La parte di crosta terrestre occupata dall’acqua si chiama idrosfera.
Fanno quindi parte dell’idrosfera gli oceani, i mari, i fiumi, i laghi, i ghiacciai e le acque sotterranee. Il 94% dell’idrosfera è costituito da acqua salata.
Il restante 6% è costituito da: acqua sotterranea, per circa il 4,3%; ghiaccio – sotto forma di calotte polari e ghiacciai, per circa l ‘1,7%; laghi, fiumi e acqua dispersa nell’atmosfera rappresentano soltanto lo 0,03%.
L’acqua circola continuamente: dal suolo, dagli oceani e dai mari evapora e sale nell’atmosfera. Qui dà origine a differenti formazioni di nubi e ricade a terra come pioggia o, se la temperatura lo consente, come neve. Anche in superficie circola continuamente, attraverso i fiumi e i laghi, o infiltrandosi sottoterra, dove fluisce e talora provoca curiosi fenomeni come la formazione di grotte o di geyser.
Possiamo dividere l’idrosfera in idrosfera marina e continentale.
IDROSFERA MARINA
I fondali oceanici sono rimasti sconosciuti fino agli anni 70, e ancora adesso sappiamo tutto sommato poco, ma grazie all’uso degli ecoscandagli e al sempre più numerose ricerche oceanografiche si cominciò ad avere un idea abbastanza chiara di come è strutturato questo spettacolare ambiente, nel quale probabilmente è iniziata la vita e a capire meglio la complessità dei meccanismi che regolano la vita sottomarina, per la gran parte vietatissima all’uomo. Il fondo marino presenta caratteristiche diverse da luogo a luogo; è possibile però definirne alcune caratteristiche comuni. Innanzitutto la profondità media: essa si aggira intorno ai 3800 m e da questo dato si ricava la Curva ipsografica della superficie terrestre. Essa è una linea ondulata che evidenzia l’estensione delle terre emerse e quelle dei fondali marini alle varie quote. Dalla carta dei fondali e dalla curva ipsografica si evince che partendo dalla riva e procedendo verso il mare, non si passa immediatamente alla grandi profondità: attorno alle terre emerse vi è una piattaforma continentale a debole pendenza e con modesta profondità; la sua estensione varia da luogo a luogo ed è maggiore in prossimità delle aree continentali piatte. La piattaforma fa parte del continente vicino, il cui “margine” si estende anche nella scarpata continentale; questa si incontra soltanto a una certa distanza dalla costa ed è più ripida. Oltre la scarpata si estendono i fondi oceanici che arrivano alla profondità di 6 mila metri: essi occupano circa l’83% dell’intera superficie marina. La parte rimanente (circa l1%) è occupata da fosse o abissi che comprendono depressioni fino a 6 mila metri, fino alle massime profondità.
SEDIMENTI OCEANICI
I sedimenti oceanici si dividono in base alla posizione, all’origine, alla genesi ed alla composizione chimica.
Secondo la posizione, i sedimenti si dividono in litoranei e pelagici. I primi sono costituiti da ciottoli appiattiti per l’azione del mare o dalle sabbie in prossimità delle coste. I secondi, invece, sono finissimi, ma sono di varia composizione a seconda delle zone.
Secondo l’origine, essi si distinguono in terrigeni, biogeni, chimici e cosmici. I sedimenti terrigeni sono a loro volta divisibili in sedimenti portati dalle correnti, sedimenti eolici e vulcanici. Quelli biogeni sono costituiti da elementi di organismi marini, che si distinguono per il tipo di organismo o di conchiglia. Quelli chimici sono prodotti negli Oceani per azioni fisico – chimiche attuate su altri sedimenti o sugli stessi elementi presenti nell’acqua. Quelli cosmici, infine, di origine extraterrestre, consistono in ceneri e polveri meteoritiche.
FONDALI MARINI
I fondali oceanici non sono piatti. Essi sono movimentati, oltre le dorsali oceaniche ci sono una gran quantità di dossi e cupole di grandi dimensioni, formati da ammassi di rocce di tipo basaltico. Vi sono inoltre in gran numero fosse e fratture: sia parallele che trasversali rispetto alle coste ad esse adiacenti. Negli oceani sono molto frequenti edifici vulcanici: raggiungono altezza di 4000/5000 metri, sono ora sommersi ora emergenti con le loro cime. Azzorre le Canarie le Hawaii, sono alcuni esempi di rilievi dovuti all’attività vulcanica.
Sugli orli di crateri di vulcani estinti e posti a poca profondità, spesso i coralli impiantano le loro colonie. In questo modo si formano scogliere organogene di aspetto suggestivo e di notevole interesse scientifico: sono i famosi atolli. Il primo a studiarli fu Charles Darwin. Gli atolli hanno in genere forma circolare o a forma di ferro di cavallo. Il cerchio delle colonne coralline non si chiude mai da un lato a causa di venti che soffiano per lunghi periodi in direzione costante. La corona dell’atollo è spesso interrotta in più punti da canali che la attraversano e mettono in comunicazione la tranquilla laguna interna con l’oceano. Estese barriere coralline crescono su dorsali molto basse e prosperano in particolare a nord dell’Australia. Se il supporto roccioso su cui vivono i coralli tende ad abbassarsi lentamente, le colonie crescono più in fretta verso l’alto, nel tentativo di non scendere sotto i 60 metri di profondità; se il fondo è stabile le colonie tendono ad allargarsi. Se vi è un lento innalzamento una parte emerge, formando isole bellissime (ne è un esempio la Polinesia). Sono stati scoperti inoltre numerosi coni vulcanici subacquei, con la cima spesso troncata e coperta da coralli che giungono fino a 500-800 metri di profondità. Essi sono noti come seamount (montagne marine) e di guyot (dal nome del loro scopritore). Questi sono interpretati come atolli sprofondati nel Mesozoico e forse da allora i fondali hanno subito vistosi abbassamenti.
CARATTERISTICHE FISICHE DELL’ACQUA
La densità delle acque marine dipende dalla salinità, dalla temperatura e dalla pressione corrispondente alla profondità cui si trova l’acqua, il suo valore segue le variazioni di questi tre parametri. Oscillazioni più ampie possono però aversi nei mari interni. La densità aumenta generalmente con l’aumentare della salinità e decresce all’aumentare della temperatura e corrispondentemente si abbassa il punto di congelamento. A parità di salinità e di temperatura aumenta con la profondità essendo l’acqua di mare comprimibile. La densità cambia anche al variare della temperatura delle acque. Questa in superficie è più costante rispetto a quella in profondità che varia anche da zona a zona: sul fondo dell’Atlantico si misurano 2-3 °C, mentre sul Mediterraneo si misurano valori intorno ai 13 °C.
La penetrazione della luce solare è in funzione della latitudine, della stagione e dell’ora del giorno e della trasparenza dell’acqua, che a sua volta dipende dalla sanità a dalla presenza di minuscoli organismi vegetali e animali. Il colore del mare dipende sia dalle caratteristiche proprie dell’acqua che dalla riflessione del colore del cielo.
CARATTERISTICHE CHIMICHE DELL’ACQUA
La costituzione chimica dell’acqua di mare è estremamente complessa dipendendo da molteplici fattori tra i quali predominano l’apporto delle acque continentali, gli scambi e l’interazione tra superficie mari e atmosfera, i processi chimico – fisici che avvengono tra gli ioni in soluzione, i minerali costituenti i sedimenti del fondo e in sospensione, i processi biochimici, quali la fotosintesi e il metabolismo dei vari organismi presenti nell’ambiente marino, e l’apporto degli scarichi di acqua e materiali dovuti alle attività umane.
La salinità dell’acqua marina subisce variazioni soprattutto nell’ambito superficiale in rapporto all’entità dell’evaporazione e degli apporti delle precipitazioni meteorologiche e delle acque continentali (fiumi e acque di fusione dei ghiacciai) e a volte delle comunicazioni e del mescolamento con altre acque.
In superficie e in prossimità delle coste la salinità presenta variazioni anche stagionali; negli oceani rimane praticamente costante in profondità. E in genere, leggermente inferiore ai valori di superficie e non subisce sensibili variazioni. I rapporti quantitativi tra i principali costituenti rimangono invariati al variare della salinità. Oltre ai costituenti fondamentali della salinità concorrono al chimismo delle acque marine altre numerose sostanze. I sali nutrienti sono essenziali alla vita dell’ambiente marino. Si formano in profondità a opera della demolizione biochimica degli organismi e risalgono in superficie per azione della turbolenza e delle correnti marine; qui, dove è attiva la fotosintesi, vengono consumati utilizzati nelle Sintesi organiche.
Essendo l’ossigeno più solubile in acqua dell’azoto, l’aria disciolta è più ricca di ossigeno rispetto quella atmosferica ne contiene infatti il 34% circa. L’ossigeno disciolto viene consumato dagli organismi marini, ma viene a sua volta prodotto negli strati superficiali dall’attività fotosintetica del fitoplankton si può registrare pertanto in alcune zone e in determinati periodi una saturazione dell’ossigeno che compare in quantità superiore a quella prevedibile dalle condizioni fisico – chimiche. Anche l’anidride carbonica ha un ruolo importante nella vita nel mare, dato che interviene nella fotosintesi il quantitativo disciolto è tanto più grande quanto più grande è la sua concentrazione nell’atmosfera soprastante.
Il grado di acidità dell’acqua di mare varia anch’esso con la zona, la profondità, la stagione, ecc. In genere, salvo forti inquinamenti locali, l’acqua marina presenta reazione debolmente alcalina. La composizione attuale dell’acqua di mare è il risultato di fenomeni fisico – chimici e biologici succedutisi nel corso delle ere geologiche. Le acque dei primitivi bacini oceanici dovevano essere, per la presenza nell’atmosfera di un’alta percentuale di anidride carbonica, notevolmente acide e aggressive.
Contemporaneamente la pressione parziale dell’ossigeno e quindi la sua concentrazione in acqua doveva essere minima.
ECOSISTEMA MARINO
INQUINAMENTO DELL’ACQUA
L’acqua è la sostanza più abbondante sul nostro pianeta (ricopre i sette decimi della superficie) ed è indispensabile a qualsiasi essere vivente.
Il quantitativo d’acqua nella biosfera rimane costante perché il calore del sole provoca il processo d’evaporazione dell’acqua da mari, laghi e fiumi, così come la traspirazione delle piante, mentre il vapore d’acqua si condensa e forma le nubi che restituiscono nuovamente acqua alla terra sotto forma di pioggia o neve. Parte dell’acqua che cade sulla terra viene assorbita dalle piante, il resto penetra invece nel terreno, scorre lentamente nel sottosuolo, per alimentare infine fiumi e torrenti che, a loro volta, si riversano nei laghi e nei mari richiudendo il ciclo. Poiché l’acqua è indispensabile ad ogni organismo vivente, si comprende la necessità assoluta che essa sia mantenuta pura. Fin dai tempi più antichi si è dovuto provvedere in questo senso. Già gli Assiri e i Babilonesi disponevano di sistemi per la raccolta e lo smaltimento dei liquami domestici; sono ben note le fognature dell’antica Roma che attraversavano tutta la città. Fu con la Rivoluzione Industriale che il problema dell’inquinamento divenne molto grave con i fenomeni dell’accrescimento e della concentrazione della popolazione e dello sviluppo industriale.
L’inquinamento dell’acqua non ha avuto le manifestazioni improvvise e terrificanti come quelle dell’aria, però esso costituisce un fenomeno molto più diffuso e praticamente irreversibile, spesso con conseguenze irrimediabili.
Scarichi fognari nei fiumi e nel mare sono causa del diffondersi di molte malattie infettive (colera, tifo, epatite virale ecc.), quando le capacità d’autodepurazione delle acque sono state superate dai rifiuti organici.
Nell’acqua, infatti, vivono migliaia d’organismi in poco spazio. Le sostanze immesse, come ad esempio il fosforo dei detersivi, vengono aggredite dai microrganismi decompositori, detti aerobici perché per la loro attività necessitano dell’ossigeno disciolto nell’acqua. Moltiplicandosi rapidamente essi mettono a disposizione dei vegetali acquatici delle sostanze assimilabili. Ne beneficiano le alghe che possono così trovare nutrimento da azoto, fosforo e zolfo che arrivano all’acqua dalla campagna, città, industria. Se tali sostanze sono molte, le alghe hanno rapida crescita, consumano a loro volta tutto l’ossigeno e quindi muoiono dando luogo al fenomeno dell’eutrofizzazione. Quando l’ossigeno finisce al posto dei microrganismi aerobici subentrano i microrganismi anaerobici che crescono in assenza d’ossigeno: questi sviluppano sostanze tossiche e maleodoranti.
Il meccanismo dell’inquinamento delle acque è molto complesso, tuttavia i più diversi casi di contaminazione si possono sempre ricondurre a tre schemi fondamentali: la mancanza do ossigeno; la presenza di sostanze tossiche o altrimenti nocive; la variazione della temperatura del corpo d’acqua. Eutrofizzazione
Un antico detto contadino afferma: Quando l’acqua ha fatto tre salti, è già pura . In forma sintetica esso descrive il potere autodepurante dei corpi d’acqua naturali. Quando si scaricano in un corpo d’acqua liquami contenenti sostanze organiche, queste vengono aggredite dai microrganismi che le trasformano in sostanze a struttura via via più semplice. Se nell’acqua sono presenti sufficienti quantità d’ossigeno disciolto, si hanno fenomeni d’ossidazione con prodotti finali innocui e inodori; se, invece, l’ossigeno viene a mancare, intervengono altri microrganismi che agiscono secondo fenomeni che danno prodotti finali maleodoranti.
Oggi, purtroppo, l’uomo non lascia più all’acqua il tempo di fare i tre salti , e tra un salto e l’altro la contamina nuovamente con l’immissione d’altri scarichi inquinanti: il corpo d’acqua subisce un inquinamento stabile.
L’inquinamento dell’acqua può essere d’origine domestica, agricola o industriale.
I MOVIMENTI DEL MARE
ONDE
Durante una burrasca ci si può rendere conto di quanto sia grande l’energia contenuta nel mare. I movimenti del mare, che chiamiamo onde e correnti, rappresentano energia solare trasformata principalmente dai venti dell’atmosfera. Complessa è l’interazione fra l’aria e l’acqua: l’apparentemente semplice corrente oceanica sospinta dal vento ne è un esempio lampante. In superficie c’è un flusso di acqua che segue la direzione del vento, proprio come ci si aspetterebbe. Tuttavia con il crescere della profondità, questo flusso è deviato dalla rotazione della Terra, al punto alla profondità di 100 m circa l’acqua si muove nella direzione esattamente contraria a quella del vento. La corrente netta o media si muove ad angolo retto rispetto alla direzione del vento, vale a dire: nell’emisfero settentrionale verso destra e in quello meridionale verso sinistra.
Le normali correnti superficiali hanno una velocità media di alcuni chilometri al giorno. C’è un continuo scambio chimico fra l’atmosfera e il mare, una scambio di molecole di ossigeno e anidride carbonica che crea un equilibrio e una stabilizzazione di questi gas tra il mondo dell’acqua e il mondo dell’aria. Inoltre il vento, passando sull’acqua, ne esporta goccioline quasi invisibili contenenti sali disciolti. Sono questi Sali disciolti, su cui si condensa l’umidità dell’aria, che permettono la formazione delle nuvole e i fenomeni temporaleschi.
Il vento crea piccole increspature sulla superficie dell’acqua, che crescono rapidamente fino a diventare onde, questo sta a significare che le onde vengono da lontano e che sono nate in una zona ventosa magari a centinaia di chilometri di distanza.
Le onde, comunque, costituiscono un ostacolo per il vento che cede ad essere una quantità ancora maggiore della sua energia. Questa energia non penetra molto in basso. Se ne trova soltanto un 4 o 5% a una profondità che corrisponde a un terzo della lunghezza d’onda; per lunghezza d’onda s’intende la distanza tra una cresta e l’altra. A mano a mano che le onde si spostano in avanti una piccola parte di questa energia si perde per attrito, anche se il moto ondoso dell’oceano può trasportare energia per grandi distanze. Quando le onde si infrangono sulla riva, l’energia si esaurisce completamente. In questo processo la costa viene erosa e modificata.
L’acqua contenuta in un’onda oceanica compie un movimento circolare completo, e ciò può essere dimostrato con un galleggiante con spinta idrostatica neutra, o più semplicemente con una palla. L’energia potenziale varia a seconda del punto in cui essa si trova all’interno del circolo: nella cresta dell’onda, cioè nella parte più alta del suo movimento, oppure nel suo ventre, cioè nella parte più bassa. Sebbene l’acqua rimanga nello stesso posto senza spostarsi in avanti, c’è nondimeno uno spostamento netto di energia nella direzione dell’onda.
Le onde generate dal vento ripide e la pressione del vento provoca la formazione di schiuma lungo le creste aguzze. Le onde di burrasca non sono particolarmente lunghe, ma la loro altezza e ampiezza può essere veramente rilevante. Se il vento diminuisce le onde si appiattiscono, ma aumenta la loro lunghezza e si sviluppa il tipico moto ondoso dell’oceano. IL movimento circolare dell’acqua diventa ellittico ma la perdita dell’energia da parte dell’onda avviene in maniera assai lenta.
Quando un’onda raggiunge un basso fondale, il movimento della parte inferiore del ciclo è frenato dall’attrito contro la terra. Infatti l’acqua che avanza si rovescia contro l’acqua sottostante, che rallenta che rallenta la sua corsa per l’attrito di cui si diceva sopra. Londa sale diventando ripida e corta. E quello che si chiama mare mosso”.
Alla fine l’attrito diventa così forte che l’onda, per usare un’immagine chiara, inciampa su i suoi stessi piedi e si frange: da qui l’uso del termine frangenti”, che sta appunto ad indicare l’ultima parte di un’onda che si spegne contro la riva o che, urtando contro uno scoglio o un’imbarcazione, si rompe spumeggiando .E chiamato frangente d’ostacolo il moto il moto di flutti marini che, urtando contro un ostacolo, viene frantumato e riflesso variamente in modo da generare demolizioni accelerate notevoli.
Anche le esplosioni vulcaniche o i terremoti marini possono produrre grandi onde marine chiamate tsunami: in alto marre queste onde, che tuttavia possono anche non superare il metro di altezza e presentare una distanza di circa venti chilometri da una cresta all’altra, ma sono in grado di viaggiare a parecchie centinaia di chilometri allora e investire la terra ferma con forz a spaventosa. Il 27 dicembre del 2004 in Tailandia, India e . Si è formata un onda di circa 35 metri, la micidiale onda ha fatto più di 5.000 morti.
MAREE
A differenza del moto ondoso che è irregolare e imprevedibile, quello delle maree è un fenomeno prevedibile: esso consiste in oscillazioni ritmiche, con innalzamenti(flussi) e abbassamenti(riflussi) del livello marino, provocati dall’azione gravitazionale della Luna e del Sole sulle masse d’acqua che ricoprono la Terra. Si osservano due flussi e due riflussi ogni 24 ore e 50 minuti(giorno lunare). La fase corrispondente al massimo sollevamento è detta alta marea, mentre la fase corrispondente al massimo abbassamento è detta bassa marea; Bassa Marea
la differenza tra queste due è l’ampiezza della marea.
Durante un giorno lunare si osservano due oscillazioni complete del mare, avendosi un alta e una bassa marea ogni 12 ore e 25 minuti(maree semi diurne). Tuttavia esistono delle zone nelle quali un giorno lunare si manifesta un solo flusso e un solo riflusso(maree diurne), ed altre ancora nelle quali si hanno due alte e due basse marre ogni giorno lunare, ma con ampiezza diversa(maree miste).
Le maree possono causare anche spostamenti orizzontali, cioè correnti di marea che però si differenziano dalle comuni correnti marine, perché interessano tutta la massa d’acqua, dalla superficie al fondo, e cambiano periodicamente direzione.
Alta marea
CORRENTI
Mentre le onde e le maree sono movimenti del mare che avvengono generalmente senza trasporto di acqua, le correnti consistono in spostamento orizzontali di masse acquee; esse possono essere paragonate ad immensi fiumi che scorrono in seno al mare secondo una direzione quasi costante e con una velocità propria, distinguendosi dalle acque circostanti sia per la temperatura che per la salinità.
La circolazione oceanica è complessa e lo dimostra il notevole numero di correnti superficiali(vedi figura).
Bisogna dire prima di tutto che, data la rotazione terrestre, le masse di acqua sono soggette alla forza di Coriolis, che le devia dal loro percorso originario, e perciò le correnti non possono fluire secondo il percorso dei meridiani, ma tendono a formare dei circuiti chiusi e distinti non solo nei singoli oceani, ma anche nei due emisferi: nel boreale la circolazione è in senso orario in quello australe è in senso antiorario.
Non dobbiamo dimenticare che l’azione dei venti non è trascurabile, siano essi costanti(alisei, venti occidentali) o periodici (monsoni);questi possono accelerare le correnti di superficie rallentarle o addirittura invertire il loro corso.
Infine, anche la morfologia dei bacini marini esercita una notevole influenza sul andamento spaziale delle correnti; queste vengono deviate o modificate, a seconda del loro orientamento rispetto alla costa e in funzione delle diverse condizioni del fondo marino.
Le correnti non interessano soltanto le grandi distese oceaniche; anche nei mari si verifica una circolazione superficiale e una profonda, ma più ridotte. Questi moti sono legati allo squilibrio che si crea tra bacini contigui a causa delle differenze di temperatura e di salinità.
ENERGIA DEL MARE
Il mare fornisce enormi quantità di energia e l’uomo ha iniziato solo da poco a usufruirne crescendo la necessità di nuove forme di energia perché scarse le attuali fonti non rinnovabili.
In questi ultimi tempi alcuni tentativi hanno avuto qualche successo e hanno indotto a sviluppare gli studi per una utilizzazione più estesa dell’energia ricavabile dai movimenti delle masse d’acqua marina.
Le onde che si infrangono sulle coste liberano un gran quantità di energia. Sarebbe estremamente utile per l’uomo utilizzare questa risorsa energica inesauribile; ma come riuscirci? Un progetto che presenta buone prospettive prevede il trasferimento di energia delle onde a galleggianti ancorati in mere e collegati con la terraferma; qui la loro oscillazione potrebbe essere utilizzata per comprimere l’aria contenuta camere” , e quindi usta per produrre energia mediante turbine.
Risultati pratici molto più avanzati sono stati ottenuti, finora, con i tentativi di utilizzazione dell’energia delle maree.
Sono stati fatti diversi progetti, il più grandioso dei quali riguarda la baia di Fundy (Canada Stati Uniti); si è calcolato che la marea trasporta nella baia volumi di acqua che possono superare i 90 milioni di m cubi, ma per usare vantaggiosamente questa energia sarebbe necessario costruire una diga alta 85 m e lunga ben 140 km, in modo da convogliare la marea attraverso turbine.
Possiamo accennare ad altri tipi di impiego energico del mare.
Uno di questi consiste nell’utilizzazione delle differenze di temperatura esistenti tra le acque superficiali e le acque profonde, particolarmente accentuate nelle zone tropicali. Nei progetti che sfruttano queste differenze termiche e previsto l’impiego di un liquido volatile che viene fatto circolare in un sistema di tubi riscaldati di acqua marina superficiale; così il liquido entra i n ebollizione e fornisce vapore pressurizzato che aziona una turbina collegata ad un generatore. Per adesso solo Cuba sta recentemente utilizzando questo divario termico.
· Un alto tipo di utilizzazione dell’energia del mare prevede di ricavare energia elioidroelettrica facendo entrate l’acqua marina in depressioni naturali della superficie terrestre aventi il fondo più basso del livello del mare; Il flusso dell’acqua metterebbe in moto delle turbine. Progetti di questo genere sono già stati fatti per il mediterraneo.
· Infine, un ultimo tipo di possibile impiego energetico del mare prevede l’utilizzazione di alghe del genere laminaria. Queste alghe, che crescono con estrema rapidità, Possono essere raccolte e lasciate decomporre; si sta studiando la possibilità di
IDROSFERA CONTINENTALE
IL CICLO DELL’ACQUA
L’idrologia studia la distribuzione dell’acqua sulla superficie terrestre, la sua interazione con altre sostanze naturali e il ruolo che essa svolge nella vita animale e vegetale. Lo scambio continuo di acqua fra terra e atmosfera viene chiamato ciclo idrologico. Per opera di vari fattori, primo fra tutti il calore irraggiato dal Sole, l’acqua evapora dal suolo, dalle distese d’acqua e dagli organismi viventi, per poi condensare e precipitare sotto forma di pioggia o neve. La maggior parte dell’acqua che giunge sulla superficie terrestre sotto forma di pioggia, o in generale di precipitazioni varie, si raccoglie in rigagnoli e fiumi e quindi fluisce direttamente nei mari; la frazione restante, invece, penetra nel terreno, dove contribuisce a mantenere umido il suolo, viene assorbita dalle radici delle piante, oppure filtra nel sottosuolo alimentando la falda e ritornando quindi in superficie attraverso le sorgenti. La quantità totale di acqua sulla Terra è stimata in 1.5 mld di km³. Di questa, il 97.4% è costituito da acqua salata (oceani e mari) e il restante 2.6% da acqua dolce presente sulle terre emerse che, per la maggior parte, è intrappolata” in ghiacciai e racchiusa in falde sotterranee; di questa, solo una piccola frazione pari allo 0.015%, cioè a circa 11 ml di km³ (quella presente nei fiumi, nei laghi, nell’atmosfera come vapore acqueo e nelle forme viventi ) è disponibile per l’uomo. Tra questi diversi serbatoi” avviene una continua circolazione di acqua sotto le tre forme di liquido, solido (ghiaccio) e vapore; gran parte dell’energia necessaria a questo processo proviene dal Sole che fornisce il calore richiesto per l’evaporazione. L’acqua evaporata dagli oceani viene trasportata in parte sulle terre emerse dai movimenti dell’atmosfera e vi giunge sotto forma di pioggia o neve (precipitazioni atmosferiche). Circa un terzo di quest acqua ritorna agli oceani attraverso lo scorrimento superficiale o per percolazione sotterranea. La parte restante raggiunge l’atmosfera per evaporazione o per traspirazione operata dai vegetali (evapotraspirazione).
Il ciclo dell’acqua è l’insieme dei fenomeni che mantiene costanti le riserve idriche presenti sulla terra:
· L’evaporazione dell’acqua determina la formazione delle nubi.
· Le nubi sono sospinte dai venti.
· L’abbassamento della temperatura provoca la condensazione dell’acqua e del ghiaccio in sospensione, e quindi le precipitazioni.
· Tornata al suolo, sotto forma di pioggia o neve, l’acqua può evaporare direttamente dal terreno, o attraverso la traspirazione degli alberi; oppure può scorrere in superficie o infiltrarsi nel sottosuolo.
· Attraverso le sorgenti e i fiumi l’acqua scorre fino al mare.
· La nuova evaporazione fa riprendere il ciclo.
Le attività umane condizionano sensibilmente il ciclo dell’acqua.
Fabbriche, case e automobili, che bruciano combustibili fossili, rilasciano nell’atmosfera anidride solforica e ossidi di azoto. Per effetto dell’energia solare queste sostanze reagiscono con l’acqua, formando acido solforico e acido nitrico. L’acqua acida giunge a terra sotto forma di pioggia. Piante e animali vengono gravemente danneggiati dalle piogge acide. Terra, aria e acqua sono collegate nel ciclo dell’acqua. Non solo le autorità, ma anche i singoli cittadini devono impegnarsi attivamente per ridurre l’inquinamento.
LE RISORSE DELL’ACQUA
Il ciclo dell’acqua può ance essere quantificato. In altre parole, è possibile esprimere in termini numerici un bilancio ideologico globale della terra.
Il bilancio ideologico, finora considerato globalmente per tutta la Terra varia in funzione delle condizioni climatiche (in particolare, dell’entità delle precipitazioni) ed ha quindi caratteristiche differenti nelle diverse zone del nostro pianeta. Ad esempio, se consideriamo le regioni a clima equatoriale, osserviamo che non si registrano mai deficit durante l’anno: l’acqua disponibile è sempre abbondante, poiché le precipitazioni sono tali da coprire