Le guerre di religione nel cinquecento
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13 Settembre 2022
Incontro di narrazione dei fatti e di riflessione su quanto accadde ai deportati militari italiani nei campi nazisti, con particolare riguardo alla figura di Claudio Sommaruga, Associazione Nazionale Alpini, Sezione di Milano
Nato nel 1920, ha lavorato in Italia e all’estero come geologo, dirigente industriale, esperto UE e ONU.
È stato docente di geotermia in 7 università italiane e straniere.
Per più di 30 anni è stato ricercatore storico delle associazioni di ex internati.
È scomparso nel novembre 2012.
… qualche settimana dopo a Czestochowa nello Stalag 367, il 30 settembre 1943, nella foto segnaletica, con a lato la “piastrina di riconoscimento” in cartone.
CHI È CLAUDIO SOMMARUGA
Una foto ad Alessandria il 7 settembre 1943, alla vigilia dell’armistizio e al terzo giorno di nomina a sottotenente.
Da questi libri, editi dalla Ass. Naz. Reduci di Prigionia (ANRP), sono state tratte buona parte delle informazioni e delle figure riportate in questa presentazione.
I LIBRI DI CLAUDIO SOMMARUGA
«Tutto cominciò l’8 settembre 1943, quando i tedeschi deportarono a tradimento in Germania, in Polonia e nelle retrovie dei fronti, come preda bellica 700.000 militari italiani fedeli al proprio esercito.
Avevano poco più di vent’anni, erano sparsi per mezza Europa, cintati da filo spinato, sottoposti a fame, malattie, schiavitù, violenza, minaccia delle armi e al lavoro forzato, eppure quasi tutti, soli con la coscienza e abbandonati da tutti, seppero dire per venti mesi “NO” a Hitler e a Mussolini: 50.000 morirono e gli altri furono ignorati in patria!»
Claudio Sommaruga
IL GIORNO DELLA MEMORIA
LA LEGGE n. 211 DEL 20 LUGLIO 2000
Perché ricordare gli IMI?
Perché, da buoni cittadini, stiamo rispettando una legge dello Stato.
È la legge 211 del 20 luglio 2000. Come vedrete nella prossima diapositiva, è una legge semplice composta da solo due articoli di facile lettura e senza le usuali complicazioni e rimandi che compaiono in molte altre leggi.
Sentirete parlare della Shoah da molte altre fonti; noi, come Associazioni d’Arma composte da persone che riconoscono il valore dell’aver svolto il servizio militare, vogliamo darVi l’opportunità di un “incontro di narrazione dei fatti e di riflessione su quanto è accaduto ai deportati militari”, nel pieno spirito della legge Istituzione del “Giorno della Memoria” in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico
e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 177 del 31 luglio 2000
Articolo 1
La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
Articolo 2
In occasione del “Giorno della Memoria” di cui all’articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere.
LA LEGGE n. 211 DEL 20 LUGLIO 2000
Descriviamo in poche parole i necessari riferimenti storici:
1 settembre 1939: Hitler scatena la seconda guerra mondiale con l’aggressione alla Polonia, in aiuto della quale scendono in campo Gran Bretagna e Francia
10 giugno 1940: Mussolini dichiara guerra alla Francia e alla Gran Bretagna e si schiera con la Germania nazista
22 giugno 1941: Hitler dà inizio alla guerra sul fronte orientale con l’aggressione alla Russia
CENNI STORICI: 1939-1943
10 luglio 1943: gli angloamericani sbarcano in Sicilia
25 luglio 1943: Mussolini viene destituito. Nuovo capo del governo è il Maresciallo Pietro Badoglio
8 settembre 1943: l’Italia chiede l’armistizio alle forze alleate angloamericane.
L’Esercito Italiano – abbandonato dal re, dal governo e dai comandi militari in fuga da Roma – viene catturato.
Circa 700.000 militari italiani vengono internati nei lager nazisti e costretti al lavoro forzato
CENNI STORICI: IL 1943
L’8 settembre i tedeschi erano così ben preparati a dettare le condizioni di resa ai nostri reparti, rimasti senza ordini se non con un vago “difendersi senza far uso delle armi”!
Ad Alessandria un colpo di cannone a salve fu la sola parvenza di resistenza alla cannonata del Panzer che aveva sfondato il portone della cittadella militare allo scadere dell’ultimatum di resa.
Subito dopo il 25 luglio, i tedeschi avevano attuato il piano ACHSE, facendo affluire in Italia reparti blindati e motorizzati, pronti a intervenire in previsione di un possibile voltafaccia italiano.
Cronologia:
23 settembre 1943: Mussolini diventa capo della Repubblica Sociale Italiana, vassalla del Reich
4 giugno 1944: liberazione di Roma
6 giugno 1944: sbarco in Normandia
20 luglio 1944: diventa operante il patto tra Hitler e Mussolini: i prigionieri militari italiani vengono consegnati alla Germania come forza lavoro
27 gennaio 1945: l’Armata Rossa apre i cancelli di Auschwitz
25 aprile 1945: fine della guerra in Italia
30 aprile 1945: Hitler si suicida a Berlino occupata dall’Armata Rossa
8 maggio 1945: resa della Germania e fine della guerra in Europa
CENNI STORICI: DOPO L’8 SETTEMBRE
Abbandonato a se stesso, si dissolse.
Questo schema descrive cosa accadde ai quasi due milioni di militari italiani dopo l’8 settembre 1943.
Metà venne catturato dai Tedeschi e internato nei lager, in vista di un possibile “riciclaggio” come combattenti, oppure come lavoratori ma sempre asserviti ai Tedeschi.
L’ESERCITO ITALIANO DOPO L’8 SETTEMBRE 1943
“COLLABORANO” 197.000
75,6%
24,3%
Difficilmente si sente parlare dei numeri. Ecco qualche riferimento per capire le dimensioni di quelle tragedie umane.
I deportati italiani furono in tutto circa 1.000.000, di cui:
716.000 i cosiddetti internati militari (IMI e KGF) iniziali,
44.000 deportati nei KZ (Konzentrazionlager Zentrum),
170.000 lavoratori liberi civili (volontari e precettati)
78.000 altoatesini (emigrati che avevano optato per la nazionalità tedesca, ma riscopertisi italiani a guerra perduta!)
I deportati politici e razziali nei KZ e Straflager/Gestapo furono in tutto circa 44.000, dei quali 8.900 ebrei e zingari (6.750 ebrei italiani, alcune centinaia di stranieri catturati in Italia e 1.900 ebrei del Dodecaneso), forse 30.000 “oppositori” (inclusi dei partigiani arrestati senz’armi), alcune centinaia di ufficiali antifascisti rastrellati, 2.200 prigionieri del carcere militare di Peschiera del Garda.
Se consideriamo anche i familiari, la vicenda degli IMI coinvolse milioni di persone
QUANTI ITALIANI FURONO NEI LAGER?
Privati della qualifica di “prigionieri di guerra”, i nostri militari non potevano beneficiare della protezione della Convenzione di Ginevra e dell’assistenza della Croce Rossa.
Erano considerati come niente di più che “merce in magazzino” in attesa di venire usata in qualche modo dai Tedeschi e venivano sottoposti ad ogni genere di pressioni per convincerli a cooperare.
«… Gli “schiavi di Hitler” erano “vuoti a perdere”, “pezzi usa e getta”, tutt’al più cedibili, a centinaia, alle case farmaceutiche per 170 marchi cadauno o noleggiabili a fabbriche e contadini a 6 marchi al giorno (meno di metà di un operaio tedesco), con costi di approvvigionamento e gestione inferiori a 2 marchi… »
(fonte ANRP- Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia, dall’Internamento, dalla Guerra di Liberazione e loro Familiari).
GLI INTERNATI MILITARI ITALIANI (IMI)
Con le deportazioni di massa la Germania cercava di recuperare la forza lavoro necessaria a sostenere l’impegno bellico mentre la gran parte dei suoi uomini validi era impiegata nei diversi fronti europei.
Per poter dare sostegno all’industria e all’agricoltura con questa forza lavoro, venne realizzata una imponente organizzazione di campi di detenzione distribuiti su tutto il territorio del Reich, con i relativi supporti logistici e di controllo.
Vengono spesso ricordati i nomi più tragici dei campi di concentramento (i cosiddetti KZ)…
… ma l’impressionante sistema di campi di detenzione, che viene bene illustrato nella prossima diapositiva, era una vera e propria “galassia” di lager.
LA “GALASSIA” DEI LAGER
In rosso i campi di sterminio per ebrei, politici, asociali, portatori di handicap, ecc.
In viola i campi per prigionieri di guerra e internati militari.
«Nella “galassia” concentrazionaria nazista, tra il 1933 e il 1945 vennero deportati in più di 30.000 lager, dipendenze e comandi di lavoro, ben 24 milioni di “Sklaven” di 28 paesi, con 16 milioni di morti militari e civili».
(C. Sommaruga)
Ma gli Alleati sapevano o non sapevano?
Le diapositive successive sono tratte da archivi militari e fanno capire che in alcune fotografie i dettagli erano tali da poter anche contare le persone.
Il campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau fotografato da un aereo della Raf il 23 agosto 1944.
Il fumo che si vede a sinistra è provocato da fosse comuni ove venivano bruciati i cadaveri degli ebrei appena uccisi nella camere a gas.
LE FABBRICHE DELLA MORTE
Un’immagine che mostra il campo di concentramento di Bergen-Belsen.
Al centro si possono notare i prigionieri, in quadrato, durante la conta.
(fonte: The Aerial Reconaissance Archives)
In rosso il percorso dalla cattura al ritorno in Italia del S.Ten. Claudio Sommaruga nella galassia dei lager del Terzo Reich.
L’ODISSEA DI UN IMI
«Nel 1980, prossimo alla pensione, aprii lo scatolone dimenticato dei ricordi per trovare i documenti richiesti e scoprii che nei lager c’ero stato proprio io e che non era giusto che la storia degli IMI, giusta o sbagliata, fosse stata insabbiata!
Per l’omertà, l’inadeguatezza e l’inaccessibilità a un privato degli archivi istituzionali, in quasi 30 anni ho racimolato quanto potevo sugli IMI, ho recensito 800 memoriali e saggi sull’internamento e la deportazione, racimolato quante notizie potevo in un mio archivio privato e testimonio agli studenti nelle scuole come i loro nonni, coerenti coi valori in cui credevano, si erano sacrificati per dare anche ai nipoti la libertà e la democrazia!»
Claudio Sommaruga
Il suo archivio è oggi custodito presso l’Istituto di Storia Contemporanea di Como.
CHI È CLAUDIO SOMMARUGA
La vita dei nostri militari nei lager non era certo facile.
Leggendo le loro testimonianze ci ha colpito la forza morale che in molti di loro si trasformava talvolta in umorismo e ironia (come nei disegni di Giovanni Guareschi e di Bruno Riosa), anche se in tutti c’era la consapevolezza che le dure condizioni di vita li stavano stremando, come potevano dedurre da facili calcoli sulle residue possibilità di vita.
Claudio Sommaruga ci riporta come nel 1943 avessero organizzato il pranzo di Natale nella baracca 29, con un menù di fantasia e ideale, ma purtroppo realizzato con le poche cose commestibili che avevano a disposizione.
LE CONDIZIONI DI VITA NEI LAGER
Antipasto: rape stagionate (al gusto di prosciutto)
Primo: sbobba della casa, integrata con marmellata di fragole e sale (uso pomodoro)
Secondo: gratin (patate gelate, rape, pane di segatura di betulla, margarina di raffineria) con insalata di prato (condita con margarina fusa di carbon fossile)
Formaggio: gorgonzola (di pane con muffe verdi, margarina e sale)
Dessert: torta di patate, pane (come sopra) marmellata di fragole, melassa (uso caramello)
Caffè: infuso di foglie
Sigaretta: di cicche, foglie e carta igienica
MENÙ DEL PRANZO DI NATALE
La “Borsa‑mercato” delle calorie
Nei momenti di crisi la sola che prospera è la borsa nera, e con questa speculatori, incettatori, strozzini e intermediari, soprattutto con le guardie tedesche che pagano con forme di pan quadrato!
Sulle porte dei lavatoi e dei gabinetti si moltiplicano, con la fame che aumenta e l’arrivo di pacchi di viveri e “cose”, i foglietti degli annunci economici: “compro…”, “vendo…”, “cambio…” qualsiasi cosa, sigarette, riso, stivali… Pagamenti in moneta o baratto, a “quotazioni di borsa”. Tra le valute clandestine circolano lire e dracme (meno apprezzate), con quotazioni al rialzo o al ribasso, secondo un mercato condizionato da fame, pacchi e speculazioni.
Tutti girano con in tasca tabelle di calorie alimentari!
Valori orientativi di riferimento, con fluttuazioni su e giù fino al 50%:
1 sigaretta = 1 grammo di tabacco = 15 lire = 4 patate = 100 g di pane = 100 kcal, ecc.
Così mi sono venduta l’armonica da bocca per 3.000 calorie, gli stivali per 8 kg di pane di segatura e la cintura dei pantaloni per 16 biscotti, ecc.
da “NO!” di Claudio Sommaruga
LE CONDIZIONI DI VITA: FAME
Bruno Riosa descrive con un disegno la spasmodica attesa della suddivisione di un pezzetto di burro …
Così Riosa commenta le prime settimane da internati
Per capire le possibilità di sopravvivenza bastava un semplice calcolo…
Calorie spese (metabolismo e lavoro: 2.300‑3.000) meno
Calorie alimentari (da 900 a 1.735 ufficiali)
= Deficit calorico giornaliero
Riserva calorica corporea (70‑80.000 utili) diviso
Deficit calorico giornaliero (<1.400)
= Giorni di sopravvivenza
Esempio: nello Straflager di Colonia
80.000 : 1.200 = 67 giorni, poco più di due mesi (contro i 9 mesi programmati dai tedeschi per i lavoratori coatti)
LA SPERANZA DI VITA
(CON DIETA LAGER SENZA INTEGRAZIONI)
La vita degli IMI era soprattutto gravata dalla fatica, dalla fame, e dalla paura della morte incombente.
Da “Storie dai lager” di Mauro Cereda (ed. Lavoro, Roma) è qui riportata la testimonianza di Lazzero Ricciotti:
«Alla fabbrica delle V2 i turni sono di dodici ore, … ma si lavora anche sedici ore al giorno … dalle gallerie non si esce mai, … … la distruzione fisica dei prigionieri avviene attraverso il lavoro bestiale e l’alimentazione ridotta. … Muoiono in media 200 prigionieri al giorno … ogni mattina assistiamo alla raccolta dei morti e al loro trasferimento … Molti prigionieri vengono assassinati per punizione: per un nonnulla. … In un reparto manca un bullone? Il caporeparto faceva il suo rapporto e poi, estrazione a sorte e condanna: tutto a grande velocità.
In quella fabbrica, in diciotto mesi, sui 60 mila prigionieri di venti nazioni che vi lavoravano, i morti furono 20 mila.»
CONDIZIONI DI VITA: IMPOSSIBILI E TRAGICHE
«Vedi quelle sentinelle dietro i reticolati? Sono loro i prigionieri di Hitler, non noi. Noi a Hitler e Mussolini diciamo no, anche quando ci vogliono prendere per fame.»
Sergente Cecco Baroni, internato in Germania, in “Soldati italiani dopo il settembre 1943” di Mario Rigoni Stern – FIAP, Roma 1988.
Quella fisica non era la sola sofferenza che colpiva gli IMI.
C’era anche la sofferenza morale per decidere sulle proposte di collaborazione.
Nei vari incontri con gli studenti abbiamo avuto modo di sentire anche testimonianze di internati che decisero per il sì.
Noi abbiamo sempre rispettato tutte le scelte fatte da quelle persone in quelle condizioni di vita.
COLLABORARE O NO?
Gli IMI erano pressati da reiterate proposte di collaborazione con i Tedeschi e con la Repubblica Sociale.
Per chi diceva “SÌ” la porta del lager si apriva.
Ma non verso la piena libertà!
Nel libro “NO!” Claudio Sommaruga ha fatto l’elenco dettagliato delle 75 volte in cui ha rifiutato le proposte di collaborazione.
COLLABORARE O NO? LE RAGIONI del “NO!”
militari (non combattere gli italiani 39%, stanchezza della guerra 37%, abbreviare la guerra 24%) 30%
etiche (fedeltà 61%, dignità umana, nazionale, militare 22 %, solidarietà di gruppo 10%, responsabilità di ruolo 7%) 26% ideologiche (anti‑nazifascismo 78%, cattolicesimo 13%, liberalismo 7%, marxismo 3%) 24%
diverse (anti‑germanesimo, protesta, tradizione 49%, varie 19%, diffidenza delle promesse 17%, fatalismo 9%) 20%
Dobbiamo rispettare tutte le scelte fatte da quei giovani in quelle situazioni!
LE RAGIONI del “SÌ”
sofferenza (fame, paura) 54%
opportunismo (rimpatrio, libertà, possibile diserzione in Italia) 29%
ideologia (politica, militare, fedeltà all’ex alleato) 10%
altro 7%
LA RESISTENZA MORALE E LE MOTIVAZIONI
Scrisse Claudio Sommaruga:
«Sorvolo sulla fame, sul degrado, sulle malattie e sulle violenze subite nei lager, oramai ben note, ma ricordo che tra i 27.000 ufficiali italiani internati c’era il fior fiore dei giovani professori e assistenti delle università italiane declassati a numeri di magazzino “usa e getta”.
Per ricordarci di essere uomini svolgevamo attività culturali e anche le tavole rotonde clandestine del cristiano Lazzati, del socialcomunista Natta, del monarchico Guareschi, di liberali e repubblicani con l’autocritica al fascismo, la scoperta della democrazia, la formulazione dei principi fondamentali di una possibile futura costituzione italiana (poi trasferiti in Italia da alcuni IMI “padri costituenti” e travasati nei primi articoli della nostra Costituzione) e di un’Europa Unita suggerita dal contatto tra gli “schiavi di Hitler” di 21 nazioni europee!
Personalmente lessi 183 libri e scrissi 60 poesie per evasione virtuale e tenni un diario segreto a futura memoria!»
Abbiamo già prodotto video sulla importante produzione letteraria avvenuta nei lager: Mario Rigoni Stern scrisse “Il sergente nella neve” nel 1944, durante la sua prigionia nei lager tedeschi e Giovannino Guareschi il “Diario clandestino”.
LA DIGNITÀ E LA FORZA MORALE
Dopo il rientro, molti IMI morirono per malattie e invalidità, e la gran parte soffrì per anni di una sindrome comune:
Solitudine per la perdita del gruppo solidale
Complesso della fame
Tormento delle scelte (collaborare o non collaborare?)
Complessi di colpa e senso inconscio di colpa per essere sopravvissuti
Delusioni, incomprensioni, indifferenza e fredda accoglienza al rimpatrio (“…chi ve l’ha fatto fare? Valeva la pena?”)
Incertezza e paura del futuro: “Se è accaduto, può accadere di nuovo” (Primo Levi)
Mutismo, autocompatimento e reducismo (chiusura in gruppi ristretti)
Scarsa divulgazione dell’esperienza
IL RIENTRO IN ITALIA
Dopo alcuni anni dal rientro in Italia ci fu il fenomeno della “rimozione” dell’internamento che colpì l’80-90% dei reduci:
Pochissimi dei ben 600.000 reduci hanno testimoniato la propria esperienza in poco meno di 400 memoriali, dagli oltre 5.000 scritti clandestinamente nei lager.
Di questi 35 sono stati pubblicati “a mente fresca” tra il 1945 ed il 1949, 150 fedeli e “rielaborati” sono apparsi tra il 1950 ed il 1980, e appena una trentina negli ultimi anni.
Si aggiungono poi circa 750 testimonianze brevi, sotto forma di articoli in antologie o interviste disperse nella stampa.
La rimozione fu favorita dall’oblio voluto per ragioni di opportunità politica verso la Germania alleata nella UE e nella NATO.
Negli anni 50 Alessandro Natta descrisse la sua esperienza nel libro «L’altra resistenza» che venne pubblicato 40 anni dopo.
LA RIMOZIONE
L’informazione sugli IMI come appare nei libri di storia.
Nel libro “Il dovere della memoria” di Claudio Sommaruga e di Olindo Orlandi (edizioni ANRP), Luigi Cajani riporta un’analisi eseguita su 19 testi di storia per le scuole superiori italiane:
5 non riportano alcun cenno sugli IMI,
8 riportano scarne informazioni sulle vicende dei militari dopo l’8 settembre 1943,
4 danno spazio autonomo alla vicenda degli IMI, e indicano come elemento significativo il rifiuto di aderire alla RSI,
2 esplicitano l’appartenenza della vicenda degli IMI al contesto della Resistenza.
Nei media oggi passano poche informazioni sugli IMI.
All’inizio degli incontri con gli studenti abbiamo chiesto quanti erano a conoscenza di queste vicende; solo una minima percentuale ha detto di saperne qualcosa.
LE TESTIMONIANZE E LA CONOSCENZA OGGI
La storiografia sugli IMI ha compiuto il passaggio all’evidenza solo negli anni 80.
Ricordiamo i momenti importanti:
nel 1985 si tenne a Firenze un importante convegno di studi sull’internamento
nel 1992 uscì il voluminoso trattato di Gehrard Schreiber “I militari italiani internati nei campi di concentramento del Terzo Reich” che confermò l’emarginazione e l’oblio cui erano stati condannati i reduci
Ci sono libri e importanti pubblicazioni del “Centro Studi, Documentazione e Ricerca” dell’ANRP, alcune scaricabili dal sito www.anrp.it
L’interesse agli IMI è aumentato in questi anni; ne è un esempio il volume “Storie dai lager” pubblicato a cura delle organizzazioni sindacali.
LA CONOSCENZA
Nel 2004 alcune organizzazioni sindacali della Lombardia si sono fatte promotrici della pubblicazione di un libro, a cura di Mauro Cereda, che riporta la vicenda degli IMI con una narrazione storica e alcune testimonianze.
TESTIMONIANZE LOMBARDE
Prossimi video del prof. Gaudio su
Teresio Olivelli, aperto il processo di beatificazione per l’alpino, che scrisse la “Preghiera del Ribelle”, e che morì pestato e torturato dai nazisti nel campo di Hersbruck in Baviera il 17 gennaio 1945
Guglielmo Barbò, il generale pluridecorato fedelissimo al re, che morì il 14 dicembre 1944 nel campo di concentramento di Flossenbürg in Germania.
Anna Botto, la maestra che nascondeva i soldati alleati a casa sua