Romanticismo europeo ed italiano
20 Aprile 2016Canto XX inferno seconda parte
21 Aprile 2016Tutto il dramma della vita si riassume in questo: pensare come Dio o come gli uomini. E’ un dramma, c’è una lotta perché ciò che pensiamo noi ci sembra più giusto perché supportato da buone intenzioni. Quale intenzione più buona di quella di Pietro che voleva difendere il suo amato Gesù, quindi non voleva farlo soffrire. Tutti noi infatti siamo fatti per la felicità, non per la sofferenza. Cosa c’è di più legittimo, di più comprensibile, ma è Gesù che conosce la vera legge della vita senza la quale non può esserci alcuna gioia “Rinnega te stesso” Chi vuole realizzare se stesso perderà la propria vita, invece chi farà uso della propria vita donandola senza paura, la guadagnerà e Pietro obbedisce a questa nuova mentalità, segue Gesù fino alla morte.
Noi siamo qui grazie a questa obbedienza di Pietro che ha cambiato la sua vita e la nostra. Ma noi siamo qui oggi anche grazie all’obbedienza di un discepolo di Gesù che abbiamo conosciuto di persona. La bontà infinita di Dio ha regalato al nostro popolo Don Bruno che per tanti anni ci ha testimoniato questa presenza. Pensarla come Dio non come gli uomini e lo ha gridato in tutta la sua vita a costo di sembrare persino a volte brusco.” Sai che cosa si impara dalla morte?” le sue ultime parole ” che la vita è solo obbedienza e basta” Questa è la grande eredità che ci ha lasciato Don Bruno.
E San Paolo oggi aggiunge “Vi esorto fratelli, non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi, rinnovando la vostra mente” Questo è il lavoro che ci aspetta: il cambiamento della nostra mentalità. E’ un lavoro arduo, molto difficile perché s’insinua continuamente la tentazione di essere fermi ad un passato, rinchiusi in una nostalgia che non ci fa abbracciare il presente con la stessa passione che abbiamo sperimentato, peggio, si rischia di rinnegare la consegna, l’insegnamento di Don Bruno , proprio in nome di Don Bruno.
“Lungi da me Satana” In nessun altro caso Gesù reagì in maniera così dura e brusca. Ma come facciamo noi a Don Bruno , il Signore ci ha donato altri due giganti nella fede e nella santità che sono stati per noi guide e pastori: Giovanni Paolo II e Don Giussani. Il fatto che il disegno misterioso e provvidenziale li abbia chiamati a sé quasi insieme a Don Bruno non può essere semplicemente un caso.
a non cadere in questa tentazione così demoniaca? Ancora una volta credo che dobbiamo riconoscere con stupore l’iniziativa misericordiosa che Dio prende nei nostri confronti. Stiamo vivendo un’epoca straordinaria perché insieme
Certo lo Spirito Santo ci farà capire nel tempo il senso di quello che è accaduto, ma un fatto mi sembra certo che il modo in cui i successori di questi santi padri ci stanno insegnando a guardare e a vivere la storia attuale è tutta carica di un richiamo alla nostra responsabilità, di essere noi protagonisti di quello che ci è stato insegnato. Ora, fatte le debite proporzioni naturalmente, è troppo evidente che siamo chiamati anche noi, io e voi, insieme, a rispondere del presente e per il pezzo della storia che il Signore ci chiama a vivere insieme, ad attuare la grande eredità di umanità e di santità, di amore assoluto a Gesù, di passione per la costruzione della parrocchia come una comunità viva, unita col suo parroco, ma provate a leggere quello che Don Bruno vi ha detto in questi anni; l’abbiamo raccolto in un fascicolo che trovate in fondo.
Questa è stata la sua passione, questa deve essere la nostra. Allora faccio mie le parole di Vittadini , grande figlio di Don Giussani e amico di tanti di noi, a una domanda che proprio oggi un giornalista gli rivolge e gli chiede “Si sente orfano?” E lui risponde “Quando uno muore è più presente di prima, perché continua nella comunione dei santi, il concetto di memoria è ben diverso da quello di devoto ricordo, la nostalgia diventa la forza di una memoria presente”.
Allora fratelli preghiamo per Don Bruno e chiediamogli un cuor solo e un’anima sola di iniziare da oggi una nuova primavera nella sua e nostra tanto amata parrocchia di Dergano. Che prevalga, come nel profeta Geremia, non la iniziale resistenza alla iniziativa di Dio che ci chiama, insieme, io e voi, ma che tutti possiamo dire come ha detto il profeta “Nel mio cuore c’era come un fuoco ardente, chiuso dalle mie ossa mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo”.
Omelia di don Savino all’anniversario della morte di don Bruno De Biasio
Parrocchia di S. Nicola in Dergano di Milano – 28 agosto 2005