Intervista a don Savino (1988) – di Rita Dominioni e Renato Gelli
28 Aprile 2016Un avvenimento, un popolo, una storia – di don Savino
30 Aprile 2016Che Grazia immensa mi è capitata! Forse la più grande della mia vita: stare di fronte a un testimone come Don Danilo nel suo incontro finale con Cristo!
Ma chi di noi non può dire, con stupefacente meraviglia, di essere stato tra coloro che hanno avuto la grazia di avere incontrato Don Danilo, di averlo conosciuto, di essere stato raggiunto dal suo sguardo così potente e dolce che costringeva tutti a pensare a Gesù? Persino coloro che non l’hanno mai visto sono stati investiti dalla sua testimonianza!
Siamo addolorati perché non vedremo più il suo sorriso, ma non riusciamo ad essere tristi perché ciò che ci ha fatto incontrare Don Danilo non ci lascerà mai e grazie a lui è diventato una profonda e dolce certezza che ha inondato tutti noi, il Paraguay e l’Argentina: la certezza che “la vita è solo l’incontro con Cristo e ogni situazione ci permette di incontrarlo” come ha detto gli ultimi giorni. Sì, tutti abbiamo imparato da lui a guardare la vita così: con una inimmaginabile positività.
Se ne erano accorti fin da subito i genitori e la sua cara sorella Rita quando a soli tre anni, quasi nascondendo il disappunto di dovere andare all’asilo, alla mamma che gli domandava “che cosa vuoi fare?” . Rispondeva chinando la testa: “quello che vuoi tu.”
Per questo Don Danilo ci ha colpiti tutti: per la sua profonda libertà e umanità, e per il modo ragionevole con cui usava la sua intelligenza che lo spingeva ad aderire a ciò che era sempre più grande. Ci ha contagiato infatti la passione per la verità, la dialettica nel combattere la menzogna, l’anelito alla bellezza e la conoscenza accanita dell’uomo e della sua storia. Quante volte l’ho sorpreso in ospedale a studiare la grammatica spagnola e la storia dell’Argentina!
Comunque ognuno di noi che lo ha incontrato non può dimenticare e tanto meno cancellare l’evidenza che in lui il Mistero era una realtà concreta documentata dalla sua umanità raggiante di carità e dalla vita delle persone attorno a lui che cambiavano.
A ciascuno Don Danilo ha lasciato il compito di testimoniare questo cambiamento. Io non posso non riconoscere nell’amicizia con lui e nell’esperienza di questi mesi la compagnia concreta di Gesù che, con Danilo, è salito sulla croce e con lui ha dato la sua vita per me. Questa è la più grande carità che ho ricevuto da Lui: mi ha fatto conoscere Gesù che mi ama.
Mi sono sorpreso ogni giorno a non vedere l’ora di andarlo a trovare, avevo bisogno di guardarlo perché Gesù in lui era veramente vicino.
Infatti ogni giorno cresceva la domanda, ma chi è Costui che fa dire a un uomo: “Non ce la faccio più, ma io voglio che il Signore mi aiuti a fare la Sua volontà, vieni Signore Gesù?” . Don Giussani diceva che dobbiamo desiderare che il TU a Cristo abbia lo stesso spessore del TU che diciamo alla persona amata; io questo l’ho visto realizzato in Danilo.
Anzi, a mano a mano che lo vedevo diventare più fragile e impotente, quasi niente cresceva proporzionalmente all’imponenza del Mistero in lui. Ho visto avverato in lui quello che diceva San Paolo: “Quando sono debole è allora che sono forte.”
Per questo quando mi chiedeva di pregare mi accorgevo che era lui il vero protagonista della storia.
Ora è possibile anche per me, e credo per tutti noi, quella esasperata tensione a riconoscere e a dire il tuo nome o Cristo perché tu Don Danilo ce l’hai testimoniato e hai detto il tuo SíOE totale a Lui.
Aiutaci ora dal piano superiore della stessa casa, come eri solito dire, a rimanere nella traccia che hai lasciato e dacci tu la forza di voler bene a Gesù, solo a Gesù come lo hai amato tu.
Omelia funerale di Don Danilo Muzzin, 7 maggio 2008