Sebastian Salassi
27 Gennaio 2019Benito (Amilcare Andrea) Mussolini e il Fascismo
27 Gennaio 2019La Separazione e il Trauma: Le Parole di Bowlby e le Tragedie del Novecento
Nel 1944, lo psicoanalista John Bowlby scrisse parole che avrebbero profondamente toccato i cuori dei sopravvissuti ai terribili eventi del XX secolo:
“In tal modo il fattore essenziale che tutte queste separazioni hanno in comune è che, durante il primo sviluppo delle sue relazioni d’oggetto, il bambino viene improvvisamente spostato e sistemato con estranei. Egli viene strappato via dalle persone e dai luoghi che gli sono familiari e che ama e messo con persone ed in ambienti che sono sconosciuti ed allarmanti.”
Queste parole non erano solo una riflessione teorica, ma un’analisi che trovava risonanza diretta nelle vite di milioni di persone: bambini separati dai genitori, famiglie divise, identità cancellate. Il trauma della separazione forzata è stato uno dei fili conduttori delle tragedie umane durante la Seconda Guerra Mondiale, un periodo segnato da deportazioni razziali, sfollamenti e persecuzioni sistematiche.
Il Regime Nazista e l’Ideologia della Supremazia
Il contesto storico in cui le riflessioni di Bowlby trovarono eco è quello della Germania nazista, un regime costruito sull’ideologia della supremazia razziale. Secondo il nazionalsocialismo, gli esseri umani erano classificati in razze “superiori” e “inferiori” basandosi su presunti caratteri biologici. Alla vetta di questa gerarchia si trovava la cosiddetta “razza ariana,” rappresentata dai tedeschi come espressione più pura.
Per proteggere questa “purezza,” il regime introdusse leggi discriminatorie, come quelle del 1933 contro la popolazione ebraica. Questo sistema di segregazione e oppressione culminò nella “soluzione finale,” decisa nel 1942: lo sterminio sistematico degli ebrei.
La Tragedia dei Lager
Tra il 1942 e il 1945, milioni di persone furono rastrellate in tutta Europa e condotte nei campi di sterminio, principalmente situati in Polonia. Auschwitz, Dachau, Mauthausen, Buchenwald e Belzec divennero sinonimi del più grande genocidio della storia umana. In questi lager non furono imprigionati solo gli ebrei, ma anche prigionieri politici, oppositori al regime, rom, omosessuali e altre minoranze.
Le condizioni nei campi erano disumane. I più deboli — donne, bambini, anziani — venivano immediatamente uccisi nelle camere a gas e poi bruciati nei forni crematori. Gli individui ritenuti “utili” venivano invece sottoposti a lavori forzati, destinati comunque a morire per stenti, malattie o esaurimento fisico. Si stima che circa 6 milioni di ebrei, pari a due terzi della popolazione semita in Europa, siano stati sterminati.
L’Impatto della Separazione Forzata
Il pensiero di Bowlby aiuta a comprendere una delle dimensioni più devastanti di questa tragedia: la separazione forzata dalle figure di attaccamento. Nei campi di sterminio e nelle deportazioni, intere famiglie venivano smembrate. Bambini strappati ai genitori si trovavano improvvisamente soli in un mondo sconosciuto e ostile, privati di ogni forma di conforto e sicurezza. Questo trauma lasciò ferite profonde, molte delle quali difficili da guarire anche dopo la fine della guerra.
Le parole di Bowlby, che descrivono la sofferenza di un bambino separato dai suoi cari, offrono uno spunto per riflettere su quanto il legame umano sia centrale per la sopravvivenza emotiva. Durante la Seconda Guerra Mondiale, questi legami furono brutalmente spezzati, amplificando il dolore e il senso di alienazione di milioni di persone.
L’Eredità della Shoah
La Shoah non fu solo una tragedia umana di proporzioni inimmaginabili, ma anche un monito eterno sui pericoli dell’odio, del razzismo e dell’intolleranza. Oggi, ricordare quelle vicende non significa solo rendere omaggio alle vittime, ma anche impegnarsi a costruire un mondo in cui separazioni forzate, discriminazioni e genocidi non abbiano più spazio.
Le riflessioni di Bowlby ci ricordano che la capacità di costruire relazioni umane autentiche e sicure è alla base di una società sana. Proteggere questi legami è un dovere che ci appartiene, oggi più che mai.
Lavoro scolastico dalla tesina multidisciplinare Attaccamento, separazione e perdita dalla nascita alla morte” esame di stato 2006 – dirigente di comunità – di Nicola Schiavone
In tal modo il fattore essenziale che tutte queste separazioni hanno in comune è che, durante il primo sviluppo delle sue relazioni d’oggetto, il bambino viene improvvisamente spostato e sistemato con estranei. Egli viene strappato via dalle persone e dai luoghi che gli sono familiari e che ama e messo con persone ed in ambienti che sono sconosciuti ed allarmanti” (Bowlby, 1944)
Queste parole toccarono profondamente la sensibilità dei sopravvissuti agli sfollamenti per la guerra, per le deportazioni razziali, separazioni forzate e privazioni.
Durante quegli anni, il regime autoritario di Hitler si era fondato sostanzialmente sulla distinzione degli uomini in razze inferiori e superiori, definite in base ai caratteri biologici. La razza superiore era la razza ariana” e i tedeschi, secondo l’ideologia nazionalsocialista, ne erano l’espressione più pura. La difesa di tale razza prevedeva la soppressione di ogni tipo di contaminazione e a questo scopo era diretta l’emanazione, nel 1933, della legge contro la popolazione ebrea. La loro persecuzione divenne una tragedia immane a partire dal 1942, quando Hitler decise, con quella che fu definita la soluzione finale”, il loro sterminio sistematico. Centinaia di migliaia di ebrei vennero rastrellati in tutta Europa e condotti nei campi di sterminio creati in Polonia, in aggiunta a quelli già esistenti in Germania. Qui venivano rinchiusi non solo gli ebrei, ma anche prigionieri politici, oppositori di ogni genere, zingari e omosessuali. I più deboli vennero trucidati nelle camere a gas a cominciare dalla donne e dai bambini per poi passare ai vecchi e successivamente portati nei forni crematori. I più validi venivano impiegati in lavori pesanti ed erano quindi destinati comunque a morire di stenti e fatica. Nei lager come Dachau, Mauthausen, Buchenwald, Auschwitz e Belzec, gestiti da circa 20mila soldati tedeschi selezionati per la loro fedeltà ad Hitler, si è consumato il più grande genocidio della storia umana che ha portato allo sterminio di circa 6 milioni di ebrei pari a due terzi della popolazione semita in Europa.
Nicola Schiavone
-
torna all’indice della tesina multidisciplinare Attaccamento, separazione e perdita dalla nascita alla morte” esame di stato 2006 – dirigente di comunità – di Nicola Schiavone