Il profumo
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di Sara Picarazzi
La simbologia
Il cavallo è sicuramente l’animale che dal punto di vista simbolico si è maggiormente radicato nelle tradizioni e nella memoria d’ogni popolo della terra. Riveste simbolismi molteplici e spesso contrastanti, a seconda dei miti, delle leggende e persino dei significati magici che ha rivestito presso le varie popolazioni.
Alcune scuole psicanalitiche hanno individuato nell’animale il significato della psiche che trascende l’umanità , altre ancora l’hanno collegato ad una manifestazione dell’impetuosità dei desideri e delle passioni racchiuse nell’inconscio.
Secondo l’ottica archetipica, il cavallo è connesso sia al fuoco, come spesso è indicato in gran parte della mitologia nordica ed europea continentale, che all’acqua, come nella mitologia classica greca.
Nel primo significato, l’animale si eleva in alto verso la dimora degli dei,è il veicolo principale del trasporto delle anime degli eroi nel Wahalla, il paradiso dei popoli Nordici vichinghi, esso è un posto ben definito da spazio e tempo, si trova sulle nuvole e da qui deriva anche il concetto popolare secondo il quale il paradiso sia sulle nuvole, perciò, per raggiungerlo, il cavallo diviene la cavalcatura preferita dalle Valchirie solari.
Nel secondo significato, invece, il cavallo diviene animale ctonio, tenebroso e lunare,è considerato figlio della notte e del mistero, significante di morte e di vita insieme.
E’ alleato primario delle divinità del sonno eterno, poiché diviene il mezzo di trasporto delle anime dei morti nell’Ade greco, negli Inferi, nella profondità delle viscere della terra.
La simbiosi tra l’uomo e il cavallo si concretizzò, già in epoca greco-classica, nel mito dei Centauri, esseri con la testa, busto e braccia umane ed il resto del corpo completamente equino. Secondo la tradizione mitologica,i Centauri sarebbero appartenuti a due categorie eticamente ben distinte. Una avrebbe rappresentato la forza bruta e irrazionale per cui i Centauri sarebbero stati originati dall’unione d’Issione con una nuvola, l’altra invece avrebbe rappresentato la forza benefica. Dal punto di vista psicanalitico, il Centauro è il simbolo dell’inconscio che diviene possessore della personalità di un uomo che si abbandona quindi ad ogni impulso bestiale.
Il cavallo ebbe parte integrante nei riti dionisiaci greci e mediorientali, principalmente nelle liturgie che ebbero attinenza con il concetto di possessione e di iniziazione.
Troviamo il cavallo-alato Pegaso, che regge i fulmini di Zeus .
Il cavallo diviene l’attributo principale del dio Apollo, nella sua qualità d’auriga della biga solare. Nell’iconografia classica dell’antica Grecia il carro del sole è tirato da quattro destrieri bianchi. Anche nella Bibbia sono contenuti riferimenti al carro, così come il profeta Elia è rapito in cielo su di un carro di fuoco portato in volo da quattro destrieri dal colore dorato. Perciò già nella mitologia vi è l’identificazione dell’animale con l’uomo,presente nelle tradizioni di molte popolazioni.
LETTERATURA LATINA
per quanto riguarda la letteratura latina non si può non menzionare l’aneddoto del cavallo senatore. Il fortunato equino, di nome Incitatus, sarebbe stato nominato senatore dall’imperatore Caligola per il disprezzo che provava verso l’organo del senato, infatti l’imperatore dichiarò che il senato non avrebbe potuto che arricchirsi grazie all’opera del suo adorato animale, prendendolo come esempio di fedeltà e obbedienza agli ordini dell’imperatore.(ricordo che Caligola morì prematuramente, assassinato da una congiura di pretoriani particolarmente esasperati.)
Il cavallo come figura mitologica è presente anche nella enciclopedia intitolata Naturalis historia di Plinio il Vecchio . l’autore racconta che tra le stranezze della natura si trovano anche alcuni animali stravaganti” come l’unicorno, della cui esistenza è certo;descritto come un animale dal corpo di cavallo,con coda di cinghiale,testa di cervo e zampe di elefante.
Il suo mito risale ad epoche remotissime, addirittura nelle figure preistoriche è stato ritrovato un graffito che lascia intendere l’immagine di un bovino con un solo corno. Solitamente l’unicorno appare per annunciare profeticamente la nascita di un sovrano o di un uomo eletto, di una guida o della personificazione terrena di una divinità .
LETTERATURA ITALIANA
Anche nella letteratura italiana è presente il cavallo come animale che possiede uno spirito superiore e puro rispetto all’uomo, come avviene nella poesia La cavallina storna”di Giovanni Pascoli. Questa poesia, è famosa per l’aspetto “commovente” del dialogo tra la madre di Pascoli e l’animale,infatti la donna le parla come a un membro della famiglia, le ricorda l’affiatamento che aveva col suo padrone, i figli piccoli rimasti orfani,poi vuole da lei una conferma del fautore dell’assassinio del marito, poiché la cavalla aveva riportato a casa il corpo senza vita. Per questa tragedia rimase sconvolta tutta la famiglia dell’autore e soprattutto la madre che si rivolse alla cavalla perché sapeva che era l’unica di cui potersi fidare e che conosceva la verità . In questa poesia il poeta paragona la fedeltà della cavalla alla vigliaccheria dell’uomo. Gli uomini che sanno, infatti, non parlano mentre la cavalla che vorrebbe parlare non può, poiché non ha la parola.
LETTERATURA INGLESE
il cavallo in letteratura inglese viene utilizzato, in particolare da George Orwell nella sua fiaba satirico-politica Animal Farm, come simbolo di lavoro e di fedeltà nei confronti dell’autorità . Gondrano, Boxer nella versione originale, è un cavallo il cui lavoro è fondamentale per il sostentamento della fattoria. Orwell ce lo descrive così: era una bestia enorme, alta quasi 18 palmi e forte come due cavalli messi assieme” e non aveva una grande intelligenza ma era rispettato per la sua fermezza di carattere e per la sua enorme potenza” La sua filosofia si basa sulla dignità del lavoro infatti il suo motto è:«lavorerò di più» ,ma non è molto intelligente, e per questo viene sfruttato da chiunque governi la fattoria, contribuendo indirettamente, a causa della sua cruciale importanza nel sistema produttivo della fattoria, allo sfruttamento degli altri animali. Descrive efficacemente lo stereotipo dell’instancabile lavoratore sovietico, incarnato nella realtà dal minatore Aleksej Stachanov. Gondrano rappresenta il lavoratore ordinario: umile, onesto ed essenziale in qualsiasi sistema sociale.
ARTE
Un altro ambito in cui il simbolo del cavallo è fondamentale che collega sia il campo letterario che quello artistico è il futurismo corrente del XX secolo che esalta la fiducia nel progresso e la fine delle vecchie ideologie. Per i Futuristi e in particolare per Boccioni il cavallo è un motivo caro e prediletto ed è usato come simbolo stesso del dinamismo per dare l’idea del movimento, poiché valori su cui intende fondarsi la visione del mondo futurista sono quelli della velocità e dello sfrenato attivismo considerati come distintivi della moderna realtà industriale.
L’opera Dinamismo di un cavallo in corsa + case”,del 1919, che oggi fa parte della mostra permanente della Venezia, è un monumento equestre, fatto di legno, cartone, rame, ferro, con superfici dipinte a guazzo e olio, che diede forma alle teorie presenti nel suo Manifesto della Scultura Futurista (1912).
La città che sale, di cui una delle numerose repliche è conservata a Milano, è considerata il capolavoro del futurismo italiano. In primo piano è rappresentato un enorme destriero rosso-dorato, simbolo della Forza soprannaturale, della Velocità e dell’Energia esplosiva. Teniamo presente che in fisica la potenza, cioè l’energia potenziale del cavallo di ferro” – del treno, dell’automobile – una volta si misurava in cavalli di forza.(aggancio con fisica)
La morte tragica dell’autore del manifesto della scultura, scoprì un destino beffardo: proprio Boccioni che aveva dedicato una ventina delle sue opere tra sculture, pitture e disegni al tema del cavallo, da lui considerato il simbolo del Fato, morì a soli 33 anni cadendo da un cavallo durante il periodo della Prima Guerra mondiale. In Italia la stampa mise in risalto il fatto che, con la morte di Boccioni, si spegneva il movimento futurista in pittura.
STORIA E ATTUALITÀ
L’inizio del rapporto tra uomo e cavallo si ha con la domesticazione delle razze primitive avvenuta intorno al 4.000 a.C. Ed intorno al 1500 a.C. l’uomo iniziò a montare a cavallo in tutte le aree dove era stato addomesticato. Infatti inizialmente veniva impiegato nel campo dell’agricoltura e in seguito fu utilizzato come mezzo di trasporto,ma il vero sviluppo dei carri trainati dai cavalli si ebbe in epoca romana grazie alla costruzione di una fitta rete stradale. Dalle carrozze della nobiltà alle diligenze pubbliche, i veicoli tirati dai cavalli furono da quel momento, per oltre 250 anni, il più importante mezzo di trasporto fino allo sviluppo delle ferrovie e dei mezzi a motore. Tanto che fino alla metà del 1900 le carrozze sono rimaste uno spettacolo normale in città e nelle campagne e tutt’oggi si possono ancora incontrare nei paesi meno industrializzati.
Il cavallo venne anche utilizzato nella guerra,probabilmente la prima vera cavalleria” della storia, fu l’armata di Alessandro il Grande, il quale nel 326 a.C. arrivò fino in India. Dopo tale esempio, le cavallerie si svilupparono in Europa in epoca carolingia (intorno al 750 d.C.) e rivoluzionarono tutto il sistema militare, tanto che durante il Feudalesimo i cavalieri erano considerati delle figure molto importanti anche nella gerarchia sociale.
Tuttavia la grande epoca della cavalleria fu il Medioevo. Essendo scarsa e poco efficiente la fanteria, la cavalleria fu il nerbo degli eserciti feudali. Nella battaglia della cavalleria medievale i cavalieri si schieravano su una sola riga e affrontavano gli avversari al galoppo, prima combattendo con la lancia e poi con la spada, la battaglia si scomponeva così in tanti combattimenti individuali nei quali unico fattore di vittoria era l’abilità personale. Il perfezionamento, d’altronde molto lento delle armi da fuoco rese però sempre meno efficace la funzione della cavalleria. La prima guerra mondiale confermò che l’impiego dell’arma a cavallo nelle forme tradizionali non era più possibile e successivamente si accentuò presso tutti gli eserciti il processo tendente a sostituire la cavalleria montata con truppe motorizzate e corazzate, perché la rapidità delle armi da fuoco rendeva inconcepibile ogni carica di cavalleria e i mezzi di trasporto meccanici avevano reso obsoleto ormai del tutto l’uso del cavallo come mezzo di trasporto.
Pochi si sono preoccupati di parlare dei cavalli che sono morti al servizio della prima guerra mondiale,infatti solo l’esercito britannico ha registrato 58,000 cavalli morti e 77,400 feriti da arma da fuoco, 2.000 feriti da gas venefici, mentre diverse centinaia sono stati uccisi dalle bombe degli aerei e 211 soppressi alla fine del combattimento per le loro condizioni fisiche.
Uno che ricorda queste cifre è Steven Spielberg,regista,sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense che ha creato War Horse”, un film del 2011 tratto dall’omonimo romanzo scritto da Michael Morpurgo nel 1982 e dall’adattamento teatrale del romanzo di Nick Stafford. E’ un film che racconta la prima guerra mondiale vista attraverso gli occhi di un cavallo appartenente alla cavalleria britannica che come tutte le altre viene annientata dalle moderne tecnologie belliche che fanno la loro prima comparsa in questa guerra.
Il film segnala la definitiva scomparsa della cavalleria montata come arma combattente e l’affermazione dei mezzi blindati che avrebbero giocato un ruolo fondamentale nelle operazioni di terra nella Seconda Guerra Mondiale assieme all’aviazione nei cieli. Infatti nel film viene evidenziata l’inadeguatezza della tradizionale cavalleria, utilizzata nelle precedenti guerre, al confronto dei nuovi mezzi meccanici come le mitragliatrici, le unità di autoblindo e i carri armati medio-leggeri. Quindi il cavallo veniva impiegato specialmente per trainare pezzi d’artiglieria, quando le condizioni non erano favorevoli per le macchine, in tiri da 4 o da 8, per questo scopo venivano anche utilizzati soggetti inadatti come quelli che erano stati precedentemente addestrati per la cavalleria. Gli imponenti sforzi a cui erano soggetti gli animali ne causavano la morte per sfinimento nella quasi totalità dei casi.
Questo non fu il destino del protagonista, Joey, a cui verrà affibbiato l’appellativo di cavallo miracoloso”, perché riuscirà ha sopravvivere fino alla fine della guerra,anche se riporterà danni irreversibili,la sua incedibile resistenza è stata fonde di speranza per i soldati che ha incontrato nel corso dei suoi cinque anni di servizio.
Attualmente il cavallo non viene più utilizzato nella guerra né come forza lavoro, ad eccezione di alcuni casi rari. Per esempio uno dei suoi nuovi utilizzi è nel campo sanitario con l’ippoterapia.
Ippoterapia
Ma cos’è l’ippoterapia? E a cosa e chi può servire?
Ecco quanto riporta il Ministero della Salute a tale proposito.
L’ippoterapia è equitazione a scopo terapeutico, essa ha origine empiriche antiche perché il cavallo, con le sue straordinarie doti di sensibilità , di adattamento, di intelligenza è ritenuto, da sempre ‘straordinaria medicina”.
L’ippoterapia viene utilizzata per curare patologie come la paralisi celebrale infantile, l’autismo o la sindrome di Down.
L’uso dell’equitazione a scopo terapeutico ha avuto inizio già nell’opera di Ippocrate , che consigliava lunghe cavalcate per combattere l’ansia e l’insonnia. Una prima documentazione scientifica sull’argomento la dobbiamo al medico Giuseppe Benvenuti (1759). Alla fine della prima guerra mondiale il cavallo è entrato nei programmi di riabilitazione, inizialmente in Scandinavia e in Inghilterra, poi in numerosi altri paesi, per esempio, in Italia è stata introdotta nel 1975.
L’ippoterapia agisce grazie all’interazione uomo-cavallo a livello neuro-motorio e a livello neuro-psicologico. Esistono tre metodologie d’intervento terapeutico all’interno della riabilitazione equestre:
Ippoterapia propriamente detta
costituisce l’approccio iniziale al cavallo e al suo ambiente, si svolge quindi prima a terra e successivamente sull’animale accompagnato da un istruttore. E’ riservata dunque a disabili incapaci di mantenere la posizione in sella e di condurre il cavallo in modo autonomo.
Rieducazione equestre
vede il cavaliere impegnato nella conduzione attiva del cavallo, sotto il controllo del terapista, e mira a raggiungere quegli obiettivi tecnico-riabilitativi specifici secondo il programma terapeutico prestabilito per quel paziente.
Equitazione sportiva per disabili
rappresenta il raggiungimento di una notevole autonomia del soggetto, con possibilità di svolgere normale attività di scuderia e di equitazione, a volte agonistica.
Perché la terapia a cavallo funziona così bene?
– perché il cavallo è estremamente sensibile al linguaggio del corpo inteso come gestualità e, essendo un animale altamente sociale, è comunque molto recettivo verso tutti i tipi di comunicazione
– perché per andare a cavallo, alle varie andature, si impegnano numerosi gruppi muscolari e si coinvolgono vari campi della psicofisiologia e della psicomotricità
– perché il cavallo è un essere che esprime emozioni proprie come la paura in cui ci si può riconoscere e dove si può assumere un ruolo rassicurante; allo stesso tempo, montare a cavallo, cioè su un animale grande e potente, offre sensazioni di protezione, di autostima e fiducia in se stessi.
Ecco dunque come un animale affascinante come il cavallo possa essere un amico dell’uomo anche per aiutarlo nel difficile cammino della guarigione.