da Platone, che privilegia un modello di filosofia distaccato dall’utile immediato. - L’importanza del non scritto:
L’assenza di opere scritte di Talete ci obbliga a riflettere sulle modalità attraverso cui il suo pensiero è stato tramandato. Rossetti suggerisce che il “non detto” di Platone possa essere colmato attraverso uno studio comparato delle fonti successive, come Aristotele, che attribuisce a Talete un ruolo centrale nell’avvio del pensiero filosofico.
Conclusione
Il “Talete non detto” da Platone non è solo un’assenza, ma un’occasione per interrogarsi sulla selezione culturale e filosofica operata dalla tradizione platonica. La figura di Talete, come mostrato da Rossetti e sottolineato da Aldo Bonet, sfida i confini rigidi tra sapienza arcaica e filosofia razionale, invitandoci a considerare la filosofia come un dialogo continuo tra passato e presente, tra detto e non detto.
Questa prospettiva permette di rivalutare Talete non solo come un pioniere della filosofia, ma come un pensatore capace di ispirare riflessioni ancora attuali.
Il Talete non detto da Platone ALCUNE CONSIDERAZIONI A PARTIRE DA UN LIBRO DI LIVIO ROSSETTI
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contenuta nel Vol II- Platone nel pensiero moderno e contemporaneo- editrice Limina Mentis
Aldo Bonet, Il Talete non detto da Platone. Alcune considerazioni a partire da un libro di Livio Rossetti, in Andrea Muni (a cura di), Platone nel pensiero moderno e contemporaneo, vol. vii, Limina Mentis Editore, Villasanta (MB), luglio 2016, capitolo 10, pp. 139-200 – pp. 245- ISBN: 978-88-99433-39-0.
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Copertina Vol. VII
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Incipit Vol VII
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Sommario Vol VII
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