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6 Maggio 2022Si scrive istruzione parentale, si legge possibilità di provvedere all’educazione dei propri figli tramite percorsi alternativi rispetto ai tradizionali percorsi scolastici e, diversamente da quanto avveniva solo qualche anno fa, è un’opzione sempre più in voga anche tra le famiglie italiane. La pandemia, tra paura del contagio e scetticismo rispetto a formule come quella della didattica a distanza e della didattica integrata, ha fatto sì che sempre più genitori scegliessero alternative alla scuola: il risultato è stato di oltre quindicimila bambini in homeschooling nel 2020. Tutte le informazioni necessarie su come accedere all’istruzione parentale, quando e dove fare domanda, che documenti allegare si trovano facilmente in Rete e su siti come www.diplomaonline.com/istruzione-parentale/. Quella che segue è una breve guida alle tre cose (forse) meno note sull’home schooling.
Homeschooling: quello che non tutti sanno
La prima è che possono richiederla tutti. I numerosi interventi e le numerose circolari ministeriali che hanno legittimato l’istruzione parentale in Italia non hanno previsto particolari requisiti per quanto riguarda i genitori. Non è necessario, più nel dettaglio, che abbiano esperienze pregresse in qualità di educatori o di formatori perché possano dedicarsi all’home schooling e ciò vuol dire, molto più pragmaticamente, che non sono solo docenti e insegnanti a poter fare scuola a casa con i propri figli. Tanto è vero che optare per l’istruzione parentale è, soprattutto quando i bambini sono più piccoli, l’espediente per far vivere loro esperienze formative come quelle della scuola all’aperto o della scuola di vicinato al posto del più tradizionale asilo nido o materna. Non è raro, più in generale, che chi non abbia tempo e modo di dedicarsi in prima persona alla formazione dei figli si rivolga a insegnanti privati e tutori: quello che la legge italiana richiede ai genitori è, infatti, di poter dimostrare di avere le necessarie capacità personali e/o economiche per dedicarsi all’istruzione parentale.
Uno dei secondi aspetti forse meno noti quando si tratta di homeschooling è che, formalmente, si può continuare con l’istruzione parentale per tutta la durata dell’obbligo scolastico: basta presentare ogni anno un programma didattico che sia quanto più in linea possibile con le previsioni ministeriali per singolo grado d’istruzione. C’è una ragione principale, però, che di fatto dissuade i genitori – italiani, almeno – dal dedicarsi all’istruzione parentale più i figli crescono: il livello di complessità dei programmi scolastici è maggiore, sottoporli ogni fine anno scolastico a un esame di idoneità potrebbe essere stressante e a ciò si aggiunge che i titoli man mano conseguiti (la licenza media, il diploma del biennio dove previsto, eccetera) hanno già un certo valore e una certa sfruttabilità sul mercato del lavoro.
Diversamente si dovrebbe provvedere ogni anno a inserire i propri figli in un apposito percorso “da esterni” per il loro conseguimento. Tra le cose che spesso si ignorano quando ci si approccia entusiasti all’istruzione parentale c’è, del resto, che la stessa prevede una gran quantità di scadenze da rispettare e di burocrazia a cui assolvere. Ci sono date che i genitori che intendono procedere con l’home schooling farebbero meglio a segnarsi in evidenza nella propria agenda, cioè, come quella entro cui ogni anno va fatta domanda di istruzione parentale alle scuole del territorio o quella per far richiesta di partecipazione all’esame di idoneità di fine anno scolastico. Lo stesso vale per una lunga lista di documenti e nullaosta da ottenere.