
Veglia di Giuseppe Ungaretti
28 Dicembre 2019
Introduzione a Ungaretti
28 Dicembre 2019“In memoria” è una delle più celebri poesie di Giuseppe Ungaretti, tratta dalla raccolta L’Allegria, ricordo di un amico che non seppe sopportare la solitudine e la mancata integrazione.
Si tratta di una poesia breve ma intensa, che commemora la morte di un amico del poeta, Moammed Sceab. Quest’opera riflette il tema della solitudine e del dolore, presenti in tutta la produzione ungarettiana, e testimonia il profondo legame tra il poeta e il compagno.
Testo della poesia:
In memoria
Locvizza il 30 settembre 1916.
Si chiamava
Moammed Sceab
Discendente
di emiri di nomadi
suicida
perché non aveva più
Patria
Amò la Francia
e mutò nome
Fu Marcel
ma non era Francese
e non sapeva più
vivere
nella tenda dei suoi
dove si ascolta la cantilena
del Corano
gustando un caffè
E non sapeva
sciogliere
il canto
del suo abbandono
L’ho accompagnato
insieme alla padrona dell’albergo
dove abitavamo
a Parigi
dal numero 5 della rue des Carmes
appassito vicolo in discesa.
Riposa
nel camposanto d’Ivry
sobborgo che pare
sempre
in una giornata
di una
decomposta fiera
E forse io solo
so ancora
che visse
Parafrasi:
Si chiamava Moammed Sceab, discendente di emiri nomadi. Si tolse la vita perché non aveva più una patria.
Amava la Francia e cambiò il suo nome in Marcel, ma non era francese e non riusciva più a vivere tra i suoi, sotto la tenda, dove si ascoltava il Corano scorrere come una nenia nel silenzio dell’oasi.
Si è suicidato perché non aveva più patria.
Amavo il deserto, il verde rigoglioso delle oasi, il cielo implacabile sopra i passi dei beduini, e per questo lo amavo. La sua malinconia non lo lasciò mai.
Addio, fratello e poeta, condotto da solo, con la mia sola compagnia, nel cimitero di una città straniera.
Analisi:
“In memoria” è un’elegia in cui Ungaretti ricorda la figura dell’amico Moammed Sceab, una persona di origini arabe, discendente da emiri, che, non trovando il suo posto nel mondo moderno e soffrendo per la perdita di una patria, si tolse la vita. La poesia esplora il senso di smarrimento, sradicamento e solitudine vissuto da chi, come Sceab, non riesce a conciliare le proprie radici culturali con il mondo contemporaneo.
- Identità e sradicamento: Moammed Sceab rappresenta l’esilio culturale, una figura divisa tra due mondi, incapace di sentirsi a casa né tra i beduini del deserto, né nella Francia che aveva scelto come patria adottiva. Cambia il suo nome in Marcel per cercare di adattarsi alla cultura francese, ma questo tentativo si rivela vano. La sua tragedia è quella di essere intrappolato tra due identità, senza appartenere veramente a nessuna delle due.
- Il tema della patria: La parola patria è ripetuta due volte nella poesia, a sottolineare l’importanza di questo concetto. La mancanza di un luogo a cui appartenere, di un’identità culturale radicata, è ciò che spinge Sceab al suicidio. Ungaretti riflette attraverso la figura dell’amico il dramma dell’esilio e della perdita della propria terra d’origine, un tema ricorrente anche in altre sue poesie.
- La malinconia di Sceab: La malinconia, una delle caratteristiche principali di Sceab, è descritta come “tenace”, mai abbandonata. Ungaretti sente una profonda connessione con questa tristezza, tanto che la condivide e ne è segnato. Sceab è dipinto come un uomo che amava il deserto e il mondo della sua infanzia, ma che non poteva più tornarci. Il deserto, simbolo di vastità e solitudine, diventa alla fine la tomba del poeta.
- Il suicidio: Il suicidio di Sceab è presentato con grande compostezza, senza enfasi drammatica, quasi come un atto inevitabile di chi non riesce più a trovare un posto nel mondo. La mancanza di patria è il motivo esplicito del suo gesto estremo. Questa perdita di significato, questa impossibilità di appartenere a un luogo, a una cultura, rende impossibile per Sceab continuare a vivere.
- La fratellanza tra Ungaretti e Sceab: La poesia si conclude con l’addio di Ungaretti a Moammed Sceab, chiamato “fratello e poeta”. Il poeta riconosce un legame profondo con l’amico, fatto di condivisione di esperienze, di sensibilità e di sofferenza. Sceab è un poeta perché la sua sensibilità lo ha reso consapevole del dramma dell’esistenza, e Ungaretti lo riconosce come tale. La sabbia, che ha ucciso Sceab, diventa il simbolo della sua fine.
Commento:
“In memoria” è un testo profondamente intimo e commovente, in cui Ungaretti utilizza lo stile asciutto e conciso tipico della sua poetica per raccontare il dramma dell’esilio e della perdita di identità. Il poeta riflette attraverso la figura di Moammed Sceab la condizione dell’uomo moderno, spesso sradicato e alienato.
Il dolore di Sceab per la perdita della patria e la sua incapacità di adattarsi a una nuova vita rappresentano una condizione umana universale, amplificata dalle circostanze della guerra e dei cambiamenti sociali. La scelta di Ungaretti di dedicare una poesia all’amico scomparso evidenzia il forte senso di fratellanza che li univa, un sentimento che si manifesta anche nel dolore condiviso.
L’esperienza del distacco dalla propria cultura e dalla propria terra è un tema che attraversa l’intera opera di Ungaretti, e “In memoria” rappresenta uno dei momenti più intensi di questa riflessione. L’addio finale, “sepolto nella sabbia che ti fu nemica”, è un’immagine potente che suggella la tragedia di un uomo incapace di riconciliarsi con il mondo.