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27 Gennaio 2019Storia dell’Ottocento
27 Gennaio 2019Introduzione alla Filosofia pagana di Aldo C. Marturano
© 2010 rivisto e ridotto da INTRODUZIONE AL PAGANESIMO RUSSO, Meda 2009 dello stesso autore
E tempo di approfondire alcuni concetti trattati nelle pagine di tanti libri che circolano oggi anche su Internet in modo da capirne meglio gli intenti e, magari, ricucirli insieme in una discussione organica.
Dai remotissimi tempi della sua apparizione sulla Terra l’uomo è affannato da una grande preoccupazione: Non riesce a prevedere il proprio futuro! L’angoscia sua maggiore è che l’unica cosa che conosce per certa è che dal suo percorso temporale e corporale che si chiama vita non ne uscirà vivo! Come fare a godersela allora, se questa vita non può programmarla con un certo grado di preveggenza? Sa benissimo che, se conoscesse in anticipo quando morirà, potrebbe pianificare meglio ogni sua azione per usufruire dei risultati più favorevoli, se non per lui, almeno per i suoi rampolli. E invece non c’è scelta. Che fare? Se questo è il mondo dov’è nato e dove vive, qui c’è pure la soluzione, ammesso che ne trovi una soddisfacente. Di qui nasce la sua assillante indagine della natura arrabattandosi in tutti i modi per acquisire attraverso una maggiore conoscenza del reale una certa facoltà del prevedere
Dobbiamo però subito cambiar soggetto e dire che questa ricerca sulla natura e sui suoi fenomeni fu ed è l’oggetto di costante osservazione, non da parte dell’uomo bensì della donna!
Chiediamo venia naturalmente ai maschi, ma sono proprio le meticolose e curiose femmine che nella realtà del lontano passato fecero le tantissime scoperte empirico-scientifiche che portarono allo sviluppo delle prime civiltà agricole a noi conosciute. Fu la donna a scoprire certe ciclicità inspiegabili, ma importanti e meravigliose, che collegavano l’essere umano con il mondo divino e celeste. In più a lei certamente era assegnato un posto particolare nell’universo allorché, a partire dalla luna e dalle sue fasi, la donna s’accorse che il suo corpo mestruava legato al ritmo dell’astro notturno e non come le femmine animali il cui estro stagionale si collegava ai cicli all’astro diurno.
Dalla donna, per principio buona sedentaria, parte quindi l’osservazione scientifica vera e propria. Osservando gli altri mammiferi riconosce le piante commestibili e quelle utili per altri scopi. Si pone a seminare e riseminare le piante fruttifere notandone le maturazioni secondo i ritmi stagionali che lei stessa registra nei cicli solari in cui il lastro sorge e tramonta, a volte più caldo e a volte più freddo. Mette insieme il suo primo orto-laboratorio in uno spazio da lei scelto e senza dover faticare a cercare le cose di cui ha bisogno immediato in più punti nella foresta. In fondo il suo primo scopo è questo: procurarsi il cibo e i beni materiali per le proprie necessità e, soprattutto, per quelli del suo bimbo che purtroppo le impedisce movimenti esplorativi più ampi di quelli fatti nei dintorni della sua casa.
Naturalmente qui non staremo ad elencare tutti i progressi femminili civilizzatori e diciamo subito che la femmina umana a poco a poco accumula quella conoscenza che le darà modo di interpretare la realtà meglio dell’uomo. Classificare i fenomeni che le passano davanti agli occhi diventa la sua occupazione maggiore convincendosi che quanto accade intorno a lei sono eventi ciclici che si ripetono con effetti finali solitamente sempre uguali.
Soltanto osservare però non è abbastanza, se quanto vede non viene sfruttato per il personale vantaggio, e così iniziano i suoi tentativi per intervenire negli eventi come può (e se può) modificarli e trasformarli cioè a sperimentare. Il suo metodo è rigoroso, sebbene irto di pericoli: E il metodo empirico dei tentativi ripetuti o trial-and-error! Utilissimo per la sopravvivenza, giustamente sarà incluso nelle istruzioni per scoprire” date ai propri figli: Prova così! Se non va, riprova in altro modo e così via, finché ti riesce!
Per insegnare e per trasmettere le proprie esperienze ecco un’altra applicazione pratica prettamente femminile: il linguaggio articolato! Da custode del sapere la donna l’inventa giacché questo nuovo mezzo con una minimissima spesa d’energia le permette di comunicare nello stesso momento in cui il resto del corpo è occupato a far altro! Una vera geniale scoperta
A parte quest’ultimo inciso, il metodo di trial-and-error porta alla conclusione che, se di un processo che si svolge se ne sa l’andamento, lo si può sfruttare o evitare, a seconda dei casi, perché se ne conosce già l’esito finale! Un primo passo verso la previsione del futuro In altre parole scopre la causalità secondo cui, se si agisce su un evento verificatosi in passato e sul quale abbiamo tentato degli interventi diretti per gestirlo a nostro vantaggio con successo, ripetendo la stessa sequenza di azioni sotterrà l’effetto desiderato già noto.
Il principio di causalità nella società europea antica è possibile che si sia affermato meglio nella sua applicazione filosofico-scientifica già a partire dal VI sec. a.C. con Talete di Mileto il quale, usando della causalità, fece le scoperte astronomiche che lo portarono a prevedere le eclissi solari. Tuttavia la regolarità meravigliosa (e divina) dei fenomeni celesti non corrispondeva bene all’osservazione e alla sperimentazione terrena dove al contrario si notava che tentando in tutti i modi di applicare la causalità per favorire l’intervento umano sulla natura a volte si falliva nell’intento. Qualche fenomeno infatti, sebbene si fossero ripetute eguali tutte le fasi che l’esperienza aveva insegnato, dava esiti inaspettati. Addirittura certe volte sembrava che l’anomalia fosse la conseguenza del comportamento di una data persona o di un dato gruppo sull’evento in corso!
E non basta! Cerano eventi improvvisi e inevitabili naturali di fronte ai quali si rimaneva esterrefatti. Un terremoto, un’epidemia, un’inondazione sconcertano e impauriscono ancora oggi, non avendo potuto per di più prevederli né avendo alcun mezzo per contenerli!
Come giustificare una natura così capricciosa e a volte ostile? Semplicemente e logicamente immaginando che nell’universo ci siano degli enti invisibili che suscitano quelle eccezionalità, magari allo scopo di osservare le nostre reazioni, e naturalmente, molto più potenti di noi, possono sempre crearne delle nuove al di là dei nostri desideri e a spese della nostra impotenza!
Dove si trovano questi enti? Anche qui con logica pagana gli enti non possono che abitare nel mondo celeste dove tutto, come si vede, scorre invece in modo immutabile.
Come difenderci da loro? Abbiamo due possibilità: O studiamo più e meglio la natura e troviamo come intervenire con efficacia o altrimenti, riconosciuta la nostra insipienza, cerchiamo il loro aiuto in cambio della nostra servitù.
Esiste però una terza possibilità E qui temiamo di dire una grossa banalità! Si può ricorrere alla più grande risorsa (consolatoria) umana che è la Fantasia ossia l’arte di immaginare cose che non ci sono, ricavandole dal materiale esistente nel nostro archivio mentale-linguistico.
Probabilmente proprio questa facoltà ci distingue nettamente dagli altri viventi e ci stimola a sentirci superiori giacché solo l’uomo possiede l’arte di trasformare il nulla in ipotesi e teorie sul futuro quasi materializzando l’inesistente, salvo modificare tutto non appena l’esperienza o una nuova ondata di fantasia suggerisca di pensare a nuove ipotesi. E ciò non è forse in parole più povere sognare di prevedere? Se ci sono dei segnali (ma anche informazioni riservate” raccolte e tenute segrete) che la teoria immaginata si avveri (seppur parzialmente) in fatti concreti come noi vorremmo, vuol dire che il futuro è diventato un po’ più conoscibile.
Aggiungiamo che su questi ragionamenti si fondò il potere elitario della casta sacerdotale mesopotamica che si pose al vertice della prima società umana organizzata oltre cinque millenni fa
A parte ciò avvertiamo il nostro lettore che quanto detto finora non sono nostri arbitrari arzigogoli, ma idee che circolavano in tutta Europa e nel Vicino Oriente.
Ad esempio, per il Paganesimo slavo-russo, essi sono deducibili dai vari documenti scritti e orali e, in primo luogo, dal famoso Stoglav, un manuale messo insieme nel 1551 contro lo strapotere della Chiesa Russa al momento della formazione dell’Impero Russo da parte di Giovanni IV di Mosca (il Terribile), in cui in una specie di penitenziario (libro di penitenze) si trovano le misure da applicare sui sudditi ancora pagani” dopo averli interrogati sulle loro abitudini di vita. Poi ci sono le interviste (in gran parte inquinate) rilasciate nel XIX sec. dai referenti sedicenti Vecchi Credenti (Staroobrjadcy o Starovery) o dai loro discendenti e dagli scavi archeologici fatti nei loro cimiteri. E infine i riferimenti nelle cronache lettoni e lituane e russe.
Sono informazioni molto manipolate e troppo lontane nel tempo rispetto agli eventi descritti e, visto che la civiltà nordica è basata sulla tradizione verbale, abbiamo forti dubbi di riuscire a descrivere delle situazioni di reali ragionamenti e riflessioni nella testa dei pagani slavo-russi.
Perché abbiamo ricordato questo? Per il motivo fondamentale che l’archivio maggiore di credenze pagane comuni a tutta l’Europa è proprio il folclore slavo orientale.
Comunque sia, nel secolo XX dopo indagini di ricerca filosofico-scientifica” accumulate da anni si è giunti alla conclusione che in realtà il concetto di causalità (e quello strettamente correlato di Riproducibilità dei fenomeni ossia: Rispettati e riprodotti tutti gli elementi e gli stadi successivi di un processo naturale che porta ad un certo evento, quest’ultimo si ripete tale e quale) non è valido in modo assoluto! La natura è strutturata in modo da evolvere (ossia di mutare nel tempo) e gli eventi perciò non si ripetono mai esattamente uguali a se stessi mentre appaiono immutati solo ad uno sguardo grossolano e scientificamente non armato. In altre parole, seppure in misura molto lenta e impercettibile, una piccolissima costante percentuale di mutamento (chiamiamo così il gradiente di variazione relativistica) accompagna ogni processo naturale e quanto noi osserviamo in questo istante è sicuramente un po’ diverso da quanto abbiamo visto prima.
Una tale concezione ci mette in grande imbarazzo perché, accettandola (d’altronde allo stato attuale è vera), l’ignoranza del futuro diventa vieppiù spaventosa e la poca sicurezza che avevamo raggranellato di prevederlo usando la causalità ci crolla interamente addosso. Se ci eravamo illusi che nell’adesso” cerano i segni di quel che sarebbe avvenuto nel dopo”, con la relatività evoluzionistica ciò non è più accettabile. Non solo! Decade ogni concetto di perfezione, di immutabili leggi fisiche, di etica universale etc. etc. che avevamo attribuito al celeste, al divino
Che fare? La nostra ricerca sul Paganesimo richiede a questo punto un’inversione di direzione di 180° poiché l’indagine condotta finora è partita da un modo di vedere che non c’è più e che risulta in grandissima parte falso! Né le considerazioni raccolte impregnate da secoli di dominio del pensiero cristiano è provato che rispondano ai punti di vista pagani. Certo è invece che rispondono esclusivamente alle visioni del mondo cristiane in cui il pensiero pagano non trova alcuna legittimità! La cultura inculcataci sin dalla scuola di base ci costringe a prendere quasi per oro colato ciò che trapela dagli scritti degli osservatori cristiani che ci hanno preceduto e, se ci sono contenuti originali, essi ci vengono nascosti per ragioni di ignoranza imposta dall’autorità religiosa. Alla fine invece d’indagare sul Paganesimo divaghiamo su come lo percepivano i cristiani e gli aspetti particolari del pensiero o della filosofia della vita o dei rapporti di potere che il Paganesimo creava o appoggiava nel proprio ambiente, rimangono nella nebbia.
C’è pure un’altra questione: Come mai la relatività dei processi naturali, se già esisteva in natura, si è resa scopribile soltanto nel XX sec.? E come mai per migliaia di anni non è saltata agli occhi della meticolosa osservazione femminile? Non è vero al contrario che i pagani sapessero di quell’aspetto minimo e vagamente incerto della relatività dei fenomeni naturali e che oggi sembra la grande scoperta filosofica di A. Einstein? Non è vero che proprio da queste incertezze naturali sia nata la visione olistica del mondo?
Vediamo di chiarire meglio la situazione giacché a noi sembra che qualcosa sia stato occultato da un astratto e perverso dogmatismo.
Per il Cristianesimo Dio è l’unica ed evidente causa prima di ogni fenomeno terreno e ogni oggetto creato agisce su un altro oggetto secondo un ordine da lui prestabilito (la causalità) affinché l’universo appaia un tutto armonioso, ben ordinato e ben funzionante, ma non modificabile! E la machina che funziona regolarmente per eccellenza e che continuerà a funzionare finché Dio lo vorrà! Certo, si può investigare per conoscerne le leggi naturali, ma si deve farlo soltanto allo scopo di capir meglio come avvicinarsi al Creatore e per la sua gloria.
Questo da un punto di vista filosofico medievale”. Da quello pratico-economico sviluppatosi in seguito tale concezione, culminata addirittura nella dottrina dello sfruttamento marxiano della natura, ci ha fatto credere che Dio abbia creato il mondo e lo abbia poi regalato” all’uomo affinché ne faccia quel che vuole, purché esalti il Creatore! L’uomo può appropriarsi dei frutti che spontaneamente gli arrivano oppure se li può procurare dalla natura attraverso le sue fatiche e con l’intelligenza della sua scienza, purché ogni bene conseguito sia una ricchezza da condividere con gli altri! Non è però l’uomo a decidere della distribuzione delle ricchezze nel mondo, visto che tutto appartiene ed è stato creato da Dio, ma una classe elitaria (maschile) alla quale questo dio ha affidato il governo degli uomini e il compito di distribuire le ricchezze con equità (parola molto ambigua!). La vita umana così non ha più significato in sé, se non quello d’essere un percorso temporale in una valle di lacrime” di un corpo (con un’anima che lo governa) verso la morte, sotto lo sguardo minaccioso e severo dell’élite al potere (secolare e spirituale”). Niente paura però! Una parte dell’uomo non muore: l’anima! Essa lascia il corpo e, a seconda di come Dio ne giudicherà l’operato in vita (il giudizio divino è assoluto, inappellabile, misterioso e indefinibile e fuori delle possibilità sensoriali umane), viene rinchiusa nel Paradiso dove godrà di una beatitudine eterna oppure sarà avviata verso il fuoco eterno, se le offese a Dio (i peccati) e ai suoi rappresentanti terreni sono state troppo grandi (il Purgatorio, verrà inventato nel corso del medio Medioevo). Anche le situazioni di beatitudine e di tormento eterni rimangono naturalmente misteriose ed inconcepibili dalla mente umana, ma ciò è logico dal punto di vista della dottrina cristiana perché ci sono delle cose che l’uomo non capirà mai perché dogmi rivelati da Dio, ma gelosamente custoditi dalla di lui Chiesa.
Il Cristianesimo s’impadronisce in tal modo del futuro dell’uomo, ravvisando che tutto è nelle mani di Dio e che qualsiasi cosa succeda rientra nei fini imperscrutabili delle decisioni divine. Ammesso che ciò sia vero, che ne sarà della meraviglia incondizionata di fronte all’imprevisto, all’anomalia naturale, al fenomeno non causale? Anche qui, nessuna paura! Sono interventi di Dio punitivi oppure risolutivi e si chiamano miracoli, se mediati dalla santità”.
Naturalmente, malgrado gli ostacoli concettuali posti dalla Chiesa, lo studio della natura (e delle sue anomalie) non si arrestò, ma le conoscenze accumulate non furono più propalate come si era normalmente fatto nella tradizione pagana classica e le soluzioni dei problemi straordinari” diventarono il know-how di pochi finché la Chiesa ebbe il controllo totale dell’insegnamento Ogni nuova scoperta rimaneva la prova del mistero del destino umano e del cosmo stesso, ma sempre a gloria di Dio.
Quante volte si sottolinea che già nel passato biblico il mondo aveva subito lira di questo Dio geloso perché l’uomo non aveva seguito le regole di umiltà verso il suo Creatore e aveva tentato con le proprie forze di violare la natura? E anche vero che Dio dopo il Diluvio Universale si era riappacificato con Noè con un patto e aveva promesso di non intervenire più in maniera globale purché l’uomo si comportasse in conformità coi dettami che Dio stesso passerà successivamente prima a Mosé e poi al Cristo. Quest’ultimo, a sua volta, istituirà un suo Vicariato in Terra cioè la Chiesa e le sue gerarchie a guardia del patto eterno.
E a tutto questo Dio ha deciso di porre fine un giorno quando il cosmo si distruggerà con l’avvento del Giudizio Universale E un punto importante per la cosmologia cristiana nella pratica evangelizzatrice medievale perché la minaccia della distruzione del mondo veniva fatta passare come un evento realissimo e costantemente incombente sui pagani non ancora battezzati. La Chiesa riuscì a costruire un castello di paure (i cui strascichi tuttora ci perseguitano) per la gente fra cui la maggiore e fondamentale fu quella di morire in peccato” e di andare a finire all’Inferno, salvo che non ci si fosse affidati alla santa mediazione” della vera dottrina salvifica”.
Addirittura nel mondo cattolico lo spaventoso evento della fine (dubitiamo ancor oggi che ciò sia un ineluttabile esito!) sarebbe dovuto avvenire nell’anno 1000 d.C., mentre per gli ortodossi era atteso nel 1492 d.C. cioè nel 7000 dopo la Creazione, come sappiamo dai documenti di origine ecclesiastica russa, sebbene poi anche qui non accadde nulla di simile
Ci scusiamo col nostro lettore se abbiamo condensato in modo semplice e troppo conciso unenorme raccolta di elaborazioni filosofiche dei padri e dei teologi cristiani, ma speriamo di aver descritto un modo di vedere che durò in Europa più o meno fino al XIV-XV sec. d.C. quando il Protestantesimo luterano e l’Ortodossia russa cominciarono ad elaborare filosofie proprie, allontanandosi sempre di più dalla Chiesa di Roma.
E i pagani? Come abbiamo accennato, si è scritto e si è discusso moltissimo sulla cosmologia cristiana, ma dove cercare allora un pensiero pagano”, se si mettono da parte le poche notizie cristiane” tanto fuorvianti?
I rapporti con loro furono come con gli animali poiché i pagani non erano veri uomini, ma selvaggi seguaci del Demonio! E a proposito di culti demoniaci riportiamo qui un passo dal libro The Great Cosmic Mother che ci sembra incisivo su questo punto: Come è stato detto saggiamente molte volte: Senza il Demonio, il Cristianesimo non esiste. Con il buon” Dio sempre ad un polo e il cattivo” Demonio al polo opposto, la mente umana nel Cristianesimo è chiusa per sempre in un campo di battaglia di antagonismi dualistici, senza alcuna speranza di trascendenza ossia senza speranza di maturità. La mente cristiana rimane non sviluppata come eterna spettatrice di una partita di calcio cosmica fra Paradiso e Inferno definiti come due squadre irriconciliabili. Una deve vincere e l’altra deve perdere e lo spettatore non sa mai che cosa sia l’interezza.”
Rimane allora il problema delle fonti e aggiungiamo qualche altra considerazione in particolare sul Paganesimo slavo, il più diffuso in Europa (intimamente penetrato persino nell’Heidentum germanico).
Gli Slavi (a partire dal VII sec. d.C. più o meno) perennemente in migrazione dopo qualche generazione perdevano i legami culturali fra gruppo e gruppo e le credenze originarie mutavano con i contatti con i popoli nuovi che man mano s’incontravano. Le fonti scritte più numerose del V e VI sec. d.C. parlano dei loro costumi in modo fuggevole e delle credenze della gente minuta, almeno come noi vorremmo, non dicono alcunché. Procopio ci dice che il dio maggiore è quello del cielo, del tuono e del fulmine che da altre fonti sappiamo essere dio Perun, ma sono notizie assolutamente frammentarie e difficili da estendere a tutti gli Slavi dal Mar Nero al Mar Baltico.
Da un materiale tanto sparso nell’archeologia o nella storia comparata delle religioni, oltre che nella folcloristica del valore della quale ci si può fidare soltanto in limitata misura per ricostruire un lontanissimo passato, riusciamo a disegnare con molte esitazioni il quadro seguente che ci sembra malgrado tutto abbastanza coerente.
L’uomo fa parte della natura ed è generato in modo misterioso e autonomo dal corpo della donna, ma dopo la morte deve tornare alla Madre delle Madri ossia alla dea Madre Umida Terra nel mondo sotterraneo (grembo della dea) dove tutto si rigenera. Qui finiscono senza scampo tutti gli esseri viventi (e non viventi) alla fine dei propri cicli vitali e da essi la dea ricava la materia per le nuove creature.
I cicli si ripetono senza fine perché l’universo funziona così! A volte sui cicli intervengono forze invisibili e sconosciute che li sconvolgono causando, ad esempio, la malattia oppure istigando l’uomo alla perversa uccisione del proprio simile o conducendolo alla morte in guerra o provocando, addirittura, quel che oggi chiamiamo incidente fortuito, ma che, come tale, non è previsto perché in questa filosofia il caso non esiste. L’universo è popolato da queste forze occulte che gli Slavi classificano in favorevoli e ben note o Forze pure (Cistye Sily) e in altre che hanno atteggiamenti variabili nei confronti dell’uomo chiamate invece Forze Impure (Necistye Sily). In certi frangenti l’uomo o subisce le vicissitudini passivamente oppure impetra il favore di queste forze o ancora riesce a metterle l’una contro l’altra evitando un danno per sé. Se vuole può ricorrere all’aiuto degli dèi superiori, ma qui l’impegno rituale è molto più grande e pericoloso.
L’arma dell’uomo infatti nel suo muoversi in questo universo è il rito che deve essere eseguito con grandissima precisione, pena l’insuccesso e la morte! I riti sono stati fissati in tempi antichissimi dagli antenati e non possono essere cambiati e sono gli scongiuri, l’uso di talismani, i gesti apotropaici, le rune e per essere sicuri di riuscire nell’intento occorre rivolgersi a coloro che li conoscono e li sanno eseguire: Ai cosiddetti sapienti (corrispondenti a quelli che oggi sono chiamati tecnici o dottori)! I riti tuttavia non escludono che l’uomo abbia il dovere d’investigare nuovi espedienti possibili adatti ad interfacciarsi e a difendersi da solo nella natura di cui resta parte indissolubile perché non gli è consentito importunare i potenti del mondo invisibile continuamente e con petulanza.
Naturalmente l’intervento in prima istanza, diciamo nel privato della propria casa, è il ricorso agli antenati che, a giudizio della gente slava, è comunque il migliore e il più diretto per vincere le forze ostili. Questi antecessori, meglio conosciuti col nome di Navii, sono i tramiti più vicini agli dèi anche perché essi stessi sono ormai divinizzati e le loro intenzioni verso di noi in qualità di parenti (veri o totemici) non possono che essere benevole (a meno che non abbiano con noi vecchi rancori). Addirittura è credenza ancora viva presso i contadini che sono proprio gli antenati a ritmare le precipitazioni atmosferiche e quindi, se il nostro campo ha bisogno di pioggia, basta rivolgersi al nostro caro Nav
A questo proposito riportiamo qui un rito particolare e unico, sicuramente derivato dai contatti dei Russi con gli Ugro-finnici: l’uso dell’ubrùs. Oggi in Russia è un fazzoletto per coprire la testa alle donne, ma una volta era il sudario nel quale veniva avvolto il teschio dell’antenato che, come richiedeva l’uso pagano-cristiano, era riesumato dalla tomba dopo esservi giaciuto per 3, 5 o 7 anni. Il teschio ben pulito era posto nell’angolo sacro” della casa contadina e ad esso si poteva parlare e chiedere aiuto.
La credenza nell’intervento degli antenati dal mondo dei morti in quello dei vivi presuppone di dover credere nell’esistenza dell’anima personale in un ciclo di rinascita continua. Si crede infatti che tale essenza vitale (d’altronde tutti gli esseri viventi hanno un’anima) dopo la morte del corpo ospite passi senza fallo in un altro corpo vivente (umano o d’altro essere, anche non vivente). Una prova di questo vagare è che le trasmigrazioni dell’anima accadono a volte nei corpi ancora in vita. Avviene così che essa lasci il corpo del dormiente o dell’ebbro per ingestione di bevande alcoliche o di sostanze allucinogene e vaga. Questo è il significato dello spazio onirico dove si svolge il sogno come è offerto all’uomo dai suoi antepassati e come è raccontato al risveglio.
Come abbiamo detto, l’anima senza più un corpo vivo torna pure dal mondo dei morti, benché per pochi attimi o per periodi più lunghi, ma sempre limitati. La si vede nei sogni sotto le fattezze di conoscenti o di parenti a noi ben noti! Addirittura l’anima dei morti segue più o meno gli stessi ritmi che subiva quando era in vita: Ferma la sua attività durante l’inverno e rivive destate. Anzi! E da credere che viva persino l’apprensione per il possibile mutamento del mondo al Solstizio d’Inverno!
D’altro canto non avviene esattamente la stessa cosa negli animali e nelle piante? Molti alberi vanno in quiescenza d’inverno e gli animali in letargo. E perché non dovrebbero sognare? E il gatto o il cavallo non sognano forse? E la mimosa quando dorme forse non sogna? Se provassimo a chiedere (e le Cronache e le byline – racconti popolari russi – ci dicono che cera chi sapeva farlo) a questi delle loro visioni e dei loro sentimenti, ci racconterebbero cose meravigliose
D’altronde le separazioni fra la morte e la vita e fra le abitazioni degli dèi e quelle degli uomini o quelle degli animali, sono distanze provvisorie e metafisiche! Anche vaghe a causa dell’incapacità dell’uomo a compiere grandi viaggi senza un aiuto divino L’uomo di sicuro visita tutti altri mondi” da morto, sebbene potrebbe farlo anche ora da vivo tramite speciali procedure sciamaniche, ma non può usare secondo il proprio arbitrio da vivo di queste facoltà spaziali poiché non ha alcun diritto di disturbare gli ordini precostituiti salvo quando concesse a particolari persone.
Finché abita fra i vivi l’uomo deve procurarsi il cibo per sopravvivere e tutto quanto serve per mantenere se stesso e la propria comunità. La caccia, l’agricoltura, la pesca, la raccolta nella foresta, la migrazione, il lavoro etc. devono essere attività rigorosamente concordate con gli altri esseri viventi ai quali occorre continuamente chiedere il permesso di usarli. Saranno essi stessi a decidere di concedere all’uomo di consumare la loro carne, di scavare nel loro corpo (le miniere nelle montagne visto che anche le montagne sono esseri viventi) allo stesso modo in cui l’uomo offre se stesso in sacrificio nei casi prescritti.
E pazzesco peraltro pensare di variare la durata della vita o porre altre condizioni oltre a quanto è stato concesso dagli dèi sin dalla nascita! E lo si nota quando si capisce per principio che non c’è spazio nelle comunità slave (molto poco individualiste) per una persona più dotata delle altre o all’esagerata longevità di qualche individuo!
E qual è allora il significato più intimo della vita? Viverla così com’è, magari alla ricerca di un futuro per sé e per i propri discendenti sempre più audace ed emozionante, ma senza inutili pretese
Perché allora l’universo tutto intero è un prodotto che si rinnova annualmente” dopo la lotta fra il dio del cielo, padrone della folgore, e il dio del mondo sotterraneo o della ricchezza materiale (numero di capi di bestiame sulla terra oppure tesori di vari tipi sotto terra)? Perché apparentemente inerte e disinteressata la dea Madre Umida Terra assiste all’aspra tenzone benché sia proprio nel suo grembo che tutte le ricchezze sono custodite e che alla fine della lotta cosmica saranno rimesse a disposizione? Forse un dio massimo slavo un tempo cera stato e magari, dal raffronto con le altre culture ugro-finniche e turche, era più probabilmente una dea, magari la stessa Madre Umida Terra, a capo di una Triade fondamentale con gli altri due dèi del cielo e degli inferi pocanzi accennati.
Potrebbe essere ciò l’indizio che il fatidico passaggio dal Matriarcato al Patriarcato era ancora in corso nella società slava e non si era ancora completato nel Medioevo? Ci sembra questo un argomento da sottolineare giacché la transizione” ci offre un punto di vista interessante per la nostra analisi. D’altronde, ammesso che la transizione ci fu, non passò inosservata perché fu notata, sebbene di sfuggita, sia dai contemporanei cristiani (Jordanes, Maurizio nel V-VI sec.) sia dai viaggiatori musulmani che frequentavano la Terra Russa (prima del IX sec. d.C.).
Nella storiografia tradizionale sovietica troviamo inoltre la presenza di un dualismo slavo filosofico-religioso che, a nostro avviso, è un concetto ancora una volta estraneo al Paganesimo che è olistico e non divide mai il mondo in parti separate né tanto meno poste l’una contro l’altra. Il Paganesimo difende l’interezza dell’universo, dove non ci sono opposti, ma soltanto diversi e intermedi fluenti da una diversità nell’altra
Insomma, sebbene i contatti col mondo iranico e giudaico, portatori principali dei dualismi, siano stati intensi, le influenze dualistiche che si notano nel folclore e nei riti tradizionali del mondo slavo sono di certo posteriori alla cristianizzazione del X sec. d.C.
E importante dire genericamente che il Paganesimo slavo in particolare è di tipo contadino” ed ogni sua manifestazione parte dai cicli naturali agricoli e ritorna in essi poiché, come dice J. V. A. Fine jr. riferendosi agli Slavi balcanici: La religione dei contadini è orientata verso la pratica ed è rivolta in primo luogo verso i problemi del mondo reale. Ha poca o nessuna dottrina (dogmi) e il suo interesse è principalmente, se non interamente, rivolto alle pratiche che conseguono scopi terreni come la salute e il benessere della famiglia, le buone messi e la sanità dei suoi animali domestici. E veramente difficile propagare un nuovo credo in questo tipo di società attaccata già ai propri vecchi rituali che servono ai bisogni reali e, dunque, indifferente alle religioni piene di formalità (come il Cristianesimo).”
Aldo C. Marturano
© 2010 rivisto e ridotto da INTRODUZIONE AL PAGANESIMO RUSSO, Meda 2009 dello stesso autore
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