La primavera Hitleriana di Eugenio Montale
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28 Dicembre 2019“La bufera e altro” è la terza raccolta poetica di Eugenio Montale, pubblicata nel 1956, ma che raccoglie poesie scritte tra il 1940 e il 1954.
Questa opera segna un momento cruciale nella produzione del poeta, riflettendo sia l’esperienza della Seconda Guerra Mondiale che l’evoluzione della sua poetica personale.
Il titolo stesso, “La bufera e altro”, è emblematico del contenuto della raccolta. La “bufera” si riferisce chiaramente agli eventi storici traumatici del periodo, in particolare la guerra, ma anche alle tempeste interiori e esistenziali del poeta. L'”altro” suggerisce invece la presenza di elementi diversi, forse più personali o metafisici, che si intrecciano con il tema principale.
La raccolta si apre con la poesia “La bufera”, che dà il titolo all’intera opera. Questa poesia potente e evocativa stabilisce immediatamente il tono della raccolta, utilizzando l’immagine di una tempesta come metafora della guerra e del caos storico. Montale scrive: “La bufera che sgronda sulle foglie / dure della magnolia i lunghi tuoni / marzolini e la grandine”, creando un’atmosfera di minaccia e distruzione che pervade l’intera opera.
Uno dei temi centrali della raccolta è la ricerca di salvezza in un mondo sconvolto dalla violenza e dall’incertezza. Questa salvezza è spesso incarnata in figure femminili, come Clizia (ispirata a Irma Brandeis, un amore del poeta) che assume connotati quasi angelici. In poesie come “La primavera hitleriana” o “L’anguilla”, Montale contrappone queste figure salvifiche alla brutalità della storia.
Il linguaggio di “La bufera e altro” è più denso e complesso rispetto alle raccolte precedenti. Montale fa ampio uso di simboli e allusioni, creando una poesia che richiede una lettura attenta e ripetuta per essere pienamente apprezzata. Le immagini naturali, sempre presenti nella sua poesia, assumono qui un carattere più apocalittico e surreale.
La struttura della raccolta è significativa. È divisa in sezioni che rappresentano diverse fasi o aspetti dell’esperienza poetica di Montale durante questo periodo. “Finisterre”, ad esempio, contiene poesie scritte durante la guerra, mentre “Silvae” include componimenti più personali e meditativi.
Un aspetto interessante di “La bufera e altro” è il modo in cui Montale intreccia l’esperienza personale con gli eventi storici. La guerra e i suoi orrori non sono mai descritti direttamente, ma filtrati attraverso la sensibilità del poeta, trasformati in immagini e metafore che ne catturano l’essenza emotiva e psicologica.
La dimensione religiosa, sempre presente in Montale ma in modo sottile e ambiguo, diventa più esplicita in questa raccolta. Non si tratta di una fede tradizionale, ma piuttosto di una ricerca di trascendenza in un mondo che sembra averla persa. Questa ricerca si manifesta spesso attraverso figure femminili quasi divine, come in “La primavera hitleriana” dove Clizia assume il ruolo di un angelo protettore.
“La bufera e altro” rappresenta anche un’evoluzione nello stile di Montale. Se nelle raccolte precedenti il suo linguaggio era caratterizzato da una precisione quasi scientifica, qui diventa più allusivo e simbolico. Le immagini si fanno più dense e stratificate, richiedendo al lettore uno sforzo interpretativo maggiore.
In conclusione, “La bufera e altro” è un’opera di straordinaria complessità e profondità, che conferma Montale come uno dei maggiori poeti del Novecento. Attraverso un linguaggio ricco e innovativo, Montale riesce a dar voce al trauma della guerra e all’angoscia esistenziale del suo tempo, creando una poesia che è allo stesso tempo profondamente personale e universalmente significativa. La raccolta rimane un punto di riferimento fondamentale non solo per comprendere l’evoluzione della poesia di Montale, ma anche per capire come la letteratura possa rispondere e dare senso agli eventi traumatici della storia.