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10 Ottobre 2016Ma vorrei continuare adesso facendo un po’ di storia.
1960. Mio fratello a Dergano, o comunque qui vicino, in via Candiani, presso il negozio di abbigliamenti di Cravero, aveva una strada spianata per il suo avvenire. Era davvero bravo a vendere, competente, appassionato del bel vestire, quindi sarebbe diventato un commerciate di abbigliamento. Sempre qui vicino, però, c’era un prete, che si chiamava Don Bruno anche lui, ma Baraggia, non De Biasio. Insomma Dergano o la Bovisa sono alla radice della vocazione di mio fratello, e il filo interrotto negli anni sessanta si riprende negli anni duemila.
Questa è la premessa. Ma la sostanza di quello che è stato il seguito di questa storia lo sapete voi meglio di me: cioè una voglia di testimoniare Cristo nel mangiare insieme, nel girare le case, nel fare vacanzed insieme, oratorio feriale, prediche, chiesa e altare risistemati, bar dell’oratorio con Dino brugnoli e altri, opere di carità e di valorizzazione dell’apporto delle persone di una certa età, festa di Dergano, campo dell’oratorio, eccetera che sapete voi molto meglio di me. L’unica cosa che posso dire io è che abbiamo fatto per anni un’esperienza bellissima di canto e coinvolgimento educativo con i bambini che è stato il mitico Derganino d’oro.
Io posso solamente terminare ricordando lo sgomento, e per quanto mi riguarda personalmente, la rabbia, per la notizia che tutto questo sarebbe finito d’un colpo per una decisione maturata nelle oscure stanze curiali di trasferire mio fratello per andare un’altra volta a togliere le castagne dal fuoco ai monsignori, cioè mandare in pensione un altro grande parroco del movimento di CL, don Gianni Calchilovati.
Comunque il legame con Dergano non si è interrotto più, perché è diventato parroco di Dergano uno dei più grandi amici di mio fratello, don Mario Garavaglia, e Savino ha portato a Corsico quando era vivo don Carlo Romagnoni, e dopo la sua morte don Domenico Sirtori, nuovo parroco di Corsico Dopo mio fratello.
Al proposito posso solo citare le sue parole, ripeto sue, perché io non mi sarei mai comportato così:
Lui ci ha lasciato questa eredità: “che la vita è solo obbedienza” .
“
“Mi è capitata una circostanza nella quale sono dovuto stare di fronte a questa grande consegna. L’Arcivescovo mi ha chiesto un grande sacrificio: di lasciare questa Parrocchia, questa mia famiglia di Dergano, perché mi vuole affidare un’altra Comunità (mi mandano a Brugherio, vicino a Monza). Mai mi sarei aspettato questa chiamata, ma come potevo dire di no! Dopo tutto quello che ci siamo detti, che abbiamo visto, che abbiamo toccato in questi anni! Dopo che ho continuato a dirvi che sempre ciò che Dio ci chiede è per un bene più grande? Come avrei potuto guardarvi ancora negli occhi e insegnare ai vostri figli che obbedire al disegno di Dio su di noi è sempre ragionevole perché è nel fare la Sua volontà che si realizza la riuscita della nostra vita? E allora – pur con immenso dolore – ho detto “sì” , nella speranza che questo mio “sì” possa essere l’ultimo mio contributo al bene immenso che vi voglio che è la realizzazione del vostro Destino.” Ma non è stato l’ultimo sì che ha dovuto dire don Savino. Ce n’è stato un altro, definitivo.
