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27 Gennaio 2019Confronto tra Il principe e i Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio
27 Gennaio 2019Nella sua breve vita, John Keats ha scritto alcune delle poesie più belle e durature in lingua inglese. Tra i suoi più grandi successi c’è la sua sequenza di sei odi liriche, scritte tra marzo e settembre 1819, sorprendentemente, quando Keats aveva solo ventiquattro anni.
Una notevole differenza tra Keats e gli altri poeti romantici è che non vuole parlare di se stesso, ma di tutta l’umanità, rendendo le sue poesie universali.
Inoltre è particolare per il suo amore disinteressato per la bellezza che anticipa l’estetismo: come gli altri poeti della seconda generazione non riesce a trovare l’ideale nel reale, e cerca di risolvere questo conflitto adorando la bellezza, che si percepisce con tutti i sensi e poi conduce ad una profonda esperienza di gioia, che è l’unica verità che gli uomini possono conoscere e hanno bisogno di conoscere.
Un’altra differenza è il compito del poeta, che, secondo lui, non deve mostrare se stesso: consiste nell’identificarsi completamente con l’oggetto che sta descrivendo e negare la sua personalità, in modo da aiutare l’umanità a vedere il valore della bellezza più profondamente.
Biografia
Il risultato poetico di Keats è reso ancora più miracoloso dall’età in cui è terminato: morì appena un anno dopo aver terminato l’ode “To Autumn”, nel febbraio 1821.
Keats nacque nel 1795 da una famiglia della classe medio-bassa a Londra. Quando era ancora giovane, perse entrambi i genitori. Sua madre morì di tubercolosi, la malattia che alla fine uccise lo stesso Keats. Quando aveva quindici anni, Keats iniziò un apprendistato medico e alla fine andò alla facoltà di medicina. Ma quando ebbe vent’anni, abbandonò gli studi medici per dedicarsi interamente alla poesia.
Keats pubblicò il suo primo libro di poesie nel 1817, attirandosi feroci attacchi critici da una rivista influente, e così il suo secondo libro riscosse relativamente poca attenzione, quando apparve l’anno successivo. Il fratello di Keats, Tom, morì di tubercolosi nel dicembre 1818 e Keats si trasferì con un amico a Hampstead.
Ad Hampstead, si innamorò di una ragazza di nome Fanny Brawne, cui dedicò, tra le altre, la seguente poesia:
I cannot exist without you
I cannot exist without you –
I am forgetful of every thing
but seeing you again –
my Life seems to stop there –
I see no further.
You have absorb’d me.
I have a sensation at the present moment
as though I was dissolving –
I should be exquisitely miserable
without the hope of soon seeing you.
I should be afraid to separate myself far from you.
[…]
You have ravish’d me away by a Power
I cannot resist:
and yet I could resist till I saw you;
and even since I have seen you
I have endeavoured often “to reason
against the reasons of my Love.”
I can do that no more –
the pain would be too great –
My Love is selfish –
I cannot breathe without you.
traduzione
Non posso esistere senza di te.
Mi dimentico di tutto
tranne che di rivederti:
la mia vita sembra che si arresti lì,
non vedo più avanti.
Mi hai assorbito.
In questo momento ho la sensazione
come di dissolvermi:
sarei estremamente triste
senza la speranza di rivederti presto.
Avrei paura a staccarmi da te.
Mi hai rapito via l’anima con un potere
cui non posso resistere;
eppure potei resistere finché non ti vidi;
e anche dopo averti veduta
mi sforzai spesso di ragionare
contro le ragioni del mio amore.
Ora non ne sono più capace.
Sarebbe una pena troppo grande.
Il mio amore è egoista.
Non posso respirare senza di te.
Durante questo periodo, Keats iniziò a sperimentare la straordinaria ispirazione creativa che gli permise di scrivere, a un ritmo frenetico, tutte le sue migliori poesie prima di morire. La sua salute e le sue finanze peggiorarono drasticamente e nell’estate del 1820 partì per l’Italia, sperando che il clima più caldo potesse ristabilire la salute, ma in realtà Keats non tornò mai più in Inghilterra.
La sua morte pose fine prematuramente a una dei più straordinari geni poetici del diciannovesimo secolo, anzi, una delle più straordinarie carriere poetiche di tutti i tempi. Keats non ha mai ottenuto un riconoscimento diffuso per il suo lavoro durante la vita, infatti la sua amara profezia per la sua lapide fu: “Qui giace uno il cui nome è stato scritto sull’acqua”), ma Keats era sostenuto da una profonda fiducia interiore nelle proprie capacità. Poco prima della sua morte, osservò che credeva sarebbe stato tra “i poeti inglesi” quando fosse morto, e così fu.
Keats è stata una delle figure più importanti del Romanticismo dell’inizio del XIX secolo, un movimento che sposava la santità dell’emozione e dell’immaginazione e privilegiava la bellezza del mondo naturale. Molte delle idee e dei temi evidenti nelle grandi odi di Keats sono preoccupazioni tipicamente romantiche: la bellezza della natura, la relazione tra immaginazione e creatività, la risposta delle passioni alla bellezza e alla sofferenza e la caducità della vita umana nel tempo. Il sontuoso linguaggio sensoriale in cui sono scritte le odi, la loro preoccupazione idealistica per la bellezza e la verità e la loro agonia espressiva di fronte alla morte sono tutte preoccupazioni romantiche, sebbene allo stesso tempo siano tutte unicamente di Keats.
Nel loro insieme, le odi non raccontano esattamente una storia – non c’è una “trama” unificante e nessun personaggio ricorrente – e ci sono poche prove che Keats intendesse farle stare insieme come un’unica opera d’arte. Tuttavia, è impossibile ignorare lo straordinario numero di suggestive interrelazioni tra loro. Le odi esplorano e sviluppano gli stessi temi, partecipano a molti degli stessi approcci e immagini e, ordinate in un certo modo, mostrano un inconfondibile sviluppo psicologico. Questo non vuol dire che le poesie non reggano da sole – lo fanno, magnificamente; una delle più grandi soddisfazioni della sequenza è che può essere inserita in qualsiasi punto, vista in tutto o in parte da qualsiasi prospettiva, e rivelarsi comunque commovente e gratificante da leggere.
C’è stato un grande dibattito critico su come trattare le voci che pronunciano le poesie: sono pensate per essere lette come se una singola persona le pronunciasse tutte, o Keats ha inventato un personaggio diverso per ogni ode?
Non esiste una risposta giusta alla domanda, ma è possibile che la domanda stessa sia sbagliata: la coscienza all’opera in ciascuna delle odi è inconfondibilmente quella di Keats. Certo, le poesie non sono esplicitamente autobiografiche (è improbabile che tutti gli eventi siano realmente accaduti a Keats), ma data la loro sincerità e la loro comune cornice di riferimento tematico, non c’è motivo di pensare che non provengano dalla mente di Keats, vale a dire che non sono tutti raccontati dalla stessa parte del sé riflesso di Keats. In tal senso, non c’è nulla di male nel trattare le odi come una sequenza di espressioni pronunciate con la stessa voce. Il progresso psicologico da “Ode on Indolence” a “To Autumn” è intimamente personale, e gran parte di quell’intimità si perde se si comincia a immaginare che le odi siano pronunciate da una sequenza di personaggi immaginari. Quando pensi al “lettore” di queste poesie, pensa a Keats come si sarebbe immaginato mentre le scriveva. Mentre ripercorri la traiettoria di chi parla dalla sonnolenza intorpidita di “Indolence” alla tranquilla saggezza di “Autumn”, prova a sentire la voce svilupparsi e cambiare sotto la guida dello straordinario linguaggio di Keats.
Letteratura inglese dell’ottocento
- Keats terza prova, a cura della prof.ssa Mara Masseroni
- Compito di Inglese sui Poeti romantici inglesi di Alissa Peron
- Keats, John da lafrusta
- John Keats del Liceo Dallaglio
- Our ballad del Liceo Dallaglio