Quinto atto dell’Adelchi di Manzoni
28 Dicembre 2019Le tragedie manzoniane
28 Dicembre 2019Questi versi aprono il secondo canto del Purgatorio della Divina Commedia di Dante Alighieri.
Testo e parafrasi dei versi 1-69 del Canto secondo del Purgatorio di Dante
Testo
Già era ‘l sole a l’orizzonte giunto e la notte, che opposita a lui cerchia, sì che le bianche e le vermiglie guance, Noi eravam lunghesso mare ancora, Ed ecco, qual, sorpreso dal mattino, cotal m’apparve, s’io ancor lo veggia, Dal qual com’io un poco ebbi ritratto Poi d’ogne lato ad esso m’appario Lo mio maestro ancor non facea motto, gridò: “Fa, fa che le ginocchia cali. Vedi che sdegna li argomenti umani, Vedi come l’ ha dritte verso ’l cielo, Poi, come più e più verso noi venne ma chinail giuso; e quei sen venne a riva Da poppa stava il celestial nocchiero, ’In exitu Isräel de Aegypto’ Poi fece il segno lor di santa croce; La turba che rimase lì, selvaggia Da tutte parti saettava il giorno quando la nova gente alzò la fronte E Virgilio rispuose: “Voi credete Dianzi venimmo, innanzi a voi un poco, L’anime, che si fuor di me accorte, |
Parafrasi Il sole era già giunto all’orizzonte il cui meridiano copre Gerusalemme con il suo punto più alto; e la notte, che gira opposta al sole, usciva dal Gange con la costellazione della Bilancia, che le cade di mano quando la notte diventa troppo lunga. Così che le guance bianche e rosse della bella Aurora, là dove mi trovavo, stavano diventando arancioni per la sua età avanzata. Noi eravamo ancora lungo la riva del mare, come gente che pensa al suo cammino, che va con il cuore ma il corpo rimane fermo. Ed ecco, come Marte rosseggia al mattino attraverso i densi vapori nel ponente sopra il suolo marino, così mi apparve (possa io rivederlo ancora) un lume venire per il mare così velocemente che nessun volo potrebbe eguagliare il suo movimento. Quando distolsi un poco lo sguardo da esso per chiedere spiegazioni alla mia guida, lo rividi più luminoso e più grande. Poi da ogni lato mi apparve qualcosa di bianco, e da sotto, a poco a poco, uscì un’altra cosa bianca. Il mio maestro non diceva ancora nulla, mentre quelle prime cose bianche apparvero essere ali; allora, quando riconobbe bene l’angelo nocchiero, gridò: “Inginocchiati, inginocchiati! Ecco l’angelo di Dio: congiungi le mani; d’ora in poi vedrai molti di questi ministri divini. Vedi come disdegna i mezzi umani, tanto che non vuole né remo né altra vela che le sue ali, tra lidi così lontani. Vedi come le tiene dritte verso il cielo, battendo l’aria con le penne eterne, che non mutano come il pelo mortale”. Poi, man mano che l’uccello divino veniva più vicino a noi, appariva sempre più luminoso: per cui l’occhio non poteva sostenerlo da vicino, ma lo abbassai; e quello giunse a riva con una navicella snella e leggera, tanto che non affondava minimamente nell’acqua. A poppa stava il nocchiero celeste, tale che solo a descriverlo renderebbe beati; e dentro sedevano più di cento spiriti. Tutti insieme cantavano “In exitu Israel de Aegypto” con quanto segue di quel salmo. Poi fece su di loro il segno della santa croce; al che essi si gettarono tutti sulla spiaggia: ed egli se ne andò, veloce come era venuto. La folla che rimase lì sembrava selvaggia del luogo, guardandosi intorno come chi assaggia cose nuove. Da tutte le parti il sole saettava il giorno, avendo cacciato con i suoi raggi Capricorno dal mezzo del cielo, quando la nuova gente alzò il viso verso di noi, dicendo: “Se voi conoscete la strada, mostrateci la via per salire al monte”. E Virgilio rispose: “Voi forse credete che siamo esperti di questo luogo; ma noi siamo pellegrini come voi. Siamo arrivati poco fa, prima di voi, per un’altra via, che fu così aspra e difficile, che salire d’ora in poi ci sembrerà un gioco”. Le anime, che si accorsero dal mio respirare che ero ancora vivo, impallidirono per la meraviglia. |