Un infinito numero
27 Gennaio 2019Un’ idea
27 Gennaio 2019riduzione dal capitolo quinto del Libro settimo delle Historiae Alexandri Magni di Curzio Rufo – tratta dal libro “Littera litterae volume 1B – Angelo Diotti – casa edit. Bruno Mondadori”
Traduzione ad uso didattico, (ogni altro uso non è consentito)
Alessandro esplorava con una schiera armata alla leggera i luoghi deserti dei Sogdiani e conduceva l’esercito con una marcia notturna. La scarsità delle acque, come è stato riferito prima, accese la sete; per molti stadi (centinaia e centinaia di metri) non si trovò neppure un piccolo corso d’acqua e la calura del sole estivo accese i deserti. Ai soldati la marcia notturna sembrava sopportabile, poiché i corpi erano risollevati dalla rugiada e dal fresco del mattino. Del resto quando arrivò il caldo con la luce e l aridità assorbì ogni umidità naturale, le bocche e le membra erano bruciate. E così incominciarono a indebolirsi prima gli animi, e poi i corpi; risultava arduo sia fermarsi sia andare avanti. Infine Alessandro giunse al fiume Osso, ma gran parte dell’esercito non riuscì a seguirlo. Accese dei fuochi su un monte elevato: in tal modo coloro che seguivano a fatica, vennero a sapere che lui non era lontano dall accampamento. Poi a quelli, che erano della prima schiera ed erano stati rinfrancati dal cibo maturo e delle bevande (singolare), comandò che riempissero otri e vasi, dessero aiuto ai loro compagni. Ma coloro che bevvero l’acqua senza misura, furono uccisi dalla loro avidità, poiché morirono a causa di quell’acqua.